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Autore: Callitmagic    21/08/2014    1 recensioni
“Ci sarà sempre un’altra opportunità, un’altra amicizia, un altro amore, una nuova forza.
Per ogni fine c’è un nuovo inizio.” -Il Piccolo Principe
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Questa è una semplice storia che ne racchiude tante. La Figlia Di Ecate vuole scavare nel passato, e attraverso un’impresa con i suoi amici dovrà salvarsi dalla morte. Ognuno di noi ha peccati, segreti e perdite lasciati ormai alle spalle ma che minacciano ogni giorno di tornare.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gli Dèi, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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   Sacra Semplicità

 
|Battle Cry – Imagine Dragons|
|Bloodstream – Ed Sheeran|
|Dream On – Aerosmith|


 

**Abbie**


Il bosco era troppo rumoroso per Abbie, che camminava ascoltando ogni singolo rumore. Era oramai notte fonda. Da brava figlia di Apollo, aveva messo nello zaino molte erbe, pomate e nettare in caso di emergenza. Sapeva quali pericoli la aspettavano fuori dal campo: mostri, mostri e ancora mostri. Ma d’altronde cosa poteva fare? La donna dagli occhi verdi non gli aveva promesso niente – a differenza degli altri-. Le aveva solo detto che Meg, la sua amica, era in pericolo. E forse – pensò mentre camminavano- era l’unica a saperlo. Qualcuno voleva ucciderla, ma perché? Se lo domandava anche lei.
L’arco e la faretra rimbalzavano sulla sua schiena ad ogni passo. Marciavano da tre ore nel bosco e Meg non aveva ancora deciso la meta. Anzi, non voleva dirglielo.

«Avanti Meg. O parli, o giuro che ti minaccio con la spada» ammoniva Ryan al suo fianco.
«Tremo» rispose sarcastica Meg imitando una faccia spaventata.
Gwen rideva di gusto e poi continuava la sua analisi del territorio.
«Quando ci fermeremo, ve lo dirò» disse infine la figlia di Ecate.

Abbie fece due calcoli  su chi fosse la più carina delle tre: Gwen non mancava di bellezza; era bassina, certo, ma gli occhi verdi e grigi erano un bel contrasto con i capelli marrone chiaro che arrivavano alla lunghezza delle spalle. Inoltre il fisico era del tutto invidiabile: tipico di una nuotatrice, pensò
Meg era alta – come lei in effetti – ed era più robusta di loro. Aveva muscoli soprattutto sulle braccia, i polpacci e – ci scommetteva – anche sull’addome, ma non esagerati. Si chiese se avesse fatto qualche sport per avere una muscolatura simile. Gli occhi erano…beh, non avevano un colore. Li aveva visti sempre diversi.
Involontariamente Abbie guardò se stessa dall’alto: era la più magra, ma anche esile. Aveva la pelle chiarissima, non mulatta come quella di Meg, o vaniglia come quella di Gwen. I capelli erano scuri, e ricadevano mossi sulla fronte. Gli occhi giallo scuro erano l’unica somiglianza con i suoi fratelli.

Riguardo i ragazzi, Jack era suo fratello e Ryan un vecchio amico. Ma avere Duff in quell’avventura…Oh, Dei!
Non gli stava antipatico, anzi la faceva sempre ridere con la sua goffaggine. Il problema era un altro: Duff era molto, mooolto, espansivo. Gli aveva dato un bacio una sera, vicino al fiume. Era stato imbarazzante, ma anche romantico. Avevano passeggiato a lungo parlando del più e del meno, della musica, delle invenzioni mortali… e poi lui le aveva regalato un collana di rame e ingranaggi che, incastrati per bene, formavano un sole splendente. Dopo che lui l’ha baciata – inciampando per sbaglio tra le pietre del viale- e si erano guardati negli occhi, lei aveva cominciato a farfugliare qualcosa e lui divenne rosso ancora più dei suoi capelli. Finì che se ne andarono e non si rivolsero la parola per tre giorni. Dopo Abbie aveva anche pensato ad una storia…ma Duff cominciava ad apparire ovunque, in camera, nel parco e non gli dava tregua. Esasperata cercò di evitarlo e
Abbie, persa nei suoi pensieri, sentì qualcosa sulla gamba. Deglutendo lentamente abbassò lo sguardo e notò un animale proprio attorcigliato alla stoffa del pantalone. Nel buio non capì cosa fosse. Fece per urlare, ma una voce dietro di lei la fermò.
«Calmati» disse pianissimo Scar. Le mise le mani calde sulle spalle «Rimani immobile». Abbie respirò profondamente e sentì il cuore battere ancora più forte. Non poteva abbassare di più lo sguardo per vedere cos’era, ma suppose fosse un serpente. La sua più grande paura. Pregò silenziosamente che Scar si muovesse. Gli altri era più avanti e presto si sarebbero accorti della loro assenza. Scar si fiondò sul serpente – e anche la sua gamba- rotolando insieme ad Abbie. Non sa nemmeno come, Abbie si trovò libera. Adesso il serpente aprì le fauci pronto per mordere Scar, che agilmente si scansò e lo evitò. Cacciò un pugnale nero, con marchi stranissimi e… stava per piantarlo nel lungo corpo del serpente se non fosse che questo si gira e lo morde, all’altezza ventre.
«Oh, Santo Apollo!» urla Abbie in preda al panico. Si sentì talmente inutile in quel momento che si sarebbe ritirata in un angolino per nascondersi. Automaticamente prese una freccia dalla faretra e la tese. Sarebbe andata dritta nella bocca della serpe, se non fosse per un’altra freccia scoccata dal lato opposto. Jack e gli altri ragazzi si erano accorti della prolungata assenza ed erano corsi a cercarli. Scar si alzò reggendosi il ventre. Abbie ricordò che il dolore nel morso di un serpente non è tanto il morso stesso, ma il veleno.
Aprì subito lo zaino e si rese conto di non avere un piano su cui lavorare. Si morse il labbro e rivolgendosi ai ragazzi disse: «Dobbiamo trovare un posto tranquillo».
Meg annuì e suggerì di accamparsi lì. Cacciò dallo zaino tre tende. Abbie sgranò gli occhi: era praticamente impossibile. Meg, rendendosi conto dello stupore di tutti, cacciò un sorriso a trentadue denti e, scrollando le spalle, disse  «Magia».
Le tende erano per due persone, e una a turno avrebbero fatto da guardia altre due.
«Pff, come si montano queste cose?» chiese Jack guardando la tenda e provando a congiungere i tubi di plastica. Gwen sbuffò e si avvicinò, facendogli vedere come unirle senza rivolgergli una sola parola.
Abbie intanto cercava di attenuare il dolore del morso. Una volta nella tenda, e sistemato tutto l’occorrente, chiese a Scar di togliersi la maglia. Con una smorfia di dolore, lui se la sfilò e la gettò a terra. In preda al panico, Abbie gesticolò per finta con varie erbe, maledicendosi. Un ragazzo che le ha salvato la vita era stato avvelenato e lei aveva paura di vederlo a torso nudo? Quando si girò si pentì di quello che aveva pensato. Altro che semplice torace… Scar aveva il torace più scolpito che avesse mai visto.
«Ti prego, muoviti. Altri cinque minuti e me ne vado» si lamentò il ragazzo. «Nel senso che muoio».
Abbie abbassò gli occhi sul morso e…per poco non vomitò. Una orrenda macchia viola e rossa stava sul suo fianco sinistro, rendendo anche la respirazione dolorosa. Sussultò sotto voce e subito prese un disinfettante.
«Grazi mille» disse timidamente a Scar. Abbie notò che aveva la pelle pallida e chiara come la sua, ma i capelli erano neri e soffici.
«E di che’» rispose.
Abbie alzò lo sguardo e incontrò il suo, per poi abbassarlo velocemente.
Scar rise debolmente e disse «Non ti mangio mica». Abbie rise e si sentì sciocca. Perché era tanto timida? Si chiese.
«Non voglio cominciare a parlare. Diventerei logorroica» affermò dopo un silenzio imbarazzante.
«Come se me ne importasse» rispose Scar scrollando le spalle. Abbie alzò lentamente lo sguardo dalle erbe nella ciotola ai suoi occhi neri. Erano più gentili di pochi secondi fa. Lui le sorrise dolcemente, e la ragazza ebbe un tuffo al cuore.
«Bene, ora resisti. Devo applicare i punti» disse piano Abbie, senza staccare gli occhi dai suoi.
«Ai suoi ordini».


 

*Meg*
 


La sfortuna cominciava già a seguirmi. Nemmeno quattro passi e già un compagno era ferito. E poi avevo così tante domande in testa… Durante il cammino mi ero resa conto che in effetti non sapevo nulla sui miei compagni. Alcuni di loro, invece, si conoscevano da tempo –come Abbie e Ryan-. Così pensai di riunirli e fare alcune domande.
«Non voglio immaginare cosa hai messo in quello zaino» Dice una voce alle mie spalle. Ryan sposta un rametto con le mani e mi raggiunge, sotto l’albero a cui mi ero appoggiata.
«Non si vedono le stelle, peccato» dice vedendo il mio silenzio. Dalla folta copertura della foresta arriva qualche frammento di luce della luna piena, illuminandogli leggermente il viso. I lineamenti delicati erano ancora più belli sotto la luce chiara.
«Già peccato»
Si siede accanto a me, chiudendo gli occhi e inspirando.
«Ho tante domande, sai?» dichiaro dopo un attimo di silenzio. «Posso cominciare con te? »
«Sembri una bambina quando parli così» dice.
«Dove abitavi? Tua madre la vedi spesso? Da quando sei al campo mezzo sangue? » impongo le domande a raffica e lui mi ferma con una mano.
«Abitavo a Edmonton, con mia madre…» e sembra che lascia la frase in sospeso, come se volesse aggiungere qualcosa, ma poi ci ripensa. «Era una bella casa»
«Che lavoro fa tua madre? »
«Era un’atleta» dice guardando nel vuoto, come se fosse solo un ricordo lontanissimo.
«Un’atleta…» ripeto. «Mi affascina, non so perché»
«Ti affascina tutto» dice sorridendo. Faccio spallucce, perché effettivamente è vero: mi affascina tutto ciò che è fuori dalla norma.
«E’ affascinante come tutto ti affascini» dice ancora ridendo. Scoppiamo a ridere e lo guardo negli occhi. I capelli si erano abbassati sulla fronte, e allungo involontariamente la mano per scostarli. I visi erano vicinissimi e Ryan apre la bocca per pronunciare qualcosa, ma non saprò mai cosa. In quel momento arriva Jack di corsa.
«Oh, scusate piccioncini» urla ridacchiando il biondo. Mi alzo e gli vado incontro.
«Gwen voleva parlare un po’ dei piani. Non ci hai ancora detto dove andiamo» dice Jack in tono accusatorio.
«Ora ve lo dirò, seguitemi».


Quando finalmente anche Scar e Abbie riuscirono e muoversi dalla tenda, tutti e sette eravamo seduti a terra in cerchio, intorno alla torcia e alla cartina.
«Allora Meg, ci dici dove andiamo? » chiede Jack impaziente.
«Oh, ti prego, dillo prima che lo picchio.» mi supplica Gwen – persino lei sotto sotto impaziente- .
«C A N A D A» rispondo scadendo ogni parola.
«Cosa?» urla Ryan. E’ impallidito all’improvviso. «E perché?»
«Perché andremo nel Regno del Nord, il regno della regina Dalia» dico buttando il giornale trovato nel libro. Scar mi rivolge un’occhiata complice.
«Anche io l’ho sognata» dice Gwen, annuendo con il capo. «La sera che sono scappata. E’ la stessa del sogno, dici? »
«Non è una coincidenza. Ho trovato il giornale la sera stessa. Qualcuno voleva che lo vedessimo.» rispondo eccitata. Mi hanno sempre interessato i gialli, e questo sembrava proprio un caso da risolvere. C’era anche la vittima, le prove.
Mancava solo il detective sexy.
«Sappiamo che l’ha uccisa la sorella» afferma Scar.
«MA può essere anche falso. Hai visto bene nel sogno lo sposo… era così felice di vederla morta. Anche Dalia lo ha accusato» ribatto. Scar contrae le labbra in segno di approvazione.
«Molto romantico» commenta sarcastico Jack «Sposi così sono rari da trovare»
Gwen soffoca una risata e continua a guardare la cartina dell’America settentrionale.
«Non possiamo arrivare a piedi in Canada. E poi questo Regno del Nord dove si trova?»
«In Alberta, qualche kilometro sopra Edmonton.» rispondo.
«Come lo fai a sapere?» chiede Scar «Nel sogno non ne faceva parola»
«Ma i libri si» ribatto sorridente «I libri hanno sempre la risposta che cerchi»
«Scusate, ma io che c’entro in tutto questo?» chiede Duff scettico. Lo guardo un attimo: sbaglio o era stato lui a seguirmi?
«Duff, tu ci hai seguiti» dichiaro confusa.
«Si, ma la donna dagli occhi verdi mi aveva detto che tu eri in pericolo»
Sospiro. Un altro caso da sistemare.
«Si questo è un'altra cosa» dico con la gola secca «Eppure sento che c’è un collegamento»
«Ma di che state parlando? » domanda Ryan
«Qualcuno mi vuole morta» dichiaro stanca. Ci ho pensato molto durante il viaggio, ma finora nessuno mi viene in mente. Che ricordo, non mi odiava nessuno fino a questo punto.
«Beh, sarà qualche mortale che ce l’ha con te. » cerca di consolarmi Abbie.
Magari. Penso
«E’ qualcosa di grande.» ribatto scuotendo la testa «L’altra notte, ho sognato un uomo che veniva ucciso da mostri…orrendi. E chiedevano la bambina. La volevano, per ucciderla.».
Mi tremano le mani e mi viene la pelle d’oca anche se non ho freddo. Mi stringo, cercando di non far notare niente agli altri. Le urla dell’uomo rimbombano ancora nella mia testa, e mi do un pizzico per scacciarle dalla mente.
«Sarebbe tutto più semplice se avessimo consultato l’oracolo» afferma Duff
«Allora dobbiamo metterci all’opera. Ci sono molte cose da trovare.» dice Jack avvolgendo la cartina. All’improvviso tutti sembravano più seri. Come se si rendessero conto della difficoltà della missione. Poteva essere qualcosa di più grande di noi. Non bastavano quattro frecce, un po’ di magia e astuzia.
Ci voleva molto di più: coraggio, lealtà, e anche la magia, ovvio.
«Credo proprio che un bel viaggio in aereo non ci farebbe male» dichiara Gwen dopo alcuni calcoli.
«Quindi? » chiede Jack
«Si va all’aeroporto di New York».

"We staked out on a mission
 to find our inner peace.
 Make it everlasting
 so nothing’s incomplete."

Rather Be - Jess Glynne feat. Clean Bandit



Eccomi di nuovo!
Mi annoio ogni volta di scrivere ‘angolo dell’autrice’, tanto si capisce che sto parlando io (?)
Spero non facciate troppa confusione con i nomi (si sono molti). Ho cercato di non essere complicata e spero di esserci riuscita.

La canzone che ho messo (Rather be) non è una delle mie preferite, perciò ne ho aggiunta qualcuna sopra (il testo però non può essere collegato al testo).
Seguitemi anche su twitter, sono @shielvd
*vi minaccia*

   
 
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