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Autore: NightWatcher96    21/08/2014    3 recensioni
-Leonardo non mi ha più scritto da otto mesi. Sono molto preoccupato dal suo comportamento e ho raggiunto la conclusione amara che potrebbe essergli accaduto qualcosa di spiacevole-.
Raph e Don espirarono, incapaci di dire qualcosa.
-Perché non mandi qualcuno di noi a controllare effettivamente?- mitragliò Raph, ora piegato su un ginocchio. -Potrei andare io!-.
-Raphael, tu mi hai letto nel pensiero. Ma è troppo pericoloso e l'ultima cosa che vorrei è vedervi nei guai per causa mia-.
-Sensei, siamo ninja. Ci hai addestrati tu- replicò Donnie.
Splinter non sapeva che scegliere. Voleva spedire anche i suoi due figli maggiori in Amazzonia, alla ricerca di Leo ma anche di attendere ancora un po' e sperare che il figlio maggiore si sarebbe deciso a tornare.
-E Mikey?- chiese, improvvisamente Raph. -Come la mettiamo con lui? La sua caviglia è troppo malconcia e senza stampelle non può muoversi-.
Genio e maestro non ci avevano pensato, troppo avvolti nella foga di partire per rivedere Leo.
-Verrà con noi, ovvio- rispose subito Donnie...
Basato sul videogioco del film TMNT 2007.
Genere: Avventura, Azione, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Ed ecco il motivo del Guardiano della Notte. Ma poi c’era l’altra verità, quella celata: era Nightwatcher per liberarsi delle frustrazioni e per ripercorrere quelle notti che sia lui sia i suoi fratelli erano stati i vincitori e il temuto team di quattro. Odiava Leo per l’abbandono. E non lo avrebbe perdonato facilmente...
 
....
 
Un altro ritaglio del Nightwatcher.
Mikey amava alla follia quest’eroe mascherato che desiderava così tanto essere come lui. Ma poi, bastava il pensiero alla sua zoppia a renderlo molto triste. Già era precario comportarsi come un ninja ed essere abilissimo in corse e roba da ninja era ancora più arduo.
Nightwatcher era veloce nella lotta, agile nel saltare sui tetti più alti e tutto.
-E io non posso farlo più...- mormorava con questo pensiero.
E diteggiando i numerosi ritaglio, che teneva ben protetti in uno schedario a libro, dalla vivace copertina arancione, si deprimeva sul divano, sospirando pesantemente.
Poi, capitava sempre che Donnie, indolenzito dalle troppe ore passate in poltrona a ricevere telefonate e tutto, decidesse di andare a controllarlo per risollevargli un po’ il morale.
-Il costume di Nightwatcher è fantastico- mormorò Mikey, guardando il viola sederglisi accanto.
-Personalmente e senza offesa, Mikey, non mi è mai piaciuto il costume di Nightwatcher, sai? Personalmente preferisco classe sofisticata e high tech- ridacchiò come risposta.
-Come i nemici che ti ritrovi generalmente nelle scorribande fognarie?-.
-Mmh... qualcosa del genere. Sai, i ninja hanno sempre qualcosa da fare-.
Mikey annuì, mentre abbracciava il suo photo-album di Nightwatcher al petto.
-Che sorpresa, eh?- schernì, senza guardarlo.
Donatello gli fece una piccola carezza sulla testa e si alzò in piedi, massaggiandosi un po’ i muscoli del collo.
-Dove vai?- chiese Mikey, seguendolo con lo sguardo.
Il genio aveva intenzione di uscire. Ma non in superficie, che sia chiaro. Da quasi una settimana, mentre pattugliava le fogne nei momenti di quiete, aveva trovato un punto molto interessante e più volte aveva provato a spingersi nell’enorme luce chiara che splendeva nella bocca di una grata sistemata sul pavimento.
Però, poi, si ricordava che non poteva abbandonare la sua famiglia e ritornava sempre indietro.
-Una passeggiatina. Vuoi venire?-.
-No, grazie. La mia gamba duole un po’ e vorrei riposarmi-.
Mikey non si era accorto che il genio si fosse scurito in viso, a sentire di questo dolore. Però, così tranquillo nel guardare la tv, con un sorriso sincero sulle labbra, lasciarono al viola l’unica opzione di uscire senza chiedere altro.
 
....
 
Ed ora eccolo nelle fogne, a quasi settecento metri di distanza dalla sua tana, armato solo del suo Bo.
-Bene, bene- mormorò, saltellando un po’ per lasciar scivolare il nodo dell’adrenalina in tutto il corpo. -Caro Donatello, adesso non hai più scuse! Mikey è a riposo, Raph starà dormendo e Leo sicuramente in meditazione! Quindi, se vuoi esplorare le fogne, fallo!-.
E con quel discorsetto d’incoraggiamento iniziò la corsa.
A primo impatto, i suoi occhi nocciola ricaddero immancabilmente sull’acqua. Non ricordava che fosse tanto sporca e maleodorante... beh, considerando sempre che fosse nelle fogne!
-Chissà... probabilmente devo essere stato troppo preso dal mio lavoro per uscire un po’!- ridacchiò, con l’adrenalina sempre più forte in sé.
Non voleva mettere piede in quell’acqua quasi verde marcio, quindi saltellò abilmente su grossi tubi dal colore ramato che fungevano da pontile, dato che non c’era altro modo per attraversare quel corridoio che alla fine aveva un bivio.
-Finalmente avrò l’occasione di provare il mio bastone aerodinamico!- esclamò, aggrappandosi alle mura.
E infatti, qualche mese prima, durante le domeniche di pacchia, Donatello aveva cominciato a studiare meglio i principi dell’aerodinamica, ritrovandosi praticamente armato di cacciaviti e fiamma ossidrica per migliorare il suo semplice Bo.
Forse era vero che i ninja, dalla notte dei tempi, si arrangiavano anche con un semplice bastone da passeggio come arma, ma erano nel 21esimo secolo e la tecnologia era così a disposizione! Perché non usufruirne?
Donnie saltava da un tubo all’altro, velocissimo e superò egregiamente il bivio, ritrovandosi a un nuovo corridoio a gomito e successivamente dinanzi a qualcosa che lo fece fermare.
L’acqua era torbida nel canale, spumosa e verdognola: c’erano tubi troppo bassi e distanze troppo lunghe.
-Ecco perché mi piacciono questi tratti fognari. Non sai mai cosa trovi!- constatò ghignando.
Battendosi le dita sul mento, com’era sempre sua abitudine, un’idea gli balenò in testa e sfilò il Bo dalla cintura.
-Bene! E’ ora di provare i miei studi!-.
Lo usò come asta per un salto in lungo che prevedeva lo spostamento del suo corpo in modo quasi orizzontale, come una freccia lanciata dal suo arco. Donnie sorrise quando inclinò il capo all’indietro per non avere una dolorosa botta di tubature basse e arrugginite a sfregargli la pelle con conseguenti escoriazioni!
Quando atterrò sull’altro suolo di cemento che era stato mancante sotto quella fitta griglia di tubature, non poté che esultare nel modo più composto possibile. Infatti, si era limitato solo a stringere il pugno destro e a poggiarsi il Bo sulla spalla, contemplando con determinazione e sorriso i frutti di ciò che i suoi studi avevano dato.
Si catapultò altre quattro volte, ignorando le costole bruciare per lo sforzo ma Don era troppo felice tanto da non badare nemmeno alla corsa sulle mura che fece! Attraversò il nuovo corridoio con una tale velocità che soltanto alla fine si rese effettivamente conto di ciò che aveva compiuto.
-Sono troppo smart!- ridacchiò.
Poi, una luminescenza fioca, alla fine di quel tunnel catturò la sua attenzione. Donnie sapeva che non era lo stesso forte brillio che lo aveva tentato di scoprire ma valeva ugualmente la pena di vedere. Così, si cimentò in una nuova corsa sulle mura e si tuffò letteralmente nella grata nel pavimento, atterrando in una nuova rete fognaria più scura e sporca.
-Che puzza!- bofonchiò, mentre correva sulle mura e saltellava fra una tubatura e l’altra, divorando corridoi dopo l’altro.
A un certo punto, però, si ritrovò dinanzi a un background verdognolo oltre che altamente pericoloso. Era in un tunnel da decenni abbandonato, dove non vi era alcuna fonte di luce al di fuori della luminescenza verde che ricopriva lo strado di acqua mutagena. Sì. Al posto del semplice liquame puzzolente vi erano delle scorie di mutageno abbandonate e galleggianti.
-Meglio stare attenti- mormorò Donnie, trovando degli appigli sulle mura laterali e quelle frontali.
Vi si arrampicò dopo un balzo e iniziò a muoversi con estrema agilità mentre una frase di Leonardo di qualche anno prima gli ritornava in mente.
 
-Don, tu affronteresti qualsiasi pericolo e andresti nella zona più sconosciuta e potenzialmente distruttiva per ricavare qualcosa sul quale hai messo gli occhi?-.
 
Mentre correva sui muri, Don sorrise con mezzo ghigno. Quando Leo gli aveva formulato questa domanda, non aveva saputo rispondere in un primo momento. Anzi, aveva anche creduto che il troppo allenamento avesse svitato qualche rotella a suo fratello.
Ma ora no.
-Sì, Leo! Ci puoi scommettere!- sogghignò.
C’erano molte grate sbarrate, collocate piuttosto in alto al mutageno e Donatello le ignorava: lui si stava divertendo proprio a impersonarsi un Tarzan o forse un fantasma della jungla come Leonardo!
-Non devo arrendermi!- si disse, saltando finalmente su un suolo viscido fatto di mattoni caduti e polverosi. -Quest’entrata non l’avevo mai vista-.
Infatti un’apertura che ricordava molto quella di una miniera si presentava in tutta la sua precarietà. Donnie era un po’ titubante ma non certamente spaventato.
-Vediamo dove andiamo!-.
Sicuramente Michelangelo gli avrebbe risposto, con una pacca affettuosa sul guscio “Bravo, fratellone!”.
Sorrise al pensiero e guidato da una luce scarlatta, la tartaruga proseguì, trovandosi su un qualcosa che mai aveva visto. Sembravano le fondamenta stessa di New York, con enormi pilastri, lumi rossi, pavimenti in lastre grigliate di metallo e l’oscuro vuoto da evitare.
-Forte! E’ così affascinante!- espirò.
Iniziò con il saltare una gola nel pavimento sfondato e se la cavò egregiamente: lo fece per ben otto volte e si aiutò, più avanti anche con giravolte sui tubi ramati che capeggiavano come trapezi.
-Guarda, guarda!- commentò il genio, fermandosi.
Enormi pilastri, attorniati da cornicioni spessi. Donatello sollevò un sopracciglio e si aggrappò per arrampicarsi e saltare il vuoto, fino a quando non udì il rumore di un’autentica cascata di acqua torbida, dove un fumo bianco attorniava l’apertura di un’enorme botola luminosissima.
-Eccola! Il punto più luminoso nel buio!- esclamò raggiante.
Si lasciò da quel cornicione intorno al pilastro di diametro non proporzionabile e cadde nella luminescenza, atterrando in uno spiazzale antico, illuminato da alcuni lampioni rossi.
Ed ecco che qui le cose cominciarono a complicarsi. E a movimentarsi un po’. Alle spalle di Donnie, infatti, erano comparsi un quartetto di brutti uomini curvi, rozzi, puzzolenti, che combattevano con bastoni capaci di rilasciare scariche elettriche ad alto voltaggio.
-Che forza! Un benvenuto elettrizzante!- esclamò Donnie, sfoderando tutte le sue tecniche migliori ninja e il Bo inseparabile.
-Un mostro- derise uno di quegli uomini.
Erano vestiti più o meno tutti uguali: pantaloni marroni, stivali neri, canotta verde marcio e gilet di pelle nera. Semplicemente ridicoli, considerando le bizzarre acconciature!
-Io direi che sia una forma d’intelligenza da sezionare- sogghignò un secondo, alle spalle di Donnie.
-Concordo sul mio grado d’intelligenza, con modestia permessa, superiore al vostro ma non certamente alla sezione- schernì il genio, con finto inchino.
La lotta iniziò. Donatello allontanò due di quei bestioni con una sferzata del suo Bo, come una mazza nello stomaco e successivamente si catapultò per stendere un terzo nemico con una calcio in spaccata straordinario. Ma il quarto che era rimasto in attesa, usò il momento distratto per colpire Donnie con quel bastone al pettorale sinistro. Il genio urlò dal dolore di quel fuoco blu in tutto il suo corpo paralizzato dolorosamente.
-Non fai più il gradasso, eh?!- ruggì l’essere umano.
Il genio barcollò, finendo con il guscio contro al muro, ansimando. La sua vista era sdoppiata, i sensi ovattati e il suo respiro era pesante, come se stesse soffocando. Guardò appena il suo Bo rotolato in terra, a poca distanza dalla sua mano tremante e tentò di recuperarlo, allungando l’arto sinistro che pesava più di una tonnellata.
“Coraggio, Don!” pensò.
Quando le dita si contrassero intorno al familiare legname un po’ scheggiato, Donnie sorrise e si rialzò in piedi, con la sensazione di stordimento sempre più foca e le energie più potenti.
-Cosa?!- esclamò l’uomo, stupito.
Non poté terminare la sua frase: Donnie lo aveva steso con un duro affondo di Bo proprio al volto, spedendolo dritto contro al muro!
-Stupido umano!-.
Donnie adocchiò una piccola entrata e si intrufolò in un nuovo posto sempre più tetro. L’odore di fogna era meno incisivo ma una pesante aura malvagia gravava tutt’intorno. Le vibrazioni negative scuotevano il corpo della tartaruga stanca sotto forma di tremori ma essendo troppo preso dal voler continuare ad esplorare, al viola poco importava.
Pochi passi dopo ecco che un angolo della sua bocca si incurvò verso l’alto, in un sorriso: c’era un sistema d’allarme sotto forma di scariche elettriche fisse o mobili che fungevano da sbarre ad alto voltaggio.
-Meglio evitarle! Quelle scariche fanno male!-.
Ne evitò undici con salti mortali niente male e altre otto collocate in un buio corridoio stretto. Fortuna che il genio aveva quasi corso con gli occhi chiusi! Era claustrofobico, dopotutto.
Superate quelle scariche blu, fredde, minacciose ma dalla luminescenza ammaliante, il ninja si ritrovò in un nuovo androne, molto simile a dove aveva combattuto, solo meglio illuminato.
-Come ha fatto questa rana a trovare la base?- ringhiò una voce dinanzi a lui.
E ancora una volta il genio fu costretto a lottare, sfoggiando le sue migliori mosse. Mentre combatteva, i suoi occhi erano caduti su una porta arcuata e sbarrata: era lì la sua meta! Per poter proseguire! Ma se prima non si liberava di quei cretini perdigiorno...!
Per fortuna, Donnie ne stese una decina senza problemi, saltando come una scimmia e rotolando come una noce di cocco. E dovette ringraziare mentalmente più e più volte il suo guscio per aver evitato un taglio alla testa!
Come l’ultimo cretino cadde prono in terra, un meccanismo scattò e le sbarre si aprirono: Donnie lasciò quel tunnel senza problemi e la sua bocca si spalancò alla vista di un fiume pericolosamente con scariche elettriche, attraversabile solo mediante casse di legno che galleggiavano verso sud, trascinate dalla corrente. E da quel ponte di metallo, Don saltò su una prima base lignea, rendendosi conto che avrebbe dovuto muoversi per non affondare.
Si aggrappò ad alcune casse di legno e continuò ancora quei salti contro la corrente impetuosa, raggiungendo un nuovo tunnel buio.
-Certo che le fogne sono come un parco di divertimenti... con alto potenziale di morte!- sospirò il genio, notando qualcuno, o qualcosa oltre una grata circolare dalla quale si poteva intravedere l’innalzamento dell’acqua come una marea.
-Che strano posto...- mormorò Donnie, fermatosi in quell’androne dove una lunga scalinata conduceva ai livelli più superficiali delle fognature.
Uno strano essere di pietra, con una corazza stramba sulla schiena e aculei su di essa lo stava fissando minacciosamente, con i suoi penetranti occhi rossi.
-Davvero una strana creatura!- mormorò con voce bassa e letale.
-Ah! Che buffo, detto da una statua vivente! Ehi! Guarda che sono una tartaruga mutante ninja e il mio nome è Donatello!- derise e ringhiò il genio, presentandosi.
-Arrivare sin qui e mostrarti a me è stato il tuo ultimo errore, tartaruga!-.
-Lo sai? Parli un po’ troppo per i miei gusti!- sbuffò Donnie, seguendo il mostro che era saltato molto in alto.
Donatello solo ora si era accorto che intorno a quello spiazzale circolare c’era acqua elettrificata e a giudicare dal continuo innalzamento, sarebbe stato meglio filarsela il prima possibile!
Il mostro si comportava come un animale: saltava e saltellava per tre volte, poi si fermava, a quattro zampe e attaccava con una sforbiciata delle unghia lunghe in una velocità mostruosa.
Donnie era riuscito a evitare i primi colpi ma un ultimo lo ricevette proprio al braccio sinistro. Sibilò ma non barcollò né si piegò sulle ginocchia, nonostante il bruciore acuto di quella escoriazione sanguinante.
Il mostro di pietra sogghignò e si piazzò esattamente al centro della grata dove il livello dell’acqua saliva silenziosamente: alzò le braccia al cielo, rilasciando una strana aura luminosa e rossa.
-Qualsiasi cosa stia facendo, non è affatto buono!- gemette il viola.
E infatti fu così: il mostro aveva rilasciato dei proiettili infuocati che Don evitò per miracolo con un salto, sollevato dal fatto che molti di quelle potenze cremisi si fossero distribuite a 360 gradi.
Donnie notò, però, un calo di potenza nel mostro: saltò e lo colpì duramente al cranio con numerosi colpi del suo Bo e il mostro grugnì per tutta risposta.
Ma poi, quasi incredibilmente, nell’arco di pochi secondi il mostro riuscì a recuperare le energie e a ripetere lo stesso colpo precedente.
-Prevedibile!- gridò il genio, catapultandosi con il suo Bo.
Lo colpì ancora, con più forza, tanto che riuscì a spezzare uno di quegli aculei sulla schiena. Il mostro barcollò, stordito e si poggiò la mano sul petto, ruggendo.
Ringhiò, ansimando.
-Che c’è?- ridacchiò il genio.
-Questa volta hai vinto tu ma non ci sperare, tartaruga! Spero tu possa annegare!- augurò, saltando su quelle scale.
Donnie rilassò le spalle, grugnendo al dolore al braccio: non aveva capito a cosa il mostro si fosse riferito con l’ultima frase e a quanto pare la risposta arrivò subito. Infatti, un rumore minaccioso era appena giunto dalla grata nel pavimento.
Il viola si sporse e i suoi occhi si spalancarono: l’acqua elettrificata stava forzando la grata ma subito raggiunse le scalinate e corse contro il tempo, con l’acqua che saliva e inghiottiva ogni cosa.
Donnie strinse i denti ma solo quando le sue mani si aggrapparono al bordo della fine di quella lunga scalinata dai colori verdastri, tirò un sospiro di sollievo e indietreggiò all’acqua che lo aveva seguito ferocemente.
Era finita! Aveva esplorato ogni cosa e si era divertito, salvo alcuni equivoci!
-Sono salvo...- mormorò un po’ assonnato.
Crollò in ginocchio, con la testa vorticante: il peso di tutta la sua corsa stava facendosi sentire...!
 
Nonostante tutto ebbe la forza di proseguire, ritrovandosi in un laboratorio segreto all’avanguardia, dove c’erano tante cose affascinanti da prendere in prestito (anzi, definitivamente!).
-E’ tutto bello! Tantissime cose! Gadget da prendere e tutto!- esclamò felicemente.
Peccato che con tutto quel luccicare tecnologico si fosse completamente dimenticato del giorno ormai prossimo e del furgoncino colorato del Cawabunga Carl di Mikey, che doveva tornare a lavorare.
-Allora mi vieni a prendere tu, Donnie!- aveva detto l’arancione felicemente.
-Sicuro, Mikey! Tu, però, cerca di non farti massacrare!- rispondeva il genio.
-Figurati! Sarò anche zoppo, ma sono un ninja!-.
Caro Donnie... l’avrebbe ricordato l’appuntamento tra meno di quattro ore?


Angolo dell'Autrice

Ed eccoci con l'avventura di Donnie! Spero che vi sia piaciuta! Beh, ci si sente presto, ragazzi!
Scusate se sono riduttiva, ma non so che altro dire! LooL!
  
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