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Autore: sku    17/09/2008    1 recensioni
Vent'anni prima Allanon aveva svelato a Shea la sua discendenza reale e lui aveva sconfitto il Signore degli Inganni. Adesso un nuovo nemico minaccia le Quattro Terre e il druido torna a calcarle per fermarlo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allanon, Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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16.
Allanon guardò la guida negli occhi e Dreiden ebbe l'impressione che leggesse la sua anima, si sentì nudo e privato di qualsiasi difesa. Non gli piaceva, ma non si era pentito della sua irruente entrata. Leian stava male e anche se non gli aveva spiegato niente sapeva che la colpa era del druido.
- Cosa le hai fatto? - ripeté nuovamente scandendo le parole. Esigeva una risposta. Adael passò lo sguardo da lui al druido e senza farsi vedere sorrise. Capiva cosa c'era alla base di quello scontro, la piccola mezzosangue. E sapeva che c'era qualcosa di più, qualcosa di terribile, per sconvolgere la guida al punto di affrontare il gigante misterioso. Ma intuiva che era anche uno scontro tra il giovane che amava la ragazza, anche se forse non era proprio così; e quella che poteva ritenersi una sorta di figura paterna. Si schiarì la voce per spezzare la tensione e per ricordare ai due la sua presenza. Dreiden sembrò accorgersi solo allora di lui e si morse un labbro per aver fatto stupidamente saltare la copertura di Leian.
- Non preoccuparti, io conosco Leian da quando aveva dodici anni. - gli disse per non farlo preoccupare oltre. Poi si alzò e con movimenti eleganti si diresse alla porta. - Ci vediamo domani mattina all'alba, Allanon. - si congedò con un sorriso alla guida.

- Non le ho fatto nulla, se vorrà ti racconterà lei stessa quando si riprenderà. -
- E se non accadesse? -
- Non sottovalutarla, commetteresti un grave errore. Ha sopportato tanto, quello che ha visto questa sera non la ucciderà. Si riprenderà. - Il tono del druido era fermo e sicuro, non ammetteva repliche. Dreiden perse parte della sua spavalderia. - Non è fragile come appare. Certo è sconvolta, ma si riprenderà e tu l'aiuterai. Devi proteggerla, adesso ha solo te. - continuò guardandolo negli occhi.
La guida era confusa per quella frase, non ne capiva il senso. - Non ha solo me, anche tu sei qui per lei. -
Un sorriso triste e ironico apparve sulla labbra dell'uomo e la guida si accorse che quello che aveva detto era una sciocchezza. "Allanon non è qui per lei, ma per le Quattro Terre." Uscì dalla stanza e si diresse nella propria. "Ha solo me..." La osservò mentre dormiva ancora scossa da qualche sospiro di tristezza. Si sdraiò accanto a lei e la abbracciò, cercando conforto oltre che donandoglielo.

L'alba non era ancora giunta quando la compagnia uscì dalla città dei Nani ancora addormentata. Dreiden e l'uomo della Frontiera li guidavano consultandosi con Brennar di tanto in tanto. Dietro di loro camminavano Leian e Adael, alle loro spalle seguivano lo gnomo e Allanon, Nur chiudeva la fila. Proseguirono così in silenzio fino a sera, fermandosi brevemente per un pasto veloce. Il passo era sostenuto ma agevole anche per Brennar e Garvo. Nessuno parlava e a Leian pesava quell'atmosfera inquieta. Cenarono ancora in silenzio, poi Allanon li raccolse attorno a sé.
- Domani ci dirigeremo verso la roccaforte di Rentro nel Sud, nella città di Dechtera. -
- Perché? - chiese Sour - Avevi detto che saremmo andati nel deserto. -
- Dobbiamo trovare prima Rentro, per sapere dove trovare la fonte del suo potere. -
- Non puoi usare i tuoi poteri magici? - domandò l'uomo sempre polemico.
- Mi sembra geniale l'idea di farci scoprire ancor prima di esserci avvicinati al nemico. - replicò sarcastico. Poi si alzò e fece cenno a Leian di seguirlo e i due si inoltrarono nel bosco, lasciando i compagni perplessi.
- Mi dispiace per ieri sera. - disse piano il druido.
- Era necessario. - La voce della ragazza era dura. - Qualcuno ha fatto uccidere i miei genitori e ha cercato me, ma ero nascosta e non mi ha trovato. Non so perché. - Il druido annuì a quel breve resoconto.
- Devo chiederti di esplorare i dintorni con il tuo potere, se stai attenta non dovrebbe rilevare l'uso della tua magia. -
Leian si concentrò e dopo qualche minuto assicurò al druido che nel raggio di dieci miglia non c'erano pattuglie, ma non poteva scrutare più lontano per timore di essere scoperta.
- Ti chiederò tutte le sere di esplorare il nostro cammino, meno sorprese troviamo meglio è. - aggiunse il druido.
Leian avrebbe voluto aggiungere altro ma le mancarono le parole. Così si alzò e tornò all'accampamento lasciando Allanon immerso nei suoi pensieri. L'elfa capiva che sulle spalle del druido era appoggiato il destino delle Quattro Terre e non riusciva neanche ad immaginare quanto potesse pesare quel fardello di responsabilità ma avrebbe voluto che mostrasse un po' più di umanità nei suoi confronti; per lei che gli era stata accanto per otto anni. Si sdraiò lontano dagli altri della compagnia e si addormentò subito. Venne svegliata a notte inoltrata da Nur per effettuare il suo turno di guardia. Il troll la guardò coi suoi occhi che sembravano sapere tutto, poi, sempre senza una parola, andò a coricarsi. Leian pensò che questo viaggio non era poi così diverso da quelli fatti con Allanon, non si parlava molto e ognuno aveva i suoi segreti che preferiva tenere per sé.

Erano in viaggio da una settimana ormai, la guida li aveva condotti per strade sicure e l'esperienza del battitore aveva evitato spiacevoli incontri. Ma era impossibile che la fortuna li assistesse ancora per molto, avevano lasciato la sicurezza dell'Anar e si erano inoltrati nel territorio nemico. Se avessero incontrato qualche pattuglia ci sarebbero stati problemi, non avrebbero potuto dissimulare la presenza di due elfi, uno gnomo, un nano e addirittura un troll.
Il pomeriggio stava scivolando lentamente nella sera quando Leian avvertì qualcosa di strano. Era la sua magia sempre all'erta ad avvisarla. Si spostò vicino al druido e lo mise a parte della sua sensazione.
- Puoi concentrarti ed individuare la fonte di questa sensazione? -
- Non camminando... -
- Fermati e fallo. -
Leian si ritirò nella sua magia ed esplorò il territorio circostante che i pochi alberi nascondevano alla vista.
- Al di là della macchia di alberi c'è un accampamento di soldati di Rentro e noi ci stiamo finendo dentro. - lo avvisò allarmata - Cinque di loro sono in esplorazione mentre cinque sono rimasti al campo. -
Allanon fece fermare gli altri, ma era troppo tardi, da dietro alcuni cespugli sbucarono i cinque soldati. Non si capiva quale dei due gruppi fosse più sorpreso, i soldati si credevano al sicuro all'interno del loro territorio. Dopo un attimo di stupore uno di loro lanciò un grido di avvertimento per i compagni ma Nur era stato più veloce e si era scagliato contro di lui con la sua ascia tra le mani. Gli altri due indietreggiarono impauriti dalla massiccia figura dell'avversario e dalla sua forza ma presto si riscossero e attaccarono a loro volta, presto aiutati dai rinforzi provenienti dal campo. Erano in superiorità numerica e anche più riposati ma Nur aveva già messo fuori combattimento uno dei loro e si stava disfando di un altro seppur con maggior difficoltà non potendo più contare sul fattore sorpresa.
Suor stava combattendo contro un soldato quando questi, con una mossa imprevista era riuscito a disarmarlo facendogli perdere la lunga spada. L'uomo indietreggiò mentre l'avversario alzava la sua spada per ucciderlo, quando un pugnale sibilò vicino al suo orecchio destro per poi piantarsi nel torace del suo aggressore. Si girò e vide il ragazzino scagliarne un altro contro un altro soldato ferendolo ad una coscia. Suor raccolse la sua spada da terra e si scagliò contro i nemici.
Leian estrasse in gran fretta la sua spada corta ma un colpo di piatto gliela fece cadere dalle mani e un calcio la fece finire a terra. Fissò il suo aggressore in viso e poi chiuse gli occhi preparandosi ad essere uccisa, quando Dreiden si parò di fronte a lei. Il soldato lo guardò e i suoi occhi si dilatarono nel riconoscerlo.
- I traditori sono condannati a morte e tu sei un traditore, Dreiden Frohs. - esclamò brandendo l'arma e preparandosi a calarla su di lui. L'altro non si scompose e si preparò a difendersi, parò il colpo dell'avversario e poi cercò di colpirlo a sua volta ma quello riuscì ad evitarlo scansandosi. Alzò la spada e la calò cercando di colpire la guida alla spalla per disarmarlo e ferirlo. Dreiden intuì la mossa e si spostò ma lo slancio precedente lo fece finire più avanti di quanto avesse previsto; ma fu la sua fortuna perché girandosi con l'arma tesa di fronte a sé riuscì a colpire l'avversario sul fianco destro. Il soldato fissò la macchia di sangue allargarsi sulla sua tunica prima di cadere a terra svenuto.
Dreiden si guardò attorno, i soldati di Rentro giacevano a terra uccisi dai membri della compagnia che ansanti osservavano il terreno di battaglia. Dreiden si girò verso Leian per vedere se stava bene, ma la ragazza lo stava fissando inorridita.

- I traditori sono condannati a morte, lo sai? -

- Il soldato mi ha riconosciuto... -

- I traditori sono condannati a morte e tu sei un traditore, Dreiden Frohs. -

Dreiden tese la mano per aiutarla ad alzarsi ma lei la scansò e fece da sola. - Non toccarmi, mai più. - gli sibilò e si allontanò da lui andando verso gli altri. Dreiden la osservò sconsolato e rimase dov'era aspettando che il druido fosse solo per parlargli.
Leian non riusciva a capacitarsi di quello che aveva sentito, aveva messo i pezzi al loro posto e quello che aveva scoperto la disgustava. "C'è un solo motivo per cui lo hanno chiamato traditore.. era uno di loro." Non riusciva a credere di essersi fidata di un soldato di Rentro, di averlo baciato, di averlo difeso. Allanon le fece cenno di avvicinarsi e l'elfa vide che Adael e Garvo erano stati feriti. Mentre Allanon si occupava del comandante dei cacciatori elfi, Leian si occupò della ferita al braccio destro dello gnomo.
- Sei brava coi coltelli. - le disse mentre lei puliva la ferita dalla terra e dal sangue. Il suo segreto non era più tale a quanto sembrava.
- Non sono granché, mi ha disarmata... -
- Capita a tutti. - Il viso dello gnomo si deformò in una smorfia di dolore quando la ragazza cominciò a mettergli i punti.
- Mi dispiace non avere niente contro il dolore. - si scusò.
- Non fa niente. - Rimase per un attimo in silenzio stringendo i denti.
- Perché ti sei unito alla spedizione? La tua gente è alleata di Rentro. - gli chiese per distrarlo un poco e per soddisfare la sua curiosità.
Garvo non rispose subito.
- Mi dispiace, non avrei dovuto impicciarmi. - si scusò.
- Gli Gnomi sono un popolo tribale e molto superstizioso. Credono negli spiriti maligni e li temono. Ogni volta che il male è apparso sulle Quattro Terre li ha assoggettati per i loro scopi, li ha mandati a morire sfruttando le loro credenze e la loro paura. - Parlava della sua gente come se fosse un popolo diverso, come avrebbe parlato degli Elfi. - Sono stufo di questa situazione. Gli Gnomi non lo capiscono, ma io sì e farò qualsiasi cosa in mio potere perché quest'uomo non li mandi a morire in migliaia per i suoi fini. -
Leian si sentì meschina e piccola nei confronti dell'uomo che stava curando, lei non aveva una missione così alta, così meritevole.
- Non potrai usare questo braccio per almeno tre settimane. La ferita non è troppo profonda ma ha bisogno di tempo e riposo. -
- Userò la sinistra, sono meno preciso ma sempre mortale. - le disse con un ghigno mentre lo fasciava.
- Non lo metto in dubbio. - disse alzandosi.
Si allontanò dagli altri e si inoltrò per qualche metro tra gli alberi per nascondersi. Controllò che non ci fossero nemici nelle vicinanze poi si abbandonò contro un tronco per riprendersi. Aveva avuto paura di morire e c'era andata molto vicina. E poi Dreiden...
Come se l'avesse chiamato, lui apparve. L'aveva seguita. Si sedette di fronte a lei che distolse lo sguardo.
- Quando compì diciassette anni avevo imparato tutto quello che mio padre poteva insegnarmi. Abitavamo nelle campagne intorno a Dechtera, isolati, in una fattoria. I viandanti che si fermavano da noi mi parlavano del mondo esterno e io morivo dalla curiosità di esplorarlo. L'unico modo che mi sembrò di poter sfruttare fu quello di arruolarmi nell'esercito di Rentro. Mi insegnarono a combattere e mi fecero diventare una guida. Quando il mio addestramento fu completato cominciai a far parte della pattuglie di Rentro. All'inizio facevamo solo perlustrazione, proteggevamo le fattorie isolate e io ero fiero di quello che facevo e ansioso di imparare; poi qualcosa cambiò. Le pattuglie divennero spedizioni punitive. Non me ne accorsi subito, fu una cosa graduale. - Il suo sguardo si spostò da Leian e parve fissare una scena lontana visibile solo a lui. Leian continuò a non guardarlo ma ascoltava attentamente.
- Una notte assalimmo un villaggio che voleva ribellarsi a Rentro ed ucciderlo. Questo è quanto ci dissero, nascondeva nemici e spie. Poi però i nostri comandanti ci ordinarono di ucciderli tutti, anche i vecchi e le donne. Anche i bambini. - I suoi occhi diventarono lucidi e Leian sentì il dolore crescere dentro l'uomo. -  Cercai di oppormi, ma poi eseguii gli ordini come tutti gli altri. Quella notte non potrò mai dimenticarla, ricordo le urla, le suppliche, le lacrime. Quando finimmo mi accasciai dietro una casa e vomitai. Non fui l'unico. Il giorno seguente disertai e fuggì. Quando tornai a casa una settimana dopo mio padre era morto, mia madre in fin di vita e mia sorella rapita. L'ho cercata, ma non l'ho mai trovata. Ogni notte mi chiedo cosa ne sia stato di lei, spero che sia morta velocemente o che sia riuscita a scappare, perché so cosa gli uomini di Rentro sono in grado di fare. Perché ero uno di loro. - Solo allora riportò lo sguardo su di lei.
- Perché non me l'hai detto? - sussurrò.
- Come avresti reagito se anche l'avessi fatto? Ti saresti ancora fidata di me? -
- Sì. -
Dreiden la fissò poi scosse la testa - Non è vero... -
- Invece sì. -
- Non ci credo, è troppo chiederlo. - Il tono dell'uomo era scoraggiato.
- Io mi sarei fidata di te. Ma venirlo a scoprire così non ha fatto altro che farmi dubitare di te. Avresti dovuto dirmelo quando io ti ho detto della magia. -
- Neanche tu me l'hai detto spontaneamente ma solo quando non hai potuto farne a meno. Non sei coerente. - Non era arrabbiato, non aveva il diritto di esserlo, era solo triste per come il loro rapporto si era rovinato.
L'elfa rimase interdetta. - E' vero... - mormorò lei poi. -... ma due torti non fanno una ragione. -
- Perché ti accanisci così? -
- Perché è il nemico e tu lo hai servito, hai ucciso degli innocenti senza un perché. Anche i miei genitori sono morti così, senza un valido motivo. - "Questo almeno è quanto so. E se invece ci fosse stato? Se io non sapessi tutta la verità?"
- Però sono cambiato, ho abbandonato quella vita. -
Lei annuì e lasciò che lui l'accarezzasse sulla guancia ma non restituì il gesto.
- Dovremmo tornare dagli altri... - gli disse alzandosi e allontanandosi. - Devi capire che alcune ferite fanno più fatica di altre a rimarginarsi. -

***
Alaide:  sono immensamente felice che il dialogo ti sia sembrato realistico. Ho sempre paura di esagerare con a parte fantasy o di scrivere cose un po' troppo fuori norma. E non preoccuparti per i nomi! Grazie per il tuoi commenti!
Grazie anche a chi legge senza recensire.
Un bacio,
sku
  
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