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Autore: So_Simple    22/08/2014    2 recensioni
Santana viene mandata dai genitori sull'orlo del divorzio in vacanza in un paesino dimenticato dal mondo, alla bizzarra casa di un bizzarro parente.
Riuscirà ad ambientarsi in questo luogo, o impazzirà prima dello scadere dei due lunghi mesi che dovrà trascorrere lì?
Forse resisterà. E, forse, tra intrighi, intrecci e misteri, troverà dei nuovi amici e, magari, anche l'amore.
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Kurt Hummel, Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3

Mentre seguivo Quinn e Brittany che correvano a perdifiato lungo le scale, rapide e silenziose come gatti, angosciate per le sorti della loro amica, mi domandavo quanto stessi facendo bene a dar retta a loro.

Erano due ragazze praticamente sconosciute che si erano intrufolate nel cuore della notte dentro il cimitero per inseguire il fantasma di un adolescente con un passato di delinquenza alle spalle e la loro amica misteriosa, che sarebbe dovuta essere chissà dove, ora si trovava dentro al cimitero e gridava come se il demonio in persona stesse minacciando la sua vita; insomma, cominciavano a darmi l’impressione di essere un gruppo di giovani psicotiche.

“Esattamente sappiamo dove stiamo andando?!” domandai mentre correvamo verso la nostra ignota meta seguendo il lontano suono della voce di Rachel. Avevamo appena spalancato la porta d’ingresso e ora il camposanto, tetro e inquietante, si stendeva davanti ai nostri occhi, nero e illuminato solo dalla tenue luce dei fuochi fatui.
Un brivido mi attraversò la schiena.

“Ehm… no!” rispose Quinn senza neanche guardarmi. Era molto concentrata.

Brittany invece trotterellava sui i sassolini senza sforzarsi molto, ora molto più tranquilla di prima. “Ehi Santana, spero che tuo zio abbia il sonno pesante” commentò, mentre avanzava, qualche metro più avanti di me, sul vialetto.

“Oh, lo spero anche io” dissi io, ricordandomi in quel momento della presenza dell’uomo. Oddio, ci avrebbe prese tutte per folli se si fosse accorto della nostra fuga notturna. Altro che vacanze in un cimitero, mi sarei ritrovata a passare le vacanze – e magari anche l’anno scolastico – in un ospedale psichiatrico.

Improvvisamente, Quinn si fermò e io, che ero persa nei miei pensieri e fissavo il terreno sotto i miei piedi, mi scontrai con la schiena di Brittany, poi, terrorizzata, la strinsi in un abbraccio isterico. “Ehi Santana! Che fai?! Ci stai provando?!”

Provando? Perché mai avrei dovuto provarci con una strana ragazza bionda che investiga sull’occulto nel tempo libero?! Una ragazza poi… bah. Scossi la testa distrattamente “No, più che altro me la sto facendo addosso!” le risposi nervosamente.

“State zitte voi due!” esplose Quinn, mentre si inginocchiava sulla fossa aperta davanti a lei, che, a quanto pare, conteneva la loro stupida, stupida amica.  “Rachel, come ci sei finita lì dentro?!” mi sporsi un po’ in avanti, mentre mi allontanavo da Brittany, e guardai dentro alla buca, in cui si trovava una piccola ragazza dai grandi occhi scuri che illuminava col cellulare la fitta oscurità attorno a sé.

“Mi ci ha buttato dentro lui Quinn!” rispose lei, sull’orlo delle lacrime.

Brittany e l’altra bionda si scambiarono uno sguardo preoccupato, poi Quinn disse “Beh, ora pensiamo a tirarti fuori da qua, dopo ci racconterai cosa è successo.”

L’altra annuì furiosamente, mentre si tirava in piedi per afferrare le mani dell’altra ragazza, intenzionata ad aiutarla.

Un quarto d’ora e diversi tentativi dopo riuscimmo a tirare Rachel fuori dalla fossa. Servì l’aiuto di tutte e tre, e io non avevo così voglia di aiutare il terzo simpatico membro del club dei folli, ma alla fine la mia eccelsa presenza fu determinante.

“Allora Rachel, spiegaci cos’è successo.” Comandò allegramente Brittany dopo che una Rachel sporca di terra umida e fredda fu finalmente seduta in un posto tranquillo – o almeno, posto tranquillo secondo Quinn, dato che ci ritrovammo sedute sul gradino del suo mausoleo, in cerchio.
“Scusate, prima… lei è la nipote di Carlos?”

“Sì, Santana. Santana, lei è Rachel, come avrai intuito.”

“Davvero? Lui Carlos e tu Santana?!” rise la nanerottola dagli occhi scuri, che a quanto pare si era ripresa perfettamente dal trauma.

“Sì, aaahaaaah. Ora piantala di ridere o ti ci ributto io nella fossa.”

“Oh, dai, non prenderti male” rispose ridacchiando ancora. Fortunatamente venne interrotta da un’insistente Quinn.

“Dai, Rach, spiegaci che è successo.”

“Okay, okay. Stavo andando verso casa di Brittany, speravo di vedervi. Invece ho visto da lontano una figura che scavalcava il cancello del cimitero. Mi sembrava Brittany, ma non ne ero certa, così invece di chiamarla l’ho inseguita.”

Eccone un’altra che insegue gente a caso fin dentro al cimitero.

“Poi, mentre correvo lungo il vialetto ho sentito qualcuno alle mie spalle, così ho cambiato percorso. E poi, non so come, lui mi ha dato una spinta e io mi sono ritrovata lì dentro, mentre i suoi passi fruscianti si allontanavano da me e dalla fossa. Non so dove sia andato.”

Noi ci guardammo spaventate “Potrebbe essere ovunque ora…” non potei fare a meno di immaginarlo dentro alla sua tomba a riposarsi dopo una stressante giornata trascorsa a far spaventare giovani ragazze sprovvedute.
No, però lui non era un vampiro, non aveva una bara vuota in cui tornare a riposarsi.
“E tu, San, quando l’hai visto?!” mi chiese all’improvviso Quinn. Rachel spalancò la bocca “L’hai visto anche tu?!”

Io annuii rivolta verso Rachel, poi risposi alla domanda della bionda numero uno “Oggi, nel primo pomeriggio. Lo zio mi ha portata a un’appassionante tour del camposanto e mentre passavamo di qui, e ero intenta a guardare affascinata il tuo bel mausoleo, l’ho visto sul tetto, vicino all’enorme angelo di pessimo gusto che ci avete messo in cima.”

Vidi i volti indistinti delle altre tre fissarmi, pallidi “Qua sopra l’hai visto?!”

Io annuii, non trovandola una notizia tanto spaventosa. Probabilmente il buon vecchio Sebastian aveva camminato sulle ossa dei nonni o dei bisnonni di tutte loro, ammesso che i loro avi si trovassero lì, non era molto sconvolgente il fatto che si arrampicasse – o fluttuasse – fin sulle sommità dei mausolei.
  
Qualche minuto dopo, Quinn decise di tornare a casa con Rachel, prima che i suoi genitori e quelli della ragazza si accorgessero della loro assenza e chiamassero le forze dell’ordine.

Brittany invece, coraggiosa e temeraria, si offrì di riaccompagnarmi fino a casa.

E, col senno di poi, fui molto felice di questa decisione.

Aprimmo la porta di casa e lei mi seguì sulle scale, fino in camera mia. Appena aprii la porta, mi trovai davanti un’orrenda e inquietante visione.

Sebastian era lì, cadaverico e raccapricciante, in piedi nel mezzo della stanza. Sembrava sorpreso del nostro ritorno, ma non per questo meno inquietante. Ci guardò, sorrise diabolicamente, poi… poi io non capii più bene cosa stesse accadendo, perché un velo grigio cadde sui miei occhi. Nella bolla di terrore e angoscia in cui mi trovavo, vidi Brittany scattare in avanti verso il fantasma, e lui lanciarsi verso la finestra spalancata. Sparì nella notte e la ragazza non riuscì a fermarlo.

A quel punto le mie forze vennero meno. La mia bionda eroina corse verso di me e mi prese al volo pochi istanti prima che cadessi per terra come un sacco di patate e mi portò a letto. Ricordo che con le ultime forze che mi erano rimaste, poco prima di perdere i sensi, le chiesi di non andare a casa.

Poi svenni.
 

La mattina dopo mi svegliai con una presenza calda al mio fianco. Ci impiegai alcuni minuti, poi mi ricordai della notte appena trascorsa e del rientro traumatico. Avevo annebbiati ricordi di quello che era successo da lì in poi, ma sapevo che mentre svenivo desideravo ardentemente che Brittany non mi lasciasse sola quella notte, quindi non potei fare altro che essere felice vedendola lì accanto a me, coi suoi capelli biondi arruffati e un sorriso sereno sul volto.

Mi stupii di come, anche dopo quanto era successo poche ore prima, riuscisse a non sembrare minimamente turbata.

Mi alzai e mi diressi verso la cucina trascinando i piedi, ancora assonnata e confusa. Sul tavolo in sala da pranzo vidi un biglietto dello zio, così lo lessi mentre mi apprestavo a preparare la colazione.

Ho visto che hai già fatto amicizia con Brittany. Quella ragazza riuscirebbe a socializzare anche con i sassi. Dovrai spiegarmi come ha fatto a arrivare nel tuo letto, ma lo farai a pranzo. Ti aspetto al mausoleo degli Hudson per le 12. A più tardi

Zio Carlos”

Alzai gli occhi al cielo.

Mio zio aveva davvero intenzione di farmi pranzare dentro a un mausoleo?! Scossi la testa sconcertata, mentre facevo saltare due uova nella padella e tostavo del pane.

“Buongiorno”

Alzai la testa quando quella voce ancora impastata dal sonno richiamò la mia attenzione. Si sfregava un occhio mentre con l’altro mi scrutava attentamente. “Stai preparando la colazione?” chiese con un sorriso.

“Certo. Anche per te, se la vuoi” le risposi, sorridendo anche io “Grazie per essere rimasta con me questa notte. Non sarei mai riuscita a dormire in quella stanza da sola.”

Lei scrollò le spalle “Figurati, mi ha fatto piacere. Neanche io sarei riuscita a stare da sola lì dentro dopo che ci è entrato Sebastian…”

“Invece sembri così serena, nonostante questa storia”

Lei rise “Non lo sono! Ma insomma, se avesse voluto farci male, a noi almeno, l’avrebbe già fatto. L’abbiamo visto tante volte e non ci ha mai fatto niente.” poi sembrò realizzare qualcosa “Oh, a parte questa notte ovviamente. Non posso credere che abbia davvero avuto il coraggio di spingere Rachel in una fossa aperta.”

Io annuii, turbata. “E’ una brutta storia questa.” Poco dopo, mentre servivo uova e bacon alla mia nuova amica seduta al tavolo, esposi un dubbio che si stava facendo strada in quel momento nella mia testa. “Secondo te perché era dentro alla mia stanza?”

“Forse… per minacciarti? Per spaventarti?”

“Ma… non gli ho fatto niente! Voglio dire, almeno voi vi dilettate a inseguirlo!”

“Beh, ma tu… tu sei la nostra nuova amica. E abiti nel cimitero. E l’hai già visto. E stavi parlandone con noi. Eccetera. Potrebbe sentirsi minacciato comunque, non trovi?”

“Perché dovrebbe essere minacciato? Voglio dire… cosa fa un fantasma in un cimitero per cui debba minacciare gli esseri umani che lo vedono?”

Brittany scosse la testa, poi si alzò. “Vieni.”

“Dove?” non capivo.

Lei sorrise e indicò di sopra con un cenno della mano. “Nella tua stanza. Andiamo a vedere se ha fatto qualcosa lì dentro. Magari ha lasciato un messaggio, o ti ha rubato qualcosa. Non si può mai sapere.”

Io spalancai gli occhi, già spaventata. All’idea che Sebastian potesse aver deciso di prendermi di mira e lasciarmi simpatici messaggi dall’aldilà per scoraggiarmi a fare qualsiasi-cosa-lui-temesse-avrei-fatto, la tentazione di non tornare mai più nella mia stanzetta era molto, molto forte. Probabilmente avrei organizzato pigiama party tutte le notti per tutta l’estate per non dormire da sola.

Entrammo in camera circospette e cominciammo a guardarci attorno. “Dopo dovrò chiamare Quinn e informarla di quello che è successo stanotte quando siamo rientrate.” Disse Brittany, mentre apriva l’armadio e spostava vestiti. “Ma quante robe ti sei portata?!”

“Più o meno tutto l’armadio, non sapevo cosa scegliere.”

“Pensi davvero che questi tacchi vertiginosi ti serviranno in un cimitero, o in questa intera città?!” chiese lei. “Dovrai farli vedere a Kurt. Insieme a tutti i vestiti dell’armadio eh; potreste avere molto di cui parlare” il suono della sua risata generò uno strano sfarfallio nel mio stomaco. Era incredibile come riuscisse a essere serena anche nei momenti peggiori. Okay, quello era un momento peggiore solo per me, ma va beh.

“Nell’armadio non c’è niente di strano” disse, dopo che ne ebbe spostato e rimesso a posto tutto il contenuto.

“Neanche qui!” soggiunsi io, dopo aver finito di ispezionare sotto il letto.

“Ottimo, allora è tutto a posto” Brittany era tutta contenta. Io anche, ovviamente.

Poco dopo lei prese il telefono “Chiamo anche Quinn Rach e Kurt, che ne dici?” io provai una strana sensazione di fastidio, ma sorrisi e annuii.

Neanche un quarto d’ora dopo la sua chiamata, le due ragazze e un ragazzo dagli occhi azzurri e i capelli castani, con addosso un adorabile cardigan lungo dal taglio esageratamente femminile erano davanti alla porta di camera mia. Guardai l’ora. Erano le dieci e mezza, quindi avevo ancora un po’ di tempo prima del dolce pranzo nella cripta.

“Allora, cos’è che dovete raccontarci di così importante?” chiese Quinn appena mise piede dentro al salotto.

“Sedetevi che vi spieghiamo subito!”

“Britt, hai dormito con lei stanotte?” chiese invece Kurt, uno strano sorriso enigmatico in volto mentre guardava negli occhi Brittany. Lei gli rivolse un’espressione indecifrabile e poi rispose “Sì, dopo quel che è successo stanotte, che tra poco vi racconteremo, non volevo lasciarla sola.” Evitò di raccontare del mio svenimento, del mio malessere e del fatto che gliel’avevo chiesto io di restare a dormire con me e gliene fui grata. Non potevo presentarmi subito come una fragile, timorosa ragazzina.
Mi aveva raccontato nei dettagli quanto era successo quella notte dal momento in cui io avevo cominciato a sentirmi male, pochi minuti prima che i tre ragazzi arrivassero, così che potessimo raccontarlo insieme.
“Oddio, è qualcosa di così terribile?!” Rachel cominciò ad allarmarsi.

Io e Brittany ci scambiammo uno sguardo, poi io cominciai a spiegare “Sebastian è stato qui stanotte. Quando siamo entrate in camera mia, lui era lì, in mezzo alla stanza. Sembrava sorpreso, ma non ha fatto una piega. Brittany gli è corsa incontro e lui non si è preoccupato, si è limitato a fare un passo e a saltare giù dalla finestra.
Si è dileguato nella notte senza che noi potessimo far nulla.”

“Ma la stanza sembra tutta a posto. Venite a vedere anche voi” concluse Brittany.

Tutti e cinque ci avviammo verso la camera da letto.

Rachel e Quinn si sistemarono sul letto a gambe incrociate, mentre Kurt si sedette per terra e continuò a guardarsi intorno “Me l’aspettavo più cupa, sembra quasi una casa normale, nonostante sia nel mezzo del cimitero” commentò allegro.

La nanerottola mora annuì “Sono d’accordo con te Kurt”

“Bene.” Io e Brittany ci sistemammo sulla poltrona in un angolo della stanza, il tessuto era liso e rovinato dal tempo, ma era piuttosto comoda. Lasciai che Brittany si sedesse sul cuscino mentre io mi sistemai sul bracciolo sinistro. Era comodo anche lui.

“Beh, sembra a posto no?” chiesi, come a cercare da loro un qualche incoraggiamento.

Kurt aggrottò le sopracciglia. “Questo significa che è normale che ci sia un teschio sdentato sul tuo comodino?”

“Scusa?!” domandai, in preda al panico.

Quinn mi guardò negli occhi mentre prendeva in mano qualcosa che si trovava sul comò e che noi fino a quel momento – chissà come – non avevamo notato. “Guarda tu stessa” rispose.

Mi ritrovai a fissare le vuote orbite di un teschio, col cuore in gola e la netta sensazione che quella storia sarebbe diventata sempre più tetra ogni istante che passava.
  
 
“Come diavolo abbiamo fatto a non accorgercene?!” strillai, sfogando i miei nervi.

Brittany e gli altri mi fissavano camminare avanti e indietro per la stanza stringendo in mano l’inquietante souvenir. “Beh, noi eravamo così impegnate a controllare se avesse nascosto qualcosa che non abbiamo guardato nei posti più in vista” disse con tono ovvio.

Aveva senso quello che stava dicendo, ma io ormai avevo perso la testa “Non potete starvene lì impalati! Un fantasma psicopatico mi ha messo sul comodino un teschio rubato da una tomba! Capite?! Io devo dormire tutte le notti in un cimitero in cui uno spettro malvagio si aggira dissotterrando cadaveri per spaventarmi con le loro ossa!”

“Cosa dovremmo fare Santana?!” mi rispose gridando Quinn. “E’ un sacco di tempo che vediamo Sebastian aggirarsi tra le tombe! Anche per la città alle volte! Veniamo trattati come dei poveri pazzi dagli adulti e non sappiamo che cosa fare! Quando in città succede qualcosa di strano noi sappiamo benissimo che è tutta colpa di Sebastian, ma non possiamo dargli la colpa, o ci prenderanno per pazzi e ci diranno che ci divertiamo a infangare la memoria di un povero ragazzo defunto!”

Io ammutolii non tanto per il discorso, quanto perché Quinn arrabbiata era davvero spaventosa, quasi più del giovane e fantasmagorico innocente.

“Dai Santana, ora troveremo una soluzione, stai calma…” Brittany cercò di farmi rilassare, mentre Kurt per tutto il tempo non aveva fatto altro che fissare il teschio tra le mie mani con aria affascinata.

“Santana, me lo puoi passare?” io lo guardai interrogativa. “Ehm… dai, passamelo!” insistette lui. Alla fine glielo misi in mano, mentre tornavo ad accasciarmi sulla poltrona. Brittany mi passò una mano sulla schiena delicatamente.

“Britt…” la chiamò Kurt.

“Cosa?!” gli chiese lei, con tono piatto.

“Niente, pensavo, pranziamo insieme? Ti serviva una mano coi compiti di geometria, no? Possiamo mangiare insieme e parlarne un po’”

Lei annuì, mentre serrava le labbra nervosamente.

Quinn e Rachel borbottavano tra di loro misteriosamente.

Io, nel frattempo, ero persa nei miei pensieri. Ripensando alla domanda che mi stavo ponendo la notte precedente, se avessi fatto bene a mettermi a inseguire Quinn e Brittany nel mezzo del cimitero; al momento ero piuttosto certa di no.
 
   
 
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