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Autore: CSlover    22/08/2014    2 recensioni
Lui è l'affascinante frontman di una delle band di maggior successo al mondo. Lei un'instancabile attrice in ascesa. A volte è difficile capire cos'è reale e cosa invece non lo è quando è in gioco la fama. (CaptainSwan)
AVVISO: Questa è una traduzione della Fanfiction di niniadepapa "The Lost Boys". Non ho alcun diritto sulla storia e ringrazio ancora l'autrice per aver dato il suo consenso alla traduzione e alla pubblicazione.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Cap 5 - Il Mattino Dopo

 
Uscì dalla sua auto con gli occhiali da sole e un berretto in testa, Killian era diretto al caffè di Granny. Non era in vena di cucinare qualcosa oggi e aveva persino rifiutato l'invito di Aurora di unirsi a lei e Filippo a casa loro per assaggiare qualche deliziosa leccornia - la ragazza sapeva cucinare, non poteva negarlo. Ma dopo svariati tentativi per cercare di convincerlo ad andare da loro, Aurora decise di desistere. Non ce la faceva a sembrare divertente e allegro - e avrebbe sicuramente rovinato a tutti l'umore se si fosse presentato da loro quella mattina. Ne era certo.
Le promise che si sarebbe unito a loro il giorno dopo se l'offerta sarebbe stata ancora valida - presumendo che il suo umore sarebbe migliorato. Almeno si sarebbe unito a loro anche il resto della band, dato che erano soliti riunirsi a casa di uno di loro per le cene settimanali o semplicemente per rilassarsi. Infatti,  quando Filippo riuscì a prendere il telefono ad Aurora in modo da poter parlare con il suo compagno di band, gli ricordò la loro tradizione e si sentì  mortificato ad ammettere che si era assentato da questi incontri per settimane. Rassicurò rapidamente il suo amico che sarebbe andato e non poté evitare di notare il tono con cui Filippo aveva risposto. Lo faceva sentire ancora peggio, era stato così preso dai suoi casini che aveva abbandonato i suoi ragazzi. I suoi ragazzi smarriti, lasciati soli da uno di loro. Come se non sapesse come ci si sentiva.
Era davvero uno stronzo. Doveva risolvere questo problema.
Ma prima di tutto. Cibo.
Aprendo la porta del ristorante, l'allegro tintinnio della campanella lo salutò mentre si dirigeva al suo solito posto, alla fine del bancone dove Granny di solito lo serviva e lo ammoniva per le sue maniere a tavola, anche se come aveva sottolineato in innumerevoli occasioni, erano impeccabili. Era stato cresciuto per essere un giovane gentiluomo da quando era un ragazzino, dopo tutto. E lui lo era sempre stato.
Come aveva detto alla Swan esattamente la sera prima.
Ugh. Perché, perché devi pensare a questo, Jones.
Si sfilò gli occhiali e li posò sul bancone con il cellulare e il portafogli, si pizzicò il ponte del naso, cercando di dimenticare il mal di testa imminente che sarebbe sicuramente arrivato da lì a poco. Un mal di testa con un volto e un nome proprio a quanto pare. Per essere onesti, se fosse stato per lui, gli eventi di ieri sera sarebbero stati per lo più dimenticati e avrebbe ricordato solo qualche scena casuale che coinvolgeva una fan un po’ troppo esaltata, un'attrice eccentrica e dello champagne - una buona storia da raccontare nelle lunghe notti di registrazione in studio.
Come poté notare, non tutto era andato come aveva pianificato.
Non era sicuro di quello che avrebbe dovuto aspettarsi dopo la fuga del paparazzo, che si allontanò di corsa con chissà quale articolo idiota in mente da pubblicare con le foto che aveva scattato. Di entrambi. In piedi troppo vicini per una conversazione convenzionale. Sorridendo l’un l’altra.
Stava ancora cercando di mettere insieme i pezzi per capire prima di tutto il perché le avesse sorriso, tenendo conto che le prime battute che si erano scambiati non erano state molto amichevoli.
Una battaglia in cui nessuno dei due voleva che l’altro prendesse il sopravvento.
Lei aveva qualcosa, doveva concederglielo. Aveva... delle belle spalle.
Fu bruscamente interrotto dal suo sogno a occhi aperti, quando Granny sbatté un piatto con lo speciale della casa di fronte a lui, seguito dal suono ingombrante della forchetta e del coltello, un paio di tovaglioli e un bicchiere.
"Allora. Ho sentito che ti sei divertito la notte scorsa”. Così dicendo si voltò per afferrare una saliera per metterla insieme al resto del suo pasto. Scosse la testa: conosceva tutte le sue stranezze, quando si trattava di cibo - e non aveva mai dimenticato di dirgli quanto lo trovasse strano.
"Mi coccoli troppo, Granny". Versò un po' di sale sulle sue patatine fritte e ne stava masticando una quando si rese conto di quello che gli aveva detto. Ci fu un tremito sulle labbra, volse gli occhi spalancati su di lei "Aspetta…che vuoi dire?".
Gli lanciò un sorriso divertito, anche se l'increspamento dei suoi occhi dietro gli occhiali fecero un pessimo lavoro a nascondere la sua allegria. "Andiamo, Jones. Ho passato tutta la mattina a cercare di confortare la mia povera nipote quando l’ha scoperto. La frase ha 20 anni più di te non le è ancora ben entrata nella testa".
Killian era senza parole.
Questa storia dello scoprire-cose-che-non-so-ma-a-quanto-pare-tutti-gli-altri-si, stava cominciando a farlo arrabbiare. Incredibilmente.
"Granny, hai l’impressione che io sappia di cosa tu stia blaterando?"
Lo guardò e il sorriso scomparve, notando che era serio. Si avvicinò al lato del bancone dove vi erano una piccola radio e una TV che aveva visto giorni migliori. Frugò lì intorno e tornò con una copia di una rivista. Lui gemette. Non ebbe nemmeno bisogno di guardare per indovinare quello che c’era scritto - o la foto che sarebbe apparsa in quelle pagine o se fosse stato incredibilmente sfortunato, la copertina.
Granny la lasciò davanti a lui. Sì, erano finiti in copertina. Non era il titolo principale - "Chi ci sta per una storia d'amore da favola?" all’angolo sinistro della pagina, lei era lì. Swan. Che lo guardava da sotto le ciglia, cercando di nascondere il sorriso che minacciava di tradirla.
Emma.
E lui era davanti a lei, che la guardava ipnotizzato con un sorriso evidente. Cazzo, non sapeva nemmeno come fosse possibile, ma avrebbe giurato che sembrava che le stesse fissando le labbra.
"L'articolo è a pagina 15. Sei fortunato che Alice non l’abbia strappato in mille pezzi dopo averlo letto" Granny commentò da dietro il bancone, mentre serviva una tazza di caffè ad un altro cliente.
"Alice ha letto questa merda? Per l’amor di ..." lui non finì nemmeno la frase.
Lo guardò studiandolo attentamente. "Ehi perché sei così arrabbiato, non è la prima volta che ti associano a qualche sgualdrina di Hollywood, giusto? Non è una novità per te?".
"Non è una sgualdrina".
Okay, non avrebbe dovuto essere la prima cosa da sottolineare. Priorità, Jones. Che diavolo.
Cercò di recuperare l’errore.
"Voglio dire, non è come le altre di cui in passato hanno scritto spazzatura. E’un'attrice, ed è una buona amica di un mio amico, hanno lavorato insieme in un film non molto tempo fa, lui racconta meraviglie su di lei, quindi non credo davvero che sia il tipo di ragazza che si trova facilmente nel mondo dello spettacolo, sai?".
La proprietaria alzò un sopracciglio mentre versava dei drink in un paio di bicchieri "Oh. Ho letto di lei in questo articolo. Sembra proprio una giovane ragazza di talento. Ed è anche molto carina". Gli fece l'occhiolino. Non riuscì a trattenersi dal far roteare gli occhi verso di lei. "Ma quello che sto morendo dalla voglia di scoprire in realtà è… ma davvero ti ha gettato un bicchiere di champagne in faccia?"  ridendo. "Perché se l'avesse fatto, mi piacerebbe incontrarla e stringerle la mano. Scommetto che te lo meritavi".
"Come diavolo hanno fatto a scoprire anche questo?" Strinse i denti e iniziò a cercare l'articolo. In quel momento, il suo telefono squillò accanto al suo braccio.
Gold.
Cazzo.
Killian non aveva idea di cosa dire all'uomo. Non più di due giorni fa avevano parlato di ultimatum, controllo dei danni e che non sarebbero più dovuti uscire sulla stampa pezzi umilianti con il suo nome stampato sopra. Aveva accettato con la piena responsabilità dopo tutti i problemi che aveva causato al suo gruppo e ora era accaduto questo.
Karma, davvero? Lui non credeva veramente in queste stronzate, anche se Jefferson amava inserire sull’argomento qua e là lasciandolo con l'amaro in bocca ogni volta che lo faceva. Non era stato l'uomo più esemplare per la maggior parte della sua vita, ma forse gli ultimi mesi erano stati la ciliegina sulla torta di un anno da cancellare.
"Hai intenzione di rispondere o devo dire a qualche stalker di lasciarti in pace?".
Tornò alla realtà, emise un sospiro mentre fece scorrere il dito  sullo schermo per rispondere alla chiamata "'Pronto?"
"Jones".
"L'unico e il solo."
"Dove sei?" Huh. Gold non sembrava isterico. Strano.
Cosa che probabilmente era ancora più pericolosa per lui. Almeno, quando sapeva che era furioso, era pronto ad affrontarlo. Ma se il grande capo si trovava in uno dei suoi momenti strani dove iniziava a strillare da un momento all’altro - beh, diciamo solo che non era davvero impaziente di ritrovarsi in una scena che coinvolgeva Gold in versione bipolare.
"Uhm, sto pranzando da Granny. Perché?"
"Bene, finisci di pranzare e raggiungimi,  abbiamo un appuntamento tra tre ore nel mio ufficio in centro. Non essere in ritardo.. ".
"Woah woah woah aspetta. Cosa? Non stai nemmeno menzionando l’articolo su ieri sera???" Killian era completamente sbalordito. Si aspettava che avrebbe iniziato ad urlare da un momento all’altro, ma un appuntamento urgente, all’improvviso? Era pazzo? Cosa gli stava dando da mangiare Belle?
"Oh, si certo parleremo anche di quello, vedrai, ragazzo. Vedrai."
Lo lasciò con il segnale acustico che indica la fine della chiamata. Continuava a fissare il telefono nella sua mano, annebbiato, cercando di capire cosa stesse succedendo. Quella era stata una delle mattinate più imbarazzanti della sua vita.
La cosa peggiore, sembrava che non fosse ancora finita.
Diede un altro paio di forchettate a quello che c’era nel suo piatto, perso nei suoi pensieri su ciò che avrebbe potuto significare una riunione così improvvisa e per la quale il suo manager aveva insistito per organizzare, si passò le mani sui jeans, raccolse le sue cose e si avviò. Una voce dal bancone lo fermò.
"Allora? La prossima volta porta la tua ragazza, non stavo scherzando quando ho detto che mi piacerebbe incontrarla. La storia dello champagne devo assolutamente ascoltarla."
Si voltò, rivolgendo un sorriso all’anziana donna. "Ti ho mai portato una ragazza qui? Tu sei l'unica per me."
Lo fissò con uno sguardo pensieroso "Beh sei scomparso per un periodo abbastanza lungo, suppongo fossi con qualcuno durante quel ..." l’espressione di Killian divenne cupa e buia "... ma è vero, non hai mai portato nessuna signora qui". Alzò minacciosamente un dito verso di lui. "Ma questa penso che sia diversa. Ed io ho il naso di un lupo, lascia che te lo dica, ragazzo".
Uno sbuffo fuoriuscì dalle labbra. "Vedremo, Signora Hunter. Ma credo che dovrebbe far controllare il suo naso, considerando che quella ragazza è tutto ciò che non avrei mai scelto come accompagnatrice per un appuntamento".
"Certo. Qualunque cosa che ti faccia dormire la notte, Jones". Uno sguardo di superiorità colpì il suo viso. Dio, questa donna sarebbe stata la sua morte.
Forse la seconda. A quanto pare avrebbe potuto collaborare con Swan in modo da portarlo insieme alla rovina. Oh, che gioia.
"Ciao Granny"
"Ci vediamo, Jones. Resta fuori dai guai, lo farai vero?"
Sospirò. Avrebbe tanto voluto prometterglielo.
 
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Doveva correre per arrivare in tempo alla riunione. Cavolo, doveva volare. Il traffico era un incubo ed aveva perso troppo tempo in casa quando era tornato a cambiarsi e a darsi una sistemata. A Victor piaceva scherzare su quanto fosse fissato, pensava che non ci si fosse alcun problema nell’essere organizzato. Cosa c’era di male se gli piaceva sistemare i suoi libri in ordine alfabetico?
Una volta l’aveva chiamto addirittura Monica Geller.
Non era stato molto carino. Stronzo.
Guidò come un pazzo fino a quando raggiunse l'uscita che portava al complesso di edifici in cui c’erano gli uffici della RECORDS DEAL. Corse fino all’ascensore e le porte gli si chiusero in faccia.
Karma. Ancora una volta. Ne era sicuro.
D’ora in poi avrebbe dovuto dar retta a Jefferson. Lo giurò.
Mentre aspettava che l'ascensore tornasse al primo piano, cercò di domare i suoi capelli, ancora un po’ umidi dopo la doccia e si allisciò nervosamente la camicia. Non era sicuro del perché avesse deciso di cambiarsi i vestiti ora che ci pensava,  sicuramente non stava cercando di impressionare Gold o tutti gli altri che lo avevano visto in condizioni deplorevoli innumerevoli volte. Ma il modo in cui aveva parlato dell’appuntamento ... aveva toccato qualche corda. Non era sicuro di quello che sarebbe successo. Un’intervista a sorpresa per negare le dichiarazioni e le immagini del Savoy? O tutte le altre che avevano alimentato la stampa nell'ultimo anno? Non era pronto a parlarne. Non ora nè mai.
E soprattutto non a un giornalista del cazzo.
Un forte ding annunciò che l’ascensore era pronto a salire. Entrò e schiacciò il pulsante, toccando con le dita la barra lucida che circondava la superficie della cabina e guardando il suo riflesso nello specchio posto su una delle pareti. Esaminò il suo volto, aveva dimenticato di radersi e gli occhi erano stanchi. Ancora non gli era chiaro il motivo per cui tante persone vedevano il suo carisma e il suo aspetto. Anche se amava ricevere attenzioni e scherzare sul fatto che una delle ragioni del suo successo era proprio al suo ‘patrimonio genetico', come dicevano i suoi compagni – cosa che trovava assolutamente inspiegabile, dato che anche loro non erano da meno se si parlava di bell’aspetto -  e questo pensiero lo rendeva piuttosto nervoso poiché non sapeva se il successo che aveva ottenuto fosse dovuto al suo aspetto o al suo talento come musicista.
Le porte dell'ascensore si aprirono, portandolo via dalle sue fantasticherie, in una dozzina di lunghi passi si ritrovò alla porta di Gold. Senza nemmeno preoccuparsi di bussare, aprì ed entrò, si scusò non appena mise piede nella stanza arredata con gusto.
"Scusate il ritardo, il traffico era pazzesco. Ho cercato di arrivare in tempo, ma sapete meglio di me che non è facile".
"Non ti preoccupare, non abbiamo ancora iniziato non ci siamo ancora tutti". Gold si alzò dal suo posto e si avvicinò al suo fianco, facendo cenno all’ospite. Era una donna, probabilmente sulla quarantina: abito elegante, capelli neri lucidi, tacchi alti. Aveva una piccola cicatrice sul labbro, notò. Killian era stato da sempre affascinato dalle cicatrici sin da quando era un ragazzino. Ne aveva lui stesso una sulla guancia destra, dopo tutto.
La donna gli sorrise e gli tese la mano. "Buon pomeriggio Signor Jones. Sono Regina Mills. 'E’ bello conoscerla". Killian strinse la mano, non cercò nemmeno di fare colpo su di lei con il suo fare da gentiluomo. La Signora Mills non le sembrava il tipo che potesse cedere al suo fascino. Oh bene, erano nell'ufficio di Gold, non aveva intenzione di provarci con lei. Non era nemmeno il suo tipo "Killian Jones, al vostro servizio, Signora Mills." Le si rivolse con un sorriso sincero. Non era così difficile.
Se solo il suo stomaco non fosse stato legato in mille nodi alla prospettiva di questo incontro.
Scosse la testa e sorrise di nuovo "Per favore mi chiami Regina. Credo che dovremmo essere più informali se tutto questo andrà in porto".
Beh questa era una novità. Se solo avesse saputo cosa diavolo volesse dire. Chi era questa donna?
"Ah ..."
"Regina, non ho ancora parlato a Killian della nostra idea". Gold gli fece cenno di sedersi su uno dei due divani disposti in un lato della stanza, posti intorno ad un tavolo di vetro con sopra un paio di vasi e un posacenere. Gold amava così tanto lo stile minimalista. La signora Mills - Regina, ricordò a se stesso – era seduta su quello più vicina alla porta, con le gambe accavallate e le mani posate sulle ginocchia. Gold gli diede una spintarella e andò a sedersi sull'altro divano, così piuttosto confuso, lui lo raggiunse "Ti andrebbe di fare gli onori di casa, o pensi che dovremmo aspettare?".
Al che la loro ospite guardò nervosamente l'orologio e schioccò la lingua. "Beh, non lo so,  la mia cliente non è ancora qui, quindi forse sarebbe meglio se aspettassimo ancora un po’ se va bene ad entrambi, naturalmente?". Killian immaginò che non fosse abituata a ricevere un no come risposta.
Gold agitò una mano verso di lei. "Certo, certo, nessun problema. Penso che sarebbe preferibile se entrambe le parti fossero qui per iniziare".
Killian era sconcertato, non poteva rimanere in silenzio ancora a lungo. Chi era questa donna e che cosa voleva da lui?
"Aspettate un secondo, che sta succedendo? Sono stato invitato per fare qualche affare di cui io non so assolutamente nulla e voi due iniziate a parlare per indovinelli? Qualcuno potrebbe per favore illuminarmi su questa storia? Pensavo che avessi detto che eravamo qui per discutere di questo benedetto articolo, su quanto è accaduto la notte scorsa e guarda, mi dispiace, ma non è stata colpa mia, va bene, quella stronza ha esagerato... "
"Spero che non si riferirà mai più alla mia cliente in questi termini se non vuole perdere la lingua, Mr. Jones". Fu bruscamente interrotto da Regina, che gli mandò uno sguardo così freddo, da farlo indietreggiare al suo posto.
Aspetta, cosa?
"In che senso di nuovo?" Farfugliò con difficoltà e tutti i pensieri abbandonarono il suo cervello dopo quel commento. Vide Gold aprire la bocca, pronto a tenere una conferenza su come avrebbe evitato che lui potesse rovinare i suoi programmi, quando bussarono alla porta e apparve una testa bionda.
"Scusate il ritardo, ma Regina il traffico è assolutamente folle oggi e ho dovuto prendere ..." si fermò a metà frase, fissando Killian come se fosse un'apparizione.
Swan rimase inchiodata sul posto, fissò il suo sguardo su di lui e la sua espressione si trasformò in uno sguardo omicida. "Tu".
Killian odiava ammetterlo, ma fu un po' divertito dalla sua reazione. Dopo che il paparazzo aveva scattato le foto, si erano a malapena parlati, in realtà lei aveva appena mormorato un "Per l’amor del cielo, guarda cosa hai fatto!" E fuggì su tutte le furie nella sala del banchetto, alla ricerca dei suoi amici, immaginò. Non provò a seguirla, perché avrebbe dovuto? Sapeva che non avrebbe portato a nulla di buono; in realtà, la cosa avrebbe potuto ritorcersi contro di lui e avrebbero finito per litigare nuovamente, attirando ancora più l’attenzione su di loro; così la lasciò alla ricerca dei suoi compagni e cercò di rimanere fuori dal suo campo visivo per il resto della serata. E ora eccola lì, di nuovo. Lui non riusciva a smettere di punzecchiarla. "Cosa? Nessun bicchiere di champagne da lanciarmi in faccia oggi, Swan?".
Oh signore, stava fumando. Era impagabile. "Figlio di ..." Lei scosse la testa, sconvolta, si girò verso il suo manager, immaginò "Regina, che storia è questa? Mi hai trascinato qui sapendo che avevo molte cose da fare per parlare con questo stronzo, ma che diavolo?" Gold scelse quel momento per schiarirsi la gola e intervenire. Ottima decisione. "Signorina Swan, vorrei chiederle per piacere di non iniziare a litigare in questo momento e di smettere di attribuire al mio cliente questi appellativi, se non le dispiace." Sì, giusto. Come se non gli piacesse chiamarmi in quel modo alla prima occasione. Bastardo.
"Beh, lui l’ha chiamata stronza giusto poco prima del suo arrivo..." Regina rifletté innocentemente.
Non aiutava, affatto.
Si voltò di nuovo verso di lui e gli rivolse il sorriso più falso che avesse mai visto. Che cazzo ti sorridi. Huh "Oh, ma che bello. Parli di me alle mie spalle, eh? Carino. Deve funzionare bene per affascinare le donne".
Le sorrise in risposta. "Non ti piacerebbe saperlo, cara. Anche se devo ammettere che mi sembra che tu sia stranamente troppo interessata alla mia vita sentimentale, Swan. Vuoi un po’ di tutto questo così presto?" Fece un gesto verso il suo busto, con un sopracciglio alzato e in attesa della fiamma che era sicuro sarebbe divampata in quel momento.
... Ed eccoli lì. Lei era seduta accanto a Regina su un divano, mentre lui e Gold erano seduti di fronte  sull'altro, il tavolo di vetro era l'unica cosa che li separava. Killian era stranamente contento che ci fosse, almeno la psyco-bionda non sarebbe stata in grado di arrivare a lui senza schivarlo.
"Per favore, come se avessi voglia di finire in qualche guaio. Non credo proprio, non conoscevo nemmeno la tua band di sfigati, figuriamoci se ero a conoscenza della tua reputazione da puttaniere". La ragazza disse quelle parole. Si era espressa come un marinaio. Gli piaceva.
Jones.
"Certo che lo sei. Sembri incredibilmente audace con quella gonna. Davvero molto attraente". Guardò acutamente le gambe non accavallate sul divano.
Nota per sé: aveva delle belle gambe. Oltre le spalle.
Le lattee e stupende gambe in questione si mossero così in fretta che fu sconcertante. Il rossore sulle sue guance si diffuse in un momento fino al collo. "Tu fottuto pervertito!! Avrei dovuto immaginare che avresti detto qualcosa, dopo l’incidente con il vestito trasparente" Stava per ribattere quando Gold alzò una mano.
"Basta, ragazzi."
Entrambi guardarono l'uomo con il bastone, sconvolto per ritrovarsi ad avere a che fare con dei bambini, ma li ignorò. "Ho organizzato questo incontro per discutere di un possibile accordo che potrebbe nascere in seguito a… potremmo definirlo 'l’episodio' di ieri sera, non mi interessa nemmeno che cosa è accaduto esattamente, la questione sta in quello che ha portato con sé".
Il silenzio cadde nella stanza per un minuto. Poi Swan osservò preoccupata "... Intende problemi?".
Killian le rivolse uno sguardo arrogante. "Vuoi dire una stronza antipatica?"
"Se continui giuro che ..."  Fu bloccata da Regina, che le mise una mano sulla gamba, dato che addirittura sembrava pronta a scagliarsi contro di lui.
"Emma. Ti prego. Lascia parlare Mr. Gold".
"Sì, per favore. Come dicevo, io non sono sicuro di cosa sia esattamente accaduto tra voi due la notte scorsa". Si fermò a guardare Killian per un lungo momento, come se lui avesse la colpa di qualcosa. Che diavolo? Pensava che avesse molestato la ragazza? Mentre stava per intervenire, Emma lo batté sul tempo "Aspetti, non crede che sia successo davvero qualcosa, giusto?? È ridicolo?".
"Non lo so Signorina Swan, le fotografie sono abbastanza eloquenti, se me lo sta chiedendo".
La bionda portò la testa tra le mani, la voce soffocata dietro di loro. "Non stavamo facendo nulla di male. Abbiamo litigato".
"È così che si dice in questi giorni?" Il fatto che Gold avesse domandato questo senza una traccia di umorismo nella sua voce era ancora più angosciante del fatto di essere lì a discutere il tutto con lui.
Emma arricciò il naso, ma decise di lasciar perdere e continuò a spiegare il cosiddetto famigerato 'episodio'. "Okay, prima lui ha gettato dello champagne su di me, poi io ho rovesciato lo champagne su di lui, poi ha minacciato di rovinare la mia vita se non mi fossi scusata e poi sono state scattate le fotografie".
Gold si grattò la testa, come se non riuscisse a capire il senso di quel discorso. Non poteva biasimarlo, davvero. "Questo rende il tutto ancora meno sensato di prima, ad essere onesti."
Emma sollevò le mani in alto. "Non mi interessa, è quello che è successo!"
Regina le mise una mano sulla spalla, cercando di calmarla. Sembrava piuttosto agitata, giocherellava con le mani nei suoi capelli, scompigliandoli tutti intorno la sua spalla – non lo fare, Jones, non farlo. Non le spalle di nuovo. Era combattuto tra l'essere divertito o irritato da tutto questo.
Regina sospirò e continuò con la discussione  "Ad ogni modo, noi ci siamo trovati in una posizione che non possiamo negare. Voi due avete attirato l’attenzione su entrambi".
Allora neghiamo le voci ed è fatta. Non c’è niente di male." Si strinse nelle spalle, come se non fosse un grande problema. Era stato nell'occhio del ciclone per molto tempo ed era già stato vittima di indiscrezioni come queste da parte della stampa. Non era un grosso problema.
Ad Emma sembrò che il Natale fosse arrivato in anticipo. "Esattamente! Grazie, Jones, il tuo cervello a quanto pare funziona. A volte. Congratulazioni". Le rivolse un sorriso impertinente prima che Gold facesse un cenno con la testa.
"Temo che non abbiate inteso il motivo di questo incontro". Alzò lo sguardo e lo spostò dal suo viso a quello di lei. "Quello che Regina ed io abbiamo discusso e stiamo cercando di dire è che la risposta dei media alla possibilità di un rapporto tra voi due è stata incredibilmente favorevole. Non avete idea di quante telefonate, mail e offerte stiamo ricevendo da questa mattina. - e i commenti che ci stanno riferendo - dalle visite ai nostri siti web, sui vostri profili Twitter, Dio, anche le ricerche dei vostri nomi sul web, sono ridicolmente alte. Pensateci Jones, tu sei il leader di una delle band più importanti nel settore della musica, sei andato un po’ fuori strada ultimamente ed è necessario il back up, è necessario che tu torni al posto più alto. E devi riportare la band con te. Glielo devi! E lei Miss Swan, lei è un giovane e talentuoso astro nascente del cinema. Non è ancora abituata ai loschi affari di questo mondo, mi creda - questo qui e il suo gruppo anche loro non lo erano quando hanno iniziato. Avere lui al suo fianco le darà un vantaggio iniziale ed entrambi potrete aiutarvi a vicenda nel soddisfare i vostri obiettivi professionali fintanto che sarà necessario. Ha preso parte a piccoli progetti ed ora con il progetto di Sydney sembra che lei sia sulla strada giusta. Non crede che questo potrebbe essere molto vantaggioso per lei? La fama è sempre utile, cara".
Questa volta il silenzio che si abbatté nella camera era teso, si sarebbe potuto perfettamente tagliare con un coltello.
Fu Emma a rompere l'incantesimo.
Sorprendendo tutti.
Alzò un braccio e si mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Si accorse che stava tremando "Mi faccia capire bene. Vuole che fingiamo di essere una coppia?"
Gold strinse le labbra e guardò Regina. Fu lei a risponderle con una voce morbida, come se cercasse di spiegare qualcosa di veramente complesso ad un bambino "Non esattamente. Vorremmo farvi firmare un contratto in cui accettate il fatto che state fingendo tale rapporto".
Killian saltò dal divano e marciò verso la porta, ignorando le parole di protesta di Gold sulle sue ‘cattive maniere’. Non gli importava. Lui non poteva. Fu solo quando sentì Emma parlare, che girò la testa verso di lei.
"Dove stai andando?".
Gli occhi spalancati e la bocca aperta, sembrava in preda al panico come lui.
Ma lui non voleva pensare a quello che stava provando.
"Ho bisogno di una sigaretta".
Lasciò la porta chiudersi alle sue spalle.
  
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