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Autore: ifeelconnection    22/08/2014    2 recensioni
Dal primo capitolo//
“Beh , a quanto pare le apparenze ingannano anche nel nostro caso.”
Mi fissò per un lungo istante e poi tornò a guardare il mio lavoro, o meglio il lavoro di Maya.
“È qui che ti sbagli,” replicò toccando l’erba del mistero, come a ricordarmi delle parole di Madame “io sono esattamente come mi vedi.”
//
Brianna Raynolds, campionessa di Trigonometria a livello nazionale.
Tristan Evans, campione in tutto, amore compreso.
La Dickinson High , scuola gioiello dell'intera New York City sembra troppo piccola per tutti e due.
Cosa succede quando due mondi uguali ma paralleli si scontrano?
Le rivalità imperversano tra i due, che hanno fin troppe cose in comune, e lo sanno.
Basteranno le profezie di un'aspirante maga a tenere lontana Brianna dal suo destino?
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tristan Evans
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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The B Team
(Capitolo Due)

 
The Author:
Ciao ciao ciao ciao! (Ciao!) ((Sto facendo la psicopatica dalla prima riga yeeee)) Alloooora, eccoci qua con il capitolo due *balla la salsa*. Anche se non riuscirò ad aggiornare proprio tutti tutti i giorni *piange* , proverò ad essere efficiente e a fare del mio meglio eheh :3 grazie per chi ha recensito la storia, wow vi adoro <3 Finalmente cominciamoa d inquadrare Tris *occhi a cuore* e conosciamo Lukeyy *balla la ola*. Pensate che andrà tutto bene per Brianna? Ebbene no, taradadan! Kinder sopresa. Okay sembro drogata mmh ciao ciao.
Mi trovate su twitter, sono @irweedashton, sarei felice se mi scriveste anche lì :)
A presto,
Tita x



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"Sul serio ti hanno fregato l’iPhone? Cristo Bri, stai più attenta! Te l’avevo regalato io quello!”
Mi urlò la voce di Luke, il mio ragazzo, nell’orecchio.
“Scusa Luke, altrimenti che motivo avrei di chiamarti con il telefono di  casa?”
“Che ne so, tanto sono più le volte che non mi chiami che quelle in cui posso sentire la tua voce.”
Sbuffai, ultimamente le nostre conversazioni non erano molto allegre. Da quando Luke era partito per l’università, a Boston, non ci eravamo praticamente più visti e le chiamate scarseggiavano, ognuno dei due preso dai propri impegni . Il mio tempo sembrava non bastare per l’amore, e il suo non mi aiutava.
“Per di più,” aggiunse in tono distratto “oggi ti ho mandato tantissimi messaggi, volevo sapere della gara. Se non avessi perso il cellulare adesso li avresti letti.”
“Luke ma credi davvero che io mi sia divertita a farmi prendere il cellulare , oppure che l’abbia fatto di proposito? Per la cronaca, sono arrivata seconda.”
Silenzio.
“Luke? Ma mi stai ascoltando almeno? Sei impossibile!”
“Brianna ti vuoi calmare? Sto guidando , non posso rischiare di mettere sotto qualche povero ragazzo perché tu mi scleri nell’orecchio. Hai detto seconda? Ecco perché la pioggia!”
Mi stava davvero dando sui nervi e per di più Thomas, mio fratello, mi guardava stranito, per via del tono di voce aggressivo che entrambi usavamo, che probabilmente avevano sentito anche i vicini.
“Quello che mi fa sclerare sei tu. E comunque si, seconda, che c’è di male?”
Una risata sottile
“C’è di male, che tu non arrivi mai seconda, e con il tuo orgoglio smisurato ti sarai sicuramente mangiata chi è arrivato primo. A proposito , chi è?”
“Stai dicendo che sono una presuntuosa? Grazie del sostegno Luke! Comunque, si chiama Tristan. E’ alto, biondo, occhi blu. Uno sfigato insomma.”
“Stai cercando di farmi ingelosire , Bri? Beh non ci riesci, ho anche io quelle caratteristiche. E poi una matricola dell’università fa sempre più colpo di un pivello liceale.”
In questo aveva ragione, ma potevo giocarmi la carta ‘Tristan’ nel caso avesse avuto qualcosa da ridire, di nuovo.
“Sei sempre il solito pavone, fai così anche con quelle dell’università, Hemmings? Forse sono loro la ragione per cui, nei weekend liberi non sei mai tornato qui? Sono sei mesi Luke, sei mesi che non ti vedo. E perché ? Non hai tempo, o hai di meglio da fare?”
“Vuoi proprio litigare eh, Raynolds?”
Forse ci avrei provato gusto a discutere ancora un po’ con lui, ma Luke non sapeva gestire bene le litigate, perdeva la calma facilmente e beh, non era un bello spettacolo. Non volevo rischiare di perdere la cosa più bella che mi fosse mai capitata perché ero frustrata e forse ero nel periodo pre-ciclo. Ashton probabilmente quella mattina aveva ragione.
“No, Luke. Non mentre siamo al telefono. Credo di aver già traumatizzato Tommy.”
“Beh se non vuoi farlo al telefono, perché non vieni ad aprire la porta, così puoi urlarmi in faccia?”
Mi lasciò un attimo di confusione.
“Vuoi dire che…?”
Chiuse la chiamata senza preavviso e io mi lanciai verso la porta della camera , intenta a correre di sotto. Ebbi il sospetto che mi stesse mentendo, visto che non avevo sentito rumori nel vialetto ma quando vidi la Volvo grigia sotto una cortina di pioggia mi resi conto che Luke era davvero venuto da me. Era tornato per vedermi.
Aprii la porta con uno scatto, lasciando mia sorella Jane interdetta, visto che anche lei stava andando ad aprire . Una testa bionda mi comparve davanti, accompagnata da un sorriso a trentadue denti e un mazzo di gardenie, i miei fiori preferiti. Luke porse il mazzo di fiori davanti a me, che io scansai con un gesto delicato, in modo che non si rovinassero, e gli buttai le braccia al collo, lasciandomi andare a una risata sommessa.
“Sorpresa.”
Mi soffiò tra i capelli la sua voce, finalmente non più metallica come quella che potevo sentire al telefono o su Skype. Sollevai la testa dal suo torace e lo guardai, un istante prima che lui mi attirasse a sé per un bacio che avrebbe compensato i sei mesi di mancanze e li avrebbe anche superati. Le labbra di Luke erano forti e calde, sapevano scontrarsi con le mie e poi incastrarsi perfettamente, schiudendosi delicatamente per consentirmi l’accesso a quella bocca che mi era tanto mancata. Sapeva di aria fresca, se l’aria avesse avuto un sapore.
Abbandonò il mazzo di fiori e io saltai in braccio a lui, sorretta da quelle braccia che mi avevano accolto tante volte. Il mio gesto lo sorprese un po’ e barcollò leggermente all’indietro, andando a finire sul primo scalino del  portico, che era praticamente sotto la pioggia. L’acqua sferzava su di noi , che non sembravamo curarcene troppo. In quel bacio c’era tutto, la mancanza, le scuse, le cose da raccontare.
“Vi direi di trovarvi una camera, ma di sopra c’è Tommy.”
Urlò Jane dalla porta, ma il rumore della pioggia la sovrastava, così che a noi non arrivò che un debole sussurro, che però fece ridacchiare Luke, facendo così finire il bacio.
“Direi che lo hai traumatizzato abbastanza per oggi.”
Mi disse puntando gli occhi azzurri, oggi tendenti al grigio , nei miei.
“E’ stato solo per colpa tua, e direi che sì, hai già dato abbastanza problemi a entrambi per oggi. Film?”
“Andata.”
Rispose facendomi scendere e io presi la sua mano per tirarlo di corsa dentro casa, nonostante fossimo bagnati già dalla testa ai piedi.
“Bentornato, Luke.”
Esordì Jane quando il ragazzo si chinò su di lei per abbracciarla, si volevano davvero bene. Luke mi era stato vicino quando era successo quel casino con mio padre e Jane lo aveva apprezzato molto, avevano legato fin da subito.
“Allora, resti con noi a guardare un film?”
Propose Luke a mia sorella, che si stava avvicinando all’armadio dei cappotti.
“No grazie, devo fare delle commissioni mentre mamma non c’è, posso contare che non farete niente di sconcio con nostro fratello in giro?”
“Che vuol dire ‘sconcio’?”
Chiese una voce delicata e innocente. Thomas era spuntato in cima alle scale , stringendo una macchinina in mano
Jane si mise una mano sul volto e scosse la testa, girandosi verso il bambino
“Niente Tommy, significa ‘cose da non fare’.”
Scandì bene le ultime due parole guardandomi negli occhi, come se non mi conoscesse e non sapesse che ero fin troppo santa. Tra le mura di casa almeno.
“Tipo la guerra?”
La sua innocenza era così pura,  sorridemmo tutti.
“Si Tommy, tipo la guerra.”
Rispose Luke con un tono estremamente pacato, come a volersi riposare un attimo.
“Luke!”
Esclamò mio fratello quando si accorse della presenza del mio ragazzo, che per lui era stato diverse volte un compagno di giochi. Cominciò a scendere le scale e poi venne verso di noi, lanciandosi in un abbraccio fraterno a Luke, che lo strinse sorridendo.
“Sei diventato davvero alto! Un giorno sarai più alto di me”
“Dici davvero? Ma tu sei altissimo!”
Disse con stupore il bambino.
“E’ tua sorella che è bassa.”
Rispose il ragazzo. Sbuffai risentita e incrociai le braccia al petto, così che Luke mi abbracciò, per farsi perdonare.
“Io vado, tienili d’occhio tu Thomas!”
Si intromise Jane, un attimo prima di chiudere la porta alle sue spalle e uscire sotto la pioggia battente.
“Noi guardiamo un film, vuoi restare con noi?”
Chiesi , chinandomi ad accarezzare la testa bruna di mio fratello.
“Non posso, devo fare la pista per le macchine e non riesco a fare il giro della morte! Se non lo completo mi prenderanno in giro.”
Concluse in tono basso, come fanno i bambini quando si sentono offesi.
“Beh magari se a Bri  non dispiace,” disse Luke “Potrei venire ad aiutarti io con la pista, così faremo anche il doppio giro della morte.”
Pensai di replicare dicendo che Luke era appena tornato e che magari avrebbero potuto farlo dopo, nonostante trovassi carino il fatto che il mio ragazzo volesse aiutare un bambino, ma prima che potessi farlo Thomas rispose
“Certo che non le dispiace!” si avvicinò e prese Luke per un braccio, facendolo camminare con lui sulle scale “Quando due persone sono innamorate sono sempre insieme, no?”
“Già,” conclusi una volta che furono spariti dalla mia visuale “abbiamo tempo.”
Pochi minuti dopo, mentre ero seduta sul divano a cercare qualcosa di interessante da guardare, squillò il telefono. Probabilmente era mia madre che mi avvisava di cucinare, visto che era già ora di cena, o forse Sarah che mi avrebbe rimbeccato che per colpa mia la pioggia aveva impedito la sua uscita al parco con Ashton, prevista appunto per oggi.
“Pronto?”
“Sei Brianna?”
La voce era chiaramente maschile, anche se il segnale doveva essere pessimo, visto che si sentiva crepitare dappertutto.
“Sono io, con chi parlo?”
“Sono Tristan. Tristan Evans, quello nuovo.”
Rimasi interdetta. Come aveva avuto il mio numero e soprattutto, cosa voleva da me a quell’ora?
“Lo so chi sei, come hai avuto il mio numero?”
“Credo di avere qualcosa che ti appartiene, un cellulare.”
Cominciava a stupirmi sempre più, che fosse il figlio della donna che lo aveva rubato? La mia mente vagava facendo pensieri strani in questo tipo di situazioni.
“Come hai fatto ad averlo?”
“Beh è stato un caso,” rispose in tono innocente “c’era questa donna in metro, con questo in mano. Le è caduto e io, anche se tu forse ti sarai fatta un’idea sbagliata, sono gentile, quindi gliel’ho raccolto. La foto sul blocco schermo era chiaramente tua e di un ragazzo, ma lei non sapeva i nomi e mi sembrava decisamente strano che una.. come lei, avesse un iPhone. Diciamo che nel caso non fosse stato tuo, avrei avuto un nuovo cellulare, anche se la cover rosa non mi si addice.”
Ed ecco che tornò il cinismo che mi aveva dimostrato di possedere . Era sicuramente il mio cellulare, un colpo assurdo di fortuna.
“D’accordo, puoi riportarmelo domani a scuola, grazie per avermelo detto.”
“Domani non vengo a scuola, e sabato partono le vacanze di metà semestre, torno in Pennsylvania. In più c’è la tua amica , Maya, che mi sembra impaziente di dirti qualcosa. Ah si, parla anche di me.”
“Non ti hanno insegnato che non è carino farsi i fatti degli altri?”
Replicai stizzita, quel ragazzo cominciava ad infastidirmi.
“Questo ti insegna a mettere un codice, Bri.”
Il suo sarcasmo pungente mi dava davvero sui nervi.
“Va bene, dove vuoi che ci vediamo?”
“Tra mezz’ora al Columbus Circle, sono da quelle parti. Ah, una cosa, non fare ritardo.”
Chiuse la chiamata senza salutare, lasciandomi sul punto di rispondere.
“Puoi star certo di no.”
 
  
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