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Autore: Clary F    22/08/2014    16 recensioni
Clary si trova a dover affrontare un piccolo (enorme) problema. Con uno stick tra le mani e una propensione per gli attacchi di panico, probabilmente riuscirà a incasinare la sua (già abbastanza incasinata) vita.
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Jace Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Fairytale'
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EPILOGUE
 
 
Io e Jace stiamo cavalcando lungo la valle che attraversa il pendio di Alicante. Il sole è alto nel cielo azzurro ed è una giornata perfetta da passare all'aria aperta, anche se è ben lungi dall'essere una giornata felice. Circa un'ora fa, abbiamo salutato Isabelle e Alec, davanti all'ingresso della Guardia. Quando li abbiamo lasciati, mancavano pochi minuti alla partenza verso l'Istituto di Londra. Rimarranno lì per pochi mesi, ma separarmi da loro, soprattutto in questo momento, è stato davvero difficile. Per fortuna ho Jace, Simon e lei. Sono tre ore che non la vedo e già mi manca terribilmente. Mi chiedo cosa stia facendo … beh, probabilmente la mamma e Luke non le staranno dando tregua. Quando le parlano, o semplicemente la guardano, non possono fare a meno di assumere quell'aria da ebeti e iniziano a bofonchiare frasi senza senso, come due lobotomizzati. Non mi sento di biasimarli completamente, in fondo è davvero bellissima. Appena nata aveva gli occhi di un azzurro intenso, simile a quelli di Luke, ma adesso stanno assumendo una lieve sfumatura dorata … proprio come Jace. Anche i capelli sono biondi come i suoi, ma chi può dirlo se rimarranno così per sempre?
 
«Jace!» Gli urlo nell'orecchio per contrastare il fischio del vento, stringendomi alla sua vita. «Quanto manca? Il mio sedere sta iniziando ad addormentarsi.» Mi lamento, irritata.
 
Vi ho già detto che odio i cavalli (e cavalcare)?
 
«Ancora poco.» Risponde lui. Non riesco a vedergli il viso, ma sento che sta sorridendo. Poso la guancia sul suo dorso, ripensando al giorno di nove settimane fa, quando la mia vita è completamente cambiata.
 
«Ecco qui.» Catarina mi porge la bimba tra le braccia, avvolta in una copertina stretta, come un bozzolo. Sono felice che l'abbia ripulita per bene, per un attimo ho creduto di aver partorito un alieno.
 
«Ciao, piccolina.» Sussurro, stringendola piano al petto. Lei mi guarda, roteando gli enormi occhi e schioccando le labbra. Sembra così fragile e innocente.
 
Alzo gli occhi e incontro quelli lucidi e colmi di lacrime di mia madre. Anche Luke ha l'aria commossa, mentre tenta di trascinare via la mamma dalla stanza, per dare a me e a Jace un po’ di privacy.
 
Jace osserva la piccola con gli occhi spalancati e la bocca socchiusa. «È davvero … minuscola.» Sussurra, senza staccare lo sguardo da lei.
 
«Vuoi tenerla?» Gli chiedo con un sorriso e lui mi rivolge un'espressione spaventata.
 
«Non so come si fa.» Risponde.
 
«Questo perché non sei venuto nemmeno una volta al corso pre-parto organizzato da Tessa.» Dico ironica.
 
Lui alza un sopracciglio, lanciandomi un'occhiataccia, che però risulta piuttosto sdolcinata. «Avrei finito con l'impalare qualcuno, scambiandolo per un demone.» Ride piano, tornando a guardare la piccola.
 
«Avanti,» dico, tendendo le braccia con la bambina verso di lui. «Basta che fai attenzione alla testa. Dicono che sia fragile, quando sono appena nati.»
 
Jace raccoglie goffamente il fagotto tra le braccia, adagiandosela in grembo e contro il petto. «Ehi,» sussurra, terrorizzato, mentre lei allunga un braccino e gli afferra l'indice con le sue minuscole dita. «È forte. Si vede che ha preso da me.» Sussurra, scherzoso.
 
Io li osservo entrambi. È così strano vedere Jace tenere in braccio nostra figlia. Sembra così emozionato e giovane, ancora più di quello che realmente è.
 
«Sei fortunata. Hai il più bel papà del mondo.» Le sussurra ancora, adesso completamente a suo agio con lei. Io roteo gli occhi al cielo, anche se penso che Jace sia davvero il più bel papà del mondo. «Credo che dovremmo darle un nome …» Aggiunge, interdetto.
 
Devo dire che il pensiero mi aveva sfiorato la mente. Ma sì sa che le mie idee sono sempre pessime. «Che ne dici di Buffy?»
 
Jace mi guarda orripilato.
 
«Ehi, stavo scherzando!» Mi giustifico, soffocando un sorriso.
 
«In realtà io avrei un'idea … ma se non ti piace … insomma, è solo un'idea.» Dice lui, un po’ a disagio.
 
«Spara. Qualunque essa sia, sarà sempre meglio dei nomi suggeriti da Magnus.»
 
Prende un respiro profondo, prima di dire: «Che ne dici di Céline?» Continua poi, tutto d'un fiato. «Come mia madre. La mia vera madre, intendo.» Non mi sta guardando. Evita il mio sguardo e io posso vedere tutta la sua vulnerabilità, in questo momento.
 
«Credo sia perfetto.» Rispondo, semplicemente.
 
Lui alza lo sguardo, incrociando il mio. «Davvero?» Sembra sorpreso, forse si aspettava che lo contraddicessi. Ma trovo che il nome sia perfetto, davvero.
 
Annuisco e lui mi porge di nuovo la piccola Céline. È così calma e tranquilla, ci osserva con curiosità e io inizio a pensare che forse essere madre sarà un'esperienza fantastica. In quell'istante la porta della stanza si apre, riversando all'interno quattro persone agitate: Magnus, Alec, Izzy e Simon.
 
«Okay, vi abbiamo dato fin troppo tempo a disposizione.» Esclama Izzy, avvicinandosi al mio letto e sporgendosi per guardare Céline, con gli occhi neri colmi di affetto. «Un femmina. Oh, è così bella …»
 
«Certo che lo è, il DNA non mente.» Ribatte Jace.
 
«Speriamo che la piccola erediti la tua modestia.» Dice Simon, ironico, sporgendosi accanto a Izzy e solleticando la piccola con un dito. Lei sembra apprezzare, perché schiocca le labbra e osserva Simon curiosamente, con i grandi occhi azzurri.
 
«Gli piaci,» asserisco.
 
«Ovvio, sono il suo zio preferito.»
 
Izzy lo fulmina con lo sguardo. «Io sono la sua zia preferita.»
 
«Ragazzi, non diciamo sciocchezze! Sono io.» Si intromette Magnus, spostando con una mossa d'anca sia Izzy che Simon. «Posso tenerla?» Mi chiede con gli occhi da gatto scintillanti. Io annuisco e le passo la piccola tra le braccia.
 
«Ciao, sono lo zio Magnus. Ma puoi chiamarmi Lady Marmelade.» Le dice lo stregone, con una vocina infantile che mi fa rabbrividire.
 
Santissimo Raziel, perché ho dato mia figlia in braccio ad un pazzo?
 
«Alec, guarda.» Aggiunge lo stregone, cullando la bambina fra le braccia.
 
Alec, rimasto in silenzio fino a quel momento, si avvicina alla piccola. Forse è quello che ha più difficoltà ad esprimere i suoi sentimenti, ma nei suoi occhi azzurri vedo un'infinità di affetto per lei, per la figlia del suo parabatai. «Come si chiama?» Chiede, rivolgendosi a me e a Jace.
 
«Céline.» Risponde Jace.
 
Vedo un lampo di comprensione attraversare gli occhi di Alec. Lui ha sicuramente capito che significato ha quel nome per Jace. «Céline,» sussurra, rivolgendosi alla bambina. «Sarò io il tuo zio preferito.»
 
Sorrido, mentre gli altri sbottano protestando stizziti. Poverina, la piccola dovrà crescere circondata da una marea di idioti. Dopo circa una mezz'ora i ragazzi escono dalla stanza, anche Jace, dicendo che vuole andare a cercare Tessa per mostrarle Céline. Dopotutto è tipo la sua bis-bis-bis-bis-bis nonna. Rimane solo Simon, in piedi accanto a me.
 
«Sembra assurdo, vero?» Inizia il mio migliore amico, sedendosi sul bordo del letto. «Come la nostra vita sia cambiata del tutto, negli ultimi due anni.»
 
«Piuttosto surreale.» Approvo, annuendo vigorosamente.
 
«L'Accademia è ufficialmente riaperta.» Continua lui e io aggrotto la fronte, non capendo dove vuole andare a parare. «Il Console mi ha chiesto se voglio frequentare, in modo da essere preparato per la mia futura Ascensione come Shadowhunter. Le ho risposto che dovevo pensarci.»
 
«Simon tu devi frequentare! L'Ascensione è una cosa seria!» Lo rimprovero, agitandomi sotto le lenzuola.
 
«Lo so, ma ti ho promesso che io per te ci sarei sempre stato e -»
 
«Clary?»
 
La voce di Jace mi giunge all'orecchio e il mio ricordo si interrompe.
 
Diavolo. Non mi ero nemmeno accorta che ci fossimo fermati. «Siamo arrivati.»
 
Jace mi aiuta a scendere da cavallo e finalmente sento di nuovo la terra ferma sotto i piedi. Mi guardo intorno e tra la fitta vegetazione di alberi e cespugli, intravedo la facciata di una casa, quasi interamente coperta dall'edera rampicante. Una grande fontana precede l'ingresso. «Siamo alla tenuta degli Herondale.» Sussurro, riconoscendo subito il luogo.
 
Il cuore inizia a battermi all'impazzata nel petto. Mi volto verso Jace e lui mi sorride, un po’ impacciato. È strano vederlo in questo stato, è sempre così padrone delle situazioni, eppure ora sembra un normale adolescente alle prese con l'imbarazzo della vita. «Quando eri in travaglio, sai … ci ho messo così tanto ad arrivare alla Basiliade perché ero con il Console, a firmare carte e altri documenti.»
 
Lo guardo confusa. Non capisco cosa stia cercando di dirmi.
 
«Sai che ho rivendicato il cognome degli Herondale. E con quello tutti i beni che ne derivano. Come questa tenuta, per esempio.» Continua, indicando con un cenno del braccio la casa a pochi metri da noi.
 
Sento il cuore che sta per scoppiarmi.
 
«Se tu vuoi, pensavo, potremmo trasferirci qui, ad Alicante e crescere Céline nella tenuta. Lontano dai pericoli, dai demoni e da tutto …» Vedendo la mia faccia scioccata si affretta ad aggiungere. «Solo se tu vuoi, ovviamente. Ne ho parlato con Luke e tua madre e loro sarebbero disposti a trasferirsi ad Alicante, per aiutarci con la piccola e -» si interrompe, guardandomi preoccupato. «Clary ti senti bene? Sembra che tu stia per vomitare.»
 
«Va' avanti.» Dico, in un sussurro.
 
«Beh,» continua lui, incerto. «Luke e tua madre sono d'accordo, se è questo che anche tu vuoi. E pure il fastidioso mondano lo è.»
 
«Cosa?» Chiedo, senza fiato.
 
«Sì, il mondano. Potrebbe stare da noi, visto che dovrà frequentare l'Accademia. Ne abbiamo parlato e sembrava entusiasta.» Conclude Jace, in tono fintamente infastidito.
 
Non posso credere che l'abbia fatto. Non posso credere che lui abbia fatto tutto questo per me. Che abbia addirittura chiesto a Simon di restare con noi …
 
«Sì.»
 
«Sì, cosa?» Chiede lui, confuso.
 
«Sì a tutto quello che mi hai chiesto.» Rispondo avvicinandomi a lui e stringendomi al suo petto. Sento le sue mani tra i miei capelli e le sue dita gentili che mi alzano il mento verso l'alto, in modo che io lo guardi dritto negli occhi. Posa le labbra sulle mie e io chiudo le palpebre, abbandonandomi a quella strana sensazione di totale felicità.
 
«Ti amo, Jace Herondale.» Sussurro, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo.
   
 
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