Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    22/08/2014    2 recensioni
I desideri del cuore sono quelli che maggiormente influiscono sulle nostre decisioni, spesso portandoci in direzione completamente opposta proprio per non veder sparire quel sogno.
Seguite Maya e Masumi in questo 'finale' immaginario del manga ancora incompiuto!
Ultima REVISIONE Luglio 2016.
Una nuova Dea Scarlatta sarebbe sorta dalle ceneri di quella di Chigusa Tsukikage come una fenice, che avrebbe ereditato i diritti di quell'opera meravigliosa e imparato da lei tutte quelle nozioni per portarla in scena nella prima del due gennaio.
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Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12



Quelle due giornate erano state in assoluto le migliori della sua vita. Avevano trascorso tutto il pomeriggio sulla spiaggia, parlando e amandosi. Sarebbero tornati a Tokyo, alle loro vite e impegni, e ogni cosa sarebbe tornata come prima. Almeno all’apparenza, perché niente sarebbe stato mai più come prima.

Tutto quello che si erano detti parlava di futuro, progetti che li vedevano coinvolti nella vita privata e con il teatro. Sarebbe occorso probabilmente del tempo per rendere tutto ufficiale, ma non gli importava, poteva aspettare. Ciò che aveva cambiato tutto era stata l’alba sull’Astoria, quelle battute di Akoya, la sua voce, i suoi sentimenti magistralmente espressi che l’avevano fatto capitolare.

E io che non volevo crederle… o forse non volevo credere a me stesso…

Il telefono squillò e lo costrinse e distogliere l’attenzione da lei che stava sfogliando con sguardo rapito vecchie sceneggiature che aveva tenuto. Quando vide il nome sul display aggrottò la fronte. Si alzò e andò sul terrazzo, non voleva allarmare Maya se non era necessario.

- Buongiorno padre - rispose con voce atona fissando il mare.

- Masumi, dove sei? - gli chiese perentorio Eisuke, ma Masumi glissò.

- Mi hai preceduto, ti avrei chiamato questa sera -

- È già sera, Masumi. Sei con Kitajima? - era infastidito e la sua voce dura. Masumi evitò di rispondere reprimendo l’irritazione.

- Non è importante, comunque. Ti ho chiamato per aggiornarti - Eisuke fece una pausa e Masumi avvertì un brivido gelato - Ho concluso un nuovo accordo con Takamiya, il matrimonio è annullato - concluse Eisuke.

Masumi scostò il telefono dall’orecchio e guardò il display con occhi spalancati. Non era mai stato uomo di molte parole, suo padre.

Shiori deve aver parlato con suo nonno…

- Annullato? - ripeté meccanicamente senza averlo ancora realmente registrato. Eisuke sorvolò sulla ripetizione.

- Masumi, domani mattina in ufficio ti mostrerò ciò che dovrai fare - così dicendo dava per scontato che lui non avrebbe rinunciato alla parentela, ma non era sicuro di voler ritornare sui suoi passi.

- D’accordo, a domani - per il momento era meglio capire cosa avesse escogitato suo padre, i documenti erano tutti pronti, a presentarli era sempre in tempo.

Chiusero la chiamata e Masumi si voltò per fissare Maya. Lei sollevò lo sguardo e gli sorrise. Masumi fece dei rapidi passi avanti, la tirò a sé e l’abbracciò con forza. I fogli delle sceneggiature volarono tutt’intorno a loro.

- Che succede? - gli chiese Maya allarmata.

- Niente… - sussurrò lui - Sono felice e l’unico modo per esprimerlo è tenerti stretta a me! - e strinse ancora l’abbraccio. Maya lo cinse e lo lasciò fare, con il cuore che batteva all’impazzata.

- Era mio padre, il matrimonio è annullato - sussurrò prendendole il volto con le mani e guardandola negli occhi.

La signorina Shiori deve aver parlato con suo nonno!

Lo sguardo di Maya divenne consapevole di tutto ciò che comportava. Masumi si chinò e la baciò perdendosi in quell’inebriante sentimento pieno di calore.



Il sole era già tramontato da un pezzo mentre l’auto guidata da Hijiri sfrecciava verso Tokyo. Aleggiava un silenzio teso e Maya si sentiva stranamente in imbarazzo.

Dopo tutto quello che è successo… come posso sentirmi ancora in soggezione? Sono proprio goffa e inadatta alle situazioni… Domani mattina chiederò al signor Kuronuma di farmi provare la scena finale, in cui Isshin abbatte l’albero! Quella sensazione! La riprodurrò! E il mio amore per Isshin, grazie a lui sarà perfetto!

Sollevò lo sguardo e scoprì che la stava osservando dolcemente. Arrossì e distolse lo sguardo.

- Pensavi alla Dea Scarlatta, vero? - le chiese sorridendo. Lei annuì con lo sguardo fisso sulle mani chiuse.

- Ho afferrato l’ultimo tassello che mi mancava! - si voltò raggiante e Masumi si stupì ancora una volta di quanta energia nascondesse quando si trattava di teatro.

- Non ho mai dubitato che tu ce l’avresti fatta - sussurrò completamente rapito. Maya arrossì di nuovo poi distolse lo sguardo.

- Vuoi che ti ceda i diritti della Dea Scarlatta se dovessi vincere il confronto? - gli chiese dopo qualche minuto di silenzio e rimase pietrificata dal suo sguardo vacuo.

Era una domanda che non avresti dovuto farmi, è come se ti affidassi completamente a me, ma io…

- No, Maya, non voglio. Se li avrai, saranno tuoi e di nessun altro e mi adopererò perché questo non sia mai per te un problema - Maya lo fissò, aveva parlato come Masumi Hayami della Daito Art Production, con tono professionale.

- Ma… perché hai cambiato idea? - gli chiese sperando che fosse un primo passo verso suo padre. Lui fissò lo sguardo davanti a sé, che era rimasto freddo e distante.

- Volevo ottenerli per me, per vendicare la morte di mia madre e far soffrire mio padre, ma quando tu avrai quell’eredità, sarà una vendetta ancora più sublime, perché io gli impedirò di prenderteli. Ti proteggerò, Maya e proteggerò quell’opera meravigliosa - gli confidò voltandosi e il suo sguardo la terrorizzò. Non stava affatto andando verso suo padre, aveva solo trovato un modo per ferirlo ancor di più.

- Masumi… - mormorò incapace di aggiungere altro.

- Non dovrai mai preoccuparti, Maya, pensa solo a recitare… - le disse con un’espressione piena di calore, completamente diversa da quella di pochi istanti prima.

- E tu? - gli chiese spaventata dal fatto che pensasse a lei e per niente a se stesso.

- Io? - la guardò divertito.

- Sì, tu. Cosa vuoi davvero? Hai abbandonato la Dea Scarlatta, sembri non voler perdonare tuo padre, lascerai anche il suo cognome? - gli chiese con una durezza che Masumi non le aveva mai visto nello sguardo e si sorprese di nuovo della sua abilità di mostrare apertamente i propri sentimenti.

Dici sempre quello che pensi e non hai mai paura di affrontarmi…

- Quello che io voglio non ha importanza. Il mondo dello spettacolo è duro, Maya, pieno di approfittatori e inetti, si basa spesso su minacce e ricatti, tradimenti o alleanze sconvenienti, lo hai provato sulla tua stessa pelle e più diventerai famosa, più diventerà arduo districarsi in quel mare di rovi. Ma ci sarò io e di questo non dovrai mai dubitare - le disse seriamente con sguardo penetrante, ma Maya non accolse bene quella risposta e perfino Hijiri sollevò lo sguardo nello specchietto.

- Quindi, signor Hayami, vuole davvero rinunciare al suo nome e al suo rango pur di proteggere me? - lo affrontò con mani strette in grembo.

Maya… per quale motivo riesci sempre a farmi venire dei dubbi sul mio agire anche quando sono sicuro di fare la cosa giusta?

- Sono cose senza importanza… - insisté lui sorvolando sulla sua rabbia velata.

- Lei sa come va a finire la Dea Scarlatta, vero? - continuò con quel tono formale e piccato, con cui si era rivolta a lui negli ultimi sette anni - Vuole costringermi a sacrificarmi per amor suo? - assottigliò gli occhi cercando di essere minacciosa, ma Masumi vide lacrime sottili che li inumidivano e un nodo doloroso gli serrò lo stomaco.

Per amor mio??? Maya…

- Maya… smettila di essere così distante… almeno finché non… - ma lei lo interruppe, cercando di mantenere un tono diretto, senza cedere all’angoscia che la pervadeva e che avrebbe voluto disperatamente nascondergli.

- Lo farò quando anche lei la smetterà di indossare l’odiosa maschera dell’affarista senza scrupoli Masumi Hayami! - rincarò lei sibilando e sporgendosi verso di lui - La Dea Scarlatta è un’opera teatrale, profonda e misteriosa, che mostra davvero alcune delle parti più sensibili di un essere umano, ma è finzione! Non desidero un suo duplicato nella realtà, soprattutto se… - il tono rabbioso scemò lentamente mentre parlava, finché fu incapace di sostenere il suo sguardo e lo distolse.

Masumi l’afferrò per le spalle e l’attirò a sé.

- Soprattutto se riguarda te… - riuscì a finire lei appoggiandosi a lui.

- Maya… - la chiamò con voce affranta, consapevole dell’angoscia che la pervadeva. La mattina seguente ogni cosa sarebbe tornata com’era prima di quei due giorni, sarebbero stati Hayami il produttore e Kitajima attrice esordiente. Lei non voleva una prigione, non voleva essere costretta a rinunciare, preferiva lottare per loro due che sacrificarsi passivamente.

Mia dolce Maya, hai più coraggio di me, l’ho sempre saputo! Perché mi spingi a perdonare mio padre? Perché non vuoi che rinunci al suo nome che mi ha portato solo dolore?

- Ascolta, Maya - le sussurrò lentamente - Ti chiedo di fidarti di me e di non esitare ad affrontarmi se qualcosa ti turba, come hai sempre fatto in questi anni -

Maya sollevò lo sguardo con occhi luccicanti e incontrò i suoi azzurri come il mare. Avevano il potere di tranquillizzarla all’istante quando erano così dolci o di terrorizzarla quando divenivano freddi e vuoti.

- Va bene - annuì perduta in quelle profondità blu. Masumi la strinse ancora cullandola e lei si addormentò stremata dalla tensione e dai pensieri.



Quando la svegliò aveva il cuore pesante. Lui sarebbe stato assorbito dal lavoro e lei dal teatro. Lo spettacolo dimostrativo era vicino e c’era ancora tanto da fare. Maya si stirò come un gatto finché si ricordò dov’era. Scattò sul sedile e arrossì di vergogna.

- Maya, sei sempre la solita… - rise Masumi portandosi una mano fra i capelli.

Maya affondò nel sedile e guardando fuori dal finestrino oscurato vide l’ingresso della sua casa. Si rabbuiò all’istante, ma quando si voltò verso di lui sorrideva felice.

- Non dimenticherò mai - gli sussurrò e gli occhi si fecero lucidi anche se sorridenti -  E ho un favore da chiederti - aveva le guance rosse.

Masumi la fissò teso, non voleva lasciarla andare, avrebbe voluto restare con lei, c’erano così tante cose che avrebbe voluto dirle ancora!

- Vorrei che tu mi mandassi ancora le rose scarlatte - abbassò lo sguardo - Saprò che sono tue, della parte della tua anima che il mondo non vede -

Masumi la osservò divertito, poi annuì comprensivo. Aveva un braccio disteso sullo schienale dei sedili, ma neanche per un attimo Maya si lasciò ingannare, era teso, come lei. Cedette a quell’ultimo desiderio del cuore e gli posò le labbra sulle sue, scostandosi subito e arrossendo. Masumi la fissò sorpreso sorridendo mentre lei usciva dalla macchina. La guardò di schiena, un’angoscia profonda lo assalì, bruciante e velenosa.

Hijiri si voltò a guardarlo per un attimo corrugando la fronte.

- Cosa c’è? - borbottò a disagio sotto quello sguardo accusatore. Karato tornò a guardare avanti e accese la macchina. Masumi spostò lo sguardo su Maya che stava aprendo la porta con il cuore che gli sobbalzava in petto. Scese di scatto e la raggiunse abbracciandola da dietro.

- Maya, aspetta… - sussurrò in un sibilo teso. Lei si appoggiò al suo petto lasciando cadere la borsa. Piangeva.

- Aspetta... per favore… per favore… - mormorò insistente con il respiro accelerato. La fece voltare e la baciò stringendola e soffocando quelle lacrime che gli straziavano il cuore. Maya si aggrappò a lui, disperata, il muro si sarebbe rialzato di nuovo allontanandola da lui.

- Voglio che tu ti concentri sulla Dea Scarlatta, Maya, voglio vederti recitare e brillare sul palcoscenico, voglio che tu pensi che ci saranno altri momenti come questo e dovrai solo avere pazienza e non dovrai mai, mai dubitare di ciò che sento per te - le parlò rapido sussurrandole in un orecchio mentre la teneva stretta, incapace di lasciarla andare.

Lei annuì, ma non disse niente. Si scostò per guardarla negli occhi, le asciugò le lacrime con le dita e posò le labbra sul suo naso in un gesto affettuoso che, nonostante la semplicità, la mandò letteralmente in estasi.

- Buonanotte - Masumi si voltò, scese le scale e salì in macchina.

Non sono neanche riuscita a spiccicare parola tanto mi sento annientata! Cos’è questo vuoto immenso? Perché sento questo dolore profondo in petto? Perché questa separazione mi sembra definitiva quando so perfettamente che lo rivedrò ancora, al Kid Studio o alla Daito?

Salì le scale sconvolta da quei sentimenti laceranti, aprì la porta di casa e quando Rei la vide allargò le braccia e lei ci si tuffò piangendo.



L’inizio della settimana trascorse veloce, Maya e tutto il cast erano completamente immersi nelle prove e Kuronuma non risparmiava nessuno. Usava il copione arrotolato come una clava e non c’era attore che non l’avesse sentito sulla propria pelle.

Quando Maya gli chiese di provare la scena finale fra Akoya e Isshin il regista la scrutò in silenzio per qualche secondo, poi fece rapidamente allestire la sala in modo che i due attori potessero provare.

Quel momento era l’apice di tutta l’opera e racchiudeva in sé l’amore eterno e passionale delle due anime riunite e l’accettazione del sacrificio pur di salvare l’altro. Quando aveva recitato Ardis, l’anziana attrice che, ora lo sapeva, Masumi le aveva fatto incontrare, le aveva spiegato che avrebbe dovuto ricreare la sensazione dell’essere una bella principessa. Se l’avesse creduto con tutto il cuore, chi l’avrebbe guardata, truccata e abbigliata da principessa, avrebbe creduto che lo fosse. E così lei fece in quella scena. Simulò l’immobilità del susino unita alla sensazione provata quando Shiori voleva colpire Masumi e lei era stata disposta a morire per lui. Ma Isshin doveva abbattere il susino, la metà della sua anima, così da scolpire quella statua che avrebbe riportato la pace nel regno, consapevole ormai che il loro amore sarebbe andato oltre la morte. Yu abbassò l’ascia e abbatté il susino millenario, il suo corpo e l’espressione del suo viso espressero appieno tutta l’angoscia e l’accettazione che gli avevano permesso di farlo.

Tutti rimasero in un muto silenzio, finché Maya e Yu non si voltarono verso di loro. Allora applaudirono all’unisono, Kuronuma sembrava perfino commosso!

Sento bruciare ogni fibra del mio corpo, Akoya scorre ancora nelle mie vene come lava ardente e posso sentire il contatto con tutti gli elementi!

- Bene! Rifacciamola, ma vorrei che adesso vi metteste così… - Kuronuma emozionato si avvicinò e iniziò a spiegare cosa voleva esattamente sotto gli sguardi attoniti dei due attori.

Alla fine di quel mercoledì Maya era così stanca che le si chiudevano gli occhi. Fra tre giorni ci sarebbe stato lo spettacolo dimostrativo…

Uscì dal suo camerino e percorse il corridoio. Era quasi arrivata all’atrio quando udì alcune voci parlottare. Si fermò sull’angolo e ascoltò, perché era sicura di aver udito il nome Hayami nella conversazione fra i due. Tenevano la voce bassa così si accostò al muro per sentire meglio.

- Guarda, sono sicuro che Hayami ha escogitato qualcosa! Ho sentito un collega in redazione che ne parlava! - disse il primo uomo.

- Ma com’è possibile! È tutto in mano all’Associazione Nazionale! - replicò stupito il secondo.

- Deve aver pilotato in qualche modo le fila della situazione perché il mio collega diceva che alla fine la Dea Scarlatta sarà in un teatro Daito! - spiegò ancora il primo uomo e Maya ebbe un sussulto.

- Un teatro Daito! Eppure ero convinto che la signora Tsukikage si fosse rivolta all’Associazione Nazionale proprio per evitare interventi privati dall’esterno… - rifletté il secondo.

- Hayami è potente, potrebbe aver corrotto qualcuno dell’associazione -

- Questo potrebbe essere… sono convinto anche io che sarebbe disposto a qualsiasi cosa pur di impossessarsi dei diritti della Dea Scarlatta! -

Maya sussultò e decise che ne aveva avuto fin troppo di ascoltare quei due giornalisti. Per raggiungere l’uscita doveva passargli vicino, così pensò di imitare Ayumi, per apparire sicura e nascondere il suo turbamento interiore.

- Guarda, è Maya Kitajima! - esclamò il primo interrompendosi. La raggiunsero mentre lei camminava sicura, lo sguardo avanti.

- Signorina Kitajima, permette una domanda? - le domandò mellifluo il primo giornalista. Maya si voltò lentamente, lo sguardo freddo e distante, i movimenti dosati. Il giornalista si bloccò all’istante.

- No - rispose gentilmente lei, ma con un tono che non dava adito ad un possibile seguito. Il giornalista deglutì meravigliato e fece un passo indietro.

Quando uscì espirò tutto il fiato e tremò portandosi una mano alla bocca. Guardò l’orologio aggrottando la fronte.

So che ti troverei in ufficio, ma ora sono troppo agitata e stanca per poterti fronteggiare…


   
 
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