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Autore: MissDragon    18/09/2008    3 recensioni
Il sesto anno a Hogwarts di James Sirius Potter, primogenito dell'eroe del Mondo Magico, tra amori improbabili, lezioni di ballo e Tornei inaspettati.
Dal capitolo Sei: “Signorina Ramirez, non male. Dalla prossima lezione potremo cominciare a lavorare sui passi dei balli da sala. In quanto a lei, signor Potter, sembrava uno scimpanzé ubriaco. I Troll di Barnaba il Babbeo ballano meglio di lei. È una caso patologico… però non abbiamo molto tempo, quindi dalla prossima lezione lavorerà anche lei sui passi. Speriamo che riesca a far fare alla signorina Ramirez una figura decorosa, anche se con un cavaliere come lei ne dubito fortemente…” li giudicò il Maestro schifandosi della totale negazione di James per il ballo.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti! Ecco qua il terzo capitolo. Vorrei ringraziare GrEEn, mar, marco121184, ninny e _Nefer_ per avermi aggiunto ai preferiti, e ninny e _Nefer_ per le recensioni. Grazie! MissDragon



Pensieri

Quando James si metteva in testa di conquistare una ragazza nulla poteva fermarlo. E così quel mercoledì mattina dei primi di ottobre, dopo aver messo il suo nome nel Calice di Fuoco, si incontrò, o meglio si scontrò ‘casualmente’ con la ragazza dagli occhi verdi.
“Ops, scusami… tutto bene? Io sono James Potter, sesto anno, Capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro” si presentò come suo solito, tendendole la mano e senza aspettare la risposta alla domanda che lui stesso aveva posto alla ragazza.
“Sophie Dechatte, comunque tutto bene grazie” rispose la ragazza con voce mielosa.
“Allora, pensi di iscriverti al Torneo?” chiese prontamente James. Non sia mai che James Potter non sappia cosa dire davanti a una ragazza. Lui sapeva sempre cosa dire. Non era un caso se tutti lo consideravano il ragazzo più affascinante e popolare di tutta Hogwarts.
“Sì, penso di sì. Adoro le competizioni… e tu?”
“Io? Mi sono appena iscritto e soprattutto, anch’io adoro le competizioni” le rispose con il sorriso più seducente di cui disponeva.
“Bene, sarà meglio se andiamo a fare colazione James” e detto questo lo prese per mano e lo trascinò con grazia in Sala Grande, dove lei si andò ad aggiungere alle sue amiche dopo avergli stampato un rapido bacio su una guancia.
Mentre James si sedeva, un centinaio di occhiate assassine si abbatterono su Sophie, che però non sembrò farci troppo caso.
“Allora? Non hai perso tempo vedo… Come si chiama la Dama Dagli Occhi Verdi?” chiese un curioso Lorcan appena James si fu seduto.
“Sophie… ed è già ai miei piedi” ripose soddisfatto mentre si riempiva il piatto di budino e si lanciava occhiate sognanti con la ragazza seduta nel tavolo accanto.
“Basterà che mi veda giocare a Quidditch questo pomeriggio… a proposito, la McGranitt non ha detto nulla, quindi il Campionato di Quidditch non verrà sospeso, giusto?” domandò poi improvvisamente preoccupato.
“I campioni del Torneo Tremaghi sono solo tre, non sarebbe giusto sospendere tutte le altre attività per quei tre…” argomentò Lorcan, mentre Chris ascoltava senza prestare particolare attenzione alla conversazione, dato che era troppo occupato a contemplare Maica Ferrantes, che a sua volta fissava con occhi sognanti James Potter.
“Già, ma se io venissi sorteggiato come uno dei campioni non potrei più essere Capitano, no?” chiese James che non si era accorto delle occhiate di Maica e continuava imperturbabile la sua conversazione con Lorcan.
“Forse… ma se tu dimostrassi di riuscire a stare dietro ad entrambe le cose penso che non ci sarebbero problemi, anche se lo vedo un po’ difficile… dopotutto, sì, sei bravo, ma nemmeno tu riesci ad essere in due posti contemporaneamente e sicuramente trascureresti l’una o l’altra cosa” concluse Lorcan.
“Grazie Lorcan, è stato molto illuminante” fece James ironico “Chris, tu invece che ne pensi? Chris?... Ehi Chris? Mi stai ascoltando?”
“Ehm… si? Oh, certo, anche a me piace il budino, soprattutto quello ai frutti di bosco” rispose Chris risvegliandosi improvvisamente.
“Che caspita c’entra il budino? Stavamo parlando del Torneo! Pronto, pronto, Terra chiama Chris! Dov’eri con la testa?” James non sapeva se mettersi a ridere o preoccuparsi.
“Io, ehm… mi sono distratto… sapete chi è quella ragazza bionda?” disse indicando Maica.
“Maica Ferrantes” mormorò James capendo tutto a una tratto lo strano comportamento dell’amico.
“Ah… ecco perché eri distratto…” aggiunse poi con un sorrisetto furbo. Ma Chris non gli prestò particolare attenzione.
“Com’è che sai il suo nome? Non ti piaceva quella Sophie? Non puoi averle sempre tutte tu quelle più carine!” sbottò Chris contrariato.
“Ehi, calmati amico, so come si chiama solo perché è amica di Luz”.
“Pensi che potrebbe presentarmela?”.
“Non saprei, vai a chiederglielo, però farai la figura dell’idiota. Non si fa così. Il modo migliore per conoscere una ragazza è andarle addosso ‘inavvertitamente’ – senza ucciderla ovviamente – non farsela presentare, non hai dodici anni, cavolo!” e con questa perla di saggezza James lasciò il tavolo e si diresse verso la sala comune per prendere i suoi libri.
Quella mattina alla prima ora avevano Trasfigurazione con la Professoressa Firsty, la nuova insegnante che dopo la Battaglia di Hogwarts aveva sostituito la McGranitt, passata alla carica di preside. La lezione fu piuttosto interessante e divertente, dato che gli studenti del sesto anno stavano imparando la Trasfigurazione Umana. Quel giorno dovevano trasfigurare il loro compagno di lavoro in una scimmia (piuttosto simile all’uomo, quindi non tanto difficile): peccato che era la prima volta che sperimentavano l’incantesimo e diversi ragazzi uscirono dall’aula chi con le braccia piene di peluria marrone, che con disgustosi piedi deformi o narici larghe fino all’inverosimile. I poveri sfortunati dovettero correre in infermeria per riassumere sembianze normali prima che tutta la scuola cominciasse a prenderli in giro. L’ora seguente era quella di Pozioni, con il vecchio Professor Lumacorno, seguita poi da un’ora di soporifera Storia della Magia e da una di Babbanologia, alla quale i tre amici si erano iscritti perché affascinati, appunto, dal modo di vivere che i poveri Babbani avevano escogitato perché privi di magia.
All’ora di pranzo James, separatosi da Chris e Lorcan, si rincontrò con Sophie a all’ora di cena tutta Hogwarts sapeva che James Potter, l’affascinante ed irraggiungibile James Potter, stava con la francese Sophie Dechatte. In effetti non era tanto difficile da capire, dato che i due, dopo la fine delle lezioni, avevano passato tutto il tempo appiccicati a sbaciucchiarsi in ogni angolo del castello. James aveva addirittura scoccato un sonoro bacio alla ragazza nel momento esatto in cui Luz, che lo aveva incontrato in corridoio, stava alzando una mano per salutarlo.

Le giornate scivolarono via velocemente e il 15 ottobre arrivò in un battito di ciglia. La sera del suddetto giorno tutti gli studenti delle tre scuole erano ammucchiati nella Sala Grande attorno al Calice di Fuoco, le cui fiamme magiche illuminavano i volti eccitati e curiosi dei ragazzi. La preside, accompagnata da Angelina, si portò accanto al Calice e, mormorato qualcosa di incomprensibile, afferrò il primo cartiglio che usciva dalle fiamme. Nella sala calò il silenzio più totale. Sembrava che studenti e professori avessero smesso perfino di respirare. Il silenzio era quasi opprimente.
“Per Beauxbatons il Calice di Fuoco ha scelto...” la McGranitt fece una breve pausa per aumentare la ‘suspense’ “Sophie Dechatte!”. Tutte le ragazze della scuola francese si precipitarono intorno alla ragazza e la abbracciarono facendole le loro congratulazioni. Poi tornò il silenzio.
“Per Dragòn Dorado… Miguel Fernandez!” gli studenti spagnoli si raccolsero intorno al loro compagno, dandogli pacche amichevoli sulle spalle.
“E infine, per Hogwarts, il campione scelto è Albus Severus Potter!” anche i ragazzi di Hogwarts fecero come i compagni stranieri. Tutti andarono ad abbracciare Albus e a congratularsi con lui. Tutti tranne uno. Tutti tranne James, che si limitò a borbottare un ‘Bravo’ privo di espressione e di qualsiasi emozione.
James ci era rimasto particolarmente male. Perché il Calice aveva scelto suo fratello? Perché non lui? Era o no il più popolare ragazzo di Hogwarts? Ed era anche molto abile nelle materie necessarie per affrontare il Torneo.
Quella sera fu più intrattabile di uno Schiopodo Sparacoda particolarmente incavolato. Non rivolse la parola nemmeno ai suoi compagni di dormitorio, per non parlare di come ignorò totalmente Sophie, tutta contenta per essere stata sorteggiata.
La mattina del giorno dopo, un  sabato con un bellissimo sole splendente, sembrava che il James Potter della sera precedente fosse stato rimpiazzato dal solito James Potter: spensierato, divertente e sfacciato. Quando, dalla finestra del dormitorio scorse Sophie nel parco, si precipitò da lei e senza farsi sentire l’abbracciò da dietro, per poi rapirla in un bacio appassionato.
“Ehi! Pensavo ti fossi arrabbiato… ieri sembravi pronto a mordere la prima persona che ti si avvicinava troppo!” scherzò lei quando si fu staccata da James e si fu ripresa da quel bacio improvviso.
“No, ero solo un po’, diciamo, infastidito dal fatto che il Calice avesse scelto quel secchione di mio fratello invece che qualcun altro…”
“E quel qualcun altro avresti voluto essere tu” gli disse lei. Non era una domanda. Era un’affermazione.
“No, cioè sì, mi sarebbe piaciuto… quello che voglio dire è che avrei preferito fosse stato scelto qualcun altro, qualsiasi altro studente… ma non lui, ecco tutto”. James era finalmente riuscito a dirlo a qualcuno, ma dal modo in cui Sophie lo fissava sembrava che lei non avesse capito veramente ciò che voleva dire.
“Lo so che sei geloso. Anch’io lo sarei… peccato che il Calice mi abbia sorteggiato!” e scoppiò in una risatina.
Ok, Sophie non aveva capito assolutamente niente. Lui non era geloso di suo fratello… forse un po’, però la questione era un’altra: Albus era sempre stato il più stimato da tutta la famiglia. Albus era studioso, tranquillo, eccelleva in tutte le discipline. James invece era si bravo a scuola – anche se non come suo fratello – però aveva una terribile predisposizione per combinare guai. D’altra parte ce l’aveva nel sangue: non basterebbero le dita di tutti gli studenti di Hogwarts per contare le volte in cui suo padre e suo nonno si erano messi nei pasticci. Era, come dire… una dote naturale! Insomma, James avrebbe voluto poter partecipare al Torneo solo per dimostrare alla sua famiglia che in fondo era in gamba, non un combinaguai patentato che non ne faceva una giusta.
“Lasciamo perdere. Non importa. Che ne dici di fare una bella passeggiata per il parco?” domandò deciso: voleva assolutamente cambiare argomento prima che la ragazza cominciasse a sparare cose eccessivamente insensate.
“Va bene. Però ho solo un quarto d’ora. Madame Maxime mi vuole vedere per parlarmi della prima prova, anche se non può darmi nessun indizio” concluse Sophie prima di prendere il suo ragazzo per mano e trascinarlo in riva al lago.
Quando Sophie se ne fu andata James si avviò verso il campo da Quidditch: approfittando della mattina soleggiata aveva indetto un allenamento speciale per prepararsi alla partita contro Serpeverde, che si sarebbe tenuta verso metà novembre. Chris e Lorcan erano già lì, mentre gli altri ancora non si vedevano. James prese la sua scopa e fece un giro per il campo, mentre Chris e Lorcan andavano a prendere le attrezzature. Quando stava per atterrare scorse un manipolo di ragazze che veniva verso il campo. ‘Ecco’ pensò ‘avevo fissato l’allenamento di sabato mattina perché non ci fosse nessuna distrazione e adesso mi ritrovo un branco di ochette urlanti sugli spalti…’ non che questo non gli facesse piacere, ma voleva la squadra concentrata perché era deciso a vincere la partita contro Serpeverde. Visto che non era stato scelto per il Torneo, almeno i suoi doveri di Capitano voleva assolverli al meglio.
Chris e Lorcan tornarono con il baule dell’attrezzatura, mentre gli altri componenti della squadra prendevano le scope e raggiungevano i tre in mezzo al campo.
“Ehi James, tutto bene?” lo salutò Mike, il battitore del quarto anno. Anche i cacciatori, Simon, Hailey e Zoe, salutarono il Capitano e dopo qualche breve spiegazione sullo svolgimento dell’allenamento, la squadra si mise in volo. La prima ora fu molto piacevole: tutti i giocatori fecero del loro meglio e James era veramente contento. Verso metà mattina però il Sole sparì dietro una grossa nuvola nera e un pioggerellina fitta cominciò a cadere. Le ragazze sugli spalti si dileguarono – erano rompiscatole, ma non così determinate a sbavare dietro il loro idolo tanto da sopportare la pioggia incessante – e i giocatori cominciarono a lamentarsi: erano bagnati fradici e dopotutto alla partita contro Serpeverde mancava ancora un mese. Così verso mezzogiorno James li lasciò andare e rimase da solo a riporre i Bolidi, il Boccino e la Pluffa. Quando stava per sollevare il pesante baule sentì qualcuno che gli batteva sulla spalla.
“Ehm… Ciao James. Volevo dirti che mi dispiace che tu non sia stato sorteggiato per il Torneo. Ieri ti ho visto parecchio giù e.. tutto qui, mi dispiace per te” Luz Ramirez stava di fronte a lui, tutta bagnata per la pioggia e con un sorriso timido sul volto.
“Ciao, grazie mille di esserti interessata, però non c’era bisogno che tu ti bagnassi tutta in questa maniera…”
“James! Ehi James! Con chi stai parlando? Madame Maxime mi ha appena congedata, andiamo a pranzo!” urlò Sophie Dechatte che era comparsa dall’altra parte del campo.
“Ehm… allora io dovrei andare. Ci si vede in giro” e detto questo si voltò per raggiungere la sua ragazza, tutta infastidita perché la pioggia le aveva rovinato la piega perfetta dei capelli.
“Chi era quella con cui stavi parlando?” chiese la ragazza con tono d’accusa.
“Quella? Nessuno.. solo una delle mie tante ammiratrici, non farci caso” le rispose facendole un sorriso complice. Mentre uscivano dal campo, con la coda dell’occhio vide Luz che lo guardava ferita e poi correva via. Si sentiva proprio un verme. Perché aveva detto così a Sophie? E soprattutto perché Luz aveva sentito? Pensava che se ne fosse già andata… Improvvisamente rattristato seguì Sophie dentro il castello e quando lei lo lasciò per raggiungere le sue amiche lui quasi non se ne accorse.
“Ehi James! Cos’è quella faccia da cane bastonato? La Dechatte ti ha appena baciato e te stai lì con quella faccia da funerale!” lo salutò Lorcan con il suo solito tatto.
“Niente, niente… sono solo un verme. Ma tanto si sapeva” borbottò James.
“Ma ti senti bene? Non ti ho mai visto così giù… e poi non sei un verme, solo perché non ti sei congratulato con tuo fratello come tutti quegli altri ruffiani non vuol dire che…” ma Chris si interruppe vedendo che James lo guardava male.
“Invece sì. Sono la persona più spregevole che esista”
“Ok, piantala di piangerti addosso e dicci cos’è successo” fece Lorcan pratico.
“Va bene, va bene… Albus però non c’entra. Quando voi siete andati via dal campo è arrivata Luz per dirmi che le dispiaceva che non ero sto scelto per il Torneo…”
“Che carina! Quella è completamente cotta” lo interruppe Chris, ma James lo fulminò con lo sguardo.
“…e che ieri mi aveva visto un po’ depresso. Io stavo per risponderle quando è arrivata Sophie e mi ha chiamato. Così ho salutato Luz e l’ho raggiunta. Mentre uscivamo dal campo lei mi ha detto tutta indispettita ‘Chi era quella?’ e io le ho riposto ‘Nessuno, solo una delle mie ammiratrici’…”
“E che problema c’è?” lo fermò di nuovo Chris.
“La vuoi piantare. Hai quest’orribile vizio di interrompere la gente mentre parla” lo rimproverò Lorcan “Continua James”.
“Insomma, il fatto è che Luz mi ha sentito. Mi ha lanciato un’occhiata assassina e poi è scappata e io mi sento un schifo perché so che lei si fidava di me e negli ultimi giorni non ho fatto altro che evitarla e…”
“Stop! Fermati. Basta. Ragiona. So che magari è brutto da dire ma… cosa te ne fai dell’amicizia di un’imbranata come Luz? Ma l’hai vista? Inciampa anche nei suoi piedi. Scusa ma non credo che si una grande perdita” concluse Lorcan senza scomporsi.
“Lo so che non è il tipo di ragazza adatto a me, ma lei mi piaceva, come amica” ripose James sottolineando le ultime due parole e assumendo un leggero colorito rossastro.
“Ahaha! Il mitico James Sirius Potter si sta innamorando dell’imbranata. Ahaha!” fece Chris mettendosi a ridere senza ritegno.
“No ragazzi, non scherziamo. Io? Innamorarmi di quella? Ma siamo fuori!” disse James scoppiando in una falsa risata.
“E poi io sto con Sophie. La ragazza più bella che si trovi a Hogwarts in questo momento. Avete ragione. Cosa me ne frega se Luz ci è rimasta male. Le passerà” mentre parlava nella sua mente si riformava l’immagine dell’espressione ferita che la ragazza aveva fatto poco prima. Ma non dovette immaginarsela per molto perchè anche quella volta Luz aveva sentito tutto. D’altra parte era una Grifondoro e sedeva al loro stesso tavolo. James vedeva la sua faccia ferita nascosta dietro una maschera di finta allegria mentre parlava con le sue amiche che non si erano accorte di nulla. Adesso si sentiva peggio di un verme. Adesso si sentiva come se un enorme masso gli fosse precipitato sullo stomaco, privandolo del poco buonumore che gli era rimasto. Non aveva nemmeno più fame. Senza aprire bocca di alzò dal tavolo e corse in sala comune. Salì in camera di suo fratello e prese il mantello dal baule. Vi si nascose sotto e raggiunse indisturbato la Torre di Astronomia.
Perché si era nascosto sotto il mantello se all’ora di pranzo era perfettamente libero di girovagare per il castello quanto voleva? Perché non voleva essere visto. E soprattutto, non voleva essere visto in  quelle ‘condizioni’. Lui, lui che era sempre stato un ragazzo spensierato, sempre allegro e divertente, improvvisamente era diventato musone e scontroso. Cosa gli era successo? Dov’era finito il vecchio James Potter? Rimase sulla Torre di Astronomia tutto il pomeriggio. Quando tornò era ormai ora di cena così raggiunse in sala Grande i suoi amici che cominciarono a porgli mille domande.
“Che fine ai fatto?” lo rimproverò Lorcan.
“Ti abbiamo cercato tutto il pomeriggio. Quella Sophie ci è stata appiccicata peggio del MagiScotch…” aggiunse Chris.
“Mi dispiace ragazzi. Ero… ehm… in infermeria perché non mi sentivo tanto bene” fece James cercando disperatamente una scusa plausibile. Non poteva dirgli che era stato tutto il pomeriggio a pensare.
“Non eri in infermeria. Madama Chips ci ha detto che non eri passato” Lorcan lo guardò torvo.
“Va bene, va bene. Sono stato a fare un giretto per il parco. Avevo bisogno di stare un po’ da solo a… a pensare” concluse imbarazzato.
“A pensare? Sei stato tutto il pomeriggio a pensare? Non raccontarci sciocchezze. Di’ la verità…” disse Chris con sguardo complice “sei stato con una ragazza, vero? E pensare che Sophie, povera ignara, ci è stata tutto il pomeriggio addosso” concluse ironico.
James per qualche momento pensò di contraddirlo, di dirgli che era stato veramente tutto il giorno a pensare, poi decise di prendere l’occasione al volo. Chris gli aveva servito una scusa senza nemmeno accorgersene.
“Ehm sì, beccato… e tu invece? Hai parlato con Maica?” cambiò argomento.
“Io? No” gli rispose laconico Chris improvvisamente rabbuiato.
“Datti una mossa allora. Guarda, sta passando proprio adesso” e detto questo lo spinse giù dalla panca. L’altro per poco non perse l’equilibrio e andò a sbattere contro la ragazza bionda, che stava camminando insieme a Luz. James alzò una mano per salutare quest’ultima, ma lei preferì avvicinarsi a Chris e Maica per chiedere loro se andava tutto bene, ignorando deliberatamente il giovane Potter. Così James si rigirò verso Lorcan, fingendo indifferenza, ma l’amico aveva notato la silenziosa litigata tra lui e Luz.
“Deve essere molto arrabbiata per ignorarti così. Mi sa che oggi a pranzo ci ha sentiti” mormorò.
“Ehm, può darsi, ma tanto… non mi interessa” finire la frase gli era costato molto e sperò che Lorcan non si fosse accorto della sua incertezza.
“Io ho finito, torniamo in sala comune”. Entrambi si alzarono e raggiunsero velocemente la sala comune di Grifondoro. Quando arrivarono James si diresse subito verso i dormitori.
“Ehi James, vai già a dormire? La ragazza di oggi ti deve aver davvero stancato…” commentò Lorcan.
“Eh già. Comunque non vado a dormire. Vado da mio fratello. Torno subito” gli rispose James bussando alla porta del dormitorio dei Grifondoro del quinto anno.
“Si?” fece una voce da dentro la stanza. Era Albus. Bene.
“Sono io, James” ripose il ragazzo entrando.
“Ciao” Albus era visibilmente scocciato.
“Ehm, ciao. Volevo dirti che sono stato un idiota. Mi dispiace di non essermi congratulato con te ieri sera. Sono contento che tu sia stato scelto” mentì James.
“Sì, sì… a chi vuoi darla a bere? Lo so che avresti voluto essere scelto. Comunque apprezzo lo sforzo – sicuramente immane – che ti è costato venire qui a farmi i complimenti” Albus non aveva staccato gli occhi dal libro che stava leggendo.
“Albus, almeno guardami! Sì, è vero che avrei voluto essere io il Campione di Hogwarts. Hai perfettamente ragione. Almeno sii un po’ più gentile dato lo sforzo immane, come dice te, che mi è costato venire qui!” James aveva urlato.
Albus però, inaspettatamente, si alzò e abbracciò il fratello.
“Sì, hai ragione. È solo che ho una paura matta. Ho paura che mamma e papà rimarranno delusi se non vincerò. E Lily è già a preparare volantini con scritto ‘Tifa per Potter’. Non voglio deludere nessuno James!” Albus stava per mettersi a piangere. James si sentì improvvisamente in imbarazzo.
“Dai Albus, non fare così. Lo sai che mamma e papà non sarebbero mai delusi. Loro ti vogliono bene, io ti voglio bene, Lily ti vuole bene. Non deluderai nessuno. Che tu vinca o tu perda alla tua famiglia non importa niente. L’importante e che tu faccia del tuo meglio. A noi basta questo” lo consolò James abbracciando più stretto il fratello.
“G-G-Grazie, James” Albus si staccò dal fratello asciugandosi una lacrima.
“Di qualunque cosa tu abbia bisogno, io ci sono” gli disse infine James.
“Lo so” ripose Albus riprendendo in mano il libro.
“Buona notte” James salutò il fratello e uscì dalla stanza. Era un po’ scosso. In effetti Albus era sempre stato un po’ piagnucolone, ma in sua presenza non aveva mai ammesso nulla. Si era sempre sfogato con i genitori o con Lily. Era la prima volta che si comportavano veramente come due fratelli, che si consolavano. E questa sensazione era piacevole. Anzi, era bellissima. Era bellissimo sapere che c’era sempre qualcuno pronto a consolarti.
James non andò in sala comune, ma si diresse subito verso il suo dormitorio, ancora deserto. Si mise il pigiama e si infilò nel letto. Era stanchissimo. Non aveva fatto un grande sforzo fisico, escluso l’allenamento, ma era comunque distrutto. Forse era colpa di tutte le emozioni diverse che aveva provato quel giorno, o dei pensieri confusi, o delle arrabbiature, o forse di tutte e tre.

Un paio di settimane dopo la McGranitt annunciò che la prima prova si sarebbe tenuta il 10 di novembre.
James, dopo lo sfogo Albus non aveva più parlato con suo fratello, ma la situazione tra loro, dopo quell’episodio, era molto migliorata.
La vigilia della prima prova James era seduto con Sophie in riva al lago. Quella ragazza stava cominciando ad annoiarlo sul serio. Non faceva che parlare del Torneo, dei suoi capelli, delle sue unghie perfette… che noia! Però doveva sopportare, altrimenti si sarebbe trovato di nuovo senza una ragazza e con Luz per la testa. Sophie era l’unica che riuscisse a distrarlo, anche se non molto, dal pensare a Luz. Dopo una buona mezzora in cui la francesina aveva parlato ininterrottamente, James pensò di tapparle la bocca con un bel bacio, dato che non la sopportava più, ma fu interrotto dalla vista del vecchio custode Gazza che veniva zoppicante verso di loro.
“Cosa ho fatto stavolta?” chiese scocciato James prima che il custode riuscisse ad aprire bocca.
“Purtroppo nulla per cui ti possa punire” rispose Gazza con un ghigno malefico “ma la McGranitt ti vuole in infermeria”.
“In infermeria?” nella frase del custode c’era qualcosa che non andava. Perché la McGranitt lo voleva in infermeria?
“Si, proprio lì” concluse laconico il custode, poi lo afferrò per un braccio e lo trascinò verso il castello.
James si rivolse verso Sophie per lanciarle uno sguardo di scusa e seguì il vecchio.
Pochi minuti dopo stava entrando in infermeria, dove la McGranitt lo accolse con una strana espressione sul volto.
“Signor Potter, mi rincresce, ma devo darle una spiacevole notizia. Suo fratello Albus è caduto dalle scale mentre si recava nell’aula di Pozioni e ha perso conoscenza. Ha diverse ossa rotte e non si rimetterà prima di una settimana”.
James era sconcertato. Corse subito al letto del fratello che dormiva tranquillo.
“Ma ora come sta?” chiese preoccupato.
“Ha ripreso conoscenza poco fa ma è ancora molto debole e ha bisogno di dormire”.
“E… e per il Torneo?” James si vergognava un po’ a chiedere una cosa simile in quel momento, ma era veramente curioso.
“È proprio di questo che volevo parlarle”.  



Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo. Mi raccomando, recensite!! MissDragon
  
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