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Autore: Non ti scordar di me    23/08/2014    4 recensioni
Può un amore fraterno trasformarsi in altro? In passione? In un’ossessione? In amore?
Damon dopo vent’anni d’assenza ritorna a casa dal padre, dal fratello Stefan e dalla piccola Elena che ormai non è più tanto piccola.
Elena lo odia, lo odia per i suoi modi di fare, lo odia per essere il fratello peggiore al mondo e lo odia perché prova per lui un’attrazione illecita.
E se Damon si stesse spacciando per qualcun altro? Elena è invaghita di un misterioso ragazzo di cui non sa neanche com’è il volto e s’incontra con lui ogni giorno alla biblioteca del college. E se i due, in realtà, fossero la stessa persona?
I due sono veramente fratelli? O sotto si cela un segreto più grande?
Dalla storia:
Le sue labbra erano troppo soffici. Era sbagliato. Noi eravamo sbagliati, quella situazione era sbagliata. I loro sentimenti erano sbagliati.
Si era innamorata di suo fratello. Può una vittima innamorarsi del suo aguzzino? Può una persona innamorarsi di un ricordo? Può una sorella innamorarsi di suo fratello?
“Siamo sbagliati…” Sussurrai.
“Siamo le persone sbagliate al momento sbagliato, eppure non mi sono mai sentito meglio con un’altra persona e in un altro momento.”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo tre.
Can I be a good brother?
 
La sveglia segnava l’1.48, era notte fonda e tra poche ore avevo un test che non avrei superato.
Ero stesa sul mio letto e invano cercavo di esercitarmi con gli esercizi. La trigonometria era solamente un ammasso di numeri e angoli inutili. Sbadigliai.

Avevo sonno e il mio cervello non resisteva più a tutti quei numeri. Non ce l’avrei mai fatta. E se chiedessi aiuto a Damon? Quell’ipotesi sfiorò il mio cervello solamente pochi istanti, cancellai quella stupida idea e ritornai a concentrarmi sul libro.

Qui, in casa non riuscivo a concentrarmi. Ieri avevo deciso di rimanere a casa, ma sfortunatamente – la fortuna non girava mai dalla mia parte – gli idraulici erano venuti ad aggiustare alcune tubature, rendendo tutto più difficile.
Anche oggi, sarebbero ritornati. Se il test fosse andato male, era solo colpa loro.

La colpa è anche tua e del tuo orgoglio. Perché non chiedere aiuto a Damon? Mi suggerì la mia coscienza.
No! Non avrei mai chiesto aiuto a Damon dopo la brutta litigata avuta due giorni fa. La tensione era palpabile in casa e molte volte mi ero rifugiata da Caroline e anche nell’alloggio del college.

L’alloggio non l’avevo mai usato, visto che Mystic Falls era praticamente venti minuti di macchina dal Dalcrest.
1.58 – segnava ora l’orologio. Erano già passati dieci minuti. Dieci minuti che avevo sprecato pensando a chi? A quell’odioso di mio fratello!

Gli occhi li sentivo pesanti e il letto mi stava chiamando. Potevo poggiarmi pochi istanti, giusto? Non mi sarei addormentata.
Sai bene che ti addormenterai non appena poggerai la tua testa sul cuscino. Mi ricordò, ancora, la mia coscienza odiosa che oggi era più antipatica del solito.
Sbadigliai ancora. Mancavano due minuti alle due e meno di nove ore al mio test. Presi il libro e sgattaiolai fuori dalla mia camera.

Scesi le scale, cercando di non far svegliare nessuno della famiglia. Passai davanti la stanza, dove dovrebbe dormire Damon.
Era aperta. Aggrottai le sopraciglia e mi affacciai. Il letto era intatto…Dov’era andato? Tenevo in una mano il cellulare e nell’altra il libro. Per mezzo secondo valutai l’opzione di chiamare Damon e chiedergli dove fosse, scacciai quel pensiero e scesi le scale.

Aveva ventidue anni! Poteva cavarsela da solo! Anche se – tecnicamente – parlando, Damon quando voleva sapeva essere molto cocciuto.
Mi avviai verso la cucina. E preparai una tazza di caffè fumante che mi avrebbe tenuta sveglia, più tempo possibile.
Il caffè bolliva sul fuoco lento e – per confermare le mie teorie – andai in salotto: di Damon nessuna traccia.

Una sorella normale cosa avrebbe fatto in una situazione del genere? Ovvio, avrebbe chiamato suo padre e avrebbe chiesto spiegazioni…Ma io non ero normale perché non esistevano ragazze che odiavano il proprio fratello.
Forse dovevo chiamare papà e per una volta fare la cosa giusta.
No, altrimenti i rapporti tra papà e Damon peggiorano… Riflettei. Allora capii cosa fosse la cosa più giusta: chiamarlo al cellulare.

Presi il mio cellulare e composi il numero che avevo sulla mano. Eh già, quell’odiosa scritta non se n’era ancora venuta.
Stupido pennarello indelebile! Lo maledii, aspettando una sua risposta. Primo squillo. Secondo squillo. Andai in cucina per prendere il mio caffè.

Per fortuna mi rispose al quinto squillo.
Pronto? – La sua voce mi arrivò forte e chiara. Presi un enorme sospiro e mi diedi della scema. L’avevo veramente chiamato? L’avevo fatto veramente?

«Damon, non so dove tu sia, ma ti consiglio di ritornare a casa perché non ti voglio parare il fondoschiena!» Risposi gentilmente. Avevo usato un tono deciso e fermo con un pizzico di finta gentilezza che non guastava mai.

Piccola so badare a me stesso – Presi la tazza di caffè e mi strozzai quasi. Da micetta a piccola? Cambiava sopranome?
Mi avviai così verso le scale.

«Badare a te stesso? Hai un cervello di un dodicenne in un corpo di un ventiduenne.» Sbottai, alzando forse – sicuramente – il tono di voce.
«In un magnifico corpo di un ventiduenne.» Sussurrò una voce roca alle mie spalle. Persi quasi il respiro. Era alle mie spalle.
Le sue mani si posarono sui miei fianchi e poggiò il suo volto nell’incavo della mia spalla. Trattenni il respiro.

«Sei sbronzo?» Chiesi, scuotendo i capelli e tenendo in mano la tazza del caffè e nell’altra il mio cellulare. Sentii un mugolio in risposta.
Okay…Damon era sbronzo. Perfetto, ero alle prese con un fratello brillo e un test di trigonometria!

«Mai stato più sobrio in vita mia, piccola.» Soffiò leggermente sul mio collo. Oh certo…Ci provava con me – sangue del suo sangue – e diceva di essere sobrio.
Quando sentii le sue labbra solleticare il mio orecchio, lasciai andare la tazza a terra che si frantumò in mille pezzi.
Damon sembrò quasi ridestarsi e si allontanò da me tenendo una mano sulla testa. Aveva le pupille abbastanza dilatate…Era fatto di qualcosa, ma per fortuna non era completamente andato.

Sperando che nessuno si fosse svegliato, mi accovacciai a terra per raccogliere i cocci della tazza e pulire a terra.
Damon mi fissava serio con sguardo duro. Riuscivo a fare bene poco con lui che mi fissava in quel modo. Presi un coccio in mano, ma mi tagliai leggermente il dito e ne uscì fuori un po’ di sangue.

«Maledizione…» Sussurrai a denti stretti, succhiando l’indice per farlo smettere di sanguinare. Solo allora, Damon sembrò acquistare un po’ di lucidità.
Si sedette accanto a me, prendendomi entrambe le mani e guardandomi dritto negli occhi.

«Potresti tagliarti. Lascia fare a me.» Sussurrò. Per un secondo, vacillai. Dovevo lasciare un Damon poco sobrio con del vetro tagliente in giro? Non se ne parlava!

«Da quando t’importa?» Chiesi, continuando imperterrita a raccogliere cocci e non guardandolo negli occhi. Lo spiai leggermente, aveva le mani strette a pugno e la mascella tesa.

«Elena, lascia fare a me.» Disse serio, togliendomi di mano i cocci. Alzai la testa di scatto e incontrai i suoi occhi azzurri così diversi dai miei. Era la prima volta che sentivo il mio nome – corretto – pronunciato da lui…Ed era piacevole.
Lasciai a terra i cocci e alzai lo sguardo, sfidandolo. Io avevo lasciato i cocci, ora cosa avrebbe fatto?
Si alzò da terra e aggrottai le sopraciglia. Cosa stava facendo? Mi porse una mano e l’accettai insicura.
Mano nella mano mi portò in cucina, dove bagnò un fazzoletto con un po’ d’acqua. Io ero seduta sul tavolo e l’osservavo divertita.
Si avvicinò a me e mi prese delicatamente la mano, iniziando a tamponare il piccolo taglietto non lasciando mai il mio sguardo.
Era una situazione piuttosto imbarazzante, soprattutto per me che rimanevo lì a fissarlo con aria scocciata.

«Mm…» Mugolai soltanto una volta finito. Presi la scopa e iniziai a togliere tutti i cocci dal pavimento, mentre lui provava – non riuscendoci – a togliere il caffè da terra.

«Non sei un grande casalingo, sai?» Lo presi volutamente in giro. Mi avvicinai e con una spugna bagnata iniziai a tamponare un po’ sul tappeto.
Mi osservava in silenzio. Avevo i capelli legati in una coda alta da cui sfuggivano diverse ciocche. Damon silenziosamente prese una ciocca dei miei capelli e li posò dietro il mio orecchio.

«Piccola, sei tu che hai fatto cadere la tazza di caffè…» Commentò ironico. Mi alzai da terra e mi diressi in cucina.
Le 2.32. Perfetto, avevo sprecato altro tempo. Non ribattei e presi il mio libro di trigonometria.
Non feci in tempo a fare due scalini, che la voce di Damon mi ridestò dai miei pensieri.

«Hai bisogno di una mano, vero?» Chiese strafottente. Alzai gli occhi al cielo. Mi morsi un labbro per non rispondere.
«Posso fare da sola.» Ribattei acida, girandomi verso di lui. Dovevo ammettere che mi aveva abbastanza sconvolta la sua proposta di aiuto. Lui non era quel genere di fratello, non mi sembrava il fratello che passava notti in bianco per aiutarmi…A pensarci bene non mi sembrava proprio un buon fratello.

«Oh, vedo come puoi fare da sola.» Si avviò verso il salotto, sapendo che io lo stavo seguendo. Quanto detestavo dover dargli ragione! Non potevate neanche immaginare quanto mi dia fastidio.
Si sedette sul divano e accese la lampada che vi era accanto. La casa era completamente buia, solo sul divano c’era un po’ di luce.
Mi fece cenno di sedermi. Con l’espressione dura e l’eccitazione nello stomaco mi sedetti sul divano il più lontano possibile da lui.

«Non mordo mica» Commentò ironico. Arricciai il naso e mi avvicinai di più a lui, porgendogli il mio libro. Lui in tutta risposta chiuse il libro e lo scaraventò alle sue spalle. Lo guardai storto. Cosa stava facendo?

«Io dovrei studiare con quel libro.» Dissi acida. Come voleva aiutarmi? Mi stava prendendo in giro? La cosa più divertente, però, era un’altra: mi ero fidata di lui!

«No, invece.» Ribatté sicuro. Tutta questa sicurezza mi dava il nervoso e mi provocava dei nodi allo stomaco. Lui era uno delle poche persone che fin’ora erano riuscite a fronteggiare il mio sguardo arrabbiato.
Era uno tosto. Sicuro di sé. E non credo mollasse facilmente.

«Secondo me, sei troppo nervosa. Le nozioni le sai, devi solamente scacciar via il nervosismo.» Continuò. Aggrottai le sopraciglia. Mi fece segno di poggiarmi a lui.
Completamente impietrita poggiai la testa sul suo petto marmoreo.
«Ora chiudi gli occhi.» Lo ammonii con lo sguardo.

«Non voglio chiudere gli occhi.» Dissi con un sorrisetto divertito. Il suo sorriso alle mie parole sparì velocemente, lasciando posto ad un ghigno strafottente.

«Elena, chiudi gli occhi! Non è difficile, cazzo!» Sibilò arrabbiato. Dopo avergli rivolto un’ultima occhiataccia chiusi gli occhi, anche se ero completamente rigida.
Iniziò ad accarezzarmi lentamente i capelli. Non avevo capito a cosa serviva questa sua idea, ma lo lasciai fare.

«Devi rilassarti. E’ inutile studiare troppo, ora devi solamente cercare di far uscire fuori il tuo nervosismo.» Disse. Be’…Forse per una volta, non aveva avuto una brutta idea.
Cercai di sciogliermi un po’ e ammisi a me stesse che in effetti l’ansia che avevo accumulato in quei giorni si stava dissolvendo lentamente.
Mi rilassai sempre più, sotto le carezze di Damon. Stavo bene. Credevo di poter rimanere così per tanto tempo.

«Sei sveglia?» Mi chiese dopo un po’, cercando di non far trapelare l’ironia della sua voce. Perché doveva parlare? E perché aveva smesso di accarezzarmi i capelli?

«Mm…Sì…» Mugolai, sistemandomi meglio. Era comodo stare su di lui, in effetti.

«Potrai mai perdonarmi?» Chiese curioso, abbandonando finalmente il suo tono derisorio e usando un tono serio.
Ci pensai su. Dopo vent’anni voleva essere un buon fratello? Dopo tutto questo tempo?

«Non basta comportarsi da fratello una tantum, sai?» Gli chiesi, aprendo finalmente gli occhi. Il mio tono era canzonatorio, ma non riuscivo a essere gentile…Ogni volta che vedevo i suoi occhi, però, qualcosa mi diceva di fidarmi.

«Posso essere un bravo fratello? Per te?» Chiese. Quelle parole. Da quanto tempo sognavo che mio fratello mi dicesse quelle parole? Da troppo tempo.
E ora? Come me ne facevo delle parole? A me non servivano le parole. Io volevo solo un fratello, non chiedevo altro. Volevo entrambi i miei fratelli al mio fianco.

«A me servono i fatti, Damon. Non le parole.» Chiusi gli occhi. Li chiusi perché sapevo che avrei ceduto se avessi incontrato quelle due pozze color mare.
Lo sentii sospirare e spiando vidi che mi osservava con un ghigno strafottente sulla faccia. Iniziò ad accarezzarmi i capelli e mi beai delle sue attenzioni. Dai capelli si spostò ad accarezzarmi col dorso della mano il volto, per soffermarsi – forse più del dovuto – sulle mie labbra.
Cosa stava facendo? Il mio cuore iniziò a battere sempre più velocemente. Spostò la sua mano sul mio collo, iniziando a sfiorarlo lentamente. Mi lasciai sfuggire un verso e poi con calma sprofondai in un sonno profondo.
 
Mi stiracchiai lentamente e aprii gli occhi. La mia sveglia segnava le 8.13. 
Per le nove dovevo stare al Dalcrest e oggi sarebbe venuta Caroline a prendermi in macchina. Oggi, la mia è off-limits perché serviva a papà, la sua Camaro lo aveva lasciato a piedi.

Stropicciai gli occhi e il sole penetrò dalla tenda di camera mia. Un momento…Camera mia? Come c’ero arrivata in camera mia?
Ieri mi ricordavo solo di essermi appisolata su Damon. Un momento…Appisolata su chi? Mi alzai velocemente dal letto – forse troppo – e un mal di testa lancinante mi colpì, colpa della serata precedente.
Il mio cellulare era poggiato sul comodino con vicino il mio libro. Ero coperta dalle lenzuola del mio letto a due piazze e tutto sembrava intatto.

Damon mi aveva portato in camera?
Scacciai quei pensieri e legai i capelli in un’alta coda. Non li avevo legati questa notte? Perché ora erano sciolti?
Mi fiondai sotto la doccia e stranamente ero di buon umore e non ero neanche agitata per il test che avrei dovuto sostenere. Che dire…La “chiacchierata” con Damon mi aveva aiutato.

Amavo stare sotto la doccia per ore, ma non potevo fare tardi. Non lavai i capelli, visto che erano ancora puliti.
Indossai l’intimo e mi specchiai. Due grosse occhiaie solcavano il mio viso. Avevo riposato – bene – ma per poche ore e questo era il risultato.

Presi dall’armadio un leghins nero, a cui abbinai una maglietta larga bianca a stampo con un giacchetto di jeans che arrivava a metà busto.
M’infilai velocemente le converse bianche e corsi verso il bagno per cercare di coprire quelle occhiaie.
Misi un po’ di fondotinta e anche del fard per adottare un colorito meno cadaverico. Pettinai i miei capelli e li lasciai liberi dietro la schiena. Non mi truccavo molto per una giornata scolastica: solamente del mascara water-proof e un lucidalabbra che rendeva più piene le mie labbra.

Presi la tracolla e il mio cellulare.
In cucina c’erano papà – intento a cucinare delle uova con bacon –, Stefan che beveva una tazza di latte – e Damon che era stravaccato su una sedia.

Mi avvicinai a papà e gli lasciai un sonoro bacio sulla guancia. Presi poi una brioche dal tavola.
«Come ci sono arrivata ieri in camera mia?» Chiesi guardando Damon e addentando la brioche. Stefan alzò le spalle ignaro di tutto e papà fece finta di continuare a cucinare anche se in realtà moriva dalla voglia di sapere cosa stavamo nascondendo io e Damon.

«Oh, il cellulare…Elena» Disse con un sorrisino divertito. Salvato in calcio d’angolo. Socchiusi gli occhi e aprii la chiamata.

«Caroline, esco fuori…Scusa l’attesa.» Dissi, salutando tutti con la mano e prendendo la mia tracolla. Uscii fuori di casa ma non c’era la mia amica ad aspettarmi.

«Perché non sei fuori?» Chiesi aggrottando le sopraciglia. Controllai l’ora. Erano le 8.32 – contando una ventina di minuti per arrivare al Dalcrest avrebbero fatto giusto in tempo.    – Questo volevo dirti. Non posso venire oggi al college, ho la febbre. – Disse tra uno starnuto e un colpo di tosse.
Alzai gli occhi al cielo e mi sedetti sulla veranda con la testa fra le mani. Una volta tanto che potevo avere un buon risultato in trigonometria, non avevo un passaggio! Non era giusto!

«Oh, Care…Non preoccuparti. Riposati, piuttosto.» Le consigliai, chiudendo il contatto. Andiamo, ma che razza di sfiga avevo? Papà aveva la mia macchina, Stefan non si muoveva da casa perché doveva studiare qualche materia e Damon…be’ di sicuro non avrei chiesto a Damon un passaggio!

Chiusi gli occhi e cercai di calmarmi. Non potevo saltare quel test, altrimenti avrei dovuto recuperarne due la prossima volta e non ne avevo proprio voglia!
Fui ridestata dal clacson di un auto.
Damon era nella sua Camaro Blu e mi sorrideva divertito. Quanto odiavo questa situazione.
Mi sistemai meglio la tracolla e mi avvicinai a lui.

Damon ha un auto, tu hai bisogno di auto…Fai due più due! Mi suggerì la mia coscienza. Non l’avrei ascoltata – come succedeva il più delle volte – e avrei ripetuto il test.

Sicura di non essere brava anche in matematica oltre alla trigonometria? Sbaglio o la mia coscienza mi stava dando della stupida?

Scossi la testa e mi avviai verso Damon che aveva un ghigno soddisfatto in volto.

«Non vuoi un passaggio, piccola?» Chiese. Da Elena a piccola? Perché non mi chiamava col mio nome e basta?
«Preferirei rimanere bloccata qui che accettare un passaggio da te.» Risposi con un sorrisetto di sfida. Damon – ovviamente nel suo look total black – abbassò gli occhiali da sole e mi guardò con quegli occhi penetranti e magnetici.

«Non fare l’orgogliosa. Il mio college è poco più lontano dal tuo.» Disse, aprendo lo sportello. Mi morsi il labbro.
«Sono le… - guardò il suo cellulare – 8.40. Che hai deciso?» Chiese con tono canzonatorio. Alzai gli occhi al cielo ed entrai in macchina, anche se sapevo che me ne sarei pentita presto.
Salii in macchina e non potei non vedere il sorriso allargarsi sul suo volto. Forse aveva vinto una sfida, ma non la guerra.

«Damon, tu sai per caso come sono arrivata in camera mia?» Chiesi ancora, fissando la strada avanti a me.

«Be’…Eri completamente spalmata su di me e ho pensato di portarti in camera…Tranquilla non è successo niente.» Ammiccò. Non sapevo se essere disgustata per quello che stava pensando o se essere contenta del fatto che si era preoccupato per me.
«Se volessi fare qualcosa, chiamami hai il mio numero.» Perché ogni cosa che mi diceva prendeva una piaga strana e perversa?

«Damon non ti chiamerei, neanche se fossi l’ultimo uomo sul pianeta e io fossi l’unica speranza per creare una nuova generazione.» Sibilai con un sorriso enorme sul volto. Damon assottigliò lo sguardo e poi scoppiò in una fragorosa risata.

«Piccola, non sai quante ragazze vorrebbero essere al tuo posto.» Disse, svoltando a sinistra sulla statale.
«Oh, immagino…Soltanto che non tutte le ragazze sono come me.» Sorrisi, sapendo di essere anch’io molto modesta. Lui mi squadrò pochi istanti.

«Non tutte le ragazze sono scontrose, antipatiche, acide…» Disse. Lo stavo per mandare al quel paese.
«…e incredibilmente sexy, attraenti e maliziose contemporaneamente.» Continuò la frase, lanciandomi un’occhiatina divertita.
Ci stava provando con sua sorella?

«Giusto…E non tutti i fratelli ci provano con le loro sorelle che non vedono da più di quindici anni.» Ribattei piuttosto incattivita. Il sorriso di Damon scomparve all’istante e indurì i lineamenti.
«Mm…Per una volta sola, Elena, potresti smetterla di incolparmi?» Chiese con una finta ironia. Mi morsi un labbro e feci finta di pensarci.
Stavo per rispondere ma m’interruppe bruscamente.

«Non morderti in quel modo il labbro.» Disse, stringendo la presa sul volante. Lo guardai sorpresa e lasciai andare il mio labbro da quella tortura.
«Perché?» Chiesi curiosa. Damon era un mistero. Non lo conoscevo e non sapevo neanche cosa amava fare e i suoi modi di fare. Anche se quel poco di cui ero a conoscenza mi affascinava, aveva un carattere particolare.
«Sei sexy.» Rispose, leccandosi il labbro. Fui invasa dal disgusto più totale. Stava facendo il galletto con sua sorella?

«E non tutti i ragazzi sono come me, ovvero irresistibile e anche rispettoso delle donne.» Si corresse. Il mio sguardo era ancora duro. Questo suo lato da bravo fratello non gli calzava affatto o forse ero io che non ero abituata a questo suo lato?

«Potresti dire un ‘grazie’ e per una volta accettare che abbia fatto qualcosa per te, come farebbe un buon fratello?» Sbottò vedendo la mia incertezza. Aveva colpito nel segno. Non mi fidavo, non riuscivo a pensare che volesse diventare un buon fratello e non avevo tutta questa voglia di credergli.

«Il punto è che tu non sei un normale fratello.» Dissi con un pizzico di cattiveria. Damon invece colse solo il sarcasmo della frase.
Io, nel frattempo, mi chiedevo tra quanto tempo arrivassimo! Insomma, oggi il tragitto per il college sembrava più lungo del solito!

«Se per quello neanche tu sei una normale sorella. Sei attratta da me.» Affermò con un’alzata di spalle. A quelle parole mi strozzai con la mia saliva. Io ero attratta da lui? Pft. Si faceva canne? O qualcosa di più pesante?
«Damon, parliamoci chiaro, non sarei attratta da te neanche se dovessi scegliere tra te  e un babbuino decerebrato.» Dissi sorridendo.
Babbuino decerebrato? Insomma, tra tutti gli insulti che potevi dire questo è il migliore? Disse la mia vocina, scoppiando a ridere.
O andiamo! Questo è il primo che mi è venuto in mente! Pensai con espressione confusa. Nella mia testa la mia coscienza rideva come una stupida.
Sto parlando da sola? Pensai ancora. Damon mi faceva un effetto strano. Possibile che riusciva a darmi il nervoso in questo modo? Mi dava al cervello e avevo voglia di prenderlo a schiaffi.
Sì, stai parlando da sola. Confermò le mie teorie la mia coscienza. Chiusi gli occhi e scossi la testa. Stavo parlando da sola, perfetto!

«Piccola, io sceglierei te – in qualsiasi situazione –, neanche se dovessi scegliere tra una top model e te.» A quelle parole mi addolcii leggermente e per un secondo considerai l’ipotesi che quel ragazzo fosse bipolare. Non era normale, anzi noi non eravamo fratelli normali.
Passavamo dall’insultarci a farci dei complimenti in meno di un minuto.
Arrossii leggermente, sentivo le guance in fiamme e istintivamente abbassai la testa per non fargli vedere il rossore.

«Sono riuscito a far arrossire la mia sorellina…Wow! Non sei poi così tosta come credevo.» Mi prese in giro. In risposta gli arrivò un bel pugno sul braccio.
Damon fece una faccia corrucciata – mi stava prendendo in giro – e poi scoppiò in una risata.

«Non che non mi piaccia che una donna abbia il controllo, eh…Ma mi serve ancora quel braccio.» Disse distogliendo per pochi secondi lo sguardo dall’entrata del college – finalmente arrivati! – e guardare me negli occhi.
«Le donne hanno il controllo sul tutto, Damon.» Gli ricordai, specchiandomi sul vetro dell’auto. Avevo un aspetto presentabile, anche se quelle occhiaie non sarebbero sparite molto presto.

«Non con me, tesoro.» Ammiccò per poi scendere dall’auto. La prima cosa che pensai fu: se un giorno dovessi per qualche strana ragione innamorarmi di lui, non riusciremo mai a comprenderci!
Quel pensiero si fece strada in me ed ebbi un sussulto. Io e Damon fidanzati…Bleh! Che immagine raccapricciante!
Damon mi aprì la portiera e mi porse la mano. Alzai lo sguardo e valutai l’opzione di alzarmi senza accettare la sua mano o provare a fare la brava ragazza e prendergli la mano.

Andiamo! Sappiamo entrambe che vogliamo accettare la sua mano. Quindi, ELENA SALVATORE, accetta quella mano! Mi rimproverò la mia coscienza.
Afferrai incerta la mano e scesi dall’auto.

Wow, mio fratello che mi accompagna a scuola! Quante volte l’ho sognato? Pensai. Mille sguardi si posarono su di noi e sorrisi quando mi ricordai che da piccola volevo che Damon mi accompagnasse a scuola per rendere gelose le mie amiche di avere un fratello bello come lui.
Sospirai a quel ricordo e cercai di non farci caso.
Damon chiuse la portiera e mi sorrise.

«Questo è quello che fa un buon fratello.» Dissi guardandolo. A quelle parole strabuzzò gli occhi. Non si aspettava che gli dicessi una cosa del genere? In effetti non volevo dirgli niente, ma quando vidi quegli occhi azzurri che mi fissavano non connessi più la bocca al cervello.

«L’hai detto tu, no? Preferisci i fatti alle parole.» Si aggiustò la giacca e si tolse gli occhiali. I suoi occhi scrutarono attentamente tutti quelli che ci stavano fissando e ridacchiò leggermente quando vide Matt che lo inceneriva con lo sguardo.

«Credo che il tuo ragazzo sia geloso di tuo fratello.» Sghignazzò tra una risata e l’altra. Lo seguii anch’io a ruota.
Tutt’un tratto però la sua risata cristallina si fermò e il suo sguardo si assottigliò. Quello sguardo duro non era rivolto a me, era rivolto a qualcuno dietro di me.

«Damon.» Lo salutò una voce. Mi girai e vidi un ragazzo alto, con capelli scuri e un orecchino all'orecchio destro con due occhi grigi. Faceva leggermente paura. Damon gli sorrise divertito – anche se si vedeva che il suo sorriso era forzato – e gli diede una pacca sulla spalle.

«Enzo.» Fece un cenno. Io era in mezzo ai due ed ero in netto imbarazzo. Chi era quel ragazzo? Forse era l’amico da cui Damon si era rifugiato il giorno del suo arrivo.

«Non mi presenti la tua nuova fiamma?» Chiese con un luccichio strano negli occhi. Aprii la bocca per ribattere, ma Damon mi bloccò.
«Lei è Elena. Elena vai in classe.» Disse freddo. Mi sorpresi del tono che usò. Dov’era finita la sua gentilezza? Gli alzai il dito medio, gli sorrisi e mi allontanai da lì.
Dovevo liberare la mente per il test e questo significava liberarla da Damon! 
 






Angolo dell'autrice: Dopo cinque giorni spaccati, ritorno ancora a rompervi! Contenti? *rumore di grilli*
In tutti i casi, inizio con i ringraziamente, grazie alle 5 buone anime che hanno recensito, ovvero Smolderina78, PrincessOfDarkeness90, NikkiSomerhalder, Darla19 e Atlentide08. Grazie alle 11 buone anime che hanno inserito la storia tra le preferiti e le 15 che l'hanno inserita nelle seguite! E infine ringrazio tutti i lettori silenziosi!
Finiti i ringraziamenti, riprendiamo i discorsi seri: il capitolo! Che ne pensate? Vorreste anche voi un fratello così? IO SI'! Damon che ritorna sbronzo è il massimo, anche se secondo me lui era già attratto da Elena. Caroline che da buca a Elena è il massimo e così lei è costretta ad andare con Damon. In Macchina poi volano scintille tra quei due! Per non parlare di quant'è dolce Damon (dolce non è la parola che lo descrive, però non mi viene altro in mente XD). Voi gli dareste un'altra chance oppure sareste ferme come Elena? Io SI', solo perchè è lui ovviamente ^-^
E infine...COLPO DI SCENA *rullo di tamburi*...Entra in scena ENZOU!!!! Lo amo. Quel ragazzo è magnifico e ho deciso di inserirlo. Ora una piccola domanda...Caroline la vedete meglio con Enzo o con Stefan? Io la vedo meglio con Enzo, anche perchè lo Steroline non mi piace gran ché. Giusto, per sapere la vostra opinione.
Ci sentiamo alle recensioni!
Bacioni, Cucciolapuffosa.

 
  
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