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Autore: Angelo_Stella    23/08/2014    3 recensioni
GWUNCAN|ALETHER|SORPRESA|
...
SORPRESA! CAPITOLO 10, FINALE ALTERNATIVO!
...
Agape.
Amore disinteressato, puro, pieno di gioia.
Eros.
Piacere fisico, sesso.
Gwen ed Heather, non esattamente definite come amiche, si ritrovano alle prese con questi tipi diversi di rapporti.
Una dolce, nascosta da un'acidità che man mano tralascia sempre di più.
L'altra perversa, presa continuamente dal piacere carnale.
Entrambe, insegneranno all'altra il loro stile di vita, dimostrandone le motivazioni.
Nulla sembra però come prima, quando l'asiatica si ritroverà tra le mani un laccio di scarpe vecchio e consunto dal tempo, forse simbolo di uno strano amore mai dimostrato.
Ma dopotutto, l'idea d'amore per loro è completamente diversa.
Heather imparerà qualcosa che andrà oltre ad un piacevole sesso, mentre Gwen, si renderà conto che infondo non si può mai vivere in una favola.
In un felici e contenti, che forse, non arriverà per tutti.
Tratto dal testo (capitolo 2):
Dimmi solo: chi è?"
(...)"Chi è chi?"
"Ma come 'chi'? Il ragazzo che ti ha rubato il cuore!" esclamò invece Gwen, giocosa e facendole la linguaccia. "Quel genio che ha sciolto il tuo cuore
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Duncan, Gwen, Heather, Scott | Coppie: Alejandro/Heather, Duncan/Gwen
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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AGAPE


Capitolo 4



COLLABORAZIONE CON Stella_2000

 
Heather lo guardò negli occhi, mordendosi il labbro.
Era cosciente che se l'avesse fatto, se ne sarebbe pentita. Sì, perché Gwen avrebbe saputo. Perché avrebbe saputo Scott. Avrebbe potuto rovinarsi. Inoltre, non se ne capacitava. Lei lo amava! Eppure, per una vita aveva creduto che l'amore non fosse altro che sesso!
Questo perché nessuno glielo aveva mai dimostrato in modo diverso. E quindi neanche lei lo sapeva fare né sapeva vedere quando "l'amore" scendeva su quella casa. Il VERO amore, quello per cui daresti la vita. Quello di cui parlava  la dark, raccontandole di Duncan. Quello che la sua amica le dimostrava ogni volta che si lasciava scappare quel "Sei dolce!".
Ma non l'aveva mai visto. E quindi non capiva. Perché non i suoi genitori, né chiunque altro l'avesse conosciuta le aveva mai insegnato cosa fosse.
Conosceva l'Eros. Ma l'Eros e basta, gli altri tipi di amore le erano sconosciuti.
Si trovava di fronte a Scott, che le diceva quelle cose, che la baciava sulla schiena e la carezzava come nessuno aveva mai fatto, nessuno. Nessun uomo era mai stato con lei così. E lei non si era mai sentita così con nessun uomo. L'avevano toccata in tanti e le avevano fatto tanti regali, costosi, importanti. Dava valore ad un laccio di scarpa! Il SUO laccio di scarpa!
Senza che se ne rendesse conto, le loro labbra si toccavano con furia. Era pur sempre Heather Wilson, dopotutto! Ma si toccavano! Si stavano baciando! Sotto gli occhi sbarrati di Gwen. Con le reazioni terrificanti di un sorpresissimo Scott. E si baciavano, si baciavano, si baciavano con sempre più foga. Danzavano le lingue.
Le mani indagavano. Quelle del rosso, in particolare, avevano avuto il coraggio d'infilarsi sotto la maglietta della ragazza, che lui stesso, tra l'altro, le aveva messo addosso!
Quando si staccarono, sul volto del ragazzo comparve un ghigno, sotto cui l'asiatica tremò. Dentro di sé, ovviamente. E senza farsi vedere. Ma tremò. E ancora più scossa rimase quando sentì la sua voce all'orecchio domandare dove fosse una stanza. E nel sentir la sua voce rispondere. E le sue gambe muoversi, seguirlo, le dita di una mano intrecciate.
"No! Non davanti a me, vi prego!" stava nel frattempo implorando una povera Gwen che, per tutto quel tempo, era rimasta ad osservare la scena. Non aveva detto una parola, certo: come poteva?
Quella non era Heather Wilson e lei l'aveva visto. Heather Wilson non s'arrendeva in quel modo. Lei non prendeva l'iniziativa e se lo faceva, non chiudeva gli occhi e non tremava sotto carezze leggermente invadenti. Aveva già visto le mani di un ragazzo infilarsi sotto la sua maglietta, lo sapeva bene, Gwen: aveva trovato delle manette agganciate alla ringhiera del letto giusto quella mattina!
Era Scott a farle quell'effetto. La prova lampante che non le aveva mentito, che quelle mezze lacrime trattenute e poi uscite in urli erano vere! Che si era innamorata! Si. Era. Innamorata. Heather Wilson si era innamorata!
La Wilson non conosceva quel tipo di amore, ne era sicurissima. Stava con i ragazzi perché andassero a letto con lei, per l'unico tipo d'amore che conosceva. Non altro.
Eppure, ce l'aveva sotto gli occhi! Occhi che non smettevano di guardare, avrebbero voluto essere mille! Seguivano le mani di Scott e quelle dell' asiatica contemporaneamente. Ma anche gli occhi, che ogni tanto si permettevano di guardarsi, tempesta contro mare. Le labbra. E i corpi.
L'ospite era scioccata, continuava a scuotere la testa. Avrebbe dovuto far qualcosa? Il rosso faceva alla compagna lo stesso effetto della droga. Era la droga, a quanto pareva quella preferita della ragazza.
Avrebbe smesso se avesse voluto, evidentemente non voleva.
La dark strinse i pugni e si grattò il braccio nervosa. Chi era lei, per separare quei due? Quello che considerava suo fratello e la sua migliore amica (perché nonostante tutto, la Wilson lo era!)? E poi, due come loro non le avrebbero di certo dato retta. Men che meno mentre si baciavano tra loro, a quanto sembrava!
Ciononostante, le venne involontario un verso sorpreso quando il ragazzo sussurrò qualcosa che fece evidentemente scuotere ancora di più Heather. Quando sentì la sua risposta in un sussurro indefinito. Quando presero a salire le scale dinnanzi a lei, con lei mani intrecciate.
Non la guardarono nemmeno. Ciò non le impedì di vedere gli occhi di entrambi, il ghigno di Scott, che però aveva qualcosa di dolce, nel vedere la ragazza accanto a sé.
"No! Vi supplico! No!" aveva implorato nuovamente la dark, ricordando l'ora abbondante che c'aveva messo per ripulire la casa, insieme all'amica- nemica.
E intanto, quei due salivano le scale. Non poté fare a meno di seguirli, dopo un attimo. A debita distanza e fece solo alcuni gradini. Fu abbastanza, comunque, per sentire una porta sbattere.
Si mise le mani tra i capelli, correndo a guardare l'orologio: no, se avessero seminato zizzania non ci sarebbero riusciti a rimettere tutto a posto! Anche perché dovevano iniziare, fare e finire e né l'uno né l'altra erano definibili "brevi", assolutamente no!
"Oh dio!" Questo se lo lasciò sfuggire ad alta voce, non appena quei pensieri le si formarono in testa.
Così, non avendo nulla da fare e non essendo neanche psicologicamente capace di salire per "farli ragionare", si mise a camminare avanti ed indietro per il salotto, attorniata da uno strano silenzio: nessun rumore, niente di niente! Com'era possibile!? Conosceva quei due, li conosceva! Non riusciva a capacitarsi di quel silenzio ed iniziava a temere. Temere che quei due non fossero Scott e Heather!
In quell'assenza di suoni, quasi ringraziò quando Duncan la chiamò al cellulare, perché la vibrazione e la leggera suoneria che sprigionò, la fece sentire in compagnia. D'altro canto, tremò nel rispondere: quanto passava veloce il tempo? Tanto! Ed entro pochi minuti sarebbe stato lì! E lui, ancora ancora, ok. Ma come glielo spiegavi ad Ale?
"Pronto?" rispose quindi, con voce affranta.
Dall'altro lato, il ragazzo allontanò per un istante il cellulare da sé, alzando un sopraciglio e s'assicurò d'aver chiamato il numero giusto. "Gwen?" fece poi, con tono interrogativo, incredulo che la voce fosse quella della fidanzata.
"Sì, lo so, non dirmelo! Paio uno zombie! Ma che vuoi che ci faccia? Dovresti essere al mio posto, poi mi diresti! Ho appena assistito allo sbaciucchiamento e conseguente accampamento della mia migliore amica- nemica e di uno che considero un fratello. Ma tranquillo, sto bene!" Questo avrebbe voluto dire. Non lo fece e non si chiese nemmeno il perché. Forse perché amava quel giovane da morire!
"Sono io!" esclamò solo, continuando a fare avanti e indietro.
"Sto arrivando, amore!" le rispose il fidanzato.
La ragazza s'inchiodò dov'era. "Ok, perfetto!"
Proprio in quel momento, venne un rumore non esattamente a basso volume, dal piano di sopra, che fece sobbalzare sia Gwen che Duncan.
"Che succede? Sei stata tu, tesoro?" domandò quest'ultimo, allarmato dal rimbombo strano e anche un po' alterato dal microfono che gli era arrivato all'orecchio.
Peccato che la sua fidanzata non lo ascoltasse: con il telefonino in mano e il braccio lungo il fianco, l'altro ad aiutarla sul corrimano, saliva piano piano le scale, terrorizzata all'idea di ritrovarsi Scott davanti alla porta mezzo sfatto, anziché Alejandro, com'era accaduto giusto quella mattina. 
"Gwen? Gwen, mi senti?" La voce di Duncan le arrivava distrattamente. Sapeva che era là e che prima o poi avrebbe ben dovuto dirgli qualcosa. E già il fatto che lo sapesse, era un punto a suo favore.
Non seppe nemmeno lei con che coraggio mise una mano sulla porta della stanza che sapeva essere di Heather. Non tremava e nessun rumore molesto proveniva dall'interno. Né sentiva nulla per il corridoio. Lo percorse tutto in punta di piedi, accucciata. Poi tornò indietro.
Giurò a sé stessa che mai si era trovata in situazione più strana, specialmente a casa della Wilson!
"Gwen? Ci sei ancora? Per me è cauta la linea!" QUELLO, era un rumore molesto! Davvero aveva trovato fastidiosa la sua sveglia?
Si mise a scendere le scale, sempre un po' abbassata, quasi seduta sui gradini. Teneva le sbarre della ringhiera e quando finalmente si sedette alla base, al primo piano, decise di rispondere al ragazzo, con uno sbuffo.
"Che c'è?" fece, scocciata.
"Sei stata tu a fare quel rumore?" chiese nuovamente lui, passando sopra a tutti i suoi appelli senza risposta.
"Non … esattamente!" Decise che era il modo migliore di rispondergli.
"Ok!" fece lui, evidentemente confuso, prolungando la vocale. "Quindi è stata Heather?"
"Sì, sì esatto. Ha fatto cadere … una cosa …" s'inventò la giovane sul momento, annuendo e gesticolando per essere più credibile anche con sé stessa. Come se avesse potuto vederla o le avesse fatto avere un tono più convincente.
"Ehm … D'accordo!" rispose il punk, non tanto convinto. "Ora chiudo! Ciao!"
"No! Aspetta! Perché?" urlò la dark ad uno schermo che ormai mostrava la chiamata chiusa. Sbuffò.
E poi suonarono il campanello.
Restò ferma un secondo: ecco perché! Andò ad aprire il più lentamente ma anche naturalmente possibile, imprecando a denti stretti: "Sbrigati, Heather!" … Non seppe il perché del rivolgimento istintivo a lei e non a Scott. O a entrambi. Forse per abitudine …
Comunque, alla fine, aprì a Duncan, il quale aveva già la bocca aperta per salutarla di nuovo. Tuttavia, appena la vide, le braccia caddero lungo il corpo e gli occhi iniziarono a squadrarla.
"Dio, quanto sei sexy!" venne fuori dalle labbra del giovane, invece del saluto che aveva in mente.
"I- Io …"
Gwen era talmente provata da non essere in grado di rispondere col solito "Cretino!". Anche perché la prima volta aveva funzionato, ok. La seconda, già le aveva risposto per le rime, lo ricordava perfettamente, quella mattina al telefono. La terza, non l'avrebbe proprio ascoltata.
Si concesse un'occhiata rapida: alla fine l'aveva indossato, quell'abito turchino oggettivamente troppo corto e troppo sexy, come diceva il suo fidanzato.
Che, per la precisione, stava avanzando verso di lei. Si chiuse con noncuranza la porta alle spalle, per poi catturarla tra le sue braccia. L'avvicinò, scostandole i capelli dal volto e iniziando a baciarle il collo.
E lei, stava diventando pazza. Dopo un secondo, rilassò il corpo, abbandonandolo completamente ai baci del fidanzato, distese le dita delle mani. Diede gli occhi al soffitto.
"Ti … prego!" gemette senza fiato, un po' ai due di sopra che la stavano decisamente mettendo nei guai (com'era possibile che non avessero sentito il campanello? Ah, no: AVEVANO sentito il campanello, ma l'avevano ignorato, giusto!), un po' a lui che continuava a scendere con le labbra, incurante di non essere a casa propria. Né in quella di Gwen. Non si accorse nemmeno che la padrona di casa non fosse presente.
"Di che ti lamenti?" sussurrò appunto il punk, ignorandola. Allungò una mano e la carezzò dietro la gamba nuda.
"Basta! Basta!" s'impose a quel punto lei, staccandosi bruscamente e mettendo le mani tra loro, conscia che non avrebbe resistito un secondo di più. "Non siamo a casa tua, né a casa mia, Duncan!"
"E allora?" alzò le spalle il ragazzo. Poi assottigliò gli occhi e s'avvicinò, puntando il suo collo con una mano. "Hai messo il mio collare!"
"Oh! Sì!" fece allora la dark, perdendo per un attimo le difese. Arrossì lievemente e se lo sfiorò, cosa che fece anche l'altro, sorridendole.
"Ti sta benissimo!"
"Grazie!"
E istintivamente si avvicinarono ancora, sta volta unendosi in un bacio più dolce, da cui entrambi non volevano staccarsi: quando il ragazzo ci provava nel vero senso del termine, ci riusciva bene. Ma se era spontaneo, era anche meglio!
Per cui, diede fastidio ad entrambi quando la voce estranea e stranamente composta di Scott li raggiunse, dalle scale. "Ehi!"
Il punk guardò a lui repentinamente, rimanendo comunque abbracciato alla sua ragazza, con una mano sul suo fianco. "Ehi, Scott! Ciao! Quando sei arrivato? E dov'eri?" chiese, con tono dubbioso e sorpreso, guardando poi Gwen.
La ragazza, dal canto suo, non aveva tolto gli occhi spalancati dal rosso, che nel frattempo li aveva raggiunti. Poi si era voltata a Duncan.
"Sono arrivato circa un'ora fa." rispose il ragazzo. "Ero in bagno. E Gwen: ho sentito Heather imprecare in camera sua! Meglio se vai a vedere tu cos'ha!"
La dark annuì, correndo su per le scale e lasciando i due da soli. Ringraziò mentalmente il "fratellone" per averla tolta da quella situazione, anche se non capiva come fosse possibile tutto quel contegno con cui si era presentato.
Ad ogni modo, si fiondò nella stanza dell'amica e ciò che vide la lasciò ancora più basita: non solo la camera era perfettamente in ordine, quell'ordine di cui anche lei era l'artefice, ma c'era anche il fatto che Heather, non fosse lì!
Chiuse la porta e ci rimase un attimo appiattita, con la bocca spalancata, per poi schioccare le dita e capire finalmente.
Si diresse nella stanza degli ospiti dove trovò una Heather Wilson seduta sul bordo del letto, mezza svestita, indossava solo la biancheria e fissava un punto imprecisato, come stesse pensando.
L'amica le sedette accanto, sventolandole una mano dinnanzi agli occhi. "Heather? Uh- uh? Ci sei ancora?"
"Certo!" rispose a quel punto lei, acida, alzando una spalla, udendo la sua voce. "Certo!" ripeté in un sussurro più timido, quasi più per convincersi da sola. Batté rapida le palpebre, riprendendosi ed allungando una mano dietro di sé per infilarsi la maglietta che aveva addosso poco prima. Poi si diresse all'uscio.
Ci trovò una mano sopra: la sua compagna, più veloce, la stava bloccando. L'aveva presa in un momento di debolezza, ne era sicura. Che le parlasse, una buona volta!
"Che c'è, Heather?" s'impose con voce ferma, mettendosi con la schiena contro la porta e guardandola negli occhi. Incrociò le braccia.
Per un attimo, la Wilson fu tentata di dirglielo.
"Heather!" la chiamò ancora Gwen. "Avete fatto sesso?"
No, lo sapeva anche lei che non era così! Certamente li aveva guardati e aveva capito, per quei minuti che erano stati sotto i suoi occhi.
"No, non abbiamo fatto sesso!" rispose l'asiatica, per poi scansarla malamente da dov'era e avviarsi in corridoio, infuriata.
La lasciò nella stanza, le labbra schiuse in un verso sorpreso.
Si fermò prima di scendere, Heather, e sbirciò Scott senza farsi notare, che chiacchierava con Duncan. Non sentiva nulla.
Le venne quasi un singhiozzo. "Abbiamo quasi fatto l'amore!" sussurrò.
Poi scese e sgraziatamente diede il benvenuto al nuovo ospite.
Gwen, nel frattempo, non riusciva a togliere gli occhi dalla stanza. L'unica cosa fuori posto era un cassetto di un vecchio mobile in legno, leggermente aperto. Ne sbirciò il contenuto: manette, la sua compagna ne teneva un paio dappertutto, per le evenienze, pareva. Dedusse che qualcuno aveva cercato di prenderle. E che l'altro aveva socchiuso il cassetto. Il rumore.
 
 
Scott sapeva dov'era camera sua. Ci si diresse, guidandola, ma la ragazza fece una leggera pressione sulla sua mano e lo portò da un'altra parte. In un'altra stanza, probabilmente quella degli ospiti.
Entrarono e lei chiuse a chiave, per poi rimanere bloccata davanti all'uscio, senza riuscire a lasciare la maniglia: il rosso la teneva per la vita, forte. Le mani le accarezzavano il ventre, salendo sempre di più, a dita aperte. Le labbra e i denti le torturavano il collo. Non riusciva ad essere "Heather Wilson", con lui! Non QUELLA Heather Wilson.
Una mano del ragazzo andò ad intrecciarsi con la sua. Le fece fare una giravolta, per poi attirarla a sé e baciarla con la stessa foga di prima, pienamente ricambiato.
Rozzamente, si mossero verso una cassettiera appoggiata al muro. Scott cercò alla ceca la maniglia di un cassetto: se la conosceva bene, teneva delle manette in ogni stanza da letto. Lo aprì con un rumore sordo, ma prima che potesse frugarvi dentro, la mano della ragazza lo richiuse con forza, producendo un altro rimbombo.
La guardò con occhi stupiti, non vedendo nel suo sguardo quella determinazione che sapeva essere caratteristica nel suo modo di fare.
"No!" sussurrò la ragazza. Scosse la testa, gli occhi neutri. "No!"
Scott batté le palpebre, sempre più sorpreso, ma l'asiatica non gli diede occasione di domandare. Si baciarono di nuovo, allora e lui lasciò che gli sfilasse la T- Shirt con una carezza leggera, che però lo fece rabbrividire.
Le sfilò a sua volta la maglietta, per poi stenderla sul letto e mettersi sopra il suo corpo, continuando a vezzeggiarlo. Con le mani e con la bocca, sul volto, sulle braccia, sul ventre. Le lasciò una scia di baci che partiva dal mento, scendeva sulla gola e sul petto. In mezzo al seno. Poi sul busto, fino a giungere all'ombelico. E tutto ciò che sfiorava con le labbra, veniva ripassato subito dopo con un dito lieve, che toccava veramente la sua pelle solo a tratti, facendola sussultare e rabbrividire.
E Heather, sembrava goderselo semplicemente. Senza "giochi", era strano per lei, eppure, non si era mai sentita così. Le sembrava di volerlo da sempre. Così, senza giochi o parole, senza mettere a soqquadro casa.
Si era stupita di sé stessa, in effetti, quando la sua mano s'era allungata dietro per bloccare quella del rosso che, era certa, cercava il paio di manette che sapeva essere nella cassettiera … Come lo sapeva, a proposito? Alejandro aveva parlato anche di quello? Probabile, non perdeva occasione di vantarsi dello loro "avventure". Lo sapeva!
Si era stupita della sua stessa voce, che aveva detto di no! Di no! Per la prima volta in vita sua e senza sapere nemmeno il perché!
Per Scott, comunque, non sembrava fare una grande differenza: l'aveva stesa sul letto (dolcemente? Com' era possibile? Si parlava di Scott!) e aveva preso a baciarla ovunque. Ancora non aveva smesso. E l'asiatica non sembrava averne abbastanza. Forse per questo continuava.
Solitamente, avrebbe preso il controllo. Lei era fatta così: dominava e non si lasciava dominare. Mai! Non lasciava che lo facesse nessuno! E allora perché era là in quel modo, domanda? E perché non si sentiva inferiore? E perché pareva piacerle? E perché lo lasciava fare?
Non lo sapeva. Non sembrava interessarle. E lo lasciava fare! Lasciava che la baciasse dove più desiderava. Mentre lei, l'unica cosa cui pensava, era ricordarsi di respirare: le mancava il fiato.
Ansimava, forse senza rendersene conto, guardando con occhi cechi la propria mano tremante, abbandonata sul materasso. L'altra stava tra i capelli rossi del ragazzo, mentre lui era chinato sul suo bacino, senza però la forza di artigliarli, come normalmente non avrebbe avuto problemi a fare. Anch'essa era scossa. Come quella di una drogata.
Le labbra di Scott erano la sua droga, Scott era la sua droga. La sua preferita. Non come Alejandro, lui era diverso. Semplicemente droga, senza necessariamente essere la sua favorita.
Il cervello vuoto pensava a tutto questo, senza realizzarlo davvero. Pensava a Gwen, di sotto. Ai ragazzi che sarebbero arrivati entro poco. Ad Alejandro e a cosa avrebbe detto, se li avesse trovati in quel modo. Non era certo un tipo pacifico, in quell'ambito.
E anche a quella strana sensazione nello stomaco. A quei brividi e quella "sottomissione" spontanea.
E Heather rifiutò tutto, svuotandosi la testa. Tornando nella stanza e guardando Scott negli occhi, per poi dargli un bacio, facendo vagare le mani curiose sul suo corpo e godendosi le sue addosso.
Si sedettero, sempre vicini, le gambe della ragazza attorno al suo bacino. Abbracciati.
Quelle mani! Meglio che l'abito più elegante che avesse potuto trovare. Quelle labbra! Meglio di ogni gioiello d'oro e diamanti.
Il campanello che suonava arrivò lontano alle orecchie di entrambi.
Non si lasciarono subito, per quello. Si distesero ancora, anzi! Ma dopo un secondo, il giovane parve ripensarci.
"No!" disse solo. Si rialzò, passandosi una mano tra i capelli e rimettendosi la maglietta, sotto gli occhi quasi tristi della ragazza, ora seduta sul bordo del letto. "Perdonami, è stata colpa mia!" continuò. "Scusa!" E poi uscì, non prima di sentire un grido, per far sì che non fosse un pianto, da parte della giovane.
Scese veloce e composto, anche se dispiaciuto per aver interrotto Duncan e Gwen. Ma soprattutto, per non aver spiegato ad Heather: era meglio di no. Spedì la dark su da lei, togliendola dall'imbarazzo di dover spiegare e chiacchierò tranquillo con il punk.
Poco dopo, l'asiatica scese da sola e fece gli onori di casa. Per ultima, dopo altri pochi minuti, arrivò Gwen. E il campanello suonò.
Heather pareva stare bene, essersi ripresa. Solo lei sapeva che non era vero. E che se avesse potuto, avrebbe pianto.
 
 
Più Scott ci pensava, più guardava verso Heather. Più lei ci pensava, più guardava verso Scott.
Più loro si guardavano, più Gwen era scossa. Più Gwen era scossa, più Duncan la fissava preoccupato.
E quindi c'erano sguardi ovunque.
Alejandro era quello che sapeva meno e nonostante tutto sembrasse normale, nonostante gli scherzi, le risate, la malizia, i quali regnavano comunque nel salotto, non poté fare a meno di notarlo: nessuno guardava il film! Gli occhi, incontravano soltanto altri occhi.



WRITTEN BY Angelo Nero






§  L'Angelo racconta  §

Gente dall'anima pura e senza malizia, buongiorno! xD (Ma dove, senza malizia?)
Tornata dalla Francia da neanche 24 ore e già è ora di pubblicare, evvai! Questo è uno dei miei capitoli preferiti, non vedevo l'ora e non perchè l'ho scritto io! u.u
Chi è d'accordo che questi due insieme stanno benissimo, alzi la mano ;) Sono stata più che felice di aver scritto io questo chappy. Mi sono divertita e sbizzarrita, in più, con la fine del capitolo precedente, Stella me l'ha servito su un piatto d'argento! xP
Chi sperava in un "ripresa" da parte di Heather? E invece no! Sorry! xD
Che dire? Spero vi sia piaciuto, ecco e che continuerete a leggere e recensire e seguire ;D
Mi sento di ringraziare in particolare Dahlia_Gwen e Liz, per seguire la storia con così tanto interesse <3

Detto ciò, spero vi sia piaciuto ;)
Alla prossima, baci <3
Angelo
   
 
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