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Autore: Psyche07    23/08/2014    4 recensioni
[STORIA IN REVISIONE CAP 2/11. Per chi si apprestasse a leggerla, consiglio di fermarsi al Cap 2]
Correvo veloce attraverso il vicolo buio, perché, al di là di esso, sapevo che sarei stato al sicuro; sentivo i battiti del cuore rimbombare nelle orecchie e le gambe stanche, sul punto di cedere.
Ma non potevo.
‘Non ancora - mi ripetevo, cercando di farmi forza – Ci sei quasi.’
Eppure la luce alla fine della stradina sembrava sempre più distante, mentre i passi del mio inseguitore si facevano vicini, sempre più vicini.
Con la coda dell’occhio cercavo di scorgerne la posizione, di rassicurarmi che Lui non fosse ancora riuscito a raggiungermi, ma non vedevo altro che rifiuti e buio.
Gridai a qualcuno, chiunque, di salvarmi.
Gridai la mia disperazione, ma nessuna mano si sporse per soccorrermi; avvertì Lui, invece, avvertì la sua mano afferrarmi da dietro ed arrestare la mia fuga.
“Ti ho preso.”
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Neji Hyuuga, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke, Neji/Hinata
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest | Contesto: Nessun contesto
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Salve ragazzi,
so di essere in enorme ritardo, ma ho avuto qualche piccolo problema.
Non vi trattengo oltre, però, rimandandovi alle note a fine capitolo.
Solo qualche necessario avviso: questo capitolo è scritto in alternanza tra il POV di Sasuke e quello di Naruto (al solito troverete questi segni ad indicarvi il cambio di POV **********************); durante la lettura del capitolo troverete un link che vi rimanderà ad un video+traduzione: vi consiglio di prendervi un attimo per guardarlo, prima di proseguire con la storia.
E’ tutto :P
Buona lettura.


 
CAPITOLO 2 [Ovvero: Degli Uchiha e del loro Orgoglio]
 


 
The secret side of me, I never let you see
I keep it caged but I can't control it
So stay away from me, the beast is ugly
I feel the rage and I just can't hold it
[Skillet – Monster]
 
 


‘Non posso ancora credere di aver avuto un tale colpo di fortuna.’ penso, mentre osservo la persona al mio fianco ridere a crepapelle.

Uzumaki è incredibilmente solare, un ragazzo di spirito e a cui non dispiace un po’ di sana autoironia: non ho cambiato la mia prima impressione su di lui, ciò non di meno devo ammettere di trovarlo interessante.

Sorrido, guardando l’espressione buffa che gli si è dipinta in volto.

“E’ vero.” gli dico, riprendendo il filo dell’aneddoto che sto raccontandogli al momento.

‘E’ incredibile come ogni emozione riesca a leggersi perfettamente sui tratti di questo viso.’ rifletto nel frattempo, stupito che possano esistere persone di tale disarmante sincerità.

“Non ci credo: te lo stai inventando, Uchiha-kun.” ribatte, ma i suoi occhi sembrano attendere solo un’ulteriore conferma per illuminarsi di divertimento.

“Sasuke.”

“Eh?” domanda, confuso dall’apparente non sequitor della risposta.

“Puoi chiamarmi semplicemente Sasuke – spiego, un piccolo ghigno ad arricciarmi le labbra – E no, sono serio: il composto è esploso nell’esatto momento in cui il professore ne ha preso in mano la fiala.”

Scoppia a ridere, riuscendo a stento a mantenere la posizione eretta; ha una risata argentina, chiara e pulita, una di quelle che spingono le persone a sorridere a loro volta e, ascoltandola, persino io non riesco ad impedire alle labbra di curvarsi verso l’alto.

“Non avrei mai immaginato che Kiba potesse essere un tale disastro in chimica.” soffia fuori, senza fiato e asciugando una lacrima che ha fatto capolino al margine dell’occhio destro.

“E’ un vero e proprio pericolo – rincaro – tanto che il sensei Yamato ha deciso di non fargli più maneggiare alcun elemento, se prima non avrà imparato quali effetti ha utilizzato in un composto.”

“Povero Ki-chan – sussurra, continuando a sghignazzare – E tu, Sasuke? Tu sei bravo in chimica?” mi domanda poi, rinvolgendomi uno sguardo birichino.

“Abbastanza, ma sfortunatamente non sono riuscito ad inventare nessuna miscela esplosiva, Uzumaki.” ribatto, il tono velato di ironia.

“Naruto – mi corregge, una volta riuscito a smettere di ridacchiare – Se io posso chiamarti Sasuke, allora anche tu dovresti utilizzare il mio nome di battessimo.” e mi sorride.

“Naruto – pronuncio subito con tono vellutato –  con quest’ultima aula, ti ho mostrato la locazione e l’uso di tutte quelle in cui si svolgono le lezioni del mattino, perciò adesso pensavo di farti visitare qualcuno dei club della scuola. Ti piacerebbe?” chiedo, iniziando ad avviarmi verso l’uscita del laboratorio di chimica.

“Certo – afferma con entusiasmo, ma rabbuiandosi poco dopo - però non penso di iscrivermi ad alcun corso facoltativo. Considerato questo, sarebbe ingiusto chiederti di sottrarre altro tempo alle tue attività: credo tu ne abbia sprecato fin troppo facendomi da guida.” conclude, il tono chiaramente dispiaciuto.

“All’Accademia Konoha è obbligatoria la frequenza di almeno un club, perciò conoscerne qualcuno ti tornerà utile. – gli spiego – E non avevo alcuna faccenda urgente da sbrigare.” strascico, scrollando le spalle.

‘Per non parlare del fatto che questa si sta rivelando essere esattamente l’occasione che aspettavo.’ ghigno internamente.

“Beh, allora non mi farò problemi a rubartene ancora un po’.” torna a sorridere, portando le braccia ad incrociarsi dietro la nuca.

Così continuiamo a camminare, chiacchierando del più e del meno, finché non raggiungiamo le due rampe di scale che portano al primo e al terzo piano; a quel punto mi fermo e mi volto verso di lui, appoggiandomi alla ringhiera:

“Hai qualche interesse in particolare? – e al suo sguardo interrogativo, chiarisco – E’ vero che la frequenza a un corso  è obbligatoria, ma allo studente è permesso scegliere quel che più preferisce: vorrei farti visitare solo quelli di tuo interesse e guadagnare tempo per ultimare il giro della scuola.”

“C’è ancora altro da vedere?” chiede, un po’ stupito.

“Ci sarebbero le strutture all’esterno, così sapresti già come raggiungerle in autonomia.”

“Capisco, in effetti sarebbe utile – considera, sembrando immerso in chissà quale pensiero - L’Accademia ha un club di musica?” domanda alla fine.

“Sì, certo – rispondo, mentre una piccola smorfia si fa largo sul mio viso – E’ anche uno dei migliori, peccato solo che la sensei che lo dirige sia una pervertita.”

“Per- pervertita?” balbetta  e i suoi occhi si sgranano per la sorpresa.

Annuisco e “Oggi sta tenendo lezione – dico – Se ti sta bene, potremmo visitare il club e tu avresti modo di conoscerla.”

“Via il dente, via il dolore.”

Prendendo questa sua replica come un tacito consenso, mi stacco dalla ringhiera e mi dirigo verso destra

“Allora saliamo: l’aula M si trova al terzo piano.” incamminandomi su per le scale.

“Aula M..” mormora, prendendo a seguirmi.

“Ben presto imparerai ad orientarti e ricorderai da solo i piani in cui si trovano i vari corsi.”

“Oh, non stavo cercando di memorizzarlo – nega, scuotendo appena la testa –  Stavo solo riflettendo che le lezioni del club di Musica si svolgono nell’aula M… M come M di musica… ecco… ehm… che coincidenza!”

Lo guardo ingarbugliarsi nella spiegazione, arrossire e scoppiare a ridere con fare imbarazzato.

‘Che dobe adorabile – penso, divertito e allo stesso tempo attratto da questo suo modo di fare un po’ impacciato – Chissà se lo è anche a letto…’

“Sas’ke?”

Mi riscuoto “…”

“Perché l’Accademia obbliga gli studenti ad entrare in un club? In altre scuole è facoltativo.” mi chiede, a mio parere, con parecchi minuti di ritardo.

“Non è un caso che questo sia considerato uno dei migliori licei dell’intero Giappone – replico – L’Accademia Konoha punta ad una preparazione dello studente a ‘tutto tondo’: le lezioni del mattino curano gli aspetti più generali dell’apprendimento, mentre quelle pomeridiane garantiscono un concreto approfondimento nei campi di interesse dello studente.”

“Sembra parecchio impegnativo – nota – conciliare i vari impegni e le diverse materie di studio.”

“Lo è, tuttavia avere la possibilità di sviluppare i propri punti di forza e di farlo  frequentando le discipline di proprio gradimento è un’opportunità, non lo credi anche tu?”

“Probabilmente hai ragione.”

“Inoltre è un modo efficace per indirizzare l’irrequietezza giovanile verso attività produttive, volte allo sviluppo della personalità dell’alunno e ad una sua parallela e significativa formazione.”

“Irrequietezza giovanile.. – ripete, per poi scoppiare a ridere – Sas’ke, parli come un sessantenne: devo credere che ‘l’irrequietezza giovanile’ non ti tocchi?”

“Ho il mio personale trucco per darle fondo.” quasi fuseggio, ghignando maliziosamente.

“Oh certo, anche tu frequenterai un club – annuisce, non cogliendo affatto l’allusione – A proposito, che club frequenti?”

“Kyudo.”

“Eh? Non credo di conoscerlo.” sbuffa, socchiudendo gli occhi e grattandosi una guancia.

“Letteralmente ‘la via dell’arco’ – spiego – è un’arte marziale giapponese, praticata già e principalmente in età feudale. Il kyujutsu comprendeva svariate tecniche, ma durante l’epoca Meiji si è avviata l'elaborazione di una forma unitaria, ad oggi quella standard da competizione.”

“Capisco – mi sorride – Credo chi ti si addica: mi hai da subito dato l’idea di essere una persona molto precisa e controllata.”
Vorrei avere l’opportunità di replicare, ma abbiamo raggiunto l’aula di musica.

“Siamo arrivati.” dico, indicando con un cenno del capo la porta di fronte a noi.

 
********************
 

Osservo il pugno di Sasuke impattare contro la superficie in compensato e non riesco ad impedire che una piccola bolla d’ansia inizi a formarmisi nel petto: tra tutti i corsi questo è l’unico che potrebbe interessarmi davvero, perciò voglio cercare di fare una buona impressione.

‘Peccato solo che in queste occasioni finisca con l’ottenere esattamente  il contrario di quel che mi prefiggo.’ penso, rammaricato.

Pochi secondi dopo, una voce femminile ci invita ad entrare; il mio compagno fa ruotare la porta sui cardini e avanza con aria sicura, così lo seguo e mi fermo appena qualche passo dietro di lui.

“Oh Uchiha, quale onore.” cinguetta una donna dai fiammeggianti capelli rossicci, mancando completamente di notare il sottoscritto.

“Sensei Mizukage.” replica Sasuke, facendo un lieve cenno di saluto col capo.

“A cosa debbo questa tua visita? – chiede lei, avvicinandosi – Hai finalmente deciso di accettare il mio invito a cena?”

“Tks, non sono mica pazzo.”

Spalanco la bocca nell’udirne la replica e i miei occhi corrono in direzione della donna.

‘Che cosa ti passa per la testa? Rivolgersi così ad un insegnan…’

Ma il mio stesso pensiero sembra incepparsi, quando, con una buona dose di stupore, vedo la suddetta insegnante afferrargli le guance e tirarle verso l’alto.

Cerco di dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma dalle labbra mi scappa solo un ansito strozzato; ammutolito, l’unica cosa che mi resta da fare è seguire il loro scambio di battute.

“Qualche volta potresti anche sorridere – si lamenta, un piccolo broncio sulle labbra – soprattutto quando una bella donna come me ti chiede di uscire.”

“Pershè doshei? Nn sharebbe ashfatto nl mhio shile.” sbiascica, impossibilitato a parlare correttamente.

“Hai proprio ragione: il tuo lato scorbutico è anche quello che ti rende così affascinante.”  annuisce, con tanto di bavetta all’angolo della bocca, smettendo di tirargli le guance e prendendo ad accarezzarle con gentilezza.

“Sensei, per favore, si contenga!”

Osservo l’anima pia che si è decisa ad intervenire e, quando la donna sembra dargli retta, tiro un grande sospiro di sollievo.

“Non essere geloso, Chojuro: lo sai che rimani sempre il mio preferito.” dice lei con tono seducente, prendendo subito a riversare ogni attenzione sull’imbarazzato ragazzo.  

‘Ok, ho a che fare con la versione femminile dell’ero-sennin – penso, mentre già il mio corpo inizia ad indietreggiare – Meglio approfittare della sua distrazione e fuggire.’

Ma, quasi avesse udito i miei stessi pensieri, sento la mano di Sasuke stringersi sul mio braccio e trattenermi; gli rivolgo uno sguardo di muta supplica, invitandolo a seguire il mio esempio e correre lontano da lì,  ma ottengo solo di essere trascinato in avanti e finisco col divenire il centro dell’attenzione generale.

“Ehm… e-ecco - mi impappino – In realtà Sasuke ha accompagnato me.” farfuglio, non sapendo bene neanch’io cosa dire.

“Oh, ma che bel ragazzo. – esclama la professoressa, avvicinandosi rapidamente - Come ti chiami, dolcezza?” mi chiede ad un passo dal viso.

“N-Naruto Uzumaki.” balbetto un po’, agitato.

“Ma che ragazzo adorabile! – sussurra, afferrandomi e stringendomi in una morsa soffocante – Uchiha, visto che hai portato qui Naruto-kun ti perdono per la tua scortesia di poco prima.” aggiunge, rivolta a Sasuke.

“Non potevo fare altrimenti: Uzumaki scalpitava dal desiderio di venire a dare un’occhiata.”

Sgrano gli occhi all’inverosimile, immaginando già quale potrebbe essere la reazione della professoressa:

‘Soffocato da un paio di seni, bel modo di passare a miglior vita. - penso, mentre con lo sguardo cerco quello del moretto – Ti stai divertendo, vero? E pensare che saremmo potuti fuggire insieme, invece mi hai aizzato contro la tua stessa aguzzina: che bastardo!’

Quello si limita a ghignare come un idiota, mentre la sensei, preda dell’eccitazione, stringe la sua morsa multi tentacolare e mi fa appoggiare la testa sul suo decolté.

“Oh, Na-chan è il benvenuto –  mi palpa, tutta felice – Tuttavia, se vuole davvero entrare in questo club, dovrà prima superare una piccola prova.”

“Prova?” chiediamo entrambi contemporaneamente, io cercando di sollevarmi da quella posizione imbarazzante.

“Sì, un’esibizione – chiarisce con entusiasmo -  Devi dimostrare di essere all’altezza di questo corso e, visto che sei già qui, non vedo perché rimandare.”

“Certo, nessun problema -  assicuro – Ma… ecco … potrebbe?” ed indico il mio viso ancora saldamente posizionato contro il suo seno.

“Certamente. – risponde e, quando la sua presa si allenta in modo definitivo, non perdo tempo a mettere una certa distanza tra noi - Dunque, sali su quel palchetto e utilizza pure qualche strumento, se sei capace di suonarne uno.” continua, indicando una pedana di forma sferoidale sulla destra.

“Quanto alla melodia?” chiedo, cercando di ricompormi un minimo, ma la voce risulta comunque un po’ strozzata.

“Stupiscimi.” dice solo e prende posto su una delle sedie pieghevoli davanti alla pedana.

Annuisco, iniziando a guardarmi intorno alla ricerca di una chitarra elettrica.

La stanza è abbastanza grande, con le pareti bianche e il pavimento in lucido parchè nero; un pianoforte a coda occupa la parte sinistra dell’aula, mentre file di chitarre, bassi e violini sono appoggiate ad appositi sostegni lungo la parete in fondo.

Accanto alla porta è posizionata una grande libreria in legno, contenente libri e spartiti vari: nel complesso ne risulta un ambiente un po’ piccolo, ma pratico e tranquillo.

Sto per dirigermi verso gli strumenti, quando i miei occhi ne incrociano un paio del colore dell’acqua marina e, per un attimo, non posso fare a meno che rimanere sorpreso: non sapevo che io e Gaara condividessimo questa passione.

Gli rivolgo un piccolo cenno del capo, ma lui mi ignora bellamente, imitando i suoi compagni e prendendo posto sulle piccole sedie di legno.

‘E’ ancora arrabbiato - penso, sospirando sonoramente e incamminandomi verso la parete di fondo – Tutta colpa della mia ostinazione: avrei dovuto accettare il suo rifiuto e basta.’

Ma, a mia discolpa, posso onestamente affermare che abbia reagito in modo un tantinello esagerato: in fondo gli avevo solo chiesto di seguire me e gli altri in giardino per attendere insieme l’inizio delle lezioni.

‘Solo sette o otto volte, eh? Non sono mica molte.’

Volevo provare ad avvicinarlo, perché, durante il poco tempo passato insieme, ho capito quanto fosse corretta la prima impressione che ho avuto di lui.

Del resto, quelli come noi, persone che sono state prese a calci dalla vita tante, troppe volte, riescono sempre a riconoscere chi ha subito lo stesso trattamento.

E Gaara non è solo simile a me, ma è come me: un sopravvissuto.

Non credo affatto che sia un ragazzo asociale, altrimenti non avrebbe accettato che rimanessi a chiacchierare con lui durante il pranzo: si sarebbe alzato e avrebbe cambiato tavolo, anziché tentare di convincere me a farlo.

‘Tuttavia rifiuta il contatto con gli altri, quasi lo temesse. – penso – Vorrei aiutarlo, ma noi siamo bestie difficili da trattare: non accettiamo chi si intromette nelle nostre vite, semplicemente perché nessuno, se non i nostri stessi simili, può capirci davvero.’ 

Serro le dita intorno alla chitarra che ho scelto, frustrato dal circolo vizioso dei miei stessi pensieri: sarebbe sufficiente che mi conoscesse un minimo per capire che siamo uguali, ma lui si rifiuta di farlo.

‘Che posso fare?’ guardo lo strumento che ho tra le mani e un’idea si fa largo pian piano dentro di me.

Non sono certo che funzioni, ciò non di meno non perdo un solo secondo: salgo sul palco, mi affretto a controllare che lo strumento sia accordato, quindi me ne assicuro la cinghia al collo.

Cerco gli occhi acqua marina di Gaara e, trovatili, faccio si di legarli ai miei, mentre le prime note della canzone che ho scelto iniziano a riempire l’aria.

‘Spero solo che il messaggio arrivi.’ e inizio a cantare la strofa di apertura.

[ https://www.youtube.com/watch?v=-A8B4HAtnvk ]

 
**********************
 

Stiamo camminando lentamente per il corridoi deserti del terzo piano, entrambi chiusi nel silenzio dei nostri pensieri.

Da quando abbiamo salutato la Mizukage e i suoi nuovi compagni di corso, ci siamo rivolti si e no quattro parole in croce: evidentemente nessuno dei due desidera avviare una conversazione vera e propria.

‘E’ tutta colpa di quel dannato test.’ mi dico, annuendo mentalmente.

In piedi su quella ridicola pedana tarmata, Naruto era sembrato sbocciare come un bellissimo fiore, uno di quelli che è possibile ammirare solo nelle zone più impervie di questo mondo.

Si è trattato di uno spettacolo raro e, per questo, tanto più prezioso.

Il ragazzo un po’ sciocco e impacciato che avevo iniziato a conoscere, si era trasformato in un giovane dalla presenza fortemente dominante; la sua voce, a tratti roca e profonda, aveva incantato gli astanti, facendo loro percepire con chiarezza la molteplicità di emozioni di cui era impregnata.

‘Le sue emozioni.’ penso, gettandogli un’occhiata fugace.

Quando l’ultima nota era risuonata nell’aria, molti ragazzi gli  si erano avvicinati per complimentarsi e porgli tutta una serie di domande su melodia e testo; inutile descrivere la sorpresa generale, una volta appurato che entrambe erano frutto della ‘sua vena creativa’, così come lui stesso aveva chiarito.

In quel momento, come un fulmine a ciel sereno, avevo capito di essermi fatto ingannare: quella del ragazzo un po’ stupido era solo la superficie, l’involucro dietro al quale nascondeva la sua vera essenza.

Certo, non dubito che, per la maggior parte del tempo, il dobe che è in lui tenga banco e baracca, ma adesso sono assolutamente convinto che questa non sia la sua unica nota di rilievo.

‘Se essere uno sciocco come ne esistono pochi può essere considerata tale, certo.’ ghigno, internamente divertito.

Quello che non è affatto divertente, però, è il potente interesse che ho iniziato a nutrire per Uzumaki; posso affermare senza alcuna ombra di dubbio che in larga misura è dovuto alla travolgente attrazione che provo per lui, ma c’è anche altro che non riesco a spiegarmi.

Forse è solo curiosità.

In effetti non posso fare a meno di chiedermi quanto di quell’aria da fesso sia reale e quanto, invece, sia stata costruita ad arte: è evidente che stia indossando una maschera o, meglio, lo è per chi è abituato a portane una.

‘Comunque non è affar mio – penso, irritato con me stesso per quest’inutile rimuginare – E’ arrivato il momento di fare la mia mossa.’

Ed è per mettere in moto il piano che ho escogitato che sto salendo le scale per il quarto piano, per questo e per l’intenso scambio di sguardi intercorso tra Naruto e Sabaku per tutta la durata della canzone.

Non credo che i più ci abbiano fatto caso, ma al sottoscritto non è sfuggito e ‘Non ho nessuna intenzione di farmi soffiare la preda da sotto al naso, per di più da uno sciatto emo con le occhiaie.’

Inoltre, agendo come ho intenzione di fare, prenderò due piccioni con una fava: darò sfogo al desiderio che mi si agitata dentro e farò definitivamente cadere Uzumaki ai miei piedi.

Ghigno diabolicamente.

“Dove stiamo andando?”

Il suono della voce di Naruto mi coglie di sorpresa: dopo tanto tempo trascorso nel più stretto mutismo, avevo quasi dimenticato che l’altro potesse ancora far uso del dono della parola.

“Ho pensato fosse il caso di farti visitare qualche altro club: anche se hai già scelto quello di musica, non è detto che non possano piacertene degli altri. Ti sto portando nell’aula in cui tiene le sue lezioni quello d’arte.” dico con voce incolore, propinandogli la blanda spiegazione a cui avevo pensato.

“Arte?” chiede, interrogativo e un po’ scettico.

“Sì, è in un’ala dell’edificio molto tranquilla e da cui può godersi una vista spettacolare dei giardini – spiego – trovo sia il posto ideale per riprendersi dal manicomio a cui siamo sfuggiti.”

Sorride, arrossendo leggermente.

“E’ stato divertente – dice, osservandomi – parecchio traumatico all’inizio, ma molto entusiasmante alla fine.”

“Ho visto come ti pavoneggiavi, una volta concluso il tuo ‘test’.” lo punzecchio, nel palese tentativo di stuzzicarlo.

Lui gonfia le guance, mettendo su un’espressione che lo rende più buffo che minaccioso, poi replica:

“Non è vero che mi pavoneggiavo: rispondevo solo alle domande che mi facevano…”

Fingo di ascoltarlo, mentre continua a borbottare negazioni ed improperi; chiunque, al suo posto, si sarebbe vantato fino alla nausea, invece questo ragazzo non fa altro che trasudare modestia e semplicità.

‘E pensare che su quel palchetto scassato risplendeva più di molti cantanti attuali.’ mi dico, osservandolo dall’alto in basso con aria contemplativa.

“Cosa c’è?” mi domanda, accortosi del mio sguardo.

“Niente – replico, scuotendo leggermente il capo – Stavo solo pensando che avevano ragione a complimentarsi tanto: sei bravo.”

Arrossisce, portando le braccia dietro la nuca e sorridendo in modo gioioso.

“Grazie – soffia fuori con tono allegro -  non so perché, ma ho come la sensazione che ricevere complimenti da te sia un evento raro.”

Non sbaglia, ma non mi disturbo a dargliene conferma.

Mi fermo, invece, difronte ad una porta scorrevole, la apro lentamente e lo invito a precedermi all’interno; Naruto mi lancia un lungo sguardo saputo, uno di quelli che sembrano voler dire ‘Ci ho preso in pieno, eh?’ poi muovere qualche passo incerto all’interno dell’aula.

Si guarda intorno con fare curioso, ammirando le numerose opere d’arte appese alle pareti e disposte sui cavalletti, ma dopo poco i suoi occhi vengono calamitati dalle grandi finestre.

“Wao, avevi ragione: è mozzafiato!” afferma alla vista del meraviglioso paesaggio, attaccandosi al vetro a mo’ di ventosa.

“Ne dubitavi?” chiedo con fare retorico, in modo del tutto indifferente, mentre mi chiudo la porta alle spalle e mi avvicino a lui di soppiatto.

Giunto a meno di un passo dal suo corpo, stringo le braccia intorno al suo torace e lo attiro contro il mio.

“Sas’ke?” pronuncia, la confusione evidente nel tono di voce.

Ma io sono già perso nelle trame del profumo che la sua pelle sembra emanare, incapace di rispondere e comunque con nessuna voglia di farlo.

Mi chino a sfregare il naso sull’incavo del collo sottile, aspirando la deliziosa fragranza di vento e sole, poi ne bacio con cura la pelle delicata;  sento la pressione arteriosa aumentare sotto le labbra e i battiti del suo cuore farsi veloci, sconnessi.

“Ma che ti prende?” chiede con voce strozzata, le sue mani che salgono ad artigliare le mie.

Lascio una scia di baci e lappate lungo il tragitto verso il suo orecchio e

“Rilassati.”  gli sussurro rocamente, prendendo a mordicchiarne il lobo.

“E come vuoi che faccia con te che tenti di staccarmi l’orecchio a morsi?” ringhia, strappandomi un piccolo sorriso divertito.

Quasi a volerne assecondare le parole, serro un po’ di più la presa dei denti sulla cartilagine morbida, strappandogli un gemito di dolore.

“Ahi – si lamenta – ma sei completamente impazzito?”

Non rispondo, continuando ad intervallare baci leggeri a piccoli morsi.

“Sas’ke lasciami: non è divertent-aahh.”

I suoi sospiri rochi iniziano a minare il mio autocontrollo, tanto che, inconsciamente, prendo a muovere i fianchi contro di lui; la nuova frizione mi strappa un sibilo di piacere, ma su Naruto sembra avere un effetto completamente opposto.

Lo sento irrigidirsi come un pezzo di legno e, poco dopo, iniziare a tremare da capo a piedi; non mi era mai capitata una cosa simile: di solito, arrivati a questo punto, il partner di turno sta già pregandomi di prenderlo sul posto.

Non sapendo esattamente cosa fare per tranquillizzarlo, decido di seguire il mio istinto.

Interrompo il dondolio dei fianchi e lo volto verso di me, cercando di non sciogliere completamente l’abbraccio in cui l’avevo stretto.

“Naruto.” sussurro, cercando i suoi occhi e tenendoli avvinti ai miei.

Lentamente, avvicino le labbra a quelle gonfie di lui

‘Deve aver cercato di trattenere i gemiti mordendosele a sangue.’ penso, mentre inizio a lasciarvi piccoli baci gentili.

Continuo così per un po’, almeno finché non sento i suoi muscoli iniziare a rilassarsi, poi, approfittando del gemito di piacere che si lascia sfuggire, insinuo la lingua dentro la sua bocca.

La muovo con calma, invitando la gemella a fare altrettanto, mentre esploro il sapore dell’altro, rimanendone irrimediabilmente assuefatto.

Quando Naruto inizia a ricambiare il bacio, seppur con lieve incertezza, sorrido  sulle sue labbra e provo ad approfondirlo ulteriormente.

Poi il dolore.

“Ma che cazzo ti salta in mente?” chiedo, staccandomi da lui, la lingua che pulsa e il sapore ferroso del sangue in bocca.

“Questo dovrei dirlo io – mi ringhia contro – che cazzo credevi di fare?”

“La risposta mi sembra ovvia.” dico, irritato oltre ogni immaginazione, mentre una mano corre a scompigliare i capelli in un gesto nervoso.

Cade un silenzio pesante, un attimo infinito fatto di scambi di sguardi rabbiosi ed imbarazzo, poi Naruto prende a camminare verso la porta.

‘Non ci credo: vuole davvero andarsene. – mi dico, irato – Quindi è così che ci si sente, quando qualcuno ti respinge… No, questo pensiero è intollerabile.’

Lo osservo con astio fermarsi al mio fianco, il volto che guarda dritto davanti a sé.

“Se ti avvicini di nuovo, giuro che ti castro.” ringhia minacciosamente, il tono basso e roco.

Non attende una risposta, solo riprende a camminare e, intenzionalmente, fa urtare con forza la sua spalla contro la mia.

“Non ne ho alcuna intenzione: non mi hai eccitato tanto da tentarmi a riprovarci.” replico con la chiara intenzione di umiliarlo.

Si ferma; lo immagino tremare di rabbia, le mani strette a pugni, le nocche bianche per la forte pressione e un sorriso amaro mi storce le labbra.

Attendo una sua reazione, ma alle orecchie mi giunge solo il suono del suo respiro spezzato e poi quello della porta che scorre sui cardini.

“Ho interrotto qualcosa?” una voce estranea si fa largo nell’ambiante e, purtroppo, so fin troppo bene chi ne è il proprietario.

‘Di male, in peggio.’ penso, voltandomi giusto in tempo per vedere Uzumaki scansare malamente il ragazzo sulla soglia ed imboccare il corridoio.

Un fischio prolungato e poi “Devi averla combinata grossa, Uchiha.”

“Taci, Onjo.” gli ingiungo, prendendo a massaggiarmi le tempie in un vano tentativo di allontanare la tensione.

“Davvero, Uchiha: anch’io miravo al nuovo studente, ma, come al solito, mi hai preceduto…”

Lo ignoro, provando ad immaginare che le sue chiacchiere siano solo il ronzio di una mosca fastidiosa e petulante.

“.. visto che l’hai provato, perché non mi racconti come è stato? Anzi meglio: dammi qualche consiglio così fotterlo sarà un gioco da ragazzi.”

Sento tutta la rabbia che ho dentro esplodere come un petardo e, senza capire neanch’io come diamine sia successo, mi ritrovo a stringere Onjo per la gola.

“Tu non lo toccherai – gli sibilo contro – altrimenti giuro che il tuo culo da checca avrà da pentirsene.”

“Questo non sarebbe un deterrente per me, lo sai.” soffia fuori, leccandosi le labbra con lascivia.

“Tsk – emetto disgustato – Ti ho avvisato: vedi di non fare stronzate.” e mollo la presa, dirigendomi a passo svelto verso la porta.

‘Che vadano tutti al  diavolo!’ penso, decidendo all’istante di mollare ogni cosa e tornare a casa il più velocemente possibile.

 
 
 
Ed eccoci alla conclusione del secondo capitolo. ;O
Intanto mi scuso per il ritardo, ma giostrarsi tra i vari impegni è sempre molto difficile; mi rassicuravo dicendomi che questo capitolo si sarebbe scritto da solo, tanto era semplice… sì, certo.
Ho perso il conto delle volte in cui ho cambiato i dialoghi o riscritto una scena.
E’ un capitolo essenziale, perché contiene tre incipit fondamentali: quello della futura amicizia tra Naruto e Gaara, quello del controverso rapporto tra lui e Sasuke e quello dell’incontro tra Sasuke e Sai (Onjo nel capitolo. Onjo è un cognome di mia invenzione.)
Ora, non so se si è capito perché ho deciso di intitolare il capitolo ‘Degli Uchiha e del loro Orgoglio.’
L’ho fatto per questa bella frase che scappa dalle labbra di Sasuke:
“Non ne ho alcuna intenzione: non mi hai eccitato tanto da tentarmi a riprovarci.”
Ovviamente è falso: ha portato Naruto in un’aula che sapeva sarebbe stata vuota solo poterci provare con lui ed è Sasuke stesso a ribadire più volte che prova un forte desiderio per il nostro biondino.
Quindi perché questa uscita infelice? Perché Naruto l’ha appena respinto ed è il suo modo per salvare la faccia.
E’ orgoglio, appunto.
Sotto questa prospettiva ho scelto anche la strofa della canzone che apre il capitolo: il mostro di cui si parla ho pensato potesse essere l’orgoglio di Sasuke. (cosa, invece, rappresenta per Naruto lo scoprirete nel prossimo capitolo.)
Ho cercato di seguire quelli che avrebbero potuto essere i pensieri dei personaggi, incentrando il capitolo su quegli eventi a cui loro avrebbero dato maggior peso. Gli altri, quindi, sono appena accennati.
Alcuni, comunque, potrebbero essere ripresi nei capitoli successivi.
E beh… spero vi piaccia :D
Ringrazio quanti hanno letto: siete sempre di più e mi piacerebbe poter sapere cosa pensate della storia.
Siete timidi? Vorrei rassicurarvi che non mangio carne umana :P  perciò scacciate via i timori e lasciatemi una vostra recensione, anche negativa: altrimenti come faccio a capire cosa andrebbe migliorato nella storia?
Infine un ringraziamento speciale a chi ha inserito la storia tra le preferite e le seguite: grazie di cuore :*
Psyche passa e chiude.
Bacetti a tutti voi
  
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