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Autore: risakoizumi    23/08/2014    4 recensioni
La mia breve vita è stata un susseguirsi di momenti di gioia e infelicità.
La sofferenza è quella che ricordo meglio e che è stata al centro delle mie giornate per lungo tempo.
Una volta ero soltanto l’ex ragazza di Sam dal cuore spezzato e che nessuno sopportava.
Adesso mi sento una persona diversa.
Sono più forte, sento che niente può distruggermi. Sono padrona della mia vita. La triste e collerica ragazza di La Push si è trasformata in una persona nuova.
Osservo il ragazzo che sta in piedi accanto a me. I suoi occhi sembrano sorridermi, come sempre.
"Sei pronta?" mi chiede, prendendomi per mano.
"Sì". Ricambio la sua stretta sicura e familiare.
Il momento è arrivato, ma non ho paura. Santo cielo, sono Leah Clearwater! Dovrebbero essere loro ad avere paura di me!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leah Clearweater, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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<< Dovresti andare dalla tua famiglia, a Natale >>.
<< Cosa? >>.
<< Non li vedi da qualche mese, non ti mancano? >>.
<< Sì, mi mancano, ma non voglio tornare a Forks. Mi stai cacciando? Hai da fare e non vuoi che stia tra i piedi? Messaggio ricevuto >>.
<< Che costa stai farneticando? >> mormora Alex, distratto. Ha gli occhi incollati a uno degli enormi televisori che ha comprato qualche giorno fa per la sua casa, sta giocando con la playstation 3.
<< Non sto farneticando, sto solo dicendo che se non mi vuoi tra i piedi basta chiederlo >>.
<< Ecco, sono morto! >> si lamenta.
<< Non giochi da troppo tempo, sai quanti passi avanti abbiamo fatto con i videogiochi in otto anni? Lascia fare a me >>. Mi alzo dal divano, mi siedo a terra, accanto a lui, e prendo il joystick.
<< Ha parlato miss so-giocare-meglio-di-te >> borbotta.
<< Non è colpa mia se fai schifo >>.
<< Allora? >>.
<< Allora cosa? >>.
<< Non vuoi tornare dalla tua famiglia? >>.
<< No! >> esclamo.
<< Perché? >>.
<< Ho sempre trascorso il Natale con tutti loro, se per una volta manco non succede niente >>.
<< Potrei venire con te >> suggerisce, con tono leggero.
Lascio stare il videogioco e mi giro a guardarlo. << Sei serio? >>.
<< Perché non dovrei esserlo? >>.
<< E Thomas? Penso che tuo padre vorrebbe passare un po’ di tempo con te, dopo tutto questo tempo >>.
Alex mi guarda, pensieroso.
<< Resteremo qui >> affermo. << E se hai qualche appuntamento posso levarmi dai piedi >> insisto.
<< Non essere ridicola, non ho nessun appuntamento. Passeremo il Natale insieme e andremo a quella stupida festa >>.
<< Quale stupida festa? >>.
<< Quella che mio padre sta organizzando per Natale >>.
<< Ah, vero. Volevi andare a Forks per scappare da questa festa? >>.
Alex corruga la fronte. << Pensi sempre che abbia dei secondi fini >>.
<< Con te non si può mai sapere >>.
<< D’accordo, resteremo qui e ti toccherà sorbirti la fastosa festa di Natale di mio padre >>.
<< E’ così terribile? >>.
<< Viene organizzata ogni anno, per gli ospiti. Diciamo che quest’anno mio padre sta esagerando un tantino, sembra una sorta di festa di “bentornato Alex”. Oltre agli ospiti dell’hotel, sta invitando molta gente >>.
<< Quindi è una festa di Natale tutta per te. Non meriti tutte queste attenzioni >>.
<< Le merito eccome. Sono giovane ... >>.
Alzo le sopracciglia.
<< … sono bello … >> continua, scherzando.
Alzo le sopracciglia ancora di più.
<< … e sono ricco. Conosci qualcuno migliore di me? >>.
Scuoto la testa. << Sei irrecuperabile. Qualcuno dovrebbe tirarti giù dalla tua nuvoletta di altezzosità >>.
<< Impossibile, ci sto troppo bene >>.
<< Scemo >>.
<< Ti sembra il caso di offendere il tuo datore di lavoro? >>.
<< Non credi di avermi dato troppe ferie? >>.
<< Ma no, e poi mi servi per sistemare la casa >>.
<< Non manca molto ormai >> dico, guardandomi attorno. C’è una bella differenza rispetto alla distruzione che regnava prima.
<< Devo spendere ancora soldi per comprare qualche altro mobile e altri oggetti tecnologi >> dice.
<< Che ne diresti di tornare in hotel? >> propongo.
<< Ok. Andiamo, mio padre ci aspetta per la cena >>.
***
Non manca molto a Natale. Le giornate passano in fretta, soprattutto quando si è felici. Passo ogni momento con Alex, non ci stanchiamo mai di stare insieme. Spesso vengono anche i suoi amici a trovarci e una volta mi hanno persino fatto sentire un “concerto” della band, al quale ha partecipato anche Alex, suonando la batteria. Sono stati tutti molto felici di riaverlo tra loro, si divertono molto. Alex ha ripreso decisamente a fare molte cose e mi porta quasi sempre con sé. Ho scoperto che è stato al college parecchie volte: la laurea più recente è quella in astronomia. Ha frequentato molte volte anche il conservatorio. Nonostante abbia diverse lauree in discipline scientifiche, ama la musica, l’arte e la poesia. Come si possono amare così tante cose? Io posso dire a stento che mi piace guardare un film o leggere un buon libro: non ho avuto molto tempo per coltivare passioni. Inoltre il college sembra un miraggio. Ogni giorno che passa mi rendo conto di quanto il mio amico abbia vissuto e di quanto poco io conosca della vita. Alex è diverso, sorride spesso e si sta dedicando alla riscoperta di se stesso e di quello che ama. Prende un libro di poesie in mano e mi chiama, emozionato, per condividerlo con me. Oppure trova dei vecchi spartiti per il suo amato violino e mi chiama per farmeli ascoltare. Si è messo in testa che vuole insegnarmi a suonare qualcosa. Facciamo le gare alla playstation 3, le gare a chi mangia di più o a chi riesce a tenere la gomma da masticare in bocca per più tempo. Sì, queste cose possono sembrare stupide, ma noi ci divertiamo. Da una decina di giorni sta uscendo con una sola ragazza, una maestra d’asilo. Me l’ha presentata, è simpatica, ma assomiglia a sua moglie. Spero non la frequenti per questo. Vorrei essere contenta perché finalmente esce solo con una ragazza, invece mi sento infastidita. Finora ho cercato di non mostrarlo, anche perché passa più tempo con me che con lei. A volte becco Alex a fissarmi, ma distoglie subito lo sguardo. Non so, nonostante tutto, sento che sta cambiando qualcosa tra di noi.
***
Le mie scarpe argentate con il tacco ticchettano sul lucido marmo dei corridoi che attraverso. Con le mani tengo il mio vestito giallo leggermente alzato, per non calpestarlo. Non posso crederci di essermi fatta coinvolgere in tutto questo. Mentre mi dirigo verso il salone dove si svolge la festa della Vigilia di Natale, sbuffo. Il chiacchiericcio e il rumore della musica si fanno sempre più forti man mano che mi avvicino. Attraverso uno dei tre archi che mi separano dal salone. Lascio il vestito e mi affaccio dalla ringhiera del pianerottolo dal quale posso ammirare la festa. La sala, in basso, è gremita di gente, luci e addobbi natalizi: ci sono un enorme albero di Natale in un angolo e persino un palco, dal quale una piccola orchestra sta suonando. Io, Leah Clearwater, mi trovo a un party di ricconi, con un costoso vestito giallo con lo strascico e i tacchi. Il mondo deve essersi capovolto. Scruto la folla e solo dopo un bel po’ riesco a intercettare Alex: indossa un completo blu scuro e una cravatta rossa tenuta ferma da un fermacravatta sotto la giacca. I capelli sono legati con un codino, ma alcuni ricci sfuggono ribelli: non sono molto lunghi. Sta chiacchierando con una bellissima donna bionda vestita con uno stretto abito rosso e che sembra pendere dalle sue labbra. E’ la maestra. Lui le sussurra qualcosa all’orecchio e lei ride. So già che non riuscirò mai a farmela piacere. Alex mette una mano sulla vita di questa bellissima ragazza e stavolta è lei a sussurrargli qualcosa all’orecchio; nel frattempo, però, lui guarda in alto, verso di me e il suo sorriso scompare. Incrocia i miei occhi e io gli faccio un cenno con la mano, alzando gli occhi al cielo. Alex dice qualcosa all’insegnante e poi si fa largo tra gli ospiti che chiacchierano, ballano e sorseggiano un drink: sta venendo da me. Ci sono due scale per scendere, una a destra e una a sinistra: mi accingo a scendere la scalinata di destra, stando attenta a non inciampare. Alex mi aspetta ai piedi di questa: noto che mi guarda intensamente, con un lieve sorriso sulle labbra. Quasi arrossisco sotto questo suo attento esame. Quasi.
<< Ti sei messo a guardarmi perché speravi che cadessi da questa maledetta scala, confessa >> lo saluto sorridendo, quando finalmente mi mancano pochi gradini.
<< Vedo che alla fine hai indossato il mio regalo>> esordisce guardando il mio vestito giallo.
<< Non volevo fare la figura della ragazza povera e sciatta a una festa così pomposa >> ribatto, citandolo. Ho trovato la scatola con questo vestito proprio stamattina e l’ho aperta, sorpresa. C’era un bigliettino: “Alla mia carissima e violentissima mutaforma. Alex”. Ovviamente sono andata a chiedere spiegazioni ad Alex che mi ha comunicato che era il suo regalo di Natale e appena ho iniziato a protestare mi ha detto che dovevo indossarlo per forza, altrimenti alla festa avrei fatto la figura della ragazza povera e sciatta.
<< Non dimentichi niente >>.
<< Ho una buona memoria >>.
<< Sei molto bella >> confessa.
Gli faccio una linguaccia. << E’ forse un complimento? >>.
<< Ovviamente no. Grazie al mio costosissimo vestito chiunque potrebbe diventare bello >>.
<< Sei simpatico come sempre >>.
<< Sempre >>. Ridacchia. La maestra con cui stava parlando prima si avvicina timidamente a noi.
<< Oh, Jane ricordi la mia amica Leah? >> chiede Alex appena quella è sufficientemente vicina.
<< Certo >> risponde questa, dandomi la mano.
<< Ciao >> la saluto. E’ ancora più bella da vicino.
<< Alex ha parlato molto di te >> dice, gentile.
<< Oh, anche di te >>. Non molto, a dire la verità.
Mi accorgo che ci sono anche gli amici di Alex. Beatrix mi saluta con la mano e si avvicina, seguita da Edgar, William e Max che tiene per mano una bambina, sua figlia Margaret. Ultimamente abbiamo trascorso molto tempo insieme. Margaret è una bambina lentigginosa e con due grandi occhi marroni.
<< Leah, sei bellissima! >> esclama, abbracciandomi. Non so perché ma ha legato molto con me. Per ora è in vacanza con il padre.
<< Grazie, ma tu lo sei di più >> le dico, accarezzandole i capelli.
Saluto anche gli altri e Alex rinnova la presentazione di Jane.
William, affascinante nel suo completo grigio, mi propone di ballare e accetto. Così anche gli altri ci seguono: Alex balla con Jane, Beatrix con Edgar e Max con sua figlia. Stiamo ballando un valzer, a stento ricordo come si faccia, ma William riesce a dirigere bene.
<< Dovresti truccarti più spesso >> mi sussurra.
<< Se mi truccassi più spesso farei troppe conquiste >> ribatto, scherzando.
<< Sembra una frase alla Alex >>.
<< Hai ragione. Forse mi sto facendo influenzare >>.
<< Non è una buona cosa >>.
<< Decisamente no >>. Ridiamo. Mi accorgo che Alex ci passa vicino e ci lancia un’occhiataccia.
<< Come va con quella ragazza che hai conosciuto l’altra sera? >> mi informo.
<< Oh, mi ha stancato quasi subito >>.
<< Sei molto esigente >>.
William scrolla le spalle. << Prima o poi smetterò di stancarmi >>.
<< E uscirai con poche ragazze alla volta come fa Alex? Chissà, magari inizierà una relazione seria con quella Jane >>.
William sbuffa. << Se avesse intenzione di iniziare una relazione con qualcuna delle ragazze che conosce ogni giorno, ti avrei chiesto di uscire con me >>.
<< Cosa? >> esclamo, confusa da questa frase.
<< Alex non starà mai con quella maestra. E’ una brava ragazza, buona per una notte o due, ma nient’altro >>.
<< Come fai a dirlo? Perché sei così cinico? E’ una cosa crudele da dire! >>.
<< Perché lo conosco bene. E’ un libro aperto per me >>.
Alzo gli occhi al cielo. << E sentiamo, dalla lettura che ne hai fatto, qual è la conclusione? >>.
<< La conclusione è che quando è con te sprigiona energia >>.
<< Energia? >>. Inizio a ridere. Che assurdità.
<< Sicuramente te ne sei accorta ma non vuoi ammetterlo. Si percepisce che c’è qualcosa tra di voi >>.
Controllo la posizione di Alex sulla pista. Probabilmente non ci ha sentiti più perché è lontano e sta chiacchierando piacevolmente con Jane.
<< Non ho idea di cosa tu stia parlando >> insisto.
Appena finisce la musica andiamo a prendere qualcosa da bere, ma mi sento picchiettare sulla spalla. E’ Alex, solo.
<< Posso ? >> mi chiede, porgendomi la mano.
<< Se proprio insisti >>.
<< Insisto >>. Mi prende la mano e mi trascina verso le coppie che danzano.
<< Non so ballare molto bene perché non l’ho mai fatto molto >> mi lamento, quando iniziamo a ballare.
<< Recuperi adesso >>.
<< Jane sembra proprio una ragazza carina >>.
<< Lo è >>.
<< Pacata, gentile e buona >>.
Alex grugnisce.
<< E’ una maestra d’asilo, quindi ci sa fare con i bambini >>.
<< Ed è brava a letto >>.
<< Questo potevi tenerlo per te >>.
<< Stai decantando le sue virtù, così mi è venuta in mente pure questa >>.
<< Buon per te che sia brava >> dico, con amarezza.
Intravedo Tom, circondato da un gruppo di persone. Mi fa un occhiolino strappandomi un sorriso.
<< A chi sorridi? Potrei ingelosirmi >> scherza.
<< A tuo padre. Ci sono dei licantropi a questa festa, vero? >>.
<< Qualcuno, non lo senti? >>.
C’è un forte odore di licantropo nell’aria. << Certo che sì >>.
<< Mio padre ha molti amici. Comunque è inutile che gli sorridi, è troppo grande per te >>.
<< Invece tu sei un giovanotto, vero? >>.
<< Avendo ventuno anni posso affermarlo tranquillamente >>.
<< Ti piacerebbe. Dovresti essere morto da secoli >>.
<< Lo avresti preferito? >>.
<< Cosa? >>.
<< Non avermi mai incontrato. Se fossi morto secoli fa e non fossi diventato un licantropo, non staresti qui con me in questo momento >>.
<< Me ne sarei fatta una ragione >> mento. Non riesco più ad immaginare le mie giornate senza Alex.
<< Insensibile e bugiarda. Di cosa stavi parlando con William? >> cambia argomento.
<< Niente di ché, sciocchezze >>.
Finisce la musica e smettiamo di ballare. << Balli in modo orribile >>.
<< Grazie >> ribatto, abituata alle sue frasi tutt’altro che gentili.
Incontriamo Tom che si ferma con noi a parlare e mi chiede di danzare con lui. 
<< Oggi mi tocca proprio ballare >> dico, quando inizia la musica.
Tom ride. << Hai molti pretendenti che ti chiedono di ballare? >>.
Rido anch’io. << No, solo Alex e William >>.
<< Due bei giovanotti >>.
<< E adesso tu >>.
<< Oh, io non sono un giovanotto >>.
<< Solo perché hai qualche anno in più rispetto a loro? >>.
<< Sono io a sentirmi vecchio. Ho questo aspetto giovanile, ma mi vedrei bene con una lunga barba bianca. Forse è perché ho cresciuto un figlio >>.
Scoppio a ridere. << Tom, in realtà, nessuno di voi è un giovanotto >>.
<< Questo è vero >>.
<< Hai organizzato una bella festa >>.
<< Grazie, ma io non ho fatto quasi nulla, se non dare ordini >>.
<< Ti pare poco? >>. Sorrido.
<< Leah, vorrei ringraziarti >> dice all’improvviso.
<< Per cosa? >>.
<< Per aver aiutato mio figlio >> bisbiglia, pianissimo.
<< Non devi ringraziarmi, tengo molto a lui >> sussurro, ancora più piano.
<< Sei una brava ragazza >> mi dice, con affetto.
Il ballo finisce e decido di andare a mangiare qualcosa. Alex è impegnatissimo, viene trattenuto in continuazione dalla gente. Quando mi capita di passargli accanto mi ferma e mi presenta alle persone con cui parla, tutti amici di Tom e tutti licantropi. Ce ne sono tanti. Se non c’è Jane, Alex mi presenta come “la mia piccola amica mutaforma” e i licantropi mi fanno qualche domanda. La serata trascorre piacevolmente, chiacchierando e ballando ancora, con Max, Edgar e anche con la piccola Margaret. A un certo punto la musica si ferma e Tom sale sul palco. Fa un discorso in cui ringrazia tutti i presenti per essere lì e parla della gioia di riavere il figlio a casa. Infine chiama Alex sul palco.
<< Buonasera a tutti >> inizia, il mio amico. << Vi ringrazio anche io di essere qui stasera. Sono tornato da pochi mesi a casa e mio padre ha voluto condividere la notizia con tutti voi. Sono stato lontano per molto tempo; otto anni fa sono fuggito, disgustato dalla vita. Non so perché ma qualche mese fa sono tornato, sentivo che dovevo farlo, anche se non ne ero convinto. Credo che sia stata una delle scelte migliori della mia vita, perché se non fossi tornato dalla mia famiglia e dai miei amici, in questo momento sarei chissà dove, solo e malinconico. Invece sono qui e sto bene, ho incontrato nuove straordinarie persone … >>. Lascia la frase in sospeso. << Vi auguro di divertirvi e di passare un meraviglioso Natale. Grazie papà e grazie ancora a tutti voi >>.
 C’è un applauso e Alex chiama lì sul palco i suoi amici e fa portare gli strumenti, congedando l’orchestra. Stanno per cantare, avevano detto che volevano farlo. Beatrix sta alla batteria, Edgar alla tastiera e William e Max suonano la chitarra. Alex tiene il microfono, probabilmente canterà. La musica inizia. E’ davvero bravo, sta cantando una canzone dei Coldplay. Non sono l’unica a guardarlo rapita, l’ottanta per cento delle ospiti lo osserva con ammirazione. Accidenti a lui. Appena la canzone finisce va alla batteria e Beatrix prende il suo posto. Tutti i membri della band cantano un paio di canzoni a testa; Alex non canta più ma suona la tastiera durante le ultime canzoni. Una band i cui membri cambiano di posto è davvero singolare. Quando finiscono è quasi mezzanotte. Alex raggiunge Jane, poco lontano da me. Lo guardo, arrabbiata con me stessa perché in fondo sto iniziando a odiare quella donna, senza capirne il motivo. Vengo raggiunta da William.
<< Leah >> mi chiama, vedendomi distratta.
<< Sì? >>.
<< Guardi Alex e la sua nuova fiamma? >>.
<< No, non sto guardando niente >> mi affretto a rispondere. E’ mezzanotte e tutti iniziano a farsi gli auguri, c’è un gran frastuono. Mi giro verso William e questo mi bacia. Resto immobile con gli occhi aperti, non sapendo bene cosa fare. Non rispondo al bacio, anche se lui insiste un po’. Faccio pressione sul suo petto per spingerlo via e quando si scosta riceve un pugno da Alex. William si sposta di poco per il colpo subìto; sorride con furbizia.
<< Siete impazziti? >> urlo a entrambi. Uno per avermi baciata e l’altro per aver dato un pugno al suo amico.
<< Dai Leah, era solo un bacio >> si difende Will.
Alex anticipa la mia risposta. << Un bacio? Le stavi risucchiando la faccia! >> dice, furioso.
<< E perché ti dovrebbe importare? >>.
<< Perché lei è la mia migliore amica e non voglio che tu la ferisca! >>.
<< Anche io sono il tuo migliore amico! >> protesta William, divertito.
<< Alex, so badare a me stessa, non sono affari tuoi >> lo rimprovero, seccata.
Alcune persone ci osservano. << Usciamo fuori >> propongo. Fortunatamente Alex ha mandato Jane verso i rinfreschi prima di provare a spaccare la mandibola del suo amico. I due mi seguono fuori, verso il giardino su cui si affaccia quel salone. Alex ha un cipiglio sinistro. Sembra che si stia trattenendo dall’uccidere qualcuno.
<< Si può sapere cos’avete che non va voi due? >> sbraito, incrociando le braccia al petto, dopo essermi fermata.
William ha un’aria soddisfatta. << Volevo solo sapere cosa si provava baciandoti >>.
E’ una frase talmente stupida che resto senza parole. << Stai superando l’idiozia di Alex >>.
<< Lui quasi ti violenta in mezzo a tutti e sarei io l’idiota? >> urla quest’ultimo.
<< Stai ingigantendo la cosa! >> dico, inferocita.
<< Alex, stai agendo irragionevolmente >> lo provoca William, con il suo sorrisetto da schiaffi.
Alex fa per dargli un altro pugno ma poi si ferma. << Fate quello che diavolo vi pare! >>. E’ furibondo. Se ne va come un fulmine.
Sono senza parole. << Alex! >> lo chiamo, ma lui mi ignora.
<< Dovresti seguirlo >> suggerisce William.
Gli lancio un'occhiataccia ma seguo il consiglio. Entro di nuovo dentro e vedo che Alex si sta allontanando con Jane. Lo seguo, accelerando il passo. Si allontanano dalla festa e prendono un ascensore: non riesco a entrare in quell’ascensore con loro per poco, così decido di salire su un altro, ma quelli vicini sono tutti occupati. Salgo per le scale, alla massima velocità. Stanno andando all’ultimo piano. Sento il profumo di Alex, lo seguo e arrivo davanti alla porta della sua suite. La spalanco senza troppi complimenti: Alex e Jane, che si stavano baciando e abbracciando, si staccano.
<< Scusate l’interruzione >>.
<< Che ci fai qui? Torna dal tuo amico William >> sbotta Alex.
<< In realtà è amico tuo e da molti anni >>.
<< Non più >>.
<< Scusa Jane, potresti lasciarci un secondo? >> chiedo.
<< No, Jane, resta >> ordina il licantropo. << Forse sei tu quella che dovrebbe lasciarci, non credi? >> aggiunge con tono acido, rivolto a me.
<< Mi dispiace, ma non ho alcuna intenzione di andarmene fin quando non mi dirai che diavolo ti prende >>.
<< Mi prende che io sono nella mia stanza con la mia ragazza e tu non sei stata invitata >>.
<< Perché hai dato un pugno a Will? Perché sei arrabbiato con lui? >> chiedo, prima che mi cacci.
Alex si passa una mano tra i capelli e sospira. << Jane, scusami, potresti darci un minuto? Ti raggiungo alla festa tra poco >>.
<< Ok >> dice quella, un po’ contrariata. Mi passa davanti e esce dalla porta. I suoi passi si fanno sempre più lontani.
<< Allora? >> insisto.
<< Devo dare spiegazioni a te se voglio picchiare qualcuno? >>.
<< Sì, quando quel qualcuno mi ha appena baciata >>.
<< Non ti ha dato fastidio? >>.
<< Certo che sì! Ma sono io quella che ha il diritto di arrabbiarsi, non tu! >>.
<< Ti sbagli, anche io ne ho il diritto! >> sbraita.
<< Sembri un isterico. Sai, qualcuno potrebbe pensare che sei geloso >> lo provoco.
Sbuffa. << Non farmi ridere, geloso di te! Per quale motivo? >>.
<< Stasera mi è stato detto che c’è qualcosa tra noi, tipo un’energia. Non ti sembra una cosa senza senso? >>.
<< Chi l’ha detto? >>.
<< William >>.
Alex digrigna i denti. << Non voglio neanche sentire il suo nome, giuro che vorrei strangolarlo >>.
<< Alex, davvero, non capisco perché stai facendo così >>.
Alex mi si avvicina. << Ti giuro che non lo so nemmeno io, infatti ero venuto qui con Jane per cercare di non pensare >>.
<< Bel modo di risolvere i problemi >> ribatto, sarcastica. << Pensare a cosa? >> aggiungo.
<< A tutto? >>.
<< Potresti essere più specifico >>.
<< A questo >>. Succede in un millesimo di secondo. Si avventa su di me e mi bacia, mettendomi le braccia dietro la schiena. Dura pochi secondi, si stacca quasi immediatamente da me. Resto ferma, sono sconvolta di più adesso che prima, quando mi ha baciato William. Sento il cuore in gola, le mani sudate e l’addome in subbuglio.
<< Adesso lo sai >> sussurra, fissandomi. Metto a fuoco il viso di Alex. Siamo in penombra ma lo vedo benissimo. Pupille dilatate, fiato corto e guance arrossate. Sento una sorta di elettricità nell’aria e stringo le mani in pugno per non toccarlo. Forse ho capito di cosa parlava William.
<< Leah, so che non avrei dovuto, ma non mi scuserò. E’ da molto tempo che desidero farlo, ma sono vigliacco e la paura mi ha trattenuto, finora >>.
<< Paura? >> chiedo, con voce tremolante.
<< Paura di rovinare la nostra amicizia o di rivivere tutto quello che ho vissuto >>.
Resto in silenzio, scrutando il suo viso. Lo conosco benissimo, potrei disegnarlo ad occhi chiusi. Mi rendo conto che Alex mi è entrato dentro più di quanto credessi, giorno dopo giorno. E mentre stiamo in silenzio a fissarci, capisco che quasi tutta la mia temporanea felicità dipende da lui. Accetto il fatto che abbia questo potere su di me.
<< Leah, di’ qualcosa >>.
Senza pensarci su, mi avvicino a lui e stavolta lo bacio io. Gli stringo le braccia attorno al collo e lo faccio, come si deve, molto meglio di quel casto bacio che mi ha dato prima lui. Percepisco il suo stupore, ma l’attimo di esitazione passa in fretta: Alex non si ritrae, anzi stringe il mio corpo al suo, mi bacia e fa scorrere le mani sulla mia schiena, stringendomi a sé con forza. Ammetto che a volte ho immaginato cosa si provasse a stare tra le sue braccia, ma non credevo che l’avrei mai vissuto. So solo che non riesco più a pensare a nulla se non alle sue mani su di me. Quasi non respiro mentre lo bacio, siamo affamati l’uno dell’altra. Iniziamo a spostarci, impazienti, dentro la stanza di Alex, che si stacca da me per un secondo per chiudere la porta. Mi riassale immediatamente. Nessuno di noi due è dolce o gentile, siamo impazienti, come se ci fossimo trattenuti per troppo tempo. Gli strappo la giacca, la cravatta e la camicia, facendo saltare tutti i bottoni e poi gli accarezzo i muscoli della schiena e delle spalle. Che costa sto facendo? Non lo so. Potrebbe succedere qualsiasi cosa in questo momento, ma niente riuscirebbe a staccarmi da Alex. Anche lui mi strappa il vestito, con movimenti rapidi, mentre mi bacia lungo il collo. In pochi secondi restiamo entrambi nudi. Ci spostiamo, veloci, lungo la stanza, distruggendo tutto, incuranti di quello che sta attorno a noi. Non possiamo fermarci adesso che finalmente i nostri corpi si toccano. Alex mi spinge bruscamente su quel letto dalle lenzuola di seta, e poi lui è semplicemente ovunque. Niente è mai stato così chiaro e allo stesso tempo confuso: il profumo della sua pelle, le sue mani tutt’altro che delicate e i suoi sospiri. Annego tra queste migliaia di sensazioni.
***
E’ forse questa la felicità? Non la provavo da tanto tempo, avevo quasi dimenticato come ci si sentisse. Il cuore è leggero, sto sorridendo senza un particolare motivo e semplicemente penso che la mia vita sia perfetta. E’ strano, perché era ormai da parecchio tempo che odiavo la vita. Sono io questa persona che guarda a un nuovo giorno con meraviglia? Sono io questa persona il cui cuore sta per scoppiare per la gioia? Non posso crederci. Perché sono così felice? Forse è solo un sogno. Sì, deve essere così, tra poco mi sveglierò e sarò nella mia camera. Aspetto pazientemente che il sogno finisca, ma non succede nulla. Anzi, qualcosa dietro di me si muove. Sono messa sul fianco sinistro, così decido di voltarmi e mettermi sul destro. La luce entra dalle finestre e vedo il corpo di Alexander in tutto il suo splendore. E’ in posizione prona, il viso rivolto verso di me le braccia sotto il cuscino di seta blu. Tendo una mano e gli accarezzo i capelli ricci: adoro i suoi capelli, quante volte avrei voluto toccarli e mi sono trattenuta! Quando i capelli vengono a contatto con la mia mano mi rendo conto che è tutto vero. Quello che è successo stanotte è reale. Il mio sorriso si allarga e rido. Alex si muove nel sonno. Ritiro la mano e i suoi occhi si aprono. Ecco gli occhi blu che ho imparato a conoscere tanto bene.
<< Buongiorno >> dico, allegra.
<< Riconfermo la mia opinione: la mattina fai spaventare >> bofonchia, richiudendo gli occhi. Certamente dopo una notte del genere una ragazza si aspetterebbe di sentirsi rivolgere qualche parola romantica, ma è di Alex che stiamo parlando, e lui è fatto così. E a me piace così com’è.
<< Guarda che tu in questo momento non sei certo in lizza per fare Mr Universo. Guardati, hai i capelli arruffati e hai sbavato sul cuscino >>.
Alex apre gli occhi definitivamente: è sveglio.
<< Non dire stupidaggini, io non sbavo sul cuscino >>.
<< Sei disgustoso, ecco. Ho capito perché le ragazze spariscono la mattina dopo >>. In realtà “disgustoso” è l’ultimo aggettivo con cui lo definirei in questo momento.
<< Non posso credere di essermi portato a letto una gallina acida come te >>.
Alzo la testa e la appoggio al braccio, per guardarlo meglio. << A me risulta che la gallina acida ti piaccia >> dico.
<< Ehi cos’è quel sorrisino soddisfatto che hai in faccia? >> chiede Alex.
<< Sai, di solito, se la gallina non piace, ci si ferma a una volta, non si prosegue fino allo sfinimento >>. Continuo a parlare con un tono odiosamente compiaciuto.
<< La mia gallina sta parlando troppo >> dice lui, rotolando velocemente e mettendosi sopra di me. Adesso sono supina e lui mi sovrasta. Sono terribilmente consapevole che molti centimetri della nostra pelle sono a contatto. Sto bruciando.
<< Sono stanca di essere paragonata a una gallina >> dico, imbronciata.
<< E a cosa vuoi essere paragonata? >> sussurra lui, fissandomi negli occhi.
Lo bacio e Alex risponde, con la stessa intensità della scorsa notte. Tuttavia trovo la forza di spingerlo via. Lui protesta, ma poi si sposta e si mette seduto accanto a me. Ha un’espressione contrariata.
<< Dobbiamo parlare >> dico, categorica.
<< Parlare? Prima mi baci e poi vuoi parlare? Veramente io avevo pensato a un’attività molto più piacevole >>.
Mi metto a pancia in giù, con il viso rivolto verso di lui. << Sii serio. Dimmi qualcosa su stanotte >> lo esorto.
<< Posso solo dirti che ho mandato tutti i miei buoni propositi al diavolo e ho vissuto una delle notti più incredibili della mia vita e sono felice di averlo fatto >>.
Alzo un sopracciglio. << Una delle notti più incredibili? Alex, non scherzare >>.
<< Sono serio >>.
Sbuffo. << Non te ne sei pentito? Niente: “Facciamo finta che non sia successo”? >>.
Alex ride. << Leah, stai scherzando? Come fai a chiedermi di fare finta che non sia successo niente mentre sei nuda sul mio letto? >>.
<< E se non fossi nuda sul tuo letto? >>.
<< Ascolta: io non volevo che accadesse questo tra noi, ma non perché non lo desiderassi. Tu mi piaci >> confessa, sincero.
<< Anche tu mi piaci, persino se sbavi sul cuscino >> rispondo ghignando.
Alex ride. << Piccola vipera, ti ho già detto che non sbavo sul cuscino >>.
Alex si sdraia accanto a me mi fa girare verso di lui, mettendomi una mano attorno alla vita. Ci guardiamo negli occhi, sorridendo.
<< Tu te ne sei pentita? >> mi chiede, quasi timoroso.
<< No >> dico, sicura.
<< Allora questa notte abbiamo detto addio alla nostra amicizia, non credi? >> dice.
<< Vuol dire che non sei più mio amico? >>.
<< No >>.
<< E cosa saresti? >>.
<< Molto molto più di un amico. D’ora in poi se un uomo ti rivolgerà anche solo un sorriso avrò il diritto di ucciderlo >> scherza.
Rido. << Che idiota. Tu non hai questo diritto >>.
<< Ti sbagli >> mormora, iniziando a baciarmi il viso.
<< Non acconsentirò mai a queste scenate di gelosia >> insisto, anche se sto iniziando a cedere ai suoi assalti.
<< Gelosia? Io non sono geloso >>.
<< Allora perché ti sei arrabbiato con William? >>.
<< Quello stupido >> dice, tetro. << Non sarò soddisfatto finché non gli avrò spaccato il naso >>.
<< Alex! >> lo rimprovero.
<< Guarda che spaccarsi il naso tra licantropi è un segno d’affetto >>.
<< Allora io cosa dovrei dire? Tu stavi per andare a letto con Jane! E’ davvero la tua ragazza? >>.
<< Non era proprio la mia ragazza, ci stavamo conoscendo. Adesso credo che la nostra conoscenza sia terminata >>.
<< Spero che non ti dispiaccia troppo >>.
<< Assolutamente no. Con lei non avrei potuto dare il massimo come ho fatto con te stanotte >>.
<< Alex! Sei volgare! >>.
Alex sghignazza e mi bacia, mettendomi a tacere per parecchio tempo. Uno dei miei ultimi pensieri è che Alex non mi lascerà più da sola la notte. Ne sono certa.


<< Leah, non credi che dovremmo alzarci? >> chiede il licantropo dopo un po’ di tempo.
<< Dovremmo proprio >> dico, a malincuore. Il suo cellulare suona e Alex si alza, per prenderlo. Le sue labbra si incurvano in un sorriso mentre tiene gli occhi incollati allo schermo del telefono. Poi scrive con la tastiera e lo rimette a posto.
<< Chi era? >>.
<< Nessuno di importante >> risponde,  tornando a letto e buttandosi sopra di me.
<< Bugiardo >>. Lo sposto con violenza e mi alzo.
<< Guarda, il vestito giallo è completamente rotto! >> esclamo, prendendo il vestito da terra.
Alex scrolla le spalle e si alza. << Ne compreremo un altro >>.
<< Non mi vestirò mai più così! >>.
<< Fossi in te non ci conterei troppo >>.
 Mi dà un bacio e si dirige verso il bagno. Resto ferma, con il vestito rotto in mano.
<< Non posso andare nella mia stanza completamente nuda >> borbotto.
Alex si affaccia dalla porta del bagno, ha aperto l’acqua della doccia. << Ti metti i miei vestiti. Che ne diresti di una doccia, prima? Sbrigati! >>.
Gli lancio un’occhiataccia. << Pervertito >>.
Alex sghignazza e io lo raggiungo. Dopotutto quello che è fatto è fatto. Dopo la doccia indosso una maglietta nera di Alex, che mi arriva quasi alle ginocchia. Alex mi prende in giro. Apro la porta per andare nella mia stanza quando sento una voce familiare. No, non può essere. Da dove proviene?
<< Leah, che succede? >> chiede Alex. Non gli rispondo, ma inizio a seguire quella voce. Sono scalza e indosso solo quell’enorme maglietta di Alex, ma inizio a scendere le scale, veloce. Mi fermo al terzo piano. Attraverso un paio di corridoi. L’odore, la voce e il cuore che batte alla stessa velocità del mio sono inconfondibili. Finalmente trovo una delle cameriere che sta parlando con un ragazzo altissimo e sporco di terra.
<< Seth! >> urlo. E’ mio fratello. Corro verso di lui, che mi guarda con un sorriso, e lo abbraccio. E’ molto più alto di me, mi prende in braccio e mi fa roteare.
<< Leah! >>. Ridiamo, felici. Smette di farmi roteare e mi scruta.
<< Che ci fai qui? >> chiedo, emozionata.
<< L’ho invitato io >> dice Alex, alle mie spalle.
Mi giro a guardarlo, lanciandogli uno sguardo di stupore.
<< Sarei dovuto partire prima, ma abbiamo avuto un contrattempo con un gruppo di succhiasangue. Non si fermano neanche nel periodo di Natale. A proposito, buon Natale! Non ho potuto portare nessun regalo con me, è scomodo viaggiando in quel modo >>.
<< Seth, mi hai già fatto un regalo >> gli dico, scompigliandogli i capelli.
<< Vieni a riposarti un po’, Seth >> lo invita Alex. Tengo mio fratello per mano e saliamo, dirigendoci verso la mia stanza. Nel frattempo gli faccio un sacco di domande, così tante che non riesce a rispondere e mi dice, ridendo, di fargli riprendere fiato. Entriamo e ci sediamo sul divano: Seth sembra abbastanza stanco.
<< Leah, sono così felice di vederti. Ma vai in giro conciata così? >> chiede Seth.
<< Ecco, in realtà no … diciamo che è una lunga storia >>.
<< Questo posto è fichissimo! >> esclama, guardandosi attorno.
<< E’ stato difficile trovarlo? >> interviene Alex.
<< No, grazie alle tue indicazioni l’ho trovato subito >>.
<< Avete tramato alle mie spalle! >> esclamo, guardandoli.
Seth ride. << E’ così che si fa per le sorprese >>.
<< Sai, forse dovresti lavarti e riposare un po’ >> gli propongo. Non riesco a non sorridere, sono troppo contenta. Mi sento leggera.
<< Davvero? Eppure mi sono fatto un bagno in un lago! >>.
Rido. << Alex, era Seth prima al telefono, vero? Ma come hai fatto? >>.
<< Ho rubato il suo numero dal tuo telefono e l’ho chiamato, semplice >>. Scrolla le spalle.
<< Penso che accetterò il tuo consiglio e andrò a fare la doccia >> dice Seth. << Non vorrei sporcare tutto >>.
<< Certo! E dopo parleremo, devi rispondere a tutte le mie domande >>. Lo accompagno in bagno e poi torno nel soggiorno.
Sospiro, felice, e guardo Alex, che si è seduto sul divano.
<< Non guardarmi così, mi imbarazzi >> scherza.
Mi avvicino lentamente a lui, con un sorriso sulle labbra e mi inginocchio tra le sue gambe, prendendogli le mani con le mie.
<< Grazie >> sussurro, fissandolo negli occhi. Gli do un rapido bacio sulle labbra e poi mi stacco.
<< Prego >>. Mi avvicina di nuovo a sé ma oppongo resistenza, indicandogli il bagno e il mio orecchio. Mio fratello ha il super udito. Capisce e sghignazza. Mi dà lo stesso un paio di baci silenziosi e poi mi lascia andare. Penso che questo sarà un Natale fantastico.  
 

Nota: Stavolta il capitolo è arrivato prima perché sarò molto impegnata nelle prossime settimane e non so se riuscirò ad aggiornare :(
Grazie per aver letto :) 

 
 
   
 
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