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Autore: Sognatrice_2000    23/08/2014    1 recensioni
Shiho Miyano è una giovane ma bravissima dottoressa che svolge il suo lavoro con passione,guarendo anche le persone che apparentemente non hanno nessuna speranza. Il destino sembra giocarle un crudele scherzo,facendola innamorare di un paziente misterioso e affascinante affetto però da un grave tumore che non riesce a curare in nessun modo.
Egli,inizialmente attratto solo in modo fisico da lei,poco per volta svilupperà un sentimento più profondo nei suoi confronti,ammirato dal coraggio e dalla forza di quella giovane donna così matura e altruista che sembra decisa ad aiutarlo a superare la sua malattia a tutti i costi.
La storia d’amore che nasce tra di loro però comporta per Shiho,poco a poco,la rivelazione di una realtà sempre più assurda e inquietante,nonché la morte di sua sorella,unica testimone di quell’impensabile verità, avvenuta in circostanze misteriose.
Shiho si ritroverà coinvolta in un’incredibile avventura,catapultata in un passato ricco di intrighi,colpi di scena,odio,amore,speranze e sofferenze. Riuscirà ad affrontare i fantasmi di un passato crudo e doloroso, pronti a mettere in discussione tutta la sua vita e le sue convinzioni?
Genere: Drammatico, Erotico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Akemi Miyano, Gin, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 13:
 
 
“Shiho! Shiho!”Mi volto confusa,incrociando l’espressione seccata di Ran. “Insomma,mi ascolti?”
“Sì,scusami… cosa dicevi?”Mi stropiccio gli occhi,provando in tutti i modi a trattenere uno sbadiglio e bevendo un altro sorso dal bicchierone di caffè che ho in mano.
“Shiho,sei sicura di stare bene?”
“Dovrei stare male?”
Ran sospira,afferrando il mio caffè e togliendomelo dalle mani. “Su,dammi questa roba.”Lo svuota nel cestino e torna a guardarmi con due occhi preoccupati. “Da quanto sei qui?”
“Quasi… ventitre ore.”Rispondo distratta allontanandomi e bevendo un altro sorso di caffè da un bicchierino sul tavolo.
“Ventitre?!”Ran si acciglia e mi guarda con evidente aria di rimprovero. “Vai subito a casa,Shiho.”
“A fare che?”
“Innanzi tutto una bella dormita. Guardati,non ti reggi in piedi!”
“Non è vero,sto benissimo. Cosa mi dicevi prima?”
“Non prendermi in giro,hai un aspetto orribile. Per quale motivo sei rimasta anche la notte?”
“Non sono affari tuoi. Vado un attimo alla toilette a darmi una sistemata,aspettami qui,arrivo subito.”
Chiudo la porta del bagno e mi guardo allo specchio frastornata. Ho i capelli scomposti e due profonde occhiaie sotto le palpebre,per non parlare del trucco disfatto e del volto tirato. Sospiro stanca,bagnandomi la faccia con l’acqua fredda.
Mi passo uno strato di lucidalabbra,ma non faccio in tempo a finire che qualcuno mi chiama oltre la porta. Rassegnata a passare il resto della mattina tra ferite e fratture, esco velocemente.
Dopo circa un’ora di lavoro frenetico però inizio a sentire le gambe pesanti e la vista più debole,inoltre qualche goccia di sudore inizia ad imperlarmi la fronte. Senza accorgermene mi accascio a terra e quando mi sveglio sono sdraiata su un letto dell’infermeria,con Ran che mi guarda allarmata.
“Che è successo?”Biascico confusa,cercando di alzarmi,ma Ran mi blocca subito.
“No,stai qui,devi riposarti. Sei svenuta,ma non hai niente,è solo stanchezza.”
“Devo tornare a lavorare…”
“Non dire sciocchezze,tu non ti muovi di qui. Una donna incinta non deve sforzarsi in questo modo,per cui adesso resti a riposarti qui,poi,quando ti senti meglio,vai subito a casa,intesi?”
Appoggio la testa al cuscino,sfinita,chiudendo gli occhi. Non mi sento per niente bene,ho la nausea e un fortissimo mal di testa,ma questo malessere non è un peso per me. Non posso starmene qui con le mani in mano,se non posso lavorare regolarmente qui,devo andare subito a casa a studiare…
“Shiho,adesso io devo andare. Resta qui fino a quando non ti senti meglio e non ti alzare,mi raccomando.”
“Ma Ran…”
“Niente ‘ma’,non si discute,tu resti qui.”Subito dopo la sua espressione e la sua voce si addolciscono. “Credo di aver capito perché stai facendo tutto questo,ma non puoi andare avanti così,ti ammalerai sul serio. Stai tranquilla,Gin sta bene,l’ho visitato io poco fa.”
“Ran,io…”Non riesco a trovare le parole adatte e le sorrido piena di gratitudine. “Grazie. Grazie davvero.”
“Dovere!”Sorride e mi strizza l’occhio prima di uscire dalla stanza.
Rimasta sola,sbuffo seccata,ma mi rendo conto che non mi reggo in  piedi e non posso pensare neanche lontanamente di alzarmi. Chiudo gli occhi e qualche secondo dopo,provata dalla fatica,scivolo in un sonno profondo.
 
 
**
 
 
Sollevo le palpebre,guardandomi intorno. Quanto tempo è passato? Ore,minuti? Mi sento molto più riposata,ma sono ancora debole. Provo a mettermi a sedere,ma una voce che conosco bene mi ferma. “Non alzarti,devi stare a riposo.”
“Gin! Ma che ci fai qui?”
Si siede accanto a me e mi abbraccia. “E’ stata la tua amica a mandarmi qui,mi ha detto che eri svenuta perché hai insistito per passare tutta la notte in ospedale ad assistermi anche se eri molto stanca.”
“Ran!”Esclamo nella mia mente,mordendomi un labbro e avvampando. Mi immagino il suo sorriso furbetto e malizioso: appena la vedo gliene dico quattro,non era necessario dirlo a lui. Non in questo modo,almeno.
“Quante volte devo dirti che sto bene e che non devi affaticarti così per me, piccola?”Mi accarezza la schiena,e io sorrido godendomi quel tenero abbraccio. Sento la sua mano posarsi con delicatezza sulla mia pancia,ed entrambi ci scambiamo uno sguardo complice,sorridendo.
“Non ti perdonerò mai se ne risentirà il nostro bambino”Le sue parole sono dure,ma il tono è dolce,e così capisco che è solo in ansia per me.
“Non ti devi preoccupare,io sto benissimo… e tu?”
In risposta arrivano i soliti colpi di tosse,stavolta molto più forti. Lo sostengo delicatamente mettendogli una mano davanti alla bocca,ma quando la allontano rimango impressionata: il mio palmo è pieno di sangue rosso vivo.
“Ran è stata proprio sciocca,non doveva farti lasciare il letto. Ti riaccompagno io,non ti preoccupare.”
Dopo averlo aiutato a mettersi a letto,incrocio Ran in corridoio.
“Shiho,non dovevi alzarti!”
“Lascia perdere,io sto benissimo. Oggi non ritorno a casa,resto qui con lui. Non me la sento di lasciarlo solo…”
“E’ stato di nuovo male?”
“Sì,adesso l’ho messo a letto,ma ritengo sia il caso di visitarlo…”Apro la porta,ma il sangue mi si gela nelle vene e un grido terrorizzato si espande dalle mie corde vocali. Lui è lì,disteso sul pavimento,privo di sensi.
“Che succede?”Ran si precipita accanto a me,sgranando gli occhi. “Oh no…”
“Vai a chiamare subito qualcuno,un medico specializzato in queste patologie…”Le urlo quasi,agitata,precipitandomi verso di lui.
Ran tentenna un attimo,poi il suo sguardo si illumina. “Oggi avevo chiesto al Dottor Agasa di venire qui per visitare un altro paziente,dovrebbe essere già in ospedale, sono le cinque… corro a chiamarlo.”Ran esce di corsa,e io sollevo Gin posandolo a fatica sul letto.
“Tesoro,mi senti?”Sussurro sempre più agitata,passandogli un fazzoletto bagnato sulla fronte sudata. Il suo respiro è affannato,ma debole. “Ti prego,resisti… sono qui…”Mi sale un groppo in gola e sento gli occhi lucidi,ma devo essere forte. Lo vedo aprire gli occhi e sorridermi debolmente. “Sei tu…”
Allunga la mano,prima posata sul lenzuolo,per raggiungere la mia,ma non riesce ad afferrarla,così distendo il braccio e mi avvicino,stringendo dolcemente le sue dita. “Sì,sono io… sono qui,accanto a te…”Gli sorrido mentre le lacrime scendono ormai copiose sulle mia guance. Stringo più forte la sua mano, imponendomi di smettere,ma è inutile. “Andrà tutto bene,stai tranquillo…”Sento che anche la sua stretta aumenta,e gli sorrido per incoraggiarlo. “Non devi preoccuparti,non ti lascio… Ran è già andata a chiamare un dottore,il professore che ti ha visitato l’altra volta,ti ricordi? Dovrebbero arrivare tra poco…”
Proprio in quel momento la porta si spalanca,e io mi affretto ad asciugarmi velocemente le lacrime.
“Sono arrivata,Shiho”Ran entra nella stanza,seguita dal Dottor Agasa.
“Che cosa è successo?”Domanda lui,avanzando fino al letto.
“Non lo so,si è sentito male all’improvviso…”Balbetto in preda all’ansia.
Il dottore si avvicina e gli sente il polso,e il sorriso che mi rivolge subito dopo mi restituisce la tranquillità. “Il battito è regolare,adesso sta bene,ma ritengo sia il caso di predisporre subito esami più approfonditi.”
“Sì,certo.”Annuisco con un largo sorriso e mi rivolgo di nuovo a Gin. “Adesso dovrai fare qualche analisi,ma ci sarò io con te,non preoccuparti.”Gli lascio la mano imbarazzata quando noto l’occhiata interrogativa del professore. Chissà cosa starà pensando…
Mentre lui e Ran si affrettano a trasportarlo in un’altra stanza,io li seguo in silenzio, con gli occhi fissi a terra: ho un brutto presentimento…
Ci fermiamo davanti a una porta bianca,e io mi avvicino al volto di Gin, schioccandogli un piccolo bacio sulla guancia. “Non avere paura,ti aspetto qui fuori.”
Quando entrano,sprofondo in una sedia grigia di metallo,e lo stesso fa Ran, sospirando. “Dai,calmati Shiho,non è successo niente…”
“Però poteva succedere.”
“Aspettiamo l’esito di questi esami,può darsi che ci sia ancora speranza. Non è il caso di preoccuparsi prima di aver visto i risultati.”
“Hai ragione,ma è più forte di me…”Mi asciugo una piccola lacrima all’angolo del’occhio destro e respiro profondamente per cercare di calmarmi.
“Lo so,Shiho. Ma ricorda che io ti sono vicina,ok?”
Alzo lo sguardo fino ad incrociare il dolce sorriso di Ran,e non posso fare a meno di ricambiarlo. “Me lo ricorderò sempre.”
 
**
 
Tamburello le dita,agitata,in attesa che la porta si apra. È già passata un’ora…
Poco dopo la porta si apre,e una dottoressa trasporta il letto su cui è sdraiato Gin fino alla sua camera. Balzo in piedi con il cuore a mille,non appena la sagoma del professore fa capolino oltre la soglia.
“Vieni,entra pure.”
Sospiro di sollievo e chiudo la porta alle mie spalle,mentre Ran continua a sorridermi incoraggiante. Il Dottor Agasa si siede dietro alla scrivania di legno e socchiude gli occhi con aria pensierosa.
“Siediti pure”Annuisco e mi siedo davanti a lui,in attesa che inizi a parlare. Aspetto un po’,ma non dice niente,così prendo la parola io.
“Allora?”
Lui apre gli occhi,e rimango paralizzata alla vista della sua espressione dispiaciuta. Non dice niente,si limita ad indicarmi lo schermo alle sue spalle,che mostra un ingrandimento dei bronchi e dei polmoni… e in un attimo capisco.
“Mi dispiace molto,ma il tumore ormai è in fase terminale,non c’è più niente che puoi fare.”
Quelle parole mi investono come un’ondata di gelo nel mio cuore,come mille spilli che lo trafiggono con violenza inaudita. Per diversi istanti non riesco a parlare, poi, quando qualche suono si decide ad uscire,sento le lacrime pizzicarmi gli occhi e minacciare prepotentemente di uscire. “Non è possibile…”Stringo le mani sulle ginocchia,tirando con forza la stoffa dei pantaloni,mentre dell’acqua salata inizia a colare lungo le mie guance. “Non è possibile,non può essere,lei deve fare qualcosa…”
Scuote la testa con aria rammaricata. “No,né tu né io possiamo fare niente. È tardi, ormai.”
Vorrei urlare,insultarlo,piangere e singhiozzare disperata per ore intere,ma non sono più una bambina,quindi,con immane fatica,deglutisco e rimango calma.
“Quindi… quanto gli rimarrebbe da vivere?”La voce mi esce roca,spezzata,velata di pianto,ma non posso farci niente,la tristezza che sento impadronirsi di ogni cellula del mio corpo è talmente grande da non poter essere soffocata in nessun modo. Anche le parole mi pesano,troppa sofferenza,troppo dolore.
“Non più di tre mesi,anche con l’assunzione di farmaci per rallentare il normale decorso delle cellule tumorali.”
Deglutisco,mentre le lacrime scendono sempre più rapide e un peso enorme mi opprime il cuore. Mi alzo dalla stanza ed esco in silenzio,senza sentire la voce di Ran, senza rispondere alle sue domande. Corro fuori,nel parco dell’ospedale,e crollo su una panchina di legno,nascondendo il viso tra le mani e sfogando tutta la mia disperazione e il mio dolore in singhiozzi sempre più forti. Non so per quanto tempo sono rimasta così, semplicemente a piangere,ma all’improvviso sento un tocco delicato sulla spalla,e mi volto asciugandomi in fretta le lacrime che mi solcano il viso. Rimango basita e spalanco gli occhi. “Gin?! Non dovresti essere qui fuori,torna subito nella tua stanza.”
“Tranquilla,adesso sto meglio”Si siede accanto a me e mi passa un braccio attorno alle spalle,attirandomi a lui. Poso il viso sul suo petto,godendomi quel dolce calore. Non riesco a credere che tra pochi mesi non lo sentirò più…
“Non essere triste per me,piccola…”Sussurra piano lui,lasciandomi un leggero bacio sul lobo dell’orecchio. “Io sono sereno,perché so che ci sarai tu quando chiuderò gli occhi per sempre…”
“No! Non dirlo mai più!”Inizio a colpirlo sul petto con pugni tremanti e privi di forza, non riuscendo a fermare le lacrime. “Non puoi… non puoi morire… se tu non ci sarai più non avrò ragione di esistere…”
“Non devi neanche pensare una cosa del genere.”Accarezza il mio grembo, sorridendomi. “Nostro figlio sarà la tua ragione di vita,ma dovrai essere sincera con lui… non promettergli mai ciò che sarà impossibile da rispettare.”
Capisco a cosa si riferisce e lo stringo più forte. Anche lui mi aveva promesso che non mi avrebbe mai abbandonata… “Scusami,io non ci sarò quando crescerai il nostro bambino…”Mi accarezza i capelli con infinita dolcezza,e io poso la testa sulla sua spalla,assaporando questo momento meraviglioso,in cui siamo così vicini,in cui i nostri cuori sono uniti come non mai. “Ma quando guarderai i suoi occhi,quando ascolterai la sua voce,quando osserverai i suoi gesti,penserai sempre a me. Promesso?”
“Promesso”Gli sorrido tra le lacrime,ed entrambi posiamo il nostro sguardo davanti a noi,con la tristezza e il rimpianto che per noi non accadrà mai niente di simile.
Una mamma,seduta sul prato dall’erba verde e umida di rugiada,legge una storia al suo bambino,che sorride felice tra le sue braccia,con gli occhi simili a due piccoli girasoli pieni di gioia e di innocente stupore. Il padre,seduto accanto a loro,ride divertito mentre parla con il piccolo,poi volta la pagina del libro baciando sulla guancia la moglie. Il vento scompiglia i loro capelli e i raggi dorati riscaldano l’armonia di quel momento perfetto.
“Non scordare mai questi momenti di felicità,ti aiuteranno molto quando non ci sarò più.”
“E tu mi prometti che non mi scorderai mai,qualunque cosa accada?”
Mi sorride con dolcezza,sfiorando le mie labbra. I nostri sguardi si incrociano,i suoi occhi così tristi eppure così sereni e privi di angoscia riescono ad incatenarmi il cuore e a paralizzarmi il respiro. “Non lo sai,ma io ho già mantenuto questa promessa.”
Adesso non m’importa scoprire quale significato si nasconde dietro alle sue parole, voglio solo godermi questi istanti meravigliosi,perché sono consapevole che non torneranno più.
Improvvisamente sollevo lo sguardo sul suo volto e sorrido con decisione. Afferro la sua mano e la faccio combaciare alla mia. “Ti ricordi cosa ti dissi dopo l’operazione?”
Lui annuisce e si avvicina al mio viso. “Che insieme ce l’avremmo fatta.”
Continuo a sorridergli,anche mentre una lacrima scende lentamente sulla mia guancia,e sento le sue labbra che la portano via con dolcezza. “Ne sono ancora convinta. Qualsiasi ostacolo appare meno grande se si è in due ad affrontarlo. Io sarò sempre con te,te lo prometto.”Stavolta il mio sorriso si fa più triste,e mi avvicino per accarezzargli una guancia. “E manterrò questa promessa,qualsiasi cosa accada.”
 
 
  
                                                                                                         
 
 
  
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