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Autore: Sognatrice_2000    23/08/2014    1 recensioni
Shiho Miyano è una giovane ma bravissima dottoressa che svolge il suo lavoro con passione,guarendo anche le persone che apparentemente non hanno nessuna speranza. Il destino sembra giocarle un crudele scherzo,facendola innamorare di un paziente misterioso e affascinante affetto però da un grave tumore che non riesce a curare in nessun modo.
Egli,inizialmente attratto solo in modo fisico da lei,poco per volta svilupperà un sentimento più profondo nei suoi confronti,ammirato dal coraggio e dalla forza di quella giovane donna così matura e altruista che sembra decisa ad aiutarlo a superare la sua malattia a tutti i costi.
La storia d’amore che nasce tra di loro però comporta per Shiho,poco a poco,la rivelazione di una realtà sempre più assurda e inquietante,nonché la morte di sua sorella,unica testimone di quell’impensabile verità, avvenuta in circostanze misteriose.
Shiho si ritroverà coinvolta in un’incredibile avventura,catapultata in un passato ricco di intrighi,colpi di scena,odio,amore,speranze e sofferenze. Riuscirà ad affrontare i fantasmi di un passato crudo e doloroso, pronti a mettere in discussione tutta la sua vita e le sue convinzioni?
Genere: Drammatico, Erotico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Akemi Miyano, Gin, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
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Capitolo 14:
 

 
È passato quasi un mese da quella giornata,da quando le mie speranze si sono  sgretolate definitivamente,ma la mia serenità non è mai scomparsa,perché so che insieme potremmo affrontare questa prova dolorosa. In questo periodo siamo stati sempre più vicini,io trascorro molto più tempo del solito in ospedale apposta per stare con lui. Ogni volta ho paura ad allontanarmi,paura che mi abbandoni senza nemmeno salutarmi,così trascorro ore intere nella sua stanza.
Giorno dopo giorno, con grande sgomento,ho assistito al peggioramento della sua salute. A volte la sua tosse diventava così forte da spaventarmi,e io mi affrettavo a metterlo a letto e a bagnargli la fronte,senza smettere di sorridere e di stringergli la mano per rassicurarlo della mia presenza. Spesso siamo usciti nel giardino dell’ospedale,sedendoci su una panchina e abbracciandoci tutto il tempo,poi lui diventava improvvisamente debole e allora lo riaccompagnavo dentro,sostenendolo premurosamente. Lo aiuto a mangiare e lo accarezzo a lungo,raccontagli gli episodi più buffi della mia infanzia e parlandogli di me,della mia vita prima di conoscerlo. E a quel punto ho fatto un’inquietante scoperta: ho scoperto di ricordare solo a tratti la mia infanzia,come se ci fossero dei buchi dai miei dieci ai miei dodici anni.
Qualche tempo dopo ho capito che quell’inspiegabile mistero poteva essere collegato a quel biglietto che mi aveva lasciato Akemi prima di morire e al mistero che sembrava avvolgere i comportamenti di Gin e le visioni che avevo avuto a contatto con lui,e così una sera mi sono decisa ad affrontare l’argomento.
Ero entrata nella sua stanza e l’avevo visto in piedi accanto alla finestra. Mi ero avvicinata a lui,posando la testa sulla sua spalla.
“Cosa stai guardando?”Gli avevo chiesto incuriosita,e lui mi aveva guardato con un dolce sorriso,stringendomi al suo petto. In quel momento le sue braccia così forti mi erano apparse per la prima talmente deboli da non riuscire a sollevare nemmeno una piuma; credo di aver compreso in quel momento che ci restava ancora poco tempo da trascorrere insieme,anche se mi rifiutavo di ammetterlo e scacciavo quell’orribile pensiero con tutte le mie forze.
“Le stelle che brillano nel cielo”Mi aveva risposto semplicemente lui. “Guarda,c’è una stella cadente,è molto raro vederne una.”Mi aveva indicato una scia luminosa che solcava il cielo,e i miei occhi si erano illuminati di ingenua e sincera meraviglia.
“Hai espresso un desiderio?”
Avevo sorriso chiudendo gli occhi e riaprendoli pochi secondi dopo,poi mi ero voltata verso di lui. “E tu?”
“Dimmi prima il tuo.”
“Va bene”Avevo deglutito per ricacciare indietro le lacrime. “Che tu resti sempre con me.”
Lui non aveva detto niente,si era limitato a stringermi più forte mentre io piangevo senza avere la forza di allontanarmi. “Io invece ho chiesto che un giorno tu possa trovare la forza di perdonarmi.”
Per lo stupore avevo smesso di piangere. “Perché? Tu non hai fatto niente di male…”
Mi aveva stretto le spalle in una presa dolce,incrociando fermamente i nostri occhi. “Ascolta,non farmi più domande. Ci sono cose che non posso spiegarti.”
“Per quale motivo?”
“Perché mi odieresti,e io ti amo troppo per permetterti di odiarmi.”
Dopo quella risposta non ho aggiunto altro,e sono rimasta immobile godendomi il calore della sua pelle. Quella notte i nostri corpi si sono uniti,illuminati dalla pallida luce della luna,con infinito amore e dolcezza. E in quel momento ho capito che, qualunque cosa mi stia nascondendo,non riuscirei mai ad odiarlo veramente.
Perché anche io,come lui,lo amo troppo. Ma ero ignara che un amore come questo mi avrebbe portato solo dolore e sofferenza.
 
**
 
 
 
Negli ultimi giorni ho preso l’abitudine di venire all’ospedale tutti i giorni per restare con Gin,anche la domenica. È proprio quello il momento che mi piace di più,perché non ho impegni di nessun tipo né pazienti da visitare,e posso restare con lui tutto il tempo che voglio. Non parliamo molto,ci teniamo stretti la maggior parte del tempo,lo bacio,lo accarezzo,assaporo pienamente la sua presenza,e quando devo andare via sono sempre combattuta,vorrei restare sempre accanto a lui.
Oggi,prima di entrare in ospedale,ho deciso di passare in un negozio lì vicino per prendere dei succhi d’arancia per lui. Non può più mangiare cose solide,soltanto bere,e questi sono molto salutari.
Prima di entrare prendo un bel respiro,in questo periodo ho sempre le lacrime che minacciano di uscire da un momento all’altro,non è stato per niente facile riuscire ad accettare questa situazione,e forse non l’accetterò mai fino in fondo.
Un campanellino all’ingresso suona per avvertire dell’arrivo di un nuovo cliente,e una signora piuttosto anziana dalle guance rotonde e un sorriso gioviale che siede dietro al bancone si volta verso di me.
“Buongiorno cara,cosa posso fare per te?”
“Salve,vorrei due confezioni di succo d’arancia.”
“Certo,vado subito a prendertele.”
La donna scompare dietro la porta di un magazzino,e proprio in quel momento sento uno scampanellio alle mie spalle. Una ragazza dai capelli castani entra palando concitatamente al cellulare,a malapena sembra rendersi conto della mia presenza. Appena la guardo meglio,mi accorgo di conoscerla. Oh no,speriamo che non mi riconosca…
“No,i festoni per la festa di Makoto devono essere azzurri,ti dico. Sono appena entrata in un negozio per comprare delle bevande,ti devo salutare. Ci vediamo più tardi.”Mi giro appena per vederla spegnere il telefono e riporlo nella borsetta sospirando.
“Accidenti,quanti problemi. Speriamo che almeno qui riesca a trovare quello che sto cercando… ehi,ma tu non sei Shiho?”
Uffa,speravo che non mi vedesse,non è decisamente la mia giornata. Stiracchio le labbra cercando di mostrare un sorriso,e provo a mascherare il mio disagio.
“Ciao,Sonoko.”
“Guarda chi si vede,la famosa dottoressa!”Il suo tono petulante aumenta il mio fastidio,anche se cerco di fare finta di niente. “Come va il lavoro?”
“Molto bene,e l’azienda della tua famiglia?”Sonoko Suzuki è una delle amiche di Ran,forse più di me. È una ricca ragazzina viziata,la sua famiglia ha un’azienda molto famosa e non è obbligata a lavorare. Il suo fidanzato,Makoto,è un famoso karateka,anche lui amico di Ran,conosciuto durante uno dei suoi allenamenti dopo il lavoro. Sonoko non fa altro che parlare di minigonne e bei ragazzi,e io sopporto il suo carattere da gallina solo per far piacere a Ran. Ma la cosa che mi da più fastidio di tutte è che ficca sempre il naso negli affari privati degli altri ed è una grande pettegola.
La mia domanda sembra stizzirla,e risponde con tono sempre più antipatico,come se la cosa fosse ovvia. “Va benissimo,come sempre.”Mi squadra con aria strana per qualche secondo,poi aggiunge incuriosita: “Come mai sei da queste parti? Oggi è domenica,non hai il lavoro,no?”
In quel momento esce la donna con i succhi e li posa sul banco,battendo i tasti della cassa. “Sono cinquemila yen,cara.”
“Oh,e questi cosa sono?”
“Niente,avevo sete e li ho presi per me”Dico vaga senza guardarla,fingendo di armeggiare con il portafoglio.
Sonoko inarca un sopracciglio. “Dici davvero? Ran mi ha sempre detto che odi i succhi di frutta…”
Mi mordo un labbro,seccata. Brava Ran,vai in giro a dire tutto di me…
“A dire il vero li ho presi per un mio paziente e adesso vado a portarglieli”Poso le monete sul bancone,afferrando in fretta il sacchetto.
“Davvero,adesso fai anche gli straordinari?”
“Ogni tanto sì”
“Non potrebbero farle le infermiere queste commissioni?”
Sorrido sprezzante. “No,è per un paziente che sto curando da tempo e ho preferito occuparmene io.”
“Perché,ha dei problemi di stomaco?”
Magari fosse così. Sospiro,cercando di accorciare questa conversazione irritante. “No,non può magiare cose solide. Ha…”Deglutisco,avvertendo un groppo in gola. “Ha un tumore ai polmoni.”
“Scusami,mi dispiace tanto.”Si copre la bocca con una mano,mostrando un’espressione esageratamente sofferente. “Che cosa terribile!”
Cerco di sorriderle. “Non importa,non fa niente.”Invece mi importa eccome,ma questo evito di dirlo.
“Ma è tristissimo!”
Comincio a essere seccata dal suo tono e avverto gli occhi pizzicare. Devo andare via il prima possibile. “Scusami,ma adesso devo proprio andare. Ci vediamo.”Saluto in fretta la signora al bancone ed esco quasi di corsa ignorando lo sguardo perplesso di Sonoko.
Aspetto di girare l’angolo,poi le gambe non mi reggono più,e scivolo con la schiena appoggiata alla parete,piangendo tutte le mie lacrime,incurante della gente intorno a me. Qualcuno mi lancia occhiate perplesse,ma io non ci faccio caso. Stringo il sacchetto al petto con una spiacevole sensazione di oppressione e di tristezza. Tiro su col naso,cercando di smettere,ma le lacrime,prepotenti e traditrici,non hanno nessuna intenzione di ubbidirmi. Perché devo essere così sciocca? Sono bastate due parole a gettarmi nella disperazione,a farmi scoppiare a piangere,a demolire la sicurezza che faticosamente provo a conquistarmi. Non posso essere così fragile,devo imparare a sopportare le domande degli altri,per quanto indiscrete possano essere. Mi asciugo gli occhi e mi rialzo,entrando nell’ospedale.
Nell’atrio mi fermo e cambio direzione,dirigendomi verso i bagni. Mi do una rapida sciacquata alla faccia,non voglio che si veda che ho pianto.
Precorro il corridoio salutando le infermiere,che appena mi vedono ridacchiano. So cosa pensano,probabilmente le loro convinzioni si sono rafforzate vedendo che vado all’ospedale anche di domenica,ma ormai non do troppa importanza a quello che pensano gli altri di noi.
“Ecco la mia dottoressa preferita”Mi saluta lui allargando le braccia appena varcata la soglia.
Accetto subito il suo invito e corro ad abbracciarlo curvandomi su di lui e appoggiando il mento sulla sua spalla. Mi godo quel dolcissimo calore e mi sento subito meglio.
“Ti ho portato una cosa,pigrone”Sollevo il sacchetto e gli stampo un piccolo bacio sulla fronte. Scotta ancora,segno che la febbre non è ancora scesa. Tiro fuori un succo e poso gli altri sul comodino,cercando di non pensarci e di mostrarmi sempre incoraggiante.
“Devi berlo tutto. Ce la fai da solo?”
Annuisce,ma io non ci credo,è pallido e sicuramente molto debole. 
“Non essere orgoglioso,ti aiuto io”Mi avvicino e con cautela lo aiuto a sollevarsi appena per bere.
“Adesso resto un po’ qui,non preoccuparti,tanto ho tutto il tempo che voglio”Poso una mano sulla sua guancia in una tenera carezza,e sto per andare a sedermi sulla poltrona vicino al letto,quando la sua mano si serra attorno al mio polso costringendomi a rimanere immobile.
“Che cosa c’è?”
Non dice una parola,continua solo a stringermi sempre più forte. Lo osservo stupita,ma alla fine capisco e sorrido.
“Va bene,non vado via”Sollevo il lenzuolo e mi stendo al suo fianco nel letto, stringendomi  al suo braccio e appoggiando la testa sul suo petto. Riesco a sentire il battito del suo cuore,lento e ovattato… quanto vorrei che questo momento non finisse mai,che il tempo si fermasse ora,qui,in questo istante…
 
“Non voglio che tu te ne vada. Resta sempre con me”Sento le sue braccia avvolgere il mio corpo e mi ritrovo ancora più vicina a lui. Un groppo mi si forma in gola e mi trattengo a stento dal piangere.
“D’accordo,resto qui”Gli sussurro avvertendo gli occhi farsi sempre più lucidi. Inevitabilmente scoppio in lacrime,ma silenziosamente,sperando che non se ne accorga.
Dopo qualche minuto,sento le sue mani accarezzarmi la nuca e mi calmo un po’.
“Non devi piangere per me…”I miei singhiozzi si fanno più forti non appena sento le sue parole,e mi stringo più forte al suo petto.
“Scusami,sono una sciocca,ma…”Le sue labbra premono sulle mie impedendomi di concludere la frase,in un bacio che ha il sapore amaro delle lacrime. Affondo le mani tra i suoi capelli e continuo a piangere,senza smettere di baciarlo.
“Ti prego,non te ne andare”Sussurro quando ci stacchiamo.
Lui mi guarda e sorride,sfiorando le mie labbra: “Ma io resterò sempre con te”Mi posa una mano sul petto e il suo sorriso triste mi sembra all’improvviso più luminoso del sole.“Qui dentro.”
Capisco e gli sorrido anch’io,abbracciandolo di nuovo. Sì,dal mio cuore non se ne andrà mai,questa è una certezza indissolubile da molto,moltissimo tempo ormai. Forse da sempre.
 
 
**
 
 
“Ran,ma vuoi starmi a sentire?”Esclamo esasperata mentre mi passo una mano tra i capelli,cercando di spiegarmi per la milionesima volta.
“Oh,certo che si sto a sentire!”Mi aggredisce,e la sua voce seccata risuona nel ricevitore,così tanto che devo allontanare l’orecchio se in futuro voglio evitare seri problemi di udito. “Non posso dire una parola di te alle mie amiche che tu arrabbi. È questo che volevi dire,Shiho? Perfetto,non spenderò più una parola su di te, da oggi per gli altri non esisterai nemmeno!”
“Ran,sai bene che non volevo dire questo”Sospiro stanca,schiacciando la cornetta del telefono per preoccuparmi di abbassare la fiammella sotto una pentola. “Solo vorrei che tu evitassi di dire i particolari che mi riguardano a quell’arpia di Sonoko.”
“Cosa?! Ma Sonoko è una mia amica!”
“Anche io,e se vuoi che continui ad esserlo,ti conviene cancellarla dalla tua agenda il prima possibile.”
Ma prima che possa riassumerle l’episodio avvenuto oggi nel negozio la sento sospirare. “Shiho,non puoi continuare a prendertela con il mondo intero. Sonoko non intendeva offenderti,sei tu che hai enfatizzato le sue parole.”
Mi blocco un attimo sospettosa,prima di sbottare.“Allora tu sapevi già tutto! Scommetto che ti ha chiamata subito per dirti tutti i dettagli.”
La sua risatina si sente in sottofondo. “Sì,mi ha detto che sembravi molto stizzita e che trovava strana la tua reazione…”
“E tu naturalmente le hai raccontato tutto”
“Beh,sì…”
“Ci avrei scommesso”Ormai troppo stanca per arrabbiarmi,continuo la conversazione mescolando la minestra sul fornello. “E lei cosa ti ha detto?”
“Commenti poco carini che ti piacerebbe non sapere.”
“Dimmeli lo stesso.”
“Il più gentile è stato che tu saresti “uno di quei medici che credono che finché c’è vita c’è speranza” Credimi,avrei preferito non sentirli. Shiho,ci sei ancora?”
Mi sento ribollire di rabbia. Ok,è la volta buona che la strozzo. “Sì,certo che ci sono, stavo solo pensando ad un modo per farla sparire.”
“Non… non sei arrabbiata?”Nella sua voce colgo un certo stupore.
“Arrabbiata? Arrabbiata sarebbe un eufemismo,ma ormai ho capito che prima di dare peso alle parole si deve tenere conto di chi le pronuncia.” Sento il silenzio dall’altra parte della cornetta,e temo di averla offesa,ma credo sia stato meglio dirle direttamente ciò che penso. Invece,dopo qualche secondo,sento una risata.
“Sai che ti dico? Hai proprio ragione!”Rimango stupita di quell’affermazione,ma poi mi metto a ridere anch’io,fino quasi a farmi venire il mal di pancia.
“Sono contenta di sentirti ridere,Shiho”Mi dice improvvisamente Ran,con tono più serio del solito. “Ultimamente sei sempre molto triste,mi fa piacere vederti allegra.”
“Non sono allegra,Ran. Fingo di esserlo anche con me stessa per soffrire meno,ma forse non ha senso. Forse dovrei soltanto piangere,sfogarmi,dire quello che sento veramente.”
“Mi dispiace davvero molto per oggi,so come devi esserti sentita. Anche se sono sicura che Sonoko non l’abbia fatto apposta,è stata davvero insensibile e senza rendersene conto ti ha ferita. Se ci fossi stata io le avrei impedito di continuare la conversazione.”Il suo tono protettivo mi fa sorridere,e ritorno con la mente a qualche mese prima,quando non sapevo neanche cosa significasse essere innamorata,quando ero molto meno matura e non conoscevo il dolore,ero sempre allegra,sempre con il sorriso sulle labbra.
Quando il lavoro era l’unica cosa che riempisse la mia vita,ed ero una dottoressa sempre sicura di me e convinta di poter fare anche l’impossibile. Chiedevo sempre a Ran di aiutarmi e di non lasciarmi da sola con lui, chiacchieravamo e passavamo un sacco di tempo insieme,come due vere amiche. Poi è arrivata la malattia,e con essa un cambiamento radicale in me: ho tentato tutte le strade per salvarlo,ho studiato per notti intere con la sola compagnia di una tisana e delle lacrime sempre più frequenti. Ho capito cosa potesse fare la forza dell’amore,sono cresciuta molto,la morte di mia sorella ha portato innumerevoli e strani fenomeni che hanno sconvolto la mia vita.
Eppure farei qualsiasi cosa per far ritornare anche uno solo di quei giorni: ero così serena,senza preoccupazioni,senza dolore…
E poi,finalmente ho capito,e mi sono rassegnata. O meglio,ci ho provato,e sto continuando a farlo,ma una piccola e assurda speranza continua a bruciare in me,ad alimentare il mio cuore ed evitare che si raffreddi.
Per questo sorrido ogni volta che lo vedo,per incoraggiarlo e darmi il coraggio necessario ad affrontare questa difficile prova che la vita ha deciso di mettermi davanti. Continuo a sentirmi sciocca e inutile: non ho potuto trovare una cura,non ho potuto fare niente,e questo pensiero mi fa male,troppo male.
È pazzesco: io che ho passato tutta la vita a curare ferite,non ho la minima idea di come cicatrizzare quella del mio cuore. Forse è troppo profonda,forse una vita intera non sarebbe sufficiente.
“Shiho,sei ancora in linea?”La voce di Ran si insinua tra i miei pensieri,e mi affretto a riscuotermi.
“Sì,certo che ci sono. Scusami,mi ero distratta un attimo.”
Ran sembra capire l’inflessione triste della mia voce. “Mi dispiace molto,Shiho,sul serio. Avrei voluto esserci io con te oggi,io avrei pianto davanti a lei se mi fossi ritrovata in una situazione come la tua. Invece tu sei forte,l’ho sempre saputo.”
Sorrido amaramente. Ran è un’amica eccezionale,da quando il professor Agasa ha annunciato che Gin non sarebbe più guarito dalla malattia mi è stata vicino e mi ha incoraggiata ad andare avanti,a conservare la speranza e la fiducia verso il futuro,come avrebbe fatto mia sorella se fosse stata qui con me,ma purtroppo il suo sostegno non è sufficiente ad alleviare il mio dolore.
“Invece io non lo so più,Ran. È proprio questo il problema. Sono stanca di lottare,  sono stanca di tutto.” Sospiro afflitta. “Non sarò mai più quella di una volta.”
 
 
**
 
 
“Dottoressa,deve visitare il paziente della sala 2”Non mi volto neanche verso l’ennesima voce che mi chiama,occupata a fasciare il braccio di un ragazzo.
“Arrivo subito!”Grido in risposta. Mi alzo scocciata,passandomi una mano tra i capelli con un sospiro stanco.
“Dopo una giornata così hai ancora il coraggio di lamentarti dei tuoi problemi?”Ran sospira sfinita,passandomi un fascio di fogli.
Le lancio un’occhiata decisamente seccata. “Dicevi?”
“Niente,niente. A proposito,devi ancora stabilire quella diagnosi per la donna che è stata ricoverata oggi…”
“Ah,giusto. Si tratta di un’infezione non troppo grave che potrebbe interessare la zona dei reni.”Scrivo rapidamente la mia firma su un foglio di dimissione che mi passa un’infermiera e continuo a camminare,seguita da Ran.
“Va bene pensare al lavoro,ma io dico che dovresti prenderti una pausa,non puoi andare avanti così.”Insiste Ran,venendomi dietro.
“Oh,sì che posso.”Ribatto seccata,sistemandomi lo stetoscopio sulle orecchie. “Se non ti dispiace,adesso avrei da fare.”
“D’accordo,vado,ma pensa a riguardarti. A più tardi.”
“Ah,Ran!”La richiamo prima di entrare nella stanza,posandole una mano sulla spalla.
“Sì?”
“Stasera resto qui,non aspettarmi all’uscita,ok?”
“Per stare con il tuo principe azzurro?”
“Smettila di dire idiozie.”
“Hai ragione,io direi che più che un principe sembra l’orco cattivo.”
La sua risata mi infastidisce non poco. “E anche se fosse? Quando da piccola mia madre mi raccontava le fiabe io preferivo l’antagonista al principe azzurro.”
“Sul serio? E perché?”
“Ben,forse… forse perché l’eroe buono e senza nessun difetto esiste solo nei sogni e nelle favole,la realtà è ben diversa. Non ci si innamora solo di un carattere buono e gentile e di ideali di giustizia,potrebbe succedere esattamente il contrario. Nessuno è privo di difetti,nessuno nella nostra società assomiglia veramente ad un principe azzurro con il mantello che salva la sua principessa. Tranne il tuo fidanzato, ovviamente.”Le strizzo l’occhio maliziosa,soddisfatta nel vedere il rossore imbarazzato sulle sue guance.
“Ma insomma,Shiho!”
“Almeno adesso siamo pari!”
“Dottoressa!”Un’altra infermiera si sta sbracciando per chiamarmi.
“Devo scappare,a domani.”
Ran mi sorride con dolcezza e mi abbraccia. “A domani,Shiho,e non stancarti.”
Per qualche altra ora sono talmente assorbita dal lavoro da non riuscire a pensare ad altro,poi,quando cala il buio e le chiamate cominciano a diminuire,decido finalmente di concedermi una piccola pausa,e attraverso il corridoio con un sorriso.
“Scusami,oggi ho fatto un po’ più tardi,sono stata molto occupata in reparto.”Mi affretto a dire non appena entro nella stanza di Gin.
“Non vedevo l’ora di vederti”Lui sorride e si alza,avvicinandosi a me,ma io lo blocco preoccupata.
“No no no,non ti alzare…”
“Non ti preoccupare,da quando ti ho vista mi sento meglio…”Incrocio stupita i suoi occhi,così seri e profondi,e rimango inevitabilmente incollata al suo sguardo. Le sue braccia si posano attorno ai miei fianchi,poi mi stringono e mi fanno sollevare in punta dei piedi per aderire meglio al suo petto.
“Gin…”Sussurro frastornata,mentre le mie guance si colorano di rosso. Mi posa un dito sulle labbra e mi passa ogni voglia di parlare.
“Shh… zitta,lasciati stringere… mi sei mancata così tanto…”Rido quando scende a baciarmi il collo.
“Ma non è passato neanche un giorno da quando ci siamo visti l’ultima volta…”I suoi dolci baci mi annebbiano la mente e mi stordiscono a tal punto di impedirmi di concludere la frase.
Sprofondo tra le sue braccia,lasciando che sia il nostro desiderio e la nostra passione a prendere il sopravvento. Ci spogliamo con infinito amore e delicatezza,trovando rifugio nel calore dei nostri corpi.
Poso la testa sul suo petto,sorridendo rilassata,e accarezzo la sua pelle con la punta delle dita. Lui mi sorride e mi passa un braccio attorno alle spalle. “Non ti è bastato,piccola?”
Fingo di mettere il broncio. “Smettila di chiamarmi piccola,non sono più una bambina…”
“Ah no?”Mi sfiora l’orecchio con le labbra,sa che quello è il mio punto debole,ma non posso cedere. “No…”Bisbiglio confusa,neanche sicura di quello che sto dicendo.
“Hai la stessa espressione spaventata di una bambina… la stessa che avevi quella volta”Aggiunge a voce più bassa,ma non ho il tempo di interrogarmi su cosa vogliano quelle parole,perché mi attira verso il suo corpo con forza.
“Cosa c’è?”
“Parlami di te”Alzo lo sguardo,sorpresa. “Voglio sapere se eri più felice prima di conoscermi…”
“Cosa dici? Prima di conoscere te non ho mai amato un uomo,non ho mai conosciuto davvero l’amore,la mia vita era solo lavoro.”
“Ci sono modi migliori per conoscerlo”
Sorrido con dolcezza. “Io preferisco questo,e poi mi sembra di averti detto che non sono mai stata una bambina particolarmente allegra… al contrario mia sorella era una vera peste,quando eravamo piccole ne combinava di tutti i colori,e poi dava la colpa a me.”Rido lievemente. “I miei genitori rimproveravano sempre me,ma in fondo credo sapessero che era lei a macchiare il tappeto con i pennarelli e a sporcare il bucato… erano persone severe,ma in fondo molto dolci. Quando se ne sono andati ho sofferto molto… e poi mi ha lasciato anche Akemi.”
“Mi dispiace…”
Scuoto la testa,sorridendo anche se ho gli occhi lucidi. “Non ti preoccupare,adesso ci sei tu nella mia vita…”Lo abbraccio con forza,piangendo sommessamente tra le sue braccia,ma la sua presa non è dolce come le altre volte. Mi stacca da lui fissandomi con uno sguardo stranamente serio,che mi fa quasi paura,e gli occhi stretti in due fessure. La forza con cui mi sta stringendo le braccia mi strappa un gemito di dolore.
“Come reagiresti se ti dicessi che sono io la causa di tutte le tue sofferenze e che ho distrutto la tua vita?”
Rimango immobile,ferma,non potendo credere alle mie orecchie. “Cosa vuoi dire?”Rimane in silenzio,e io comincio ad avvertire una punta d’inquietudine stringermi il petto. “Che significa?”Balbetto,sempre più confusa e terrorizzata.
Inaspettatamente mi lascia e mi sorride quasi divertito. “Stavo scherzando,piccola… perché fai quella faccia? Non è possibile che tu ci sia cascata così facilmente…”
Mi sforzo di ridere lasciandomi abbracciare,ma il mio sguardo e la mia mente sono assenti. Perché,per un breve istante,ho avuto l’impressione che stesse dicendo la verità? No,è impossibile.
L’uomo che amo non potrebbe mai essere tanto malvagio,ne sono certa. E allora perché questa sensazione rimane comunque?
 
  
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