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Autore: Reika_Stephan    23/08/2014    1 recensioni
*Storia scritta a due mani*
Reika Walter.
Ritardataria cronica.
Stephan Lordale.
Ricco studente modello, nuovo arrivato.
Amicizie indissolubili, amori travagliati, difficoltà da superare.
Ma insieme. Restando insieme.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Note autore:
Salve a tutti!
Questa storia è stata scritta da me e dalla mia migliore amica. Ci tenevo molto a postarla:
a differenza delle mie abituali storie, Love or Die è lunga,  è ricca di particolari e situazioni:
un vero e proprio racconto dettagliato della vita della sedicenne Reika Walter, dopo l'incontro con Stephan
Lordale
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1. Un nuovo inizio

 
 
 
Come ogni mattina, correvo per le scale perchè ero in ritardo.
Accidenti a quella stupida sveglia che non suona mai!
Non avevo neanche tempo per fare colazione, quindi mi precipitai fuori dal cancello di casa e, come se non bastasse, trovai a sbarrarmi la strada due camion enormi.
Oh, certo! Oggi arrivano i nuovi vicini!
Accantonai la curiosità per il ritorno a casa e, non avendo tempo da perdere, ricominciai a correre aggirando quei fastidiosi camion.
Ovviamente, dati i miei standard, un ulteriore intoppo non poteva mancare:
stavo svoltando l'angolo della strada e andai a sbattere contro qualcuno.
I libri, che nella fretta non avevo infilato nella cartella, mi caddero a terra.
Per la miseria! pensai, oggi non me ne va una giusta!
Mi chinai a raccoglierli e lo sconosciuto, con cui mi ero appena scontrata, fece lo stesso. Afferrai un libro mentre lui allungava la mano, e ci toccammo involontariamente. Così alzai lo sguardo.
Era un ragazzo che non avevo mai visto, eppure pareva avere la mia età o poco più. Era biondo, aveva gli occhi scuri - quasi neri - ed era molto, molto carino.
'Ehm... scusa, non ti ho visto.'
'Non importa, ecco i libri.'
'Grazie.'
Ci rialzammo. Era abbastanza alto e aveva un fisico niente male.
Mi resi conto che fissarlo a quel modo non era educato e abbassai lo sguardo imbarazzata, e solo successivamente, mi tornò in mente che ero incredibilmente in ritardo.
Lo superai correndo: 'Scusa, adesso devo andare!'
Arrivai a scuola giusto in tempo per la campanella, entrai in classe esausta e mi misi a sedere, accanto alla mia migliore amica, Diana.
'Ce l'hai fatta per un pelo!'
'Già'
Il professore  mi aveva avvisata: un altro ritardo e finivo in presidenza.
Eppure il professore entrò almeno dieci minuti dopo, se non più tardi.
‘Buon giorno, ragazzi!’
‘Buon giorno, professore!’,  rispondemmo in coro.
‘Oggi per prima cosa, vorrei presentarvi un nuovo alunno,’  un ragazzo entrò in classe ‘ si chiama Stephan Lordale,  è giunto qui a Beath Valley da New York!’
‘Buon giorno a tutti.’
Davanti alla mia classe, nella sua nuova e perfetta divisa scolastica, se ne stava sorridente il ragazzo biondo con cui mi ero scontrata quella mattina.
‘Molto bene, vi lascio fare un pò di conoscenza. Siediti lì, è l’unico posto libero’.
Imbarazzata a morte, mi resi conto che si sarebbe seduto esattamente accanto a me. Alla mia sinistra.
‘E’ proprio carino!’  affermò Diana, soddisfatta.
‘Eccome!’ concordai.
Erano, ormai, quasi tutti assiepati attorno al suo banco. Mi sarebbe piaciuto avvicinarmi e dire con nonchalance ‘ Ciao. Sì, sono quella che ti ha investito stamattina. A tal proposito, scusa ancora!’.
Invece me ne stavo seduta come una codarda, troppo imbarazzata per farlo.
‘Ciao! Sbaglio o sei la ragazza dello scontro di questa mattina?’
Mi voltai sorpresa: era venuto lui.
‘C-ciao! Si, sono io. Mi dispiace per lo scontro, ero in ritardo ...’
‘Non preoccuparti! Molto piacere, come avrai capito, io sono Stephan. Tu sei?’
‘Reika. Reika Walter, piacere’
Lui mi fissò in modo strano e mi sorrise.
‘Ragazzi, tutti a posto! Cominciamo la lezione!’
Passai il resto del tempo a sbirciare verso di lui, finchè la campanella non annunciò l’intervallo.
Feci per alzarmi.
‘Scusa, Reika ...’
Mi voltai. ‘ ... Stephan, dimmi!’
‘Ecco, protresti farmi fare il giro della scuola? Il professore mi ha consigliato di farmi accompagnare da qualcuno di voi, durante l’intervallo’.
Rimasi imbambolata per qualche secondo. ‘ S-sì, certo! Andiamo!’
 
Girammo l’intero istituto a partire dalla nostra classe, all’infermeria, fino alla palestra. Così, ritenni che Stephan oltre che carino, fosse anche simpatico e gentile. Anche se, a dirla tutta, non ero sicura del suo carattere: a volte mi fissava in modo strano o rideva mentre gli spiegavo - in modo normalissimo.. anche se un pò impacciato -  a cosa servisse questa o quell’altra aula.
 
‘Eccoci al punto di partenza, hai visto tutto!’
‘Grazie per avermi accompagnato!’
‘Figurati, è stato un piacere.’
Ci sedemmo ai nostri posti. Diana mi fissava, piena di curiosità.
‘Allora? Raccontami tutto!’
‘ Cosa dovrei raccontarti? Abbiamo solo fatto il giro della scuola!’
Lei mise il broncio, delusa dalla scarsità di dettagli del mio racconto: ‘Sì, ma ha chiesto a te di accompagnarlo!’
‘E allora? Forse si sentiva più in confidenza, non lo so..’
‘Non dire sciocchezza, ha parlato con traquillità con tutti questa mattina. Eppure ...’
‘Oh, ma per favore!’
Di certo mi avrebbe fatto piacere credere che quel ragazzo, mi trovasse in qualche modo interessante ma era alquanto improbabile ed era inutile farsi film mentali.
‘Bene, pensala come vuoi...’ continuò lei, con l’espressione di chi la sa lunga: ‘ ma se tu hai ragione, allora perchè ti sta fissando?’
Rimasi interdetta e bloccai l’istinto di voltarmi a controllare: ‘ Deve essersi accorto che parliamo di lui, quindi ora basta!’ Tagliai corto.
Cinque minuti dopo la campanella suonò, e raccolsi le mie cose.
‘Che peccato,’ disse Diana, fissando la porta, ‘è già andato via!’
‘Forse andava di fretta, l’ho visto parlare al cellulare...’
‘Sì, con sua madre. Ho sentito per caso, mentre rispondeva’.
Alzai un sopracciglio: ‘Hai origliato, vero?’
‘Come? No! Cosa dici ...’
‘Certo, certo’ risposi scettica.
‘Beh, io vado! A domani’.
‘A domani!’
Tornai di mala voglia a casa, perchè in realtà mi sarebbe piaciuto sapere altro sul nuovo arrivato - anche se non intendevo dirlo a Diana, era già abbastanza imbarazzante sopportare le sue improbabili supposizioni -.
Spalancai la porta e urlai, come di consueto: ‘Sono tornata!!!’
Mia madre mi corse incontro: ‘Reika! Non urlare!’
Avvenimento insolito: le mie urla non l’avevano mai infastidita. Di solito anche lei, in risposta, urlava qualcosa come ‘Ben tornata!!’ oppure ‘Vieni a darmi un mano!!’.
‘Perchè?  Che succede?’
‘I nuovi vicini! Sono qui, sono venuti a presentarsi! E tu devi essere educata, vieni a salutarli muoviti!’
L’idea non mi entusiasmava affatto. ‘D’accordo’, entrai in salotto.
‘Ecco, lei è mia figlia. Reika’.
‘Buon pomeriggio! E’ un piacere conoscervi’ dissi un pò a disagio.
Sul divano vidi una donna elegante dall’aria simpatica e accanto a lei sedeva un uomo altrettanto elegante, ma più serio.
‘ E’ un piacere anche per noi! Io sono Ermione, lui è mio marito Alexander’, lui mi sorrise con un cenno del capo, la moglie continuò: ‘Tu e mio figlio non vi siete ancora conosciuti? Lui è Stephan.’
Mi voltai di scatto, verso la poltrona dall’altra parte della stanza. E lì, c’era seduto Stephan, che entrando non avevo per niente notato.
Stephan è il mio vicino di casa! Ecco perchè era qui davanti stamattina, come ho fatto a non capirlo!
‘Stephan!’ esclamai sorpresa.
Tutti mi fissavano. Mi diedi un contegno imbarazzata: 'Ecco...  andiamo in classe insieme, ci conosciamo già.’
Mia madre mi prese le spalle da dietro: ‘Oh, bene! Visto che vi conoscete già, Reika, perchè non lo porti a fare un giro?’
‘Ce-certo!’
Mia madre e lei sue idee. Accidenti.
‘Oh, ma che idea deliziosa!’ esclamò Ermione.
‘Perchè no?’ disse Stephan alzandosi. Aveva sempre un’aria tranquilla e soddisfatta, come se non avesse alcun problema per la testa.
 
‘Allora Reika, dove si va?’
Beath Valley era una piccola valle assolata: ci conoscevamo tutti, le case erano tutte simili- con giardini piccoli ma curati gelosamente - ,intervallate da qualche villa - come quella enorme in cui viveva lui ora -. La valle si affacciava sul mare: io lo consideravo un piccolo paradiso terrestre.  Le voci sulla famiglia che mi si era stabilita di fianco, dicevano che l’uomo che aveva comprato la villa più grande della valle era ricco, e a capo di una grossa azienda e che si stabiliva qui per qualche anno, per affari da concludere da queste parti.
‘Non so.. Che ne dici della spiaggia? Per arrivarci dobbiamo fare un bel giro, quindi vedrai molto!’
‘Ci sto, bell’idea!’
‘Mi piace molto adare in spiaggia, specie a quest’ora! Inoltre ho scoperto un posto con una vista pazzesca! Vedrai!’
 
Quando arrivammo, lo scortai verso gli scogli finchè non giungemmo al posto di cui parlavo: uno scoglio molto alto, difficile da individuare ma facile da scalare. Si affacciava sul mare che infrangeva le onde ai suoi piedi, tirava un leggero venticello, il cielo era un misto di arancione e violetto, il sole calava.
‘E’ splendido!’
‘Che ti dicevo? E’ il posto perfetto!’
Ci sedemmo lì e chiacchierammo per un bel pò: di lui, delle sue vecchie amicizie, della sua vita a New York, poi di me.
‘Quindi, abiti qui da quando sei nata?’
‘Sì, da sempre.’
‘Anche la tua amica?’
‘Chi?’
‘La ragazza con cui hai parlato per tutta la lezione da quando siamo tornati in classe, con il banco accanto al tuo.’
‘Diana, vuoi dire. Sì, anche lei. Siamo cresciute insieme, è la mia migliore amica.’
‘Beh siete affiatate di certo, non avete smesso un attimo di parlare!’ disse ridendo lui.
Lo guardai male: ‘Avevamo delle cose da dirci.’
‘L’ho notato!’ continuò a prendermi in giro.
Cominciava a darmi sui nervi.
‘Ho anche notato che un ragazzo ti fissava con insistenza in classe. E quando mi hai mostrato la scuola, si è innervosito. Mi guardava quasi con odio’ cocluse, sempre ridendo.
‘Quale ragazzo?’
‘Gabriele Fridon. Ha il banco dietro al tuo.’
‘Ah, Gabriele! Ma no, è solo un amico! Un pò protettivo forse, ci conosciamo dall’asilo.’
‘Questa l’ho già sentita!’
Mi voltai, spazientita: ‘ E’ solo un amico, ti dico!’
‘Da parte tua, forse.’
Gabriele? Interessato a me? Ma per favore!
‘Non ci credo.’
‘Come vuoi.’
Cosa ne voleva sapere lui? Era arrivato da un giorno e pretendeva di saperne più di me su Gabriele che conoscevo da una vita?
‘E tu allora? Hai fatto scalpore, a dir poco, con le ragazze oggi!’
‘Forse, ma non m’interessa!’
‘Nemmeno una? Ce ne sono talmente tante! Hai solo l’imbarazzo della scelta!’
Il che era vero, ragazze che se lo mangiavano con gli occhi ce n’erano a bizzeffe oggi! Me compresa, ma era bello quanto insopportabile.
‘Beh, tu mi sei simpatica’ rise lui, ‘ anche se trovo che a volte hai un pò la testa fra le nuvole!’
‘Non credo affatto che sia così,’ risposi offesa ‘ sono una persona molto attenta!’
‘Dipende,’ rispose lui ostentando una faccia da saputello ‘ ti ho studiata, sai. Sei attenta a dettagli e particolari quando una cosa ti interessa davvero, il che implica la tua distrazione da tutto il resto. Per esempio ora sei particolamente attenta a quello che sto dicendo, ti interessa sapere cosa penso dunque. In classe invece, la lezione non l’hai seguita per niente: o trovi la matematica noiosa o quello di cui ti parlava Diana era così interessante, da farti dimenticare il resto.’
Ebbene sì, era un ottimo osservatore. Non per questo mi sarei presa la briga di dirglielo.
‘Si è fatto tardi, dobbiamo tornare!’ dissi alzandomi.
‘Hai ragione’ concordò lui, alzandosi e fissando il sole ormai sparito oltre l’orizzonte.
 
 ‘Oh bene, cominciavo a preoccuparmi!’  disse mia madre, quando rientrammo in salotto.
‘Oh, signora Walter! Saranno stati in giro a divertirsi!’, Ermione mi rivolse un enorme sorriso: ‘Comunque, ora dobbiamo rientrare a casa. Spero che voi due siate diventati amici.’
Amici? Non mi pareva proprio. Non aveva fatto altro che prendermi in giro no?
‘ Certo che sì, Reika è molto simpatica.’
Mi stupii. Forse, anzi sicuramente, lo diceva solo per gentilezza. Perchè altrimenti criticare una persona che trovi simpatica?
‘Arrivederci signora Walter’ disse Alexander.
‘Sì, arrivederci signor-’ mia madre interruppe Ermione ‘Oh, può chiamarmi Sara!’
‘Grazie, Sara. E dammi pure del tu! Credo ci troveremo bene qui!’
Mia madre e quella di Stephan sembravano quasi amiche di vecchia data. Convenevoli a parte, andavano veramente daccordo.
Stephan si rivolse a me: ‘Allora a domani, Reika.’
Mi sorrise. ‘A domani...’ risposi perplessa.
 
Appena uscirono di casa, corsi di sopra, in camera mia. Imposi a me stessa di non pensare a lui, di non chiedermi cosa veramente pensava di me o cosa veramente io pensavo di lui e mi misi a dormire.

 
   
 
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