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Autore: Julietds    23/08/2014    0 recensioni
Capelli neri appiccicati alla fronte, corpo grondante di sudore, centinaia ragazzi urlanti davanti a me e un forte mal di testa dovuto al troppo alcool misto a eroina in corpo quella sera.
Ecco com'era essere Ronald Joseph Radke.
Ero in quell'esatto momento in cui il rumore si fa ovattato per le mie orecchie e la mia mente si svuota completamente; è come se non fossi più nel mio corpo, come se non fossi io a dover cantare e fossi lì per mero caso. Il mio chitarrista mi fa un cenno, sono pronti ad iniziare. Ma io decisamente no, mi sento un cerchio alla testa. Cerco poco realisticamente di alzare il microfono per aprire questa serata ma riesco solo a fare qualche passo barcollando all'indietro prima di ritrovarmi per terra.
Tutto quello che ricordo dopo sono solo un mucchio di pallini neri che mi appannano la vista.


Una storia che racconta molti fatti realmente accaduti e molte altre situazione che ho immaginato.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Craig Mabbit, Max Green, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Ronnie Radke
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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29 marzo 2008
 
Il primo concerto dei nuovi Escape The Fate stava per avere inizio. Stavano finalmente per rinascere dalle loro ceneri pubblicamente; erano pronti a conquistare la folla una volta ancora, anche senza Ronnie. Non avevano bisogno di lui e di sottostare ai suoi comodi ogni momento. Erano parte di un esercito, lo guidavano e Craig, a sua volta, guidava loro. Max lo avrebbe aiutato a prendere la giusta strada ma già era uno di loro.

– Nervoso? – chiese Max al nuovo cantante.
– Leggermente – rispose con una risata nervosa. – Ho paura che mi mangino vivo o qualcosa del genere.
– Plausibile. Magari prima ti faranno a pezzi le ossa.
– Non dovresti tranquillizzarmi tu?!
Il bassista rise. – Dai andiamo, è il nostro momento.

Craig camminò fino agli scalini che portavano al palco con una mano di Maxwell poggiata sulla schiena. Era il suo momento, non poteva deluderli. Sentiva le grida di centinaia di ragazzini quando finalmente si decise ad entrare in scena. Il sole era accecante, era una giornata bella calda; infondo era marzo, era la normalità.

Era la normalità ma quel giorno preciso per lui nulla era normale. Sarebbe potuta accadere qualsiasi cosa da un momento all'altro.
Max arrivò di corsa da dietro e urlò incitando la folla a fare lo stesso.
In un istante Robert, Max e Bryan attaccarono con We won't back down e i fans si scatenarono. Infondo che potrebbe succedere di male? I commenti saranno sempre i soliti, al massimo riceverò qualche fischio dai vecchi fan. Craig si rilassò e iniziò a scuotere la testa al ritmo della batteria. Per metà della canzone il cantante fu scatenato: niente avrebbe potuto fermarlo, era bello carico quel giorno.
Verso la fine della canzone però, si prospettò una scena molto diversa e la band dovette arrestarsi: la folla aveva iniziato a fischiare talmente forte da non poter proseguire lo show, inoltre Craig aveva dimenticato parte del testo per colpa dello stress. “Impostori!” gridavano alcuni; “Craig fai schifo, tornatene a casa” sentì urlare qualcuno. Craig si voltò verso Max in cerca di aiuto, ma mentre il bassista cercava di zittire i ragazzini, il cantante incontrò tra il pubblico uno sguardo a lui familiare. Molto familiare.
Un ragazzo moro che stava tra in mezzo alla gente si fece avanti interrompendo uno spettacolo che ormai era sull'orlo del fiasco con la metà dei ragazzini che fischiavano contro la band e lanciavano loro bottiglie, spronati dal vecchio cantante. “Siete dei burattini, vogliamo i veri Escape The Fate!”, “Fate pena senza Ronnie!” urlavano i ragazzi. “Si, esatto! Siete dei traditori” urlava l'ex cantante da in fondo alla folla.

– Ora basta – disse Max ai suoi compagni. Si allungò verso il microfono e prese la parola. Ne aveva abbastanza di quelle bambinate. Infondo era colpa loro se il loro vecchio cantante era un cazzone arrogante e perennemente drogato? No. Max era stufo, stavano cercando di ricominciare una nuova vita con la stessa band che era miracolosamente riuscita a trovare un nuovo cantante, apparso dal cielo al momento giusto. Ma Ronald era un'idiota e, oltre a aizzare le folle contro di loro sul web, ora si era anche presentato al loro primo concerto. Era decisamente troppo.

– La prossima canzone è intitolata “Se potessi restare pulito, potrei stare con la mia band”! – disse con rabbia.

La folla si scatenò.

– Posso restare fottutamente pulito, stronzo! Posso restare pulito quando cazzo mi pare, stronzo! – ripeté più volte Ronald urlando come un forsennato, ma la band esplose nella canzone successiva, The Flood.

“I can't believe the drama that I'm in, the flood is getting closer, I don't think they know I know how to swim. You're feeling numb, from all that has become!
It leaves your gums, slips down your tongue and travels fast down towards your lungs.
And now I feel better..all because I'm...” cantò Craig.
“Leaving. You. Behind.” tagliò Maxwell ancora rabbioso, interrompendo il cantante. Nessuno lo aveva probabilmente mai visto così fuori di sé. Scoprirono dopo che si era fatto l'ennesima striscia di coca con un'aggiunta di svariate pasticche di ecstasy appena prima di salire sul palco.

Ronnie si allontanò continuando ad urlare loro contro con la voce ormai rotta. Molti dissero in seguito di averlo visto prendere a pugni gli uomini della sicurezza che l'avevano portato via, qualcuno giurò persino di averlo visto con le lacrime agli occhi, fuori di sé.

 
***

 
Maxwell era fuori di sé quando la band fece ritorno sul bus. Non firmò autografi né concesse foto a nessuno, non che ci fosse la fila per quelli anzi, dovettero essere scortati dalla sicurezza perché molti fan li insultavano e seguivano cercando di colpirli con oggetti come bottiglie, sassi e spranghe.
Mentre Robert, l'ultimo a salire sul bus, entrò e si chiuse la porta alle spalle, il bassista faceva avanti indietro.

Nessuno aveva il coraggio di parlargli, solo Craig tentò di poggiargli una mano sulla spalla ma il ragazzo se la scrollò di dosso prima di sbottare.
– Io non capisco che cazzo di problemi abbia quel decerebrato! Seriamente, come cazzo ha fatto ad entrare? Patetico. Se mai dovesse ripetersi una scena come quella di prima giuro che scendo dal palco e lo ammazzo con una spranga. E Robert sa che non scherzo – aggiunse in una risata isterica mentre puntava il dito contro il batterista.
Craig e Bryan lo guardarono, il primo dispiaciuto e il secondo esterrefatto.

– M-mi dispiace ragazzi, io.. sento di dovervi delle scuse. È stata anche colpa mia, ho dimenticato il testo e poi…

– Che dici Craig! Non centri tu, è tutta colpa di quel coglione. Pensavo lo avessero già sbattuto in prigione – rispose Bryan, ma dopo quell'affermazione tutti si ammutolirono.

Una manciata di minuti dopo Max si tolse la giacca e la lanciò sul divano annunciando al resto della band che sarebbe andato a sdraiarsi un po', il cantante fece lo stesso mentre gli altri due restarono insieme a commentare l'accaduto e poco dopo andarono a farsi una bevuta da alcuni loro amici ad uno stand allestito lì vicino.
   
 
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