Capitolo due.
So
che non dovrei dirlo. Non è professionale. Non è
etico. Non è salutare come l'Activia.
Ma non posso farne a meno. Non posso tenermi tutta questa gioia nel
cuore senza riversarla sul mondo intero.
E poi Justin è terribilmente bello mentre sguazza come un
cagnolino nella mia piscina. Braccia, gambe, braccia, gambe, braccia-
“Andrea?”
“E gambe.” Sospiro con fare sognante mentre
continuo ad asciugarmi il naso. Tanto è troppo grosso,
magari a forza di strofinarlo si riduce un po'.
“Andrea?”
“E braccia, e gambe. E guarda che muscoli. Oh, ora sta
scuotendo la testa. Guarda le gocce d'acqua che cadono dai suoi capelli
come le lacrime dai miei occhi.” Continuo
Mio padre mi da una sberla sul collo e scatto a sedere.
“Smettila di fissarlo. Sei troppo piccola per lui.”
“Non lo stavo fissando!” Ribatto indignata. Ma come
può anche solo pensarlo?
“Ah, sì? E chi ha tutti quei muscoli e le gocce
d'acqua come le tue lacrime? Potresti scrivere poesie, tanto a
Matematica fai schifo.”
Signore e signori, il Presidente degli Stati Uniti d'America.
“Beh, che vuoi?” Borbotto prima di lanciare
l'asciugamano sulla sdraio.
“Io e tua madre stiamo partendo, sono venuto a salutarti ma
penso di aver interrotto un intimo momento tra te e Justin nella tua
testa.” Ride.
Gli lancio un'occhiataccia. “Divertiti,
papà.”
“Non mi chiamare papà.” Sbuffa.
“E come dovrei
chiamarti?” Lo guardo interrogativa.
“Beh, signore. O Presidente. O semplicemente George. Non
voglio che in giro si sappia che sono così
vecchio.”
Massì, in fondo siamo solo su tutti i giornali e io sono
chiamata sua figlia, ma penso abbia senso.
“Papà-”
“Che cosa ti ho detto?”
Alzo le mani in segno di resa. “Va bene, signore.
Divertitevi, fate buon viaggio, non mi chiamate ogni minuto. Ora
vattene, non voglio che Justin pensi che ho solo te per
amico.” Lo mando via con una mano mentre fisso Justin che
esce dalla piscina e afferra il suo asciugamano.
“Capirai. Justin, prenditi cura di mia figlia mentre sono
via, va bene?”
“É quello che intendo fare.” Replice
Justin con la faccia nascosta dall'asciugamano. “Stia
tranquillo.”
“Bene. Allora vado. Ciao, tesoro. Comportati bene.”
Mi bacia la testa prima di allontanarsi e rientrare in casa.
Justin si sdraia sul lettino accanto al mio e sospira. “Ho
già detto quanto amo questa casa?”
Mhm. Preferirei che mi dicessi quanto ami me. “Un paio di
volte da quando siamo qui.” Cioè mezz'ora.
“Come intendi prenderti cura di me? Io avrei qualche
idea.” Gli faccio l'occhiolino e lui ride.
“Andrea, sei una bella ragazza ma hai 16 anni. Io 22. Non
è appropriato, hai l'età di mia
sorella.”
Che palle. “Beh, ma se mi trucco un po' sembra che ne ho 18.
18 ti va bene?”
“18 è meglio di 16.” Si stringe nelle
spalle.
“Okay, allora vado a truccarmi. Tu stai qui, eh. Non ti
allontanare.” Dico mentre mi alzo e afferro il pareo.
“Tranquilla. Neanche un attentato alla tua vita mi
smuoverà da qui.” Ribatte tranquillamente,
chiudendo gli occhi.
“Sai, potrei dirlo a mio padre. Ma se ti metti con me, ti
lascio in vita. Che ne dici?”
“Non dovevi andare a truccarti?” Ride e io faccio
spallucce, entrando in casa e correndo al piano di sopra.
Ora devo solo comportarmi da adulta, il trucco nasconderà il
resto.
Sua sorella ha 16 anni? Caspita, sua mamma si è data da
fare, vedo.
“Justin, ti piace
Matematica?” Chiedo, crollando sul divano e lasciando cadere
il libro sulle ginocchia.
“No.” Dice mentre sgranocchia una pannocchia. Ho
fatto rima.
“Neanche a me. Infatti l'unico numero del quale mi importa
è il tuo.” Sorrido da un orecchio all'altro e lui
ride.
“Carina.” Mette la pannocchia sul piatto e lo
spinge via. “Ne conosco una migliore.”
“Dai, spara. Però dopo mi aiuti perchè
non ci capisco niente qui.” Dico prima di gettare il libro
sul tavolino e mettere una gamba sotto il sedere.
“Sono come il Pi Greco: lungo e vado avanti
all'infinito.”
“Dobbiamo fare la prova del 9. In camera mia.”
Mi spinge via mentre ride e il suo telefono squilla. “Devo
rispondere.” Si alza ed esce dalla sala, mentre io mi
accascio sul divano.
Dannazione. Il trucco non ha funzionato. Forse avrei dovuto mentire
sulla mia età. O semplicemente assicurarmi che non legga mai
i giornali dove c'è una qualsiasi mia descrizione.
Cosa posso fare? E se mi vestissi da crocerossina? Potrei legarlo al
letto durante la notte. Non potrebbe fare niente.
Mi ha morso una zanzara.
Sospiro mentre mi gratto la mano. E se facessi finta di essere in
pericolo? Potrei chiedere a uno dei miei amici di rapirmi nel bel mezzo
della notte e urlerei come una pazza per svegliarlo.
Ma forse è meglio di no. Accorrerebbe tutta la squadra di
poliziotti, FBI, CIA, guardie del corpo e anche l'esercito Americano.
Come fanno le ragazze a piacere ai ragazzi? Dovrò chiedere
un consiglio a Stacy.
Sto ancora contemplando il mio piano quando Justin ritorna mentre
scrive qualcosa sull'iPhone.
“Chi era?”
Chiedo velocemente.
“Sicura di volerlo sapere?” Mi sorride prima di
infilarsi il telefono in tasca.
“Mhm, sì.” Sua madre. Fai che sia sua
madre.
“La mia ragazza.”
E vaffanculo!
“Oh. Una ragazza. Va bene. Beh, vado a finire i compiti. Ne
ho una marea, figurati.” Mi alzo dal divano e afferro il
libro.
“Andrea-”
“Scusa, devo andare.” Gli sorrido velocemente prima
di tornarmene in camera mia e chiudere la porta alle mie spalle.
Ho appena fatto una figura di merda davanti a un ragazzo di 22 anni che
ha pure una fidanzata.
Anche se quello stronzo avrebbe potuto dirmelo prima che mi facessi in
quattro per piacerli.
Ma poi che me ne frega? Ha 22 anni, probabilmente in un mese non lo
vedrò neanche più.
Speriamo si dimentichi la sua faccia sul comodino.
Qualcuno bussa alla porta e mi infilo velocemente le cuffie dell'iPod
nelle orecchie, continuando a leggere le varie regole e formule.
Figurati, per fare 4 più 4 devo ancora usare la
calcolatrice. Come potrò mai imparare polinomi, monomi e
tutto il resto?
Justin entra nella stanza e io alzo lo sguardo, tirando fuori una
cuffia. “Possiamo parlare un attimo?”
“Devo studiare.” Dico, stringendomi nelle spalle.
“Mio padre è severo quando si tratta di scuola.
Magari dopo.”
“Posso aiutarti se vuoi.”
Ecco, lo sapevo. Ora sta cercando di fare il carino per farmi sentire
meno scema. Non funziona.
“No, davvero. Faccio da sola, se no non imparo. Chiudi la
porta quando esci, okay?” Mi rimetto la cuffia nell'orecchio
e torno a studiare.
Senza aggiungere altro esce dalla mia stanza, e io sospiro.
Okay, cambio di direzione. Da adesso in po farò finta che
Justin sia una felce. Una ricca, rigogliosa felce.
Una ricca, rigogliosa felce con una fidanzata.
Mi lascio cadere sul letto e metto il libro sulla faccia, probabilmente
cacciando il più lungo lamento della mia piccola, corta
esistenza.
Se avessi 20 anni non starei a letto con il libro di Matematica sulla
faccia ma starei in camera a fare sesso violento con Justin.
O con chiunque altro, a sto punto.
Beata generazione del 2016 con la moralità del Medioevo.
Sto
tranquillamente cercando di non pensare a Justin quando questo decide
di manifestarsi al mio cospetto con la sua faccia troppo bella per
essere presa a pugni.
“Stai cercando di evitarmi o stai cercando di
evitarmi?” Chiede, sedendosi accanto a me sotto il salice
piangente in giardino.
“Sto cercando di prendere un po' d'ombra. Sono troppo
abbronzata.” Indico le mie braccia bianche e lui ride.
“Senti, per prima-”
Alzo una mano. “Non hai bisogno di dare spiegazioni. Insomma,
io mica ero seria, Justin. Dai, andiamo. Quale ragazza di 16 anni
sarebbe così esplicita?”
“Avrei comunque dovuto dirtelo.”
Beh, sì. Non è stato carino da parte tua
illudermi così. Pensavo davvero che ci saremmo sposati un
giorno.
Ovviamente non glielo dico e rimango in silenzio con gli occhi chiusi
ad ascoltare i vari uccelli che cinguettano in cielo.
Poi decido di diventare masochista, tanto per sfuggire alla monotonia
dei miei giorni.
“Dai, parlami di lei. Com'è? Carina?”
Gli lancio un'occhiata e me ne pento subito appena lo vedo sorridere.
“É bellissima.” E ti pareva.
“Ha i capelli rossi, raggiungono più o meno i
gomiti. In estate si schiariscono e diventano più ramati.
Occhi verdi, come tutte le rosse.”
Mhm, che palle. “Come si chiama?”
“Emily.”
Psh. Che nome di merda. Molto originale, mi dicono.
Ciao, sono Eeemily, ho un ragazzo beeello che ama meee e solo
meee.
Me la immagino
già con quei bei capelli con quelle belle mani, quelle belle
dita, quelle belle unghie, quelle belle braccia, quei bei gomiti, quei
bei nervi, quelle belle arterie, quei bei polmoni, quelle belle
cellule, quei bei glubuli bianchi così alla moda, quel bel
sangue.
“Quanti anni ha?” Se mi dice che ne ha 17, lo mando
fuori a calci in culo. Giuro. Lo
giuro.
“Venti. Anzi, compie
vent'anni tra un mese.”
Ne parla come se Emily dovesse vincere un Oscar per averselo
accaparrato prima di tutte le altre ragazze.
Oh, vi ringrazio, vi ringrazio! Sono così fortunata
ad avere Justin che loda le mie doppie punte! Vorrei dedicare questo
Oscar al mio anno di nascita, che mi ha permesso di pigliarmi Justin
senza alcuno sforzo!
E Justin le massaggerà le mani perchè la
poveretta ha dovuto tenere tutta da sola una statuina di 50 grammi.
Capirai. Io compio 17 anni tra un anno, cosa vuoi che sia? Tra quattro
anni anche io avrò vent'anni, non è mica una
rarità.
Almeno io sono la figlia del Presidente. Lei chi è? La sua
ragazza, ecco chi è. Dannazione.
“E da quanto state
insieme?”
“Da sette anni.”
Che
cosa?!
Sette anni fa ero a mala pena
nata e questo già si scopava un'altra!
No, questo è troppo.
Sette anni sono una vita. Sette è il numero perfetto. Sette
sono i peccati capitali, sette sono le meraviglie del mondo (otto, se
contiamo la bellissima fronte di Emily), sette è il numero
primo euclideo, sette è il numero felice, sette è
il numero fortunato, sette sono i nani di Biancaneve, sette sono le ossa del tarso nel
piede umano, sette sono le mucche di Apollo.
Sette sono gli stramaledetti anni che stanno insieme.
Preferisco studiare Matematica che almeno lì si va avanti e
la situazione si complica.
Sette è troppo perfetto.
“Beh, complimenti. Ora torno a studiare che ho tipo sette
capitoli da imparare a memoria, eh. Bene. Divertiti.” Gli do
una leggera pacca sulla spalla e mi alzo da terra.
“Andrea-”
“Sono le 7: alla Casa Bianca dalle 7 in poi si sta in
silenzio.” Gli lancio un sorriso prima di rientrare.
Che. Due. Palle.
LO SO CHE NON HO AGGIORNATO.
Ero in Grecia.
Poi non ho mai avuto tempo.
Ma ecco il secondo capitolo: yooooo.
Spero vi piaccia, almeno un pochino- ino.
Sayonara, bellesse. :)