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Autore: Starishadow    24/08/2014    2 recensioni
Che Ai e Syo siano come cane e gatto è una cosa risaputa, ma cosa può cambiare quando uno dei due esagera, e le sue parole vanno a colpire dritte dritte il fondo del cuore dell'altro? Quali saranno le conseguenze del loro ennesimo scontro? E mentre le ombre del passato iniziano ad allungarsi verso il presente, riusciranno quei due a proseguire per la loro strada, o verranno raggiunti da quel buio?
Se pensate che la storia possa piacervi, entrate pure e leggete! ^^
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ai Mikaze, Syo Kurusu, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 24. Shadows
 
Syo rimase in disparte mentre Ai si avvicinava lentamente allo zio che camminava avanti e dietro davanti alla porta della stanza del nipote.
«Che cosa è successo?» chiese raggiungendolo e posandogli una mano sul braccio, l’uomo si fermò e lo abbracciò, chiamandolo per nome con tono disperato.
«Non lo sanno» disse, con voce angosciata «sta peggiorando ogni giorno di più e loro sanno solo dire che non lo sanno
Syo, sempre in disparte per lasciar loro un po’ di spazio, si strofinò la base del collo, a disagio… sapeva che Ai era rincuorato dall’averlo vicino, ma non riusciva a non sentirsi di troppo in quella situazione.
La porta si aprì, e due medici uscirono, con espressione grave e vagamente confusa, lo zio di Ai si rivolse subito a loro, pieno di domande, Ai invece scivolò dentro la stanza, passando inosservato.
«Allora? Avete capito che cosa è successo?» chiese l’uomo, irritato, i due medici si guardarono, prima di rispondere scuotendo il capo tristemente.
«Come diamine è possibile?!»
«Noi non… abbiamo fatto dei test e dai risultati non riusciamo a trovare nulla che possa spiegare il peggioramento di suo nipote, signore»
Rimasero a parlare ancora un po’, poi si allontanarono e lo zio dei due idols si lasciò cadere su una sedia, prendendosi il viso fra le mani.
Syo optò per l’allontanarsi, tentando di passare inosservato, e fu così che, poco dopo, si imbatté nuovamente nei due medici.
«L’hai visto anche tu?» chiedeva uno dei due, e Syo - incuriosito - optò per il non farsi notare.
«Sì… sembrava quasi che fosse stato…»
«Ma non rimane mai un momento solo, è impossibile che qualcuno entri e…»
Fra i due calò un silenzio pensoso, mentre continuavano ad avanzare con Syo che li seguiva silenziosamente.
«Lo so che è impossibile, ma sai bene quanto me che è impossibile che tutto questo sia successo da solo»
Con quello, i due scomparvero dietro una porta, e Syo rimase immobile. Di cosa stavano parlando?
Cosa non poteva essere successo da solo??
 
Ai uscì dalla stanza con un senso di angoscia crescente man mano che si allontanava da Aine. Era veramente peggiorato. La prima volta non aveva notato nulla di strano, ma stavolta sì: il numero di macchinari e tubicini era raddoppiato, la pelle del fratello era bianca come carta, e il respiratore pompava aria più rapidamente e più a fondo.
Anche il rumore dell’elettrocardiogramma sembrava essere diverso, ma quello forse se l’era immaginato.
Fatto sta che aveva paura, paura di andarsene e di non essere più in grado di vedere il fratello un’altra volta.
Si sedette accanto allo zio, in silenzio, mentre un pensiero gli attraversava la mente e lui cominciava a sudare freddo.
«Che cosa gli è successo, di preciso?» chiese ad un certo punto, con voce incolore.
Sentì l’uomo accanto a lui irrigidirsi, prima di alzare il viso verso di lui e rispondere:
«A quanto sono riusciti a capire, per qualche minuto il suo cuore è stato sull’orlo del collasso, come se stesse per fermarsi… e poi è tornato a battere normalmente, prima di ricominciare a “traballare” come prima e poi tornare normale… questo diverse volte nel corso della serata, prima che riuscissero a stabilizzarlo di nuovo, ma tutto questo non ha certo migliorato la sua situazione»
Ai si sentì come se anche il suo cuore fosse sul punto di fermarsi, prima che accelerasse come impazzito, mentre i suoi occhi cercavano freneticamente quelli dello zio.
«Non lo so, Ai-kun… non so più cosa possiamo fare per lui» sospirò l’uomo «posso chiederti un favore?» chiese poi, timidamente «non lo farei se non fosse importante, a dire il vero»
«Certo, dimmi»
«Rimarresti qui stanotte? Ho visto che hai portato anche quel ragazzo biondo… uno degli Starish?» l’uomo aveva smesso da tempo di seguire il mondo dello spettacolo, sopportando a malapena di poter vedere qualche stralcio dei concerti di Ai una volta ogni tanto, ma aveva sentito parlare del gruppo a cui avevano insegnato i Quartet Night.
Ai rimase impassibile:
«Sì, Syo… l’ho svegliato alzandomi e tanto valeva dargli delle spiegazioni»
«Posso riaccompagnarlo a casa, se vuoi» propose l’uomo, mentre Syo ricompariva timidamente da uno dei corridoi.
«No, se a lui va bene può restare» replicò candidamente Ai, con voce bassa e demoralizzata, facendo cenno all’altro ragazzo di avvicinarsi «sei stanco?» gli chiese freddamente, alzando gli occhi verso di lui.
Syo scosse la testa, non tollerando di vedere il minore in quelle condizioni, ma ben consapevole di non poterlo sfiorare in quel momento, sebbene tutto nel suo corpo urlasse per poterlo toccare, abbracciare, baciare…
«Vuoi tornare al dormitorio?»
«Tu vieni?»
Ai scosse la testa, con aria triste, e Syo si sforzò di mantenere il tono più neutro possibile mentre diceva che allora, se non era un problema, sarebbe rimasto anche lui… per lo meno gli altri non si sarebbero preoccupati sapendo che non era in giro da solo.
Lo zio del più piccolo lo osservò in silenzio per qualche secondo, e una strana luce brillò nei suoi occhi per qualche secondo, poi annuì e li salutò, dicendo ad Ai di chiamarlo per qualsiasi cosa.
«Aspetta, ti lascia qui così?» chiese Syo confuso appena lui e l’altro idol furono soli, Ai si prese la testa fra le mani:
«Passa qui quasi ogni notte da cinque anni, perché io mi sono sempre rifiutato di venire. Adesso sa che può contare anche su di me» spiegò cupamente, prima di alzarsi:
«C’è un divano, dentro, oltre alle sedie vicino al letto… se vuoi…»
Syo si sentì invadere da una sensazione spiacevole al pensiero di entrare dentro con lui, come se invadesse un’intimità a cui non aveva diritto di accesso.
«Posso anche stare qui, tu stai con tuo fratello e controlla che vada tutto bene… per qualsiasi cosa sai dove trovarmi» gli fece l’occhiolino, incoraggiante, e Ai si chinò su di lui, abbracciandolo:
«Grazie» sussurrò, prima di sfiorargli le labbra, allontanandosi in fretta, preoccupato che qualcuno potesse vederli.
Syo lo trattenne e lo tirò nuovamente a sé:
«Non c’è nessuno, Ai-kun» lo rassicurò, cercando nuovamente le sue labbra ad occhi chiusi, sorridendo quando Ai cedette e le raggiunse, lasciandosi andare man mano che approfondivano il bacio.
Quando si separarono, il minore appoggiò la fronte su quella del più grande, sorridendo leggermente:
«Se iniziassi a stare scomodo, entra pure, ti lascio il divano»
Syo sorrise e scosse la testa:
«Non ti preoccupare, vai»
Dopo che Ai fu entrato nella stanza, Syo rimase sulle sedie fuori, cercando una posizione relativamente comoda, e quando finalmente la trovò, lasciò che gli occhi gli si chiudessero.
Nella sua mente continuavano a suonare le parole dei medici… qualcosa non tornava. Si ripromise di parlarne con Ai, se si fosse presentata l’occasione, ma poi una parte di sé gli fece presente che non serviva allarmare il ragazzo per qualcosa che aveva origliato e forse era totalmente non correlata alla faccenda, forse era meglio aspettare di avere altri dettagli, prima di parlare con lui.
 
L’ennesima unghia si staccò dopo che Ai finì di mordicchiarsela, raggiungendo le altre nel cestino lì vicino.
Aveva sempre odiato mangiarsi le unghie, lo riteneva fastidioso e anche snervante per gli altri, per non contare l’orrore che provava nel vedere la punta delle dita ridotte in uno stato penoso, ma c’erano delle situazioni che richiedevano uno sfogo, qualsiasi tipo di sfogo, e mangiarsi le unghie era il meno “nocivo” che era riuscito a trovare.
Tese esitante la mano che non era impegnato a torturare verso il viso del fratello, da cui spostò una ciocca di capelli appena più mossi dei suoi.
«Aine, io… per favore… t-torna da me» mormorò, incapace di dire altro, per poi riprovare «i-io… ho bisogno di te… non so a chi chiedere consigili… non so con chi parlare…» arrossì un po’ «e poi… onii-chan, come faccio a… Avevi detto che mi avresti aiutato con la mia prima relazione! V-Vuoi perderti le mie facce quando penso a l-lui? Ehm, sì perché è un lui… e credo che non andreste d’accordo nemmeno un po’, ma non mi importa... te lo dovrai far piacere… e… oh insomma Aine ti prego!! Non ce la faccio più» iniziò a singhiozzare incontrollabilmente, più tentava di calmarsi e peggio era.
Voleva suo fratello, voleva sentirlo mentre lo prendeva in giro ogni volta che si avvicinava a Syo, voleva vederlo litigare con il ragazzo perché avevano caratteri opposti, voleva sentirlo ancora cantare, voleva scrivere musiche e testi con lui…
Perché non poteva averlo? Perché glielo avevano dovuto portare via??
Lentamente, i singhiozzi diminuirono, e un torpore confortante lo avvolse, mentre lentamente si addormentava, con il viso ancora umido di lacrime appoggiato accanto al fianco del fratello. Si addormentò, e il sogno tornò di nuovo a torturarlo quella notte, ma quando si svegliò sussultando, non c’era Syo accanto a lui, profondamente addormentato e rassicurante come al solito.
Certo, sapeva che era appena dall’altra parte della porta, ma la paura lo avvolse comunque. La paura e la solitudine.
Si strinse fra le braccia, irrequieto per il silenzio che c’era nella stanza, interrotto solo dal rumore dei macchinari, e sussultò nel vedere un’ombra fugace sulla parete.
Tentò di calmarsi, pensando che molto probabilmente era solo un medico o un infermiere, ma non ci riuscì.
Alla fine, scattò in piedi e si diresse verso alla porta, sobbalzando di sorpresa quando vide Syo in piedi accanto ad essa, allarmato:
«Ai, è successo qualcosa?» chiese il biondo, guardandosi attorno preoccupato.
«N-no, io… ho solo avuto un incubo» ammise il minore.
Questo non parve rassicurare Syo, che continuò a guardarsi attorno irrequieto, quando l’altro gli chiese spiegazioni, disse:
«Sono sicuro di aver visto qualcuno che entrava, ma quando mi ha sentito è corso via…»
Un brivido corse lungo la schiena dell’idol dai capelli ciano, mentre i suoi occhi passavano in rassegna il corridoio dalle luci offuscate.
«In effetti ho visto un’ombra, prima» ammise, a voce bassa «ho pensato potesse essere uno dei medici o cose simili, ma….»
Syo scosse la testa, cupo in viso:
«Da quel po’ che ho visto non mi è sembrato uno di loro… Ai, pensi che volesse…?»
Il più piccolo fece spallucce:
«Non lo so… fatto sta che da adesso terrò gli occhi aperti» dichiarò “tanto se mi addormento c’è sempre un incubo di mezzo” aggiunse per se stesso. Syo annuì:
«E se dovessi addormentarti, ci sono sempre io fuori dalla porta» aggiunse con un sorriso rassicurante «ah, Ai» lo richiamò quando quello gli voltò le spalle, attirando di nuovo la sua attenzione «ho notato che… ogni notte ti sei svegliato… ehm… di soprassalto»
“Accidenti” si disse Ai, arrossendo e ringraziando la scarsa illuminazione che lo nascondeva:
«Oh, ehm…. Sì io… a volte… faccio un incubo» ammise, con un sorrisino imbarazzato «ma niente di preoccupante! Ok… mmm… beh, a dopo!» con quello corse di nuovo alla sua postazione, lasciandosi dietro uno Syo confuso e preoccupato.
Alla fine il più grande sospirò e tornò alla sua sedia.
Tirò fuori il cellulare e, sorprendentemente, vi trovò due messaggi da Kaoru.
Onii-chan! Natsuki mi ha detto che tu e quel vostro senpai siete usciti nel cuore della notte… che stai facendo?! Un attacco non ti è bastato?? TORNA SUBITO A CASA!!
Alzò gli occhi al cielo… Kaoru non poteva dargli un po’ di fiducia??
SYO KURUSU! Dove sei?? Perché non mi rispondi?!
“Oh cielo” pensò, digitando pigramente una risposta:
Kaoru, devi seriamente prendere in considerazione l’idea di prendere dei calmanti… sto bene, sto aiutando Mikaze-senpai con una situazione complicata. Non ti preoccupare e torna a dormire!!
Con quello spense il cellulare.
Stava effettivamente facendo cose che non erano decisamente da lui per Ai, ma dopotutto non era solo lui che dava qualcosa al minore.
Anche se quello non se ne rendeva conto, ogni minuto che passavano insieme riempiva Syo di una strana determinazione e forza che non aveva mai avuto prima… era qualcosa che non riusciva esattamente a spiegare, ma la sentiva ogni volta che i suoi occhi incrociavano Ai e si accertavano della sua presenza.
“Bah, stai diventando sdolcinato!” si disse, con una smorfia di divertito disgusto, mentre si accomodava meglio.
I suoi occhi si mossero lungo il corridoio, alla ricerca della sagoma che aveva visto prima, ma ormai era sparita. Poteva essere stata una coincidenza, ma ci credeva ben poco.


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Nota dell'autrice: *si butta a terra e implora pietà* probabilmente è il capitolo peggiore! TT.TT perdonooo!! *offre altri biscotti preparati da Masato*
Non sapevo bene come metterlo, ho fatto del mio meglio ma... c'è ancora qualcosa che non mi torna *fissa male il capitolo*, prima o poi lo revisionerò V_V
Per ora mi auguro solo che magari non vi abbia fatto proprio tanto tanto schifo... ? *ci spera* ... mi impegnerò al 2000% per il 25 e mi farò perdonare!! ;D detto questo mi ritiro... grazie per avermi sopportata fino a qui! Ahahahah

A presto!
Baci,
Starishadow
   
 
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