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Autore: Axelle_    24/08/2014    2 recensioni
Eleonora si convinse che non avrebbe sorriso mai più.
E smise di parlare, perchè le uniche parole che aveva erano per lui.
E smise di dormire, perchè sognava solo le sue mani che la accarezzavano come una volta.
E smise di rispondere alla sua migliore amica, invidiosa del fatto che lei lo vedesse tutti i giorni.
Poi arrivò George.
~
“Eleonora! Vieni sotto, ti ammalerai!” la richiamò leggermente preoccupato.
Eleonora, soddisfatta, lo raggiunse.
“Maledizione Eleonora” imprecò George vedendola fradicia.
Senza pensarci due volte si sfilò la felpa e la aiutò a infilarla.
“Ti piace proprio la pioggia, eh?” chiese mentre le sfregava le braccia per trasmetterle calore.
Eleonora annuì con un sorriso sbarazzino.
“Rain” sospirò poi George, guadagnandosi un’occhiata confusa dalla giovane.
“Credo proprio che ti chiamerò Rain, d’ora in poi” spiegò, osservando che la pioggia andava via via fermandosi.
Eleonora sorrise, pensando al magnifico pomeriggio che aveva passato e che si era concluso in bellezza.
“Rain again” pregò silenziosamente il cielo, mentre il profumo di George le avvolgeva il corpo.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, George Shelley, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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9.

 
 
Nove giorni. Erano passati nove giorni da quando George aveva baciato Eleonora (certo, era per togliere di mezzo il suo fastidioso ex, ma questi erano futili dettagli, per lui). Erano nove giorni che non riusciva a scordare il dolce sapore delle sue labbra e che era deciso a rivelarle ciò che provava per lei. Erano nove giorni che aveva perso i contatti con Josh.
 
George era riuscito a convincere Eleonora a uscire di casa, quel pomeriggio, anche se faceva più freddo del solito.
Aveva finalmente deciso di confessarle tutto ciò che si teneva dentro da quando aveva posato per la prima volta gli occhi su di lei e non aveva intenzione di avere come sfondo il divano di casa sua.
No, avrebbe scelto un posto speciale. Il posto dove si erano incontrati per la prima volta.
“Ho freddo” borbottò infatti la mora stringendosi nelle spalle e arricciando le labbra.
Nonostante abitasse a Londra già da un po’ non aveva ancora imparato a coprirsi come si deve.
Senza dire niente George le circondò le spalle con un braccio e iniziò a sfregare sulla pelle di Eleonora però coperta dal cappotto e dal maglione.
Nonostante questo la ragazza sentì un brivido e fu quasi certa che non fu dovuto al freddo.
“Meglio?” soffiò il riccio sulla guancia di Eleonora, non riuscendo a impedire a se stesso di avvicinarsi di meno.
Le guance della mora erano deliziosamente scarlatte e George si ritrovò a desiderare di sfregarci sopra le labbra per poi tempestarle di baci per farle diventare ancora più rosse.
Si trattenne e distolse lo sguardo.
Imbarazzata, Eleonora annuì.
La vicinanza con George le provocava uno strano effetto, che le faceva perdere il controllo. Quando si era avvicinato aveva potuto godere del suo profumo che le era salito alla testa mandandola momentaneamente in tilt.
Si schiarì la voce cercando di darsi un contegno. “Come mai tutto questo mistero oggi?”
“Vedrai che ne varrà la pena” rispose George cercando di convincere anche se stesso.
Non aveva ancora pensato a cosa sarebbe successo de Eleonora lo avrebbe rifiutato. Preferiva tenere lontano quel generi di pensieri negativi.
Camminarono in silenzio, entrambi colti un po’ dalla trepidazione e un po’ dall’ansia, anche se per motivi differenti.
Eleonora allacciò le mani dietro la schiena e vagò con lo sguardo. Ancora non conosceva bene Londra e magari qualche negozio le sarebbe potuto essere d’aiuto in futuro.
Un’insegna rossa come il nome che portava attirò la sua attenzione.
L’edificio che la portava era piccolo e varie bottiglie erano depositate accanto all’entrata e lei si chiese se non fosse un locale abbandonato.
“Red” mormorò tra se e se.
“Mmh?” fece George a labbra strette.
“Cos’è quel locale?” chiese allora Eleonora indicandolo con l’indice e fermandosi di botto per osservarlo meglio.
George divenne cupo. Josh gli aveva parlato di quel posto, di come lo aveva portato sull’orlo del precipizio e a lui non piaceva affatto.
“E’ un brutto posto, devi starci lontana” rispose infatti seccamente, sorprendendo Eleonora che non l’aveva mai sentito così serio.
“Andiamocene” le intimò poi ma la mora non si mosse.
Anzi, strizzò gli occhi notando una figura in lontananza.
“Ehi, lì c’è qualcuno!”
George strinse i denti. “Dobbiamo andare.”
“No.” Eleonora si sfilò dalla presa del ragazzo e si corrucciò. “Magari ha bisogno di aiuto.” E prima che lui potesse ribattere qualcosa, corse verso quel buio vialetto.
George imprecò sotto i denti e la seguì.
Un ragazzo con gli occhi socchiusi e solo una felpa a coprirlo era seduto con le spalle al muro. Un paio di bottiglie gli facevano compagnia assieme a vari mozziconi usati e schiacciati sulla strada.
“Ehi” gli scrollò la spalla Eleonora inginocchiandosi di fronte a lui.
Il ragazzo mugugnò infastidito, ancora dormiente ma pericolosamente pallido.
“Che diavolo ti è saltato in mente, Rain?!” la rimproverò George quando la raggiunse, più duro di quanto volesse.
Lei lo ignorò, imbronciandosi.
“Dici che dobbiamo chiamare un’ambulanza? Non ha una bella cera.”
Istintivamente gli occhi scuri di George si posarono sulla sagoma accasciata a terra e divenne di ghiaccio.
“Josh” sussurrò con la preoccupazione che gli attanagliò di stomaco di colpo.
 
***
 
La testa gli pulsava, si accorse Josh con fastidio. Si sentiva intorpidito e faceva fatica ad aprire gli occhi.
“George” gli sfuggì dalle labbra come una richiesta d’aiuto.
Una mano strinse la sua.
“Sono qui.”
E la sua voce bastò per dare la forza a Josh di svegliarsi completamente.
Quando se lo ritrovò davanti quasi si mise a piangere. Era tornato.
Ma durò solo un secondo. I ricordi di come si era sbarazzato di lui lo fecero intristire di colpo. La rabbia era passata e aveva lasciato spazio alla rassegnazione.
Per quel motivo in quei nove giorni aveva permesso a Jaymi di tenergli compagnia. A lui e ai suoi amichetti.
Era un circolo vizioso e probabilmente Josh sapeva fin dall’inizio che ci sarebbe ricaduto. O almeno così presumevano le voci nella sua testa che cercava di zittire perdendo lucidità grazie all’alcol e alla droga.
“Sei qui” dichiarò infatti sorpreso.
George strinse le labbra e solo in quel momento Josh si accorse che i suoi bellissimi occhi castani era velati di lacrime.
“Che è successo? Perché sono qui?” chiese confuso accorgendosi di essere rinchiuso nelle quattro mura bianche di un ospedale.
“Josh tu… sei quasi morto di freddo, avevi bevuto un sacco e-”
“Oh” rispose semplicemente il diretto interessato arricciando le labbra.
“Oh? E’ tutto qui ciò che hai da dire?” s’infuriò George alzando la voce.
Josh tentennò. Quella improvvisa attenzione da lui gli riempiva il cuore e quasi cedette, di nuovo, per lui.
Quasi.
“E’ tutto okay?” la testa di Eleonora sbucò dalla porta. Preoccupata dalle urla aveva deciso di intromettersi, ma a quanto pare aveva fatto male dato che Josh la trucidò con lo sguardo intimandole di tornare da dove era venuta.
Eleonora sparì di nuovo in corridoio.
Era bastata la sua vista per ricordargli tutto quanto. Probabilmente George non era lì perché gli mancava, ma perché gli faceva pena.
“Vattene” gli intimò rigido raccogliendo le forze.
“No” s’impose il riccio.
“Non ti voglio qui.”
“Non ti credo.”
“Fai bene” annunciò allora rassegnato Josh. E con uno slancio si avvicinò a George e depositò un casto bacio sulle sue labbra rosee.
Il riccio s’immobilizzò, preso alla sprovvista, ma non si ritrasse.
Lo lasciò fare sperando che almeno in quel modo avrebbe lenito le ferite che Josh si portava dentro.
“Grazie” disse quest’ultimo arrossendo e appoggiando nuovamente la testa.
George annuì semplicemente.
“Non voglio più che torni in quel posto” asserì.
“Io non-“
“Promettimelo” insistette.
“Non posso” sospirò Josh sapendo di essere senza speranza.
“Per me?” George giocò la sua ultima carta.
“Per te potrei fare di tutto” il moro non riuscì proprio a trattenere un sorriso quando pronunciò quelle parole.
E sapeva benissimo che George se ne stava approfittando, lo stava illudendo.
Ma per quel poco che gli restava, Josh voleva crogiolarsi in quell’angolo di felicità che aveva ritrovato quando George gli aveva stretto la mano.
 







 
 

Aloha!
Quanto mi odiate da uno a dieci per questo capitolo? :,)
Giuro che li farò mettere insieme George e Eleonora… un giorno.
E per i Gosh… in mia difesa dico solo che Rain mi ha contagiata uwu
Probabilmente ci sono degli errori o alcune frasi sono sconnesse ma ho scritto il capitolo all'una stanotte e non ho proprio voglia di riguardarlo cwc
Vabbè, ora mi dileguo che è meglio hahaha.
Xx
Axelle.
 
P.s. preparatevi, perché non credo che ci saranno molti altri capitoli dopo questo…
  
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