Sam
mise in moto l'auto e imboccò la strada per il motel con la
massima
tranquillità, ma Dean era irrequieto. Guidare era l'unica
cosa che lo calmava,
e suo fratello aveva deciso di impedirglielo. Stava benone, ci voleva
ben più
di un impatto con un muro per metterlo fuori gioco! Non che importasse,
visto
che tanto non poteva guidare la sua Impala... Non sarebbe stata la
stessa cosa.
Sbuffò per la frustrazione, e Sam lo ignorò
deliberatamente.
Ben
presto la povera anima in pena ebbe la conferma che il sedile del
passeggero non offriva nessun tipo di distrazione, e non
riuscì ad
impedirsi di lasciar vagare i propri pensieri. Inizialmente
rimuginò un poco
sui suoi sospetti su Perry, ma questi lasciarono il posto a decine di
altri
dubbi più inquietanti e impellenti. Non ne poteva
più, la confusione nella sua
testa era così forte da non riuscire più a
seguire il filo dei propri pensieri;
se non ne avesse parlato con qualcuno alle svelte sarebbe uscito di
testa,
quindi si schiarì la voce per attirare l'attenzione di Sam
ed annunciò:
"Dobbiamo parlare."
Sam
accostò l'anonima auto sul ciglio della strada. Stava
aspettando che
suo fratello ricominciasse a insistere sui suoi assurdi sospetti sul
ragazzino
e la sua amichetta dal momento in cui erano partiti, solo sperava non
insistesse già da subito. Girò il torso verso di
lui, appoggiando la schiena
sulla portiera, e intrecciò le mani sopra il ventre. Tutto
nella sua postura
comunicava cosa ne pensava senza nemmeno il bisogno di dire una parola.
"Allora?” lo esortò impaziente.
“Il
tizio aveva macchie simile a quella di Jean.”
sparò Dean senza
preamboli.
“Cosa?!"
Non era assolutamente quello che si aspettava di sentirsi
dire, e Sam scattò sull'attenti: raddrizzò la
schiena e disgiunse le mani,
poggiandole ai suoi lati, sul sedile, improvvisamente all'erta. "Il
ragazzo o il mostro?”
"Il
mostro."
Sam
socchiuse appena gli occhi e corrugò la fronte
“Beh, é plausibile che
siano stati originati- No, ma, aspetta: macchie? Al plurale?”
"Si,
aveva un braccio pieno di scarabocchi. Aveva dei simboli ben
chiari, non era una macchia informe come quella di Jean."
"Strano.
Ma come fanno allora ad essere simili?"
"Hai
visto la sua schiena: non è una semplice macchia, no?
Avevano lo
stesso identico colore, la stessa... consistenza. Non può
essere una
coincidenza."
"Okay...
Riusciresti a disegnare i simboli che hai visto? Potrei fare
una ricerca e veder se ci possono essere d'aiuto."
"Vediamo..."
Dean tirò fuori dal portaoggetti dell'auto una penna
ed un bloc notes e cominciò a scribacchiare quello che
ricordava.
"Anche
se in realtà mi preoccupa di più Crowley al
momento"
aggiunse pensieroso Sam.
"Quel
figlio di puttana..." borbottio Dean mentre continuava a
tracciare scarabocchi sul foglio "C'era odore di zolfo già
quando siamo
arrivati, chissà per quanto tempo è rimasto
invisibile a spiarci..."
“Oh
merda, non ci avevo pensato... No, però io mi riferivo a
quello che ha
detto prima di filarsela, che ha sistemato i casini di qualcun
altro… Pensi che
intendesse un suo subalterno?”
“Ah,
ha detto così? Beh, sì, è probabile.
Dubito che il re degli Inferi
abbia un burattinaio, o che condivida i suoi giocattoli con altri
bambini, quindi
dev'essere stata una dei suoi soldatini ad aver sbagliato qualcosa.
Chissà che
cosa poi..."
"Beh,
quel... coso era poco più che una bestia, puro istinto.
Credo
che non sia difficile immaginare perché lo considerava un
incidente di
percorso..." Sam fece una pausa, sapendo già come Dean
avrebbe reagito a
ciò che stava per dire. Magari non l'avrebbe accettato, ma
era una realtà che
avrebbero potuto dover affrontare che lo volessero oppure no, quindi
prese un
respiro profondo e suggerì nervosamente "Magari quello
è... lo... stadio
finale della macchia."
"No,
non credo... Ecco fatto!" Dean gli mollò il notes sulle
gambe e cerco di sviare leggermente il discorso. "Pensi che Jean e
signor
Raggio di Sole siano entrambi opera sua?"
Sam
si grattò la nuca "No, no... Dio, spero di no! Non lo so. Ma
ha
detto che ci saremmo rivisti molto presto, quindi bisogna considerare
l'ipotesi."
"Cosa?!"
Dean improvvisamente allarmato.
"Sì,
non l'hai sentito?"
"No
che non l'ho sentito! Figlio di puttana! Che altro ha
detto?" Dean si strinse le tempie tra pollice e indice della
mano
destra. "Maledizione." Prese blocco e penna dalle ginocchia di Sam e
li buttò nel vano da cui li aveva presi richiudendolo con
forza. "Cosa
aspetti? Riparti!!!"
"Dean,"
esordì Sam rassicurante riaccendendo il motore e tornando
in carreggiata. " Non abbiamo idea di cosa possa essere o non essere
quella creatura, non sappiamo ancora se è legata a Jean, e
non sappiamo cosa
voglia da noi Crowley. Sono solo congetture. Calmati"
"Calmati?
Come cazzo faccio a calmarmi?! Probabilmente vuole rapire
anche lei!"
"E'...
possibile" concesse Sam a malincuore.
"Figlio
di puttana!" Esclamò di nuovo Dean, colpendosi col pugno
la coscia per enfatizzare.
"Io
dico che dovremmo evocarlo." Si arrischiò a proporre il
più
giovane.
"Cosa?
E dire che pensavo di essere io quello che ha sbattuto la
testa..."
“So
che è rischioso Dean, però Crowley sa qualcosa di
questa faccenda di
cui noi siamo all'oscuro. Perché non evocarlo in una
trappola per demoni e-”
“No!
Sam, è di Crowley che stiamo parlando, saprà
sempre qualcosa che non
sappiamo. E’ furbo ed è già un passo
avanti a noi, ce lo ritroveremo fin troppo
presto tra i piedi, e quando succederà potrebbe fare a Jean
lo stesso
servizietto che ha fatto a quell'affare. Bloccarla, rapirla, o
peggio. L'ultima cosa che ci serve facilitargli le cose e
servirgli Jean
su un piatto d'argento, grazie tante.
Io dico di guadagnare tempo. Proteggere la stanza. Cambiare motel
vorrebbe dire
esporsi e dare al bastardo la possibilità di prendersela con
lei nel tragitto
fino alla nuova sistemazione. Dobbiamo controllare che Jean sia al
sicuro, e
addestrarla a difendersi in caso di attacco."
“Sei
davvero sicuro? Voglio dire, io adoro Jean e voglio che sia protetta,
lo sai, ma se davvero ci sono dei demoni dietro tutto questo potrebbe
non
essere una buona idea darle delle armi. Quel simbolo, chi ci garantisce
che non
sia un qualche tipo di contatto con lui?"
"No,
Sam. So dove stai andando a parare e no, Jean non passerà al
lato
oscuro, non sotto il mio naso.”
"Ma
non sappiamo che tipo di magia la anima, c'è la
possibilità che
sia demoniaca!"
“Ma
ti stai ascoltando? Non voglio sentire un’altra parola, okay?
"No,
non hai capito, non sto dicendo che Jean deve per forza diventare
malvagia, ma quell'affare potrebbe agire come una cimice, Crowley
potrebbe
stare ascoltando le nostre conversazioni. O magari potrebbe essere un
comando a
distanza e Jean potrebbe diventare un fantoccio nelle mani di
Crowley.
Non pensi-“
"Penso
tante cose Sam. Penso che il tuo taglio di capelli sia orribile
e totalmente inadatto ad un cacciatore. Penso che il mondo non apprezzi
abbastanza il valore delle ragazze facili, e che dovrebbe
premiarle per il
servizio reso alla comunità.
Ma sapere? So che Jean è parte della famiglia. So che
nessuno di noi tre
lascerà che Crowley le faccia qualsiasi cosa ha in mente di
farle, e so per
certo che lei in questo momento è a casa da sola, e non
è affatto nella sua
forma migliore. Quindi perché non la smetti di produrre
inquinamento acustico,
chiudi la bocca e premi quel dannato acceleratore così
possiamo assicurarci che
stia bene?"
Sam
annuì ed obbedì senza fiatare, agitandosi nel
sedile per il senso di
colpa mentre la lancetta del tachimetro saliva. In effetti forse
infranse
qualche limite, perché arrivarono al motel in un
battibaleno.
"Senti,
non raccontiamo nulla a Jean per ora"
"Segreti,
Dean?" disse Sam, fermandosi a metà delle
strette scale che portavano alla loro stanza per guardarlo mentre gli
parlava.
"Sai che non portano mai a niente di buono..."
"Lo
so, ma, diavolo, è viva da appena due giorni! Non voglio che
si
preoccupi di Crowley, o di farci del male, o che si senta in colpa per
qualcosa
che non dipende da lei se non è strettamente necessario."
"Preoccuparsi
di farci del male? Vedi? Anche tu pensi che ci sia la
possibilità che perda il controllo!" esclamò
quasi esaltato il più
giovane.
Dean
fece una smorfia, ma poi ammise "E va bene, c'è anche questa
possibilità, okay? Allora, abbiamo un accordo?"
Sam
lo fissò intensamente, riflettendo ma poi alla fine
capitolò. "Sí,
okay. Tra l'altro nel caso Jean fosse davvero opera di Crowley" Sam
notò
che il fratello stava tornando sul piede di guerra e
si affrettò ad
aggiungere "il che sono sicuro non é assolutamente il caso,
ma se
lo fosse tutte le informazioni che le diamo
arriverebbero direttamente
ai cattivi."
"Ottima
osservazione. Ti piace un po' troppo avere ragione ma a volte
non sei così male, fratellino. Quindi acqua in bocca."
"Ma
solo a condizione che prendiamo tutte le precauzioni possibili. Se
le cose dovessero diventare pericolose, la prima cosa che faremo
è informarla
sulla situazione. Sapere o non sapere certe cose può essere
vitale, può darle
degli strumenti con cui difendersi!"
"Okay,
okay. Ho promesso, e io mantengo le promesse. Sapere è
potere,
blah blah blah"
Sam
lo guardò stranito "Bacon?"
"Eh?!
Cosa?"
"Quello
che hai appena detto, 'Sapere è potere,' è una
frase di-
...non importa."
"Sammy,
l'unico bacon che conosco è quello che si mette negli
hamburger."
Sam
fece una delle sue bitchface e gli diede una gomitata mentre Dean
girava la chiave nella toppa della porta della loro stanza.
La
scena che li accolse paralizzò entrambi.
“So-
so cosa sembra, ma non ho fatto nulla, lo giuro. Diciamo solo che
è...
successo!”
Jane
era sconvolta e molto molto bagnata. La stanza odorava di fumo, e lei
era in piedi di fianco alle finestre con un vaso da fiori in mano e
l'espressione di un cervo colpito dai fari di un'auto. Le tende, o
almeno
quello che ne rimaneva, erano fradice; una delle due era completamente
carbonizzata, l’altra era solo bruciacchiata, ma erano
comunque entrambe da
buttare.
“Le
tende hanno preso fuoco ed è solo successo?!”
“Andiamo,
dicci cosa hai fatto, prometto che non ci arrabbieremo” la
incitò
con fare rassicurante Sam.
“Ma
è la verità! Stavo guardando fuori dalla
finestra, ero preoccupata e
stavo pensando a voi" Jean si interruppe di botto, improvvisamente
imbarazzata, ma dopo un momento riprese. "S- stavo pensando che se vi
fosse mai successo qualcosa io… avrei dato la caccia a quel
figlio di puttana
che aveva osato farvi del male e l’avrei fatto a pezzi, e
immagino di
essermi... infiammata un po’ troppo perché hanno
preso fuoco anche le tende.”
terminò con un filo di voce.
Il
cervello di Dean cercò di assimilare le nuove
informazione in
maniera razionale. “Tipo... hai preso un accendino e ti sei
messa a
giocherellarci perché eri nervosa e-“
“No,
tipo che mi sono uscite delle dannatissime fiamme dalle
mani!” esclamò
Jean esasperata.
“Cosa?!”
Dissero Sam e Dean all’unisono.
“Sì,
lo so. Avevo una mano stretta intorno ad una tenda, ho sentito un
calore improvviso alle mani e l'istante dopo la tenda sembrava il
falò di un
campeggio! Tra la stanza che ha cominciato ad andare a fuoco e lo
spavento per
averlo provocato io ho quasi fatto un infarto."
"Riusciresti
a rifarlo a comando?" si informò interessato Dean.
"Non
lo so... forse? Scusa, ero troppo impegnata a giocare al pompiere
per domandarmi queste cose." rispose sarcastica.
“Ma
l'hai gestita per il meglio, è questo quello che
importa...” cercò di
rassicurarla Sam.
"Sì,
beh, ho dato fuoco alla stanza e l'ho
allagata... Non lo definirei gestire per il meglio"
Sam
non riuscì a trattenere una risatina.
"Che
c'è di tanto divertente?"
"So
che ieri avevo detto che ero preoccupato potessi dar fuoco al
motel, ma non intendevo sul serio."
"Stai
zitto" ribattè lei, punta sul vivo. Poi portò una
mano alla
fronte facendo una piccola smorfia di dolore.
Dean lo
notò e subito indagò "Ancora tanto male?"
"Un
po', ma va già molto meglio dopo la pastiglia" rispose con
un
sorriso carico di gratitudine rivolto al più alto dei due.
"Ad ogni modo
come è andata la caccia?"
"Male.
Ci è scappato."
"Cavoli!"
"Sí,
lo so. Colpa di Crowley." La informò Sam.
"Crowley?!?"
“Già."
Dean
decise di tagliar corto con le spiegazioni prima che scappassero
informazioni scomode e cambiò discorso. "Beh, questo" fece
un gesto
ad indicare le tende e Jean "cambia tutto. Sam, puoi cercare un nuovo
appartamento? Se già prima rischiavamo che il proprietario
ci facesse il culo
perché dormivamo in tre in una stanza da due, ora che
abbiamo provato a fare le
sue tende al barbecue è meglio andarsene alle svelte. Siamo
fortunati che non
sia partito l'allarme antincendio."
"Certo.
Qui si stava stretti... magari possiamo prendere una stanza un
poco più grande? Un monolocale forse?"
"Prendi
anche una villa con piscina se vuoi, l'importante è
proteggerlo. Puoi disegnare i soliti simboli anche da solo,
giusto?”
"Ehm,
sicuro... Ma pensavo avessimo detto che era più sicuro non
muoverci." C'era mancato un pelo che dicesse 'non muovere Jean.'
"Sì,è
vero, ma devo comunque portare Jean fuori, quindi conviene farlo
subito e non attirare l'attenzione su di noi. Bellezza, mettiti
qualcosa di
asciutto che usciamo."
“Dove
andiamo?” chiese perplessa, spostandosi una ciocca di capelli
bagnati
dal viso.
“Vuoi
o non vuoi unirti a noi la prossima volta che usciremo per
investigare? Devo insegnarti come difenderti! E poi ora che potresti
essere la
nuova Torcia Umana voglio che mi mostri i tuoi poteri, capire se puoi
controllarli.”
"Dean,
veramente volevo dare un'occhiata alla macchia..." si
intromise Sam.
"Lo
puoi fare dopo no?"
Sam
annuì, ma sembrò parecchio contrariato. Aveva
capito cosa stava facendo
il fratello e lo trovava scorretto. E imprudente. Stava nascondendo la
testa
sotto la sabbia, voleva tenere Jean all'oscuro su tutta la linea, e Sam
non
poteva controbattere dicendo che era preoccupato per la macchia, o per
i nuovi
poteri, perché aveva promesso. Questo era uno di quei
momenti in cui odiava
Dean.
"Andiamo,
piantala con quel muso. Cosa vuoi che cambi farlo adesso o
tra un'ora? Almeno se la controlli a pranzo adesso puoi fare un po' di
ricerche
e capire cosa diavolo sta succedendo invece di brancolare nel
buio. Non
sappiamo nemmeno di che cosa dobbiamo preoccuparci."
Anche
se detto da uno che 5 minuti prima stava sclerando doveva ammetterlo:
Dean aveva la capacità di argomentare efficacemente a suo
favore ogni tipo di
cazzata. Ma del resto era ovvio che non capisse perché Sam
era così restio a
lasciarlo da solo con Jean fintantoché gli tenevano nascosto
che Jean si era
sentita male dopo averlo toccato quella mattina. Che macello. Sam
sospettava ci
fosse di mezzo solo una cotta, e che Jean stesse facendo conoscenza col
magico
mondo degli ormoni (a che livelli di assurdità era arrivata
la sua vita se Sam
poteva dire di stare assistendo all'auto in cui era cresciuto che si
innamorava
di suo fratello?!?). Ma non poteva esserne certo, magari il problema
era
un'altro... Fanculo, un'ora erano solo 60 miseri minuti, no? Poteva
aspettare... credeva.
Jean
raccattò le sue cose e cercò di prepararsi in
fretta: era
eccitatissima alla prospettiva di poter finalmente prendere parte
all'azione, e
dimenticò tutte le domande che avrebbe voluto fare ai due
fratelli qualche
secondo prima. Sam gli lanciò un'occhiataccia, ma
Dean lo ignorò
palesemente, rivolgendosi alla ragazza sfoggiando un sorrisetto da
manuale.
"Non mi dire, ora dai persino fuoco alle tende... Sapevo che eri
caliente,
ma non pensavo così tanto!"
"Oh,
Dean" rispose lei con voce suadente mentre chiudeva la zip
dello stivale."Sono tutta un fuoco!" Si voltò e fece
l'occhiolino a
Sam, un gran sorriso a dimostrare che stava scherzando.
“Cavoli
Jean ti ci metti anche tu?” Sam lanciò
un’occhiataccia ad entrambi.
Dean
lo guardò divertito. "Andiamo, lo so che in fondo anche tu
ci
trovi esilaranti."
"In
fondo. Molto in fondo. Così in fondo che non le trovo
divertenti e
basta"
Dean
sbuffò. "Sei sempre così teso!"
“Dai,
Sammy, non scaldarti troppo.” Saltò su Jean.
“Voi
due avete passato troppo tempo insieme!” Replicò
Sam rassegnato,
scuotendo la testa.
Dean,
notando che Jean era ormai pronta, troncò la conversazione
con un
semplice "Ciao Samantha. Rilassati un poco"
Jean
lo seguì a ruota. “Altrimenti arriverai al punto
di ebollizione!” con
la testa che sbucava da dietro la porta, sporse un braccio per
mandargli un
bacio e la chiuse alle sue spalle.
Sam
in due falcate la riaprì e cacciò la testa fuori
per urlargli “La stai
rovinando!”
Dean,
già a metà delle scale, si limitò
ad alzare una mano ed agitarla in segno di saluto.
Non appena si furono posizionati intorno al tavolo ed ebbero
distribuito il
pranzo Sam colse l'occasione per togliersi lo sfizio di fare la domanda
che si
teneva dentro da... beh, finché i due erano stati fuori non
aveva potuto
evitare di controllare l'orologio ogni mezzo minuto, e durante quei 73
minuti
una delle cose su cui più aveva rimuginato era stata... "Non
pensi che
portare una ragazza con l'emicrania a sparare possa essere stata un
po'una
cazzata?"
Dean,
che stava mangiando le sue patate fritte, incassò la critica
senza
batter ciglio e rispose imperturbabile "Non sono poi così
idiota." Si
mise in bocca una patatina. "Ho rubato un paio di cuffie antirumore
mentre
andavamo lì."
"Dean!"
Lo sgridò Sam.
"Cosa
c'è? Il negozio era chiuso... Stavo facendo
l'adulto
responsabile!" ribatté alzando leggermente la testa e
indicando sé stesso
un paio di volte, il sacchetto ancora in mano. "Era
una questione di
vita o di morte".
Jean
roteò gli occhi pensando che fosse una battuta, ma Sam a
quanto pafe
la prese sul serio perché sembrò visibilmente a
disagio. Dean notò la reazione
del fratello; quel gigante era probabilmente la persona peggiore del
mondo a
mantenere i segreti... meglio far finta di nulla: si ficcò
un'altra manciata di
patate in bocca e continuò col suo discorso "...Ed avevo
ragione, nell'ultima
mezz'oretta è riuscita anche a sparare. Prima... nah,
neanche con le cuffie. Ma
non è che abbiamo sprecato la mattinata eh: le ho insegnato
un po' di difesa
personale, e ora controlla bene i poteri! Guarda cosa ha scoperto di
poter
fare!" Dean si chinò a prendere una candela dal borsone
delle armi ai suoi
piedi e allungo il braccio dritto davanti a sé. "Vai baby."
Le disse
con un occhiolino.
Jane,
che era seduta dalla parte opposta del tavolo, fissò
intensamente la
candela per vari secondi senza che succedesse alcunché e
rinunciò.
"Dean,
ancora non credo di saper padroneggiare bene i poteri a
distanza..."
"Prima
ci sei riuscita, so che puoi rifarlo!" La incoraggiò lui.
Jean incontrò il suo sguardo fiducioso e non se la
sentí di togliergli quel sorriso.
Sembrava cosí soddisfatto di sè,
così... sereno. Erano mesi, se non anni, che
Dean non si rilassava così. Per una volta non era sulla
difensiva, non cercava
di ripararsi da un gancio emotivo che sapeva sarebbe arrivato da un
momento
all'altro. Sembrava di riavere davanti il Dean pre-inferno, e l'ultima
cosa che
voleva era cancellargli dal viso quel bellissimo sorriso.
Jean
annuì, prese un respiro profondo e tornò a
fissare intensamente lo
stoppino. Tutto il suo corpo sembrava teso nello sforzo mentale, ma al
tempo
stesso era completamente immobile; sembrava aver raggiunto una
concentrazione
assoluta.
"Così
baby, so che-"
"Dean,
puoi evitare?" sbottò stizzita. Jean spostò lo
sguardo
oltre la candela, su Dean, solo per una frazione di secondo, ma
bastò quell'istante
di distrazione: la sua magia decise di funzionare proprio in quel
momento, e i
suoi occhi per un istante brillarono di un rosso intenso mentre una
piccola
fiamma divampava nel punto su cui lei aveva posato gli occhi.
D'istinto
Jane s'alzò in piedi e corse verso Dean, ma Sam fu
più veloce ed
ebbe la prontezza di riflessi di afferrare la propria birra e
lanciargliela
addosso, bagnandoli entrambi.
Dean
deglutí una boccata di birra e strizzò gli occhi.
Jean percorse i
pochi passi che le rimanevano fiondandosi su di lui per poi afferrargli
il viso
con una mano, forzandolo a guardarla e piazzando il proprio viso a
pochi
centimetri dal suo. Controllò i danni: Dean aveva una
piccola ustione dove
prima c'era il suo sopracciglio destro, ma stava bene. Lo
lasciò andare,
rimettendosi eretta.
Lui
la osservò allarmato chiudere gli occhi e chinare la testa
in avanti; i
capelli umidi di birra le caddero davanti il viso nascondendolo, il
torace le
si alzava ed abbasava visibilmente con ogni profondo respiro che si
sforzava di
prendere.
"...J-
Jean?"
Il
suono dello schiaffo che lei gli tirò echeggiò
nell'appartamento
semivuoto. Jean alzò la testa e lo guardò
glaciale attraverso la cortina di
capelli. "Quante volte ti ho detto di non distarmi oggi?"
sputò fuori
infuriata. "Avresti potuto perdere un occhio! Saresti potuto
morire!"
"Mi
spiace, io-"
Jean
appoggiò le mani sulle sue gambe e si chinò per
arrivare a guardarlo
dritto in faccia. Di nuovo, posizionò il proprio viso ad
appena due centimetri
dal suo e gli sibilo contro "Non farlo mai più, o se non ti
ammazzi da
solo ti uccido io." Dopodiché tornò a sedersi dal
suo lato del tavolino.
Sulle gambe di Dean rimasero delle impronte scure in corrispondenza di
dove lei
aveva appoggiato le mani. Dean le fissò per vari secondi,
notando come si
alzasse un filo di fumo da entrambe. Quando si riprese aprì
la bocca per
controbattere, ma prima di dire alcunché
cambiò idea e la richiuse,
prendendo un'altra patatina (inzuppata di birra) dal proprio sacchetto.
Sam,
compiaciuto come non mai, stava usando ogni briciola del proprio
autocontrollo per non ridere (per quanto godesse a vedere qualcuno
mettere in
riga Dean, sospettava che una sua risata avrebbe potuto scatenare la
furia di
Jean e lui non ci teneva proprio a fare da capro espiatorio per quel
idiota di
suo fratello). Si schiarì la gola, e con un sorrisetto si
sporse verso il
tavolo a rubare la birra di Dean, che non diede segno di essersene
accorto.
Dopo
qualche minuto di silenzio carico di tensione però, quando
la preoccupazione
che Jean si fosse spaventata troppo prese il posto della
soddisfazione,
Sam decise di tastare il terreno.
"Allora,
Jean-"
"Ho
bisogno di esercitarmi ancora." Lo interruppe Jean risoluta.
"...Puoi portarmi tu, se vuoi." Aggiunse seria volgendo lo sguardo
verso Dean. Lui si limitò a fissarla ed annuire.
"Scusa.
Sam, dicevi?" Riprese Jean con un sorriso, e fu come se
qualcuno avesse riacceso il riscaldamento; ora che la questione era
stata
lasciata alle spalle l'atmosfera si fece improvvisamente svariate
tonnellate
più leggera.
"Sì,
come va la testa?"
"Sono
come nuova. Ho la carrozzeria dura" Per enfatizzare, si
colpì un paio di volte la testa con le nocche.
Sam
le lanciò un breve sorriso, ma tornò subito a
punzecchiare con la
forchetta la propria insalata. "Non so se sia stata una buona idea
giocare
con i suoi poteri in questa maniera Dean. Non sappiamo neanche da cosa
scaturiscano. Tu come ti senti bene quando li usi?"
Jean
rifletté un momento e rispose "Sento un gran calore fluirmi
in
corpo, ma niente di strano."
"Controlliamo
la macchia" disse di getto Dean rompendo il suo
silenzio.
Sam
si accigliò "Prima di portarla a fare pratica non hai voluto
sapere e adesso non puoi aspettare che finiamo il pranzo?"
"Si,
esatto."
"Ragazzi,
io sono proprio qui davanti a voi. Vi dispiace dirmi perché
insistere così tanto?" Jean li scrutò, gli occhi
due fessure come quelli
di un gatto. "Stamattina avete scoperto qualcosa che non volete dirmi,
vero?"
Dean
era già pronto ad improvvisare qualche scusa, ma
l'espressione
colpevole di Sam era troppo evidente per essere ignorata.
"Sam,
vi conosco da prima che nasceste. Esigo sapere cosa sta
succedendo."
"Jean-"
"No,
niente scuse Dean. Altrimenti non vi lascerò controllare un
bel
niente."
Dean
vide la determinazione nei suoi occhi. Non stava bluffando. Avrebbe
solo voluto proteggerla dal mondo un altro po'. Wow, questa era
sdolcinata.
"Pigna in culo." La apostrofò roco prima di cominciare a
raccontare a
grandi linee cosa era successo loro quella mattina.
Sam
sembrava molto più sollevato ora che stavano di nuovo
giocando a carte
scoperte (appena avesse avuto l'occasione avrebbe detto a Dean di cosa
era
successo a colazione, e avrebbe così avuto finalmente la
coscienza a posto). I
due fratelli si alternarono nel raccontarle della creatura, dello
strano
ragazzo, di Crowley. Sam roteò gli occhi esasperato mentre
lasciava finire la
storia a Dean, che ovviamente raccontò la sua versione dei
fatti.
"...e
quindi l'abbiamo pedinato fino a casa."
Sam
cercò di fare la persona obiettiva "Solo perché
non é sclerato
quando gli abbiamo detto che il sovrannaturale esiste."
"Per
forza non è sclerato." Si lamentò Dean "E'
già
sovrannaturale abbastanza che una figa del genere stia con un
nerd-"
"Dean!"
Jean era pronta a mollargli un pugno su un braccio prima
ancora che finisse la frase, ma quando Dean girò la testa di
scatto così
velocemente che il suo collo produsse un forte 'click' il suo braccio
si
congelò a mezz'aria. Lui la stava fissando frastornato con
l'espressione di uno
che aveva appena visto la Madonna, e Jean inizialmente non
capì ma poi fu
colpita anche lei dalla forza della rivelazione improvvisa e
sgranò gli occhi.
Sam
non ci capiva più nulla: cosa si stava perdendo?
"Dean,
ma che diavolo-?"
"Ecco
dove l'avevo già visto!!!" Esclamò Dean
incredulo. Sembrava
"Dove?"
"All'Ama-con,"
rispose Jean al suo posto, ancora sconvolta.
"Ho regalato a questo imbecille un livido sulla coscia per aver fatto
la
stessa identica battuta quando abbiamo sbattuto scontro una coppia di
cosplayer."
"Livido
che è sempre più viola..." si lamentò
il biondo.
"Beh,
te lo meriti!"
Dean
era troppo preso dalla conversazione per continuare a discutere di
buone maniere "Ma la ragazza era diversa, sono sicuro!" Diede a Sam
una pacca. "Vedi che avevo ragione? Che nerd al mondo riesce a mettersi
con due top model diverse in due giorni, eh?"
Sam
scosse la testa e fece un sorrisetto di scherno. "Non so,
avrà
altre doti... La sua personalità? Il suo portafoglio?"
"Non
dire cazzate. Sembra la persona più fastidiosa di questo
mondo,
quando alla convention Jean è andata addosso alla sua
ragazza per sbaglio lui
ne ha fatto una questione di stato. E hai visto casa sua? Di certo non
è
impaccato di soldi, non abbastanza da giustificare una cosa del genere."
"Okay,
Dean. Okay." Concordò scettico Sam.
Dean
si accorse che lo stava assecondando solo per farlo stare zitto e
controbatté risentito "Tu credi pure a quello che vuoi, io
stasera vado a
perquisire casa sua"
"É
un'ottima idea" commentò la ragazza.
I
due fratelli si voltano contemporaneamente verso la rossa. Sam gemette
"Jean no, non anche tu!"
"Ehi!
Per quanto sia stupido pensare che il problema sia che la sua
ragazza è troppo bella-" Jean si guadagnò
un'occhiataccia di Dean, che
assunse un'espressione corrucciata e incrociò le braccia
davanti al petto
"-non è normale che non abbia battuto ciglio davanti alla
morte di un
poliziotto. Voglio dire, quante probabilità c'erano che
spuntasse fuori in quel
vicolo? E anche se fosse stato un caso, perché non scappare
subito quando ha
sentito strani rumori, o quando ha visto la pistola? E se invece che
capitare
lì per caso quello fosse il posto dove voleva essere?
Dicevate che aveva un
libro, magari stava cercando il mostro proprio come voi."
"Almeno
è meno campata per aria della teoria di Dean..."
Questo
provocò un doppio "Ehi!" Da entrambi i suoi interlocutori.
"Non
è campata per aria Sam." La difese Dean. "Il ragazzo
non era tipo da fare il paladino della giustizia, si vedeva che era un
cacasotto. Eppure è rimasto anziché correre. Ma
soprattutto: appena l'ha visto
il mostro l'ha attaccato, perché? Mi aveva in pugno,
letteralmente. Perché non
finirmi prima di passare a lui, che era il suo avversario
più debole?"
"Non
lo so Dean, non sembrava essere in grado di ragionare con
lucidità. Forse semplicemente ha attaccato il bersaglio cui
gli è capitato di
prestare attenzione in quel momen- Jean!!!"
Jean
non batté ciglio e continuò indisturbata a fare
ciò che stava facendo:
aveva preso dalla sacca una pistola, ne aveva estratto un paio di
proiettili
carichi di sale grosso e Sam l'aveva beccata (non che si stesse
esattamente
nascondendo) a far leva sul bordo del tavolo per aprirli.
"Che
c'è? Alle mie patatine manca sale."
Dean
scoppiò a ridere senza ritegno e si guadagnò
un'occhiataccia dal
fratello mentre continuava a parlarle. "Potevi prenderlo dalle
scorte..."
Dean
però intervenne prima di Jean "Esaurite, sorry! Oggi le ho
mostrato come caricare i proiettili e le abbiamo finite." Dean rivolse
a
Sam uno dei suo sorrisi più sfrontati: non era minimamente
dispiaciuto, e lo
stava implicitamente informando che sarebbe toccato a Sam ricordarsi di
comprarlo. Come sempre.
Jean
nel frattempo era riuscita (lasciando evidenti segni sul tavolo) ad
aprire le cartucce, e dopo averle svuotate stava ora schiacciando i
granelli
col calcio della pistola. Dean continuava a ridersela sotto i baffi
all'espressione di puro affronto di Sam.
Il
resto del pranzo continuò in tranquillità. Dean
riuscì addirittura a partecipare
alla conversazione senza fare battute offensive su nessuno. Il suo
sopracciglio
bruciato però non gli donava proprio.
Okay, volevo sistemare i capitoli già pubblicati e scriverne 4 o 5 prima di pubblicare altro perché ho riguardato quello che ho scritto (specialmente il primo) e sembrano scritti da un bambino di 4° elementare. Sgrammaticati e con problemi di trama stupidissimi, cosa che volevo evitare di ripetere, ma il problema è che sono la persona più disorganizzata di questo mondo e che ho la soglia di attenzione di un criceto, quindi ho sistemato il primo e... vi lascio questo nuovo capitolo. Portate pazienza, sono un casino, ma se continuo a sistemarlo e rimango bloccata al capitolo 7. Buona lettura! Prometto che lo riguarderò più avanti quando avrò la mente un po’ più lucida ed obiettiva (con tutte le cose brutte che ci sono in questo mondo non vi meritate anche fanfiction scritte coi piedi). E grazie mille a tutti per i graditissimi commenti :)