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Autore: Johanna_Reprise    24/08/2014    3 recensioni
Disegnare non è un passatempo, né un gancio a cui appigliarsi per riempire i buchi di una misera esistenza.
Per il dottor Lecter, disegnare, come uccidere, è un atto d’affermazione personale.
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Will reclina la testa come ad osservare la scena sul foglio da una nuova prospettiva: “Patroclo diventa Achille sul campo di battaglia. Muore per lui, indossando la sua armatura”.
“Esatto”, sulle labbra del doctor Lecter affiora un impercettibile sorriso di compiacimento. Will ha capito.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hannibal Lecter, Will Graham
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Premessa
Salve bella gente!
Questa breve fanfiction nasce dall'amore che io stessa ho per il disegno e dall'idea di cercare di descrivere un interesse così affascinante e.. innocente rispetto agli altri hobby dal dottor Lecter coltivati /ifyouknowwhatImean
Il titolo è chiaramente una variazione del "Noi siamo ciò che mangiamo", e vi è un rimando, nonché citazioni quasi letterali dei dialoghi, ad una delle mie scene preferite, dell'episodio Tome-wan, in cui vi è un riferimento metaforico ed evidentemente romantico ad Achille e Patroclo.
Fatemi sapere, se vi va, cosa ne pensate! :D
Vi lascio alla lettura, a presto,
Giovanna
 
 
 
 
 “disegnare” [di-se-gnà-re] v.tr.
1. Rappresentare un'immagine con delle linee, dei segni e simili, delineare, tracciare.
2. estens. Descrivere col proprio movimento o col proprio percorso.
3. Prefigurarsi qualcosa con il pensiero, progettarlo.
 

Al dottor Lecter piace disegnare.
Vi si dedica come devoto ad un segreto, accarezzando dentro di sé l’idea che la sua abilità non è frutto del dono di nessuno. È la sua mano a sfiorare il foglio e a conferirgli dignità, è la sua mente a dare potere espressivo alle immagini, è  lui, Hannibal Lecter, a delineare dal nulla una realtà di grafite, elegante, precisa, commovente.
Disegnare non è un passatempo, né un gancio a cui appigliarsi per riempire i buchi di una misera esistenza.
Per il dottor Lecter, disegnare, come uccidere, è un atto d’affermazione personale.
Un gesto d’amore e di elevazione di se stessi a cui dedicarsi con la sacralità di un rituale.

*

La luce calda del camino getta bagliori sul foglio ruvido, le fiamme danzano conferendo alle sfumature di nero movimento e vita propria. La mano di Hannibal scivola con grazia sui tratti tenui, impugnando il carboncino con delicata fermezza, mentre gli occhi socchiusi mostrano uno sguardo assorto, come perso tra le pieghe del tessuto che copre per metà il corpo esanime di Patroclo. Su di lui, in un’espressione contrita colma di sofferenza, Achille rimprovera se stesso della morte dell’amico, amante, di colui che custodiva metà del suo cuore.
La mitologia è uno scrigno pieno di soggetti unici, protagonisti di storie intense e drammaticamente affascinanti.

Non siamo forse anche noi protagonisti senza autore in cerca del nostro dramma personale?

Un lieve rumore di passi lo ridesta, facendogli sollevare gli occhi: Will adesso è fermo ad osservare il disegno, come a chiederne silenziosamente il significato.
“Achille che piange la morte di Patroclo”, gli occhi di Hannibal tornano al foglio, “quando viene citato nell’Iliade, Patroclo sembra essere definito dalla sua empatia”.

Intenti comuni, legame antico, fiducia reciproca. Un rapporto elitario, che trova nella morte il suo coronamento, non è forse la più nobile delle prove d’amore?

Will reclina la testa come ad osservare la scena sul foglio da una nuova prospettiva: “Patroclo diventa Achille sul campo di battaglia. Muore per lui, indossando la sua armatura”.
“Esatto”, sulle labbra del dottor Lecter affiora un impercettibile sorriso di compiacimento. Will ha capito.

 Nascondere e rivelare la propria identità. Amicizie testate in battaglia. Non dobbiamo forse al  sangue il merito di sugellare i rapporti, purificarne l’essenza, rivelarne il valore?

“Achille voleva che tutti i Greci morissero”, sussurra il dottor Lecter, quasi parlando a se stesso, “cosicché lui e il suo Patroclo avrebbero potuto conquistare Troia da soli”. Fa scorrere l’indice sulla punta morbida del carboncino, scrutando il baluginio negli occhi di Will, accarezzandone con lo sguardo i lineamenti contratti in un’espressione vagamente malinconica. 
Dentro di sé,  si fa spazio una sottile consapevolezza: disegnare può rivelare chi siamo, cosa vogliamo, di cosa abbiamo bisogno.

Forse, la solitudine non è abbastanza. Vuoi combattere con me, Will?

 
  
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