Un saiyan troppo ingenuo e la sua terrestre dagli occhi del cielo
La piccola saiyan, di appena un mese, si trovava tra le braccia della madre.
Videl era completamente innamorata di quella dolce creatura.
Seduta sulla sedia a dondolo le canticchiava una ninna nanna, ma i suoi occhi color cielo erano fissi sul viso paffuto della sua piccolina.
Gohan era stato a fissarle incantato.
Non c'era cosa più bella al mondo per lui.
Niente era più importante della sua famiglia.
Avrebbe fatto di tutto per veder sempre sorridere sua moglie, come in quel momento.
Si avvicinò cautamente, si sedette sul tappeto - accanto alla sedia- e poggiò il viso sulle gambe della moglie.
Videl posò lo sguardo sul marito e sorrise.
«Allora, ci hai pensato?»
Pronunciò la donna al marito, sperando in qualche idea.
«Beh, ne ho pensati alcuni, ma a me ne piace solo uno.»
«E qual è quello che ti piace?»
«Pan. Son Pan.»
Videl e Gohan si guardano negli occhi, lei sorrise e gli fece l'occhiolino.
«Bravo, papà!Mi piace.»
Il saiyan sorrise, si alzò dal tappeto e prese in braccio Videl.
«Che stai facendo?»
Pronunciò ridendo, tenendo stretta la piccola a sé.
«Shhh, lo vedrai.»
La portò in camera da letto, la posò sul letto, si coricò ed avvolse in un abbraccio i suoi tesori.
«Dobbiamo chiamare papà, deve riferire il nome che abbiamo scelto alla bambina, non possiamo stare qui ad oziare.»
Pronunciò baciando sulle labbra il suo saiyan.
«Non stiamo oziando, su tesoro, vieni qui.»
Videl si accoccolò con la figlia e con il marito.
Li avrebbe sempre amati.
Salve a tutti!
Oggi avevo voglia di fluff e mi è venuta in mente questa scena.
Lo so che come capitolo è per nulla originale, abbastanza banale o scontato, però ho pensato che un pò di serietà/dolcezza nella Raccolta poteva starci ;)
Importante: Mi sono ispirata per la parte finale alla Raccolta di Rohan "Tra le lenzuola del lettone Son", proprio perché vanno a finire in camera da letto :)
Nient'altro da aggiungere.
Spero di non essere peggiorata, invece di migliorarmi, accetto critiche di qualsiasi tipo.
Un saluto, Nede.