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Autore: drawandwrite    24/08/2014    2 recensioni
Un racconto in prima persona di una ragazza ribelle e particolare che si trova ad affrontare il noioso "Bon Ton" della prestigiosa scuola Toussand. Ma, attenzione, perché sono passate solo quattro settimane dall'inizio dell'anno scolastico quando un evento particolare colpirà Kyla, stravolgendole la vita una volta per tutte e scaraventandola nella vita di sette ragazzi che nascondo un terribile segreto. Kyla non desidera problemi, ma presto due occhi magnetici la coinvolgeranno più di quanto lei non voglia.
Genere: Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Prima settimana alla Toussand.
Getto un’occhiata a ciò che è offerto sul bancone della mensa, tentando di decifrare i nomi delle pietanze sofisticate che mi guardano dal lato opposto del vetro. Non sono mai stata un’esperta di cucina, nemmeno di quella semplice e quotidiana di mia madre, che in confronto a ciò che mi sta offrendo la donna dietro il bancone potrebbe impallidire nettamente.
Nemmeno i nomi sulle targhette mi suggeriscono minimamente di che cibo si tratti. Dovrò farci l’abitudine, poco male.
Con mezzo sospirò spazientito, appoggio il vassoio sul vetro curvato.  –Mi dia quello che le pare, mi basta che non contenga fragole, sono allergica.-
La donna pare stizzirsi per un attimo, quasi indignarsi, ma sembra che alla fine abbia intenzione di passare sopra la mia inconsapevole insolenza, forse convincendosi inutilmente che, in fondo, quella era solo la mia prima settimana di soggiorno in quella scuola, con il passare del tempo avrei decifrato le pietanza in offerta, decidendomi a capire che fossero di alta e ricca qualità. E così, prima o poi, avrei ordinato consapevolmente un piatto dalle offerte della mensa.
Ma non oggi.
Afferro il vassoio, ringrazio con un mugugno e mi siedo all’unica cosa che sia già diventata usuale in quella breve settimana: il tavolo piccolo e isolato all’angolo della sala.
Non me la prendo per il fatto che nessuno sfiori lontanamente l’idea di sedersi accanto a me: sapevo che sarebbe finita così, sin dal momento in cui superai a pieni voti quel test scolastico.
Proprio così: io, Kyla Ward, sono entrata a far parte di una delle scuole più prestigiose superando un test, un semplice test di cui i miei precedenti compagni faticavano persino a decifrare le domande.
Fu prorpio quello stacco così netto fra me e gli altri alunni, una crepa profonda che stava allungando le sue ramificazioni, che accese l’idea in quel cervello frenetico del mio professore di matematica.
Harold Brown, così si chiamava. Mi adorava. No, peggio: mi osannava.
Riuscivo a superare senza difficoltà test, prove scritte e interrogazioni, uscendone costantemente a pieni voti e portandolo a toccare il cielo con le dita, dal momento che ero la sola ed unica soddisfazione della sua triste vita da insegnante.
Ad ogni modo, quando la terza superiore stava tramontando per tuffarsi nella pausa estiva, Harold ci ha sorprese tutti con uno dei test più difficili che ci avesse mai proposto. O almeno così disse, io non lo trovai così complicato, in fondo.
Fui l’unica a riuscire a superarlo e il giorno dopo il preside mi richiamò nel suo ufficio. C’era anche l’insegnante Brown che mi osservava con occhi luccicanti di orgoglio e ammirazione.
Mi dissero che il test proposto dall’insegnate era di pari difficoltà al test di ammissione della Toussand, una scuola ricca e prestigiosa, da cui, si diceva, fossero usciti geni e uomini di successo.
Io lo avevo superato a pieni voti e senza difficoltà.
Dissero che c’era la possibilità di farmi entrare a far parte di quella scuola, che i miei risultato interessavano particolarmente agli insegnanti della Toussand, disposti a dimezzare il costo della mia ammissione alla scuola.
Costo che, anche da dimezzato, mi parve decisamente eccessivo.
Risposi che ci avrei pensato.
A dire il vero, non mi interessava particolarmente, sono intelligente, studiare non mi dispiace, ma non si può certo dire che sia la mia più grande passione.
Studiavo perché dovevo farlo.
Avevo già una mezza idea di rifiutare la proposta, il costo di ammissione era mostruoso. Ma, come arrivai a casa, i miei genitori furono talmente entusiasti della notizia che si dissero disposti a pagare il necessario. Mi spronarono ad accettare, a non sprecare quell’incredibile opportunità che mi veniva offerta.
Non volevo deludere i miei genitori.
Accettai.
Accettai anche se avevo già intuito che non mi sarei mai trovata con i mie i futuri compagni.
La Toussand è una scuola prestigiosa e autorevole, la gran parte degli studenti sono dei geni, ma soprattutto dei geni ricchi che derivano da famiglie importanti. Sono raffinati, educati, contegnosi e dal vestiario impeccabile.
Io derivo da una modesta famiglia, sono intelligente, ma non si può certo dire che sia la persona più composta ed educata. Ho un carattere piuttosto freddo, noncurante e decisamente acido, che irrita il più delle persone che si aggirano in questa scuola. Odio il fatto che nessuno, qui dentro, si lasci mai andare, odio il fatto che sembrino tutti delle dannate fotocopie, nei modi di fare, nell’esprimersi e nell’abbigliamento.
L’abbigliamento. Un altro dei punti a mio sfavore.
Ho sempre avuto uno stile piuttosto personale, particolare … colori tendenti al nero, spesso attraversati da ricami di rosso acceso, cuciture evidenti, spille frequenti sui tessuti stretti. La gente definirebbe il mio stile qualcosa di “gotico”, ma io lo vedo come uno stile personale, un amalgama di ricami, bracciali di cuoio e strati su strati di tessuto scuro.
E, a causa di questo mio stile, sono come una macchia scura che risalta sullo sfondo monocromo della normalità. Spicco, in mezzo alla folla, e con il tempo gli altri alunni hanno preso ad evitarmi o a gettarmi sguardi critici.
Situazioni del genere dovrebbero turbare un’adolescente, in teoria. Ma la cosa non mi sfiora minimamente. Nemmeno nella scuola precedente avevo legato e , ad essere del tutto sincera, non ci tengo affatto. Studio e mi alleno in palestra, non ho bisogno di altro.
Alzo lo sguardo dal mio vassoio e mi scontro con due occhi verdi e fugaci, due occhi soliti offrirmi la propria attenzione per qualche secondo, senza alcun timore né imbarazzo. Sono occhi che mi studiano spesso, ogni volta che mi trovo nella loro traiettoria.
Abbasso leggermente le palpebre, mentre ricambio lo sguardo di uno dei sette ragazzi seduti al tavolo poco distante dal mio. Quattro ragazzi e tre ragazze che sembrano avere il mi stesso stampo: derivano da famiglie ricche, lo posso dedurre dalla ottima fattura delle loro vesti, ma sono diversi dagli altri, mangiano in silenzio senza offrire la propria attenzione a nessun’altro.
Ogni tanto li ho incrociati, si muovono assieme, come animali in un branco, e incutono soggezione agli altri studenti.
Non ci ho mai parlato, con nessuno dei sette, ma ogni volta che ci sediamo in mensa qualcuno di loro mi getta un’occhiata rapida e interessata, come se mi stessero studiando, esaminando. I primi giorni non ci ho fatto caso, ma alla fine della settimana ho persino cominciato a ricambiare l’attenzione, e spesso mi ritrovo a fissare con fare indagatore gli occhi verdi del ragazzo biondo seduto esattamente di fronte a me.
Sembra ridicolo, ma la cosa non mi infastidisce affatto.
Non sono sguardi critici, di disappunto, sono sguardi enigmatici e interessati. Per questo motivo, mi sento quasi legata a loro con un pizzico di complicità.
Suona la campanella. Abbasso lo sguardo sul mio piatto: non ho mangiato praticamente nulla. Con una mezza smorfia, raccolgo il tutto e lo getto via.
Con la coda dell’occhio, noto i sette ragazzi passarmi accanto, hanno un profumo particolare, che non saprei identificare, ma non è sgradevole. Una delle ragazze volta il profilo nella mia direzione e mi studia con i suoi occhi grigi.
Poi le loro schiene scompaiono nel corridoio.


NOTE: avviso chi voglia seguire questa storia che non garantisco di pubblicare rapidamente i capitoli, ma lo farò non appena avrò tempo :) In ogni caso sono tranquillamente aperta a critiche di ogni genere e spero di trovare qualche recensione, grazie!
al prossimo capitolo!
Drawandwrite. 
  
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