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Autore: Spensieratezza    24/08/2014    5 recensioni
Jared Tristan Padalecki è un gigolò che sa far felici i suoi clienti. è dolce, gentile , premuroso e un amante focoso....Jensen è un ragazzo distrutto dal tradimento della donna che stava per sposare. cosa succederà se si incontrano ?
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Jared e Jensen si amavano. Si amavano follemente da quattro mesi.

Tutti ormai avevano imparato a conoscerli, e ad amarli.

Ad amare loro come persone, e ad amare il loro amore.

Era impossibile non amarli. Jensen si era stabilito a casa di Jared, anche se aveva tenuto la sua casa e ogni tanto passava a darci una ripulita e a fermarsi li qualche giorno.

Naturalmente Jared non lasciava che andasse da solo. Se lui si spostava, Jared lo seguiva.

Non facevano un passo l’uno senza l’altro.

A volte avevano timore che restare troppo appiccicati, li potesse poi soffocare.

Però non riuscivano a farne a meno, quindi, quasi inermi aspettavano che scoppiasse la bomba.

Che non scoppiò.

Questo era una felice e meravigliosa sorpresa, che li rese ancora più uniti.

Jared era rimasto senza lavoro, dopo che aveva troncato quello del gigolò, per amore di Jensen, ma Jensen non voleva che restasse senza lavoro…non perché non avrebbe desiderato coccolarlo e viziarlo come un maritino coccola la sua mogliettina, ma perché pensava che era giusto che Jared non stesse a casa, frustrandosi perché non aveva più un lavoro e Jensen si.

Jensen lo aiutò a trovare la sua strada. quella delle fotografie.

Fu Jensen a farglielo notare. Aveva un talento innato nel fotografare le cose.

Questo fu anche quello che pensarono dei fotografi professionisti quando videro le foto di Jared.

Jared cosi, diventò un provetto fotografo, e se la cavava anche molto bene.

Sembrò poi trovare, con grande felicità di Jensen. Proprio in lui, uno dei suoi soggetti preferiti.

Lo fotografava a più riprese , e più in là gli fece anche un ritratto. Nudo.

Jensen godeva di quella situazione, e delle attenzioni amorevoli di Jared.

Quel giorno, però, quando Jared fini il ritratto, si rabbuiò, nel guardarlo.

“C’è qualcosa che non va, amore?” gli chiese Jensen, notando l’espressione rabbuiata.

“Io…non credo che sia venuto poi cosi bene. Tu…sei molto più bello.” Disse Jared.
 

Quello era solo l’inizio di un qualcosa che li avrebbe centrifugati.
 
 



Jared e Jensen si amavano, e non erano insofferenti l’uno con l’altro, anzi quando erano lontani, con altre persone, capitava che uno dei due trovasse una scusa, per tornare presto a casa dall’altro, e quando l’altro lo vedeva, faceva di tutto per nascondere il sollievo che l’aveva pervaso, appena lo aveva visto, dal compagno.

Si abbracciavano come se non si vedessero da una vita e finalmente si fossero incontrati.
 

Jared  cominciò a notare piccole cose. Quando Jensen si svegliava, lo guardava con una strana espressione….come se fosse spaventato da lui, pensò una volta.

Come se non mi riconoscesse, pensò un’altra volta.

Ma poi lo baciava con passione, e Jared cacciò l’idea che non fosse proprio tutto a posto.
 
 



Jensen e Jared cominciarono a comportarsi in maniera strana. Chi li vedeva da fuori, chi li conosceva un po’, diceva che li vedeva come estraniati dal mondo, come se stessero camminando in un paese, in un mondo non loro.

Naturalmente davano un po’ tutti la colpa al loro rapporto, che giudicavano troppo esclusivo, malato.

Però Jared stava bene con Jensen , e viceversa. Non sembravano insofferenti, ma assenti, si.
 

Jared capiva che qualcosa stava succedendo a Jensen, ma non riusciva a indagare di più sulla cosa, perché sentiva che qualcosa stava succedendo anche a lui, e non capiva cosa.

Anche se non c’era bisogno dell’altro, per commissioni che alla fine erano stupide, come andare a prendere il pane, o il giornale, Jared chiamava lo stesso Jensen per andare con lui, e l’altro veniva. Non diceva mai di no.
 


Camminavano vicini, sentendo un’elettricità che non sapevano spiegarsi, come se i loro corpi dovessero essere vicini, attirati da qualche forza sconosciuta, che loro non comprendevano.

Quando parlavano, sentivano come se stessero dicendo altro, o forse volevano comunicare altro, ma non capivano che cosa.

Jensen andava in cucina, mentre Jared portava in tavola delle pizze, e si concentrava, per restare li, per impedire alla sua mente di vagare altrove.
 

Il contatto fisico tra loro diveniva più possessivo, più fisico, come se volesse andare anche contro le leggi della materia e della fisica.

Jensen gli accarezzava gli zigomi del viso , uno a uno, come se volesse imprimersi ogni dettaglio del suo volto.

Jared si sentiva studiato, radiografato, e senti una forma di paura, anche se non riusciva a capire perché.
 

Poi cominciarono le paranoie. Jared divenne un po’ più ossessivo. Pensava che Jensen gli stesse nascondendo qualcosa.

Ovviamente Jensen non gli stava nascondendo niente, né lo stava tradendo con nessuno, ma Jared, per quanto si fidasse di lui, faceva fatica a spiegare il suo stato d’animo, senza dare l’impressione di accusarlo di qualcosa.

“Tu…non mi stai dicendo tutto di te!” gli diceva Jared.

“Jared, non farmi questo…ti prego…abbiamo superato quella fase…” lo supplicava Jensen, alludendo alla fase in cui non gli aveva detto di Vicki, e gli aveva detto che aveva un nome diverso da quello che in realtà aveva.

“Mi nascondi qualcosa…sento che c’è qualcosa…Jens…”
 

Che ci fosse qualcosa, lo sentiva anche Jensen, ma non riusciva a mettere a fuoco che cosa.

Stava bene con Jared. Stavano bene. E allora che cavolo poteva essere.

Loro si amavano.

Lo vedeva dal loro bisogno di toccarsi, di guardarsi, di fare l’amore.

L’amore c’era ancora tra di loro.

Eppure c’era anche qualcosa.
 

“mostrati a me, fammi vedere chi sei veramente.” Gli sussurrava Jared, inquietante, mentre facevano l’amore, mentre lo penetrava.

Jensen sapeva che Jared diceva queste cose in una sorta di delirio, che non ragionava davvero quando le diceva, che non voleva ferirlo o spaventarlo, quindi non lo rimproverava.

Piuttosto, piangeva, silenziosamente, perché avrebbe tanto voluto dare a Jared quello che voleva.

Fargli vedere chi era veramente.

Non sapeva cosa significasse, ma sapeva che in un certo senso era giusto che Jared lo chiedesse.

Jared non era pazzo. Se lo chiedeva, era perché doveva farlo.

Ma non ci riusciva.

Soprattutto, si accorgeva anche lui di guardare Jared come se cercasse qualcosa di più di quello che vedeva a occhio nudo.

Cosa cercava? La sua anima? Il suo cuore?
 
 
 



Una notte, Jared mentre stava facendo l’amore con Jensen, senti come se gli successe una cosa spettacolare.

Aveva gli occhi chiusi e si muoveva nel corpo del compagno, quando ad un tratto, vide bianco.

Una luce bianca.

Una luce bianca che si sprigionava nell’universo.

Era potente e accecante come il big bang.

Profonda e infinita come un’anima umana.

In quel momento credette di vedere l’anima delle cose.

L’anima di Jensen…
 

Jared piangeva nel sonno, mentre Jensen gli asciugava una lacrima.

“mmm….cosa?” chiese , svegliandosi.

“Cosi mi spaventi, piccolo…” disse Jensen, triste.

“Io..scusami, ho sognato…credo…”

“Cosa?” chiese Jensen, preoccupato.

“una luce…bianca, accecante, che si stagliava nello spazio infinito…”

“Inquietante…posso capire la paura…l’infinito fa sempre paura…”

“Jensen, non è l’unica cosa…io ricordo…ricordo di aver avuto questa visione mentre facevo l’amore con te!”

“Che cosa???” chiese Jensen, sbalordito.

“Non è stato ora…credo di aver pianto, perché, non riuscivo a togliermi di dosso la sensazione…”

“Ma di quale sensazione parli???”

“in quel momento mi è sembrato…di vedere la tua anima, Jensen…ed ero cosi felice, avevo finalmente tutte le risposte che cercavo…ti vedevo per quello che eri davvero….”

“E chi ero?” chiese Jensen, impaurito.

“Io…io non lo so…non è una spiegazione che si può dare a parole…è come se a livello inconscio avessi capito…ma non so cosa…perché l’ho…dimenticato!”

“Jared, mi stai facendo preoccupare moltissimo…”

“Jensen, ti prego di credermi, non sono pazzo.”

“Allora, c’è qualcosa nel nostro rapporto che non va più…è questo che stai cercando di dirmi…”

“NO! Io ti amo, Jensen, ti amo anche più di prima…e questo mi spaventa, ma non te lo dico per non farti preoccupare!”

“Mi stai dicendo che mi ami troppo?”

NO! non è questo! O almeno…ha qualcosa a che fare con questo, ma è di contorno…non è il problema. Il problema è che sono sicuro che c’è qualcosa che riguarda te! Qualcosa di cui non riesco a ricordare…!” disse Jared.

“Jared, ascolta…ne verremo fuori, te lo prometto. Qualunque cosa sia…ti aiuterò a ricordare, lo farò.” Disse Jensen.
 

Ma Jensen non riusci a mantenere la promessa, perché anche lui provava le stesse cose. Guardava jared, e aveva l’impressione che ci fosse qualcosa che aveva dimenticato, oppure qualcosa di troppo strano. Troppo sbagliato in quello che vedeva.

Eppure lo amava.

Ma Jared non avrebbe capito. Avrebbe sofferto ancora di più e avrebbe pensato che volesse lasciarlo, cosi Jensen non gli diceva niente.

Intanto erano passati sei mesi. Un giorno, mentre Jensen era seduto in cucina a tormentarsi, Jared andò da lui, decidendo di prendere in pugno la situazione.

“Jensen, è ora di finirla!” disse.

“NO, Jared. Ti prego, no…se mi sono comportato un po’ male in questi ultimi tempi, perdonami, ti prego…troverò il modo di farmi perdonare…” gli disse Jensen, agitato.

Ma Jared stava scuotendo la testa.

“Non intendevo che NOI dobbiamo finirla, Jensen. Intendevo che questa situazione deve finire!”

“Se solo sapessi cosa devo far finire…” disse Jensen, tenendosi la testa tra le mani.

“Ascolta” disse Jared, prendendogli le mani. “Io ti amo. Tu mi ami?”

“Più del fottuto universo, Jared…”

“Allora, qualunque sia il problema che ci affligge, riguarda noi, è cosi?”

“Io…si, credo di si.” Disse Jensen.

“Ti senti soffocato dal nostro rapporto? Non aver paura di ferirmi. Di la verità!”

“per niente al mondo mi sentirei soffocato da te….anzi, più stiamo vicini, più vorrei starti vicino…è come se non riuscissi a saziare questa fame…io ti vedo, ti tocco, ma tu non sei davvero qui vicino a me, è come se fossi…”

“Nascosto…” concluse Jared per lui.

“Io conosco tutto di te, ma è come se non fosse cosi…come se ci fosse altro che non so, come se quello che vedo non è tutto…capisci? E mi sembra di impazzire…perché…io voglio conoscere tutto di te…voglio vedere la…”

La mia anima…” concluse Jared, pensieroso.
 

Jensen si alzò frustrato ed iracondo, quasi come se si fosse reso conto solo in quel momento delle cose che ha detto.

“BASTA!! Spediscimi in manicomio! Non posso più camminare a piede libero! Deliro! Sono un pericolo per tutti, anche per te! Devo farmi curare. Non posso più starti vicino!” quasi urlò.

“Non credo ci sia bisogno di rimedi cosi estremi, Jensen…e poi le medicine non potrebbero fare nulla per questo tipo di problema.” Disse Jared serio.

Sentire Jared chiamarlo esplicitamente problema gli faceva male, ma aveva ragione lui.

“Stai dicendo che sono pazzo e che devo rimanerci, è cosi? Qual è il prossimo passo, eh? La demenza?”

“Non ho mai detto che sei pazzo…non so se ricordi che ho sofferto degli stessi sintomi, più o meno..poi ho deciso di non parlartene più, per non farti preoccupare…ma la cosa non si è fermata, ha solo rallentato…ma non è finita del tutto…”

Jensen scosse la testa, non volendolo accettare.

“Stai dicendo che stiamo diventando pazzi?”

“No. forse so che cosa è…aspettami qui.” Disse Jared.
 

Spari nel suo piccolo spazio dedicato alla biblioteca, e tirò fuori un poderoso libro, da cui tirò fuori un bigliettino da visita.

Quando lo porse a Jensen, sgranò gli occhi. Tutto poteva aspettarsi, ma non quello.

“No…” disse, in trance.

“Si, invece…è l’unica spiegazione, Jens…”

“Io…non credo a queste cose….”

“Potresti ricrederti, se ti fornissi tutte le testimonianze, e anche le prove che hanno raccolto…” disse Jared.

“Jared, ti stai aggrappando a questa cosa, per giustificare…”

“Non mi sto aggrappando a niente, maledizione, Jens! Facciamo solo un tentativo, che ti costa?”

“Soldi…per prima cosa, tempo come seconda...illusioni e speranze infrante, come terza…”

“Vengono prima di me?” lo sfidò Jared.

Jensen scosse la testa, imbarazzato.

“Non è nel tuo carattere ricattarmi con queste cose, che ti succede?” disse Jensen, nascondendo un piccolo sorriso.

“Da quando mi sono innamorato di te, diciamo che sono diventato anche io egoista.” Lo sfidò Jared, prendendogli il mento.
 

Jensen sorrise, sapeva che Jared diceva quelle cose solo per provocarlo, e per compensare tutte le frasi dolci che gli diceva nell’intimità.

Lo baciò, arresosi alla sua proposta, ma non credendoci veramente.

Si sbagliava.
 


















  Note dell'autrice: 

non uccidetemi, per come ho lasciato il capitolo xd

non posso dire di più...purtroppo xd

penso però che ho lasciato indizi sufficienti a far capire di cosa si tratti xd
   
 
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