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Autore: Dalinda    24/08/2014    1 recensioni
Una ragazza. Un incubo. Una famiglia distrutta. Un ragazzo le stravolgerà la vita. Un'inconveniente li separerà. Un viaggio per affrontare il suo incubo.
Come finirà?
Seguite la storia e lo scoprirete! Fatemi sapere se vi piace! :3 :)
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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-Impulsive-
 

(Emily’s pov)

 
La sua proposta era decisamente allettante. Un bel caffe fumante mi andava, e anche tanto.
“Uuhm… No!” gli comunicai il mio esito finale e il suo viso, che, durante l’attesa, aveva assunto un espressione speranzosa e sicura che la mia risposta fosse un sì, mutò radicalmente. Il suo entusiasmo si spense così come le sue speranze.
“Beh… allora non lo scoprirai mai!” disse facendo il difficile, ma non gli riuscì poi così tanto bene. Sorrisi della sua espressione e mi alzai, prendendo il mio vestito. O almeno questa era la mia intenzione. Capendo ciò che volessi fare ed essendo molto più vicino di me, afferrò l’indumento molto velocemente e lo portò dietro la schiena.
“No… niente vestito!” mi ricattò. Mi avvicinai a lui tentando di raggiungere il mio scopo, sfortunatamente le mie braccia in confronto alle sue sembravano quelle di una formica, perciò il mio sforzo fu inutile, ma non mi arresi. Tentando di raggiungere il vestito finì sopra di lui, mi misi a cavalcioni, avvicinandomi sempre di più alla sua mano. Ad un tratto venni bloccata. Le sue mani mi strinsero i fianchi, come se mi stessero dicendo di non concentrarmi sul vestito, ma su qualcos’altro, anzi qualcun altro. Gli rivolsi uno sguardo, trovando il suo a fissarmi, concentrato. Me ne pentii subito, perché non riuscii più a ritrarmi dai suoi occhi nocciola. Mi accorsi solo allora che indossavo una t-shirt bianca, sicuramente poco adatta alla mia taglia, per niente adatta. È… da uomo? La sua… ipotizzai fra me. Nella mia mente iniziarono a comparire scene di ciò che fosse successo la sera precedente. Ricordavo Zayn ubriaco che aveva provocato una rissa, la “conversazione” con il riccio, Jake scomparso e le mie amiche che erano venute alla festa alla ricerca di Andrea. Ricordavo anche appena di aver ballato con un ragazzo e di essere stata portata via da lui, poi il buio. Non ricordavo di aver indossato la sua maglia, tanto meno se abbiamo fatto sesso. Se me l’avesse messa lui la maglia? E se, peggio ancora l’avessimo fatto?  La mia mente viaggiò nel ricordo di ciò che successe poco tempo fa nello spogliatoio della palestra e iniziai a sentire caldo. Molto caldo. Le mie guance sicuramente si tinsero di rosso, un rosso acceso, e non sapevo come fare a nascondermi. Lui si morse il labbro guardando il mio e sorrise. Un sorriso luminoso e pieno di gioia. Un sorriso che non avevo mai visto a nessuno. Mi ritrovai a mordere il mio labbro, desiderosa, che le nostre labbra si unissero di nuovo e il suo sapore si mescolasse col mio. Non feci in tempo a pensarlo che mi chinai per avvicinarmi, senza riuscire a controllarmi la distanza diminuiva velocemente. Insinuò le dita della mano destra tra i miei capelli arrivando alla nuca, mentre con l’altra strinse ancor di più il fianco. Insistente avvicinò la mia testa al suo viso,  mescolando i nostri respiri, che si facevano man mano sempre più affannosi. Riuscivo a sentire quasi le sue labbra sulle mie e il suo profumo intenso mi inondava la mente, mandandola a fanculo.
L’odiosa suoneria del mio cellulare ci interruppe. Lo ignorai tentando di portare a termine il mio, nuovo, intento. Cazzo… Perché? Perché adesso? La suoneria si faceva più intensa e insopportabile.
“Rispondi…” mi suggerì in un sussurrò ansimato Zayn. Riluttante mi allontanai dal suo viso , notando però che esattamente sopra la sua testa c’era un cuscino. Così mi venne un idea. Impulsiva e soprattutto senza saperne l’effettivo motivo, mi sporsi verso di esso e lo afferrai veloce. Glielo tirai in faccia e prima che potesse rendersene conto ero già sul mio telefono che tentavo di rispondere alla chiamata. Era leggermente lontano dal letto, dove ci trovavamo, perciò mi stupii quando ci misi meno di quanto mi aspettassi.
“Pronto…” risposi finalmente, interrompendo la martellante suoneria. Zayn si alzò dal letto, pretendendo la rivincita e mi raggiunse da dietro, iniziò a farmi il solletico lungo i fianchi e il punto vita, mentre io tentavo di scansarmi.
“Emily… Dove cazzo sei? Mi hai fatto preoccupare tantissimo!” la voce preoccupata e agitata di Jake mi fece tornare alla realtà, quella in cui avrei dovuto preoccuparmi di mia sorella.
“Sono da un’amica… non mi è successo niente… non preoccuparti!” tentai di rassicurarlo, provando a non ridere a causa delle dita di Zayn, che non ne volevano sapere di fermarsi.
“Non sapevo di essere una ragazza!” sussurrò Zayn in un mio orecchio con voce calda e rauca.
“Dammi l’indirizzo, vengo a prenderti!” affermò deciso Jake. Sembrava quasi un ordine che non ammetteva repliche, nessuna replica. Spinsi Zayn lontano, anzi il mio fu solo un inutile sforzo. Lui continuò quel movimento, baciandomi, dallo scollo della maglia, il collo fino a metà, quasi, e spensi il microfono.
“Sto cercando di avere  una conversazione seria! Vuoi stare zitto e fermo per un minuto per favore!” lo esortai molto velocemente.
“E io sto cercando di vendicarmi!” rispose a sua volta, convinto, come se fossi io a disturbarlo.
“Ssshh..” l’ammonii di nuovo colpendo il suo braccio con degli schiaffetti consecutivi. Riattivai il microfono e portai il cellulare all’orecchio.
“Non ce n’è bisogno… torno più tardi… mi farò dare un passaggio!” provai a convincerlo…
“Ho detto: vengo a prenderti, dammi l’indirizzo!” …ma senza alcun risultato. Come presumevo! Bisogna sempre provarci però, no???
“Ok… ti invio un messaggio con l’indirizzo… ciao!” risposi seccata e chiusi la chiamata, tenendo il cellulare in mano.
Zayn intanto continuava a far scorrere le sue dita lungo i miei fianchi ma molto più lentamente, tanto che era quasi rilassante. Chiusi gli occhi concentrandomi sul suo tocco leggero e delicato. Lui si chinò sul mio collo, lasciando piccoli e leggeri baci qua e la. Si concentrò poi su un punto in particolare, sotto la mandibola, vicino l’orecchio. Lo leccò per poi baciarlo con più passione e succhiare piano. Spostai il collo pretendendo maggiore contatto. Succhiava quel punto con insistenza e prepotenza come se volesse farmi capire che io gli appartenevo. Purtroppo per lui, non è così. Baciò quel punto come a chiedergli scusa, lasciandogli lievi baci intorno e allontanandosi gradualmente dal mio collo. Da me. Raggiunse il letto e prese il vestito, che aveva posato.
“Tieni, mettilo o verrà il tuo ragazzo e non credo gli faccia piacere trovarti solo con la mia maglietta.” Disse infastidito, lanciandomi l’indumento. Lo presi al volo.
“Lui non è il mio ragazzo…” chiarii con un tono che mi avrebbe fatta sembrare ridicola anche senza indossare scarpe e naso da clown.
Si limitò ad alzare le sopracciglia e le spalle come a dire “Fa lo stesso”. Prese il cellulare dalle mie mani e scrisse in un messaggio qualcosa, me lo porse e scoprii che si trattava dell’indirizzo, che inviai a Jake.
“Il bagno?” gli chiesi, l’aria era tornata gelida, tanto che anche un pinguino avrebbe sentito freddo se solo fosse stato presente.
“Dietro quella porta!” rispose lui piatto. Senza alcuna emozione. O forse se ne riusciva a percepire solo una: fastidio. Era infastidito della mia presenza? Beh… allora non avrebbe dovuto portarmi qui e far finta che voleva passare del tempo con me! Aaargg… non lo sopporto… è fin troppo lunatico… un attimo prima stiamo per baciarci e quello dopo è infastidito da me e mi tratta come se fossi un fottuto oggetto. Lo odio quando fa così!
“Grazie!” presi le mie cose ed entrai. Era un po’ piccolino, ma pulito. Salii sul morbido tappeto blu che mi solleticò leggermente le piante dei piedi, dato che ero scalza. Mi osservai allo specchio e legai i capelli in una coda alta con un elastico che avevo al polso e dopo esser andata al bagno mi lavai le mani e il viso, indossando il vestitino beige della sera precedente. Notai di avere il mascara un po’ sbavato che creava l’effetto matita sfumata, perciò lo sistemai, enfatizzando quell’effetto. Misi le scarpe e un po’ di dentifricio, che si trovava all’interno di una tazza con uno spazzolino da denti, il suo probabilmente, sull’indice e lo passai sui denti, massaggiandolo. Mi osservai un ultima volta allo specchio da tutte le angolazioni e notai un segno violaceo esattamente sotto l’orecchio. Cazzo, Zayn! Come lo nascondo adesso? Slegai i capelli e dato che non avevano una piega decente li portai tutti da un lato e iniziai a intrecciare, creando una lunga treccia laterale, un po’ spettinata ma passabile, che copriva perfettamente quel segno.
Uscii finalmente dal bagno e lui non c’era perciò verificai se ci fosse qualcos’altro di mio: il cellulare. Lo presi. Uscii dalla camera e mi ritrovai davanti una grande scala che portava di sotto, la scesi. Di fronte a me un enorme salotto con un arco caratteristico laterale, che probabilmente portava in cucina. Mi guardai intorno e non vi era nessuna traccia d’essere vivente, perciò mi avvicinai alla porta, enorme come il resto, che speravo mi avrebbe liberato da quella sensazione: le sue labbra sul mio collo, i brividi, il fuoco che accende ogni volta che mi è vicino, il bacio mancato, il mio corpo sul suo, le parole dette, qualsiasi cosa che ha a che fare con lui improvvisamente mi accalda e innervosisce. Improvvisamente una strana idea mi portò al panico. Se avessi incontrato i suoi genitori? Che cosa gli avrei detto e peggio ancora come mi sarei comportata? E se sarebbe comparso lui? Cosa gli dovrei dire?  Perché deve essere sempre così difficile un attimo prima sembra che vada tutto bene e il secondo dopo tutto si rovina. Sentii delle chiavi dietro la porta sbattere contro di essa e cadere, così tornai alla realtà e il panico continuò a non darmi tregua. Come dovrei presentarmi? Dovrei nascondermi? Chi potrebbe essere? I suoi genitori... Ipotizzai dato che la casa era tremendamente silenziosa e non avevo ancora incontrato nessuno. Mentre la mia mente continuava a crearmi miliardi di complessi che mi innervosivano di più, la porta si aprii e il mio corpo non riuscii a rispondere se non immobilizzandosi.

 
 
 
 
Ciao bellissime!!!
Scusate l’attesa ma di mezzo ci sono state tante situazioni… scusate se non sono nemmeno stata tanto di parola… mi dispiace davvero!! Comunque credo che questo sia il capitolo più lungo che ho scritto fino ad ora… spero sempre di migliorarmi e che continuate a seguirmi. Vi adoro… e non vedo l’ora di sapere cosa ne pensiate. Non ne sono tanto entusiasta…ma … spero che a voi piaccia. Chi crediate sia, la persona alla porta? Qualsiasi suggerimento o idea abbiate vi prego di comunicarmela, ne terrò conto. Baci… non voglio tenervi di più!!  <3 <3 <3

 
  
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