Anime & Manga > Lupin III
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Autore: monsieur Bordeaux    25/08/2014    2 recensioni
Un prezioso carico, formato da una coppia di anfore rispettivamente d'oro e d'argento, è pronto alla partenza e Lupin ha tutte le intenzioni di compiere l'ennesima furto in grande stile. Ma su quel treno ci saranno non poche sorprese per il ladro gentiluomo, e non sto parlando del "solito" ispettore Zenigata. In una delle carrozze si trovano anche i fratelli Elric, che loro malgrado saranno coinvolti in questa strana vicenda. Per la cronaca, ho preso spunto per questa fan-fic da un videogioco di Lupin uscito per PS2.
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jigen Daisuke, Lupin III, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3 - Furto e fuga dal treno


Proseguire lungo i tetti dei vagoni non era affatto facile per Lupin, doveva rimanere sdraiato per non farsi trascinare dal vento e rimanere ben saldato quando il treno oscillava nelle curve. Rimanendo concentrato e avanzando poco alla volta, il ladro dalla giacca rossa riuscì ad arrivare quasi in cima al treno, e a quel punto decise di fare una pausa per riprendere fiato. Il sole nel frattempo era tramontato dietro le montagne, colorando il cielo di diverse tonalità di arancione. Tra pochi minuti sarebbe scesa la notte, un vantaggio in più da sfruttare per il furto del vaso.
Riprendendo la sua camminata, Lupin notò che l'ultimo vagone, quello subito dietro alla locomotiva, era molto diverso rispetto agli altri: aveva la forma di un enorme solido rettangolare, in cemento armato di colore grigio scuro e senza finestre o altre aperture, ad eccezione della porta che lo collegava alla carrozza precedente. Questa volta Zenigata si era proprio impegnato per mettere al sicuro il vaso della Luna, quel vagone sembrava il caveau di una banca...
Qualche minuto dopo il treno iniziò un tratto pieno di gallerie e Lupin fu costretto a rimanere per un po' sdraiato sul tetto. Durante questa sosta il ladro dalla giacca rossa notò a poca distanza da lui una fessura, dalla quale usciva un debole fascio di luce. Si trattava di una botola, l'ideale per osservare di nascosto tutto ciò che succedeva dentro il vagone. Prendendo un coltello a serramanico che teneva in tasca, Lupin forzò un lato della botola, aprendola quanto bastava per dare un'occhiata all'interno della carrozza.
Davanti alla porta, chiaramente blindata, c'erano due poliziotti di guardia, che tenevano sottocontrollo il vagone. A destra della porta c'era un pannello di controllo, con tanto di fessura per inserire una tessera magnetica. A quel punto Lupin non aveva più dubbi sul fatto che il vaso della Luna si trovasse nell'ultima carrozza del treno.
Lupin stava già pensando ad un modo per distrarre le guardie, ma all'improvviso sentì qualcuno aprire la porta dalla parte opposta del vagone. Dal rumore dei passi capì che stavano arrivando almeno tre persone, e per questo motivo Lupin decise di rimanere fermo, aspettando il momento buono per agire.

L'ispettore Zenigata, accompagnato dai fratelli Elric, entrò di corsa nel penultimo vagone e per prima cosa si avventò su uno dei poliziotti presenti. Pizzicando con forza la faccia del suo sottoposto, l'ispettore verificò che quella non era una maschera.
«Che sta facendo ispettore?» domandò Alphonse sorpreso da quel comportamento.
«Lupin è un maestro del travestimento!» rispose Zenigata usando il suo vecchio, ma sempre efficace, metodo per scoprire un travestimento del noto ladro. «Potrebbe assumere l'aspetto di chiunque!»
Sentendo quella risposta, a Edward gli venne in mente Envy, uno degli homunculus alla costante ricerca della pietra filosofale, in grado di cambiare velocemente aspetto. Già, gli homunculus... era da tempo che i fratelli Elric avevano perso le loro tracce.
«Siete sicuri di non aver visto Lupin nei paraggi?» domandò Zenigata ai due poliziotti, subito dopo aver verificato la loro identità.
«Sono sicurissimo, ispettore!» rispose uno dei due poliziotti di guardia. «Nessuno si è fatto vivo per tutto il viaggio.»
«E la tessera di sicurezza è ancora al suo posto?» chiese Zenigata un po' preoccupato.
«Sì, eccola!» affermò l'altro poliziotto mostrandogli la tessera elettronica in suo possesso. A quel punto Lupin decise che era il momento giusto per rubare il vaso della Luna, facendo un'entrata spettacolare.

Durante la discussione tra l'ispettore e i due agenti di guardia, Edward sentì all'improvviso un rumore sordo di lato, alla sua destra. Si voltò in quella direzione e vide a terra una biglia scura, dall'aspetto pesante. Sospettando che fosse una specie di granata, Edward urlò impaurito ai presenti di mettersi al riparo, ma fu troppo tardi: dalla biglia uscì un fumo denso e grigio, che riempì completamente il vagone in pochi secondi.
Approfittando del caos che aveva creato, Lupin saltò giù dal tetto, atterrando senza far rumore sul pavimento e poi rubò con una mossa fulminea la tessera che aveva in mano uno dei poliziotti di guardia. Muovendosi verso la porta blindata Zenigata intravide Lupin e cercò di fermarlo, ma il ladro inserì la tessera nella fessura e scomparve dentro il vagone su cui viaggiava il vaso della Luna. Zenigata era così disperato per il mancato arresto di Lupin che iniziò a prendere a calci la porta blindata, gridando come un matto contro il suo nemico storico. Poco dopo, quando la visibilità tornò normale, Edward si avvicinò alla porta blindata e quando l'ispettore gli spiegò cos'era successo, chiese a Zenigata di spostarsi perché stava per aprire un varco nella porta. L'ispettore era scettico, quella porta era stata costruita per resistere a tutto e solo la tessera che aveva preso Lupin era in grado di aprire, ma Edward lo impressionò usando l'alchimia. Il giovane appoggiò le mani a terra e in pochi secondi creò un varco nella porta, abbastanza grande per poter passare dall'altra parte. L'ispettore e i due poliziotti non credevano ai loro occhi, quella porta era spessa diversi centimetri!
Quando i fratelli Elric entrarono nell'ultimo vagone, notarono subito che la teca al centro, in cui era custodito il vaso della Luna, era vuota. Su un lato c'era un foro rotondo, fatto con una lama con la punta di diamante. In fondo al vagone c'era Lupin, sorpreso dal fatto che qualcuno era stato in grado di aprire la porta blindata in pochi secondi.
«Fermo lì!!! Non ti muovere!» gli gridò Edward.
«Non pensavo di rivedervi di nuovo» commentò Lupin sorridendo.
«Lei è il signor Lupin III, giusto?» domandò Alphonse.
«In carne e ossa!» rispose Lupin. «Avete usato un bel trucco per entrare, complimenti!»
«Non era un trucco. Ho usato l'alchimia per smontare la porta blindata» precisò Edward.
«Ah, quindi tu sei un alchimista... strano che una pulce come te possa far parte dell'esercito!» commentò sarcasticamente Lupin.
«Come mi hai chiamato?!?» ribatté Edward infuriandosi. «Certo, sono talmente piccolo che se passo sopra un tappeto mi scambiano per un acaro, vero?»
«Che nervoso, rilassati! Ora però proprio scappare... è stato un piacere rivedervi!»
«Dove pensa di scappare signor Lupin?» domandò ingenuamente Alphonse. «L'unica uscita è quella alle nostre spalle!»
«Non lo sapete che anch'io sono in grado di creare una via d'uscita? Vero Jigen?»
La radiotrasmittente di Lupin era accesa, e da lì Jigen lo informò che tra un minuto sarebbe arrivato sul luogo dell'appuntamento. Dopo aver risposto al suo socio che era in perfetto orario, Lupin si spostò su un lato del vagone, senza alcun motivo.
Ma un motivo c'era eccome! Infatti Lupin, mentre stava discutendo con i fratelli Elric, aveva piazzato una piccola bomba che aprì un varco sul fondo del vagone, scaraventando i due giovani alchimisti all'indietro. Sentendo l'esplosione, Zenigata entrò nel vagone e aiutò i due fratelli a rialzarsi. Dopo aver controllato che fossero in buona salute, l'ispettore si gettò all'inseguimento di Lupin, che nel frattempo era salito sulla locomotiva.
Il ladro dalla giacca rossa era sul bordo esterno, appoggiato al corrimano metallico che circondava la locomotiva. Stava parlando via radio con Jigen, ormai il loro incontro era questione di secondi.
«Quanto ti manca?»
«Sono a trecento metri! Ci sono quasi!»
Proprio in quel momento Zenigata sbucò da dietro la locomotiva.
«Lupin!!! Sei in arresto!!!»
«Come va, Zazà? E' stato piacevole il viaggetto in treno?»
«Lo sarà ancora di più quando ti metterò le manette ai polsi!»
«Purtroppo devo andare, ho un appuntamento col mio amico Jigen. Ci rivediamo, Zazà!» affermò Lupin sporgendosi pericolosamente dal corrimano.
«Dove vuoi andare, Lupin? Non vorrai saltare giù dal treno in corsa!»
«Perché no...»
Lupin si sporse ancora di più e si preparò a saltare. Zenigata cercò di impedire a Lupin di fare quel folle gesto, quando si accorse che un'automobile a tutta velocità si era affiancata al treno. Lupin aveva calcolato tutto nei minimi dettagli: aveva trovato una zona in cui la strada asfaltata e le rotaie viaggiavano parallele, in cui aveva pochi secondi a disposizione per fuggire dal treno in corsa. Quell'uomo ne sapeva una più del diavolo...
Spingendo forte il vaso in argento, Lupin si gettò dal treno e atterrò sul sedile posteriore dell'auto guidata da Jigen, che in breve tempo sparì all'orizzonte, sotto gli occhi increduli e disperati dell'ispettore Zenigata.

A causa della bomba che Lupin aveva usato per fuggire, i macchinisti decisero di fermare il treno, per controllare eventuali danni. Il gancio metallico che collegava la locomotiva al resto dei vagoni era danneggiato, costringendo i macchinisti ad una sosta forzata per ripararlo.
Tutto ciò creò il malcontento tra i passeggeri, preoccupati per il grave ritardo che stava subendo il treno. Tutti tranne tre individui seduti in una delle cabine: i tre homunculus Lust, Gluttony e Envy.
Quest'ultimi due stavano litigando perché Gluttony in precedenza si era letteralmente divorato uno dei poliziotti, rischiando di rivelare la loro presenza. Gluttony si era giustificato dicendo che aveva molta fame e che il vagone ristorante apriva solo tra un'ora. Intanto Lust stava riflettendo se Lupin, che aveva riconosciuto sebbene il travestimento da controllore, fosse un ostacolo o una fonte in più per trovare la pietra filosofale.


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