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Autore: MetalheadLikeYou    25/08/2014    2 recensioni
Chi mai avrebbe voluto una bambina di nome "Inferno"?
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Con il passare del tempo io, Ville e Alexi diventammo dei buonissimi amici, tanto che ci soprannominarono il Trio.
Allu era più chiacchierone, ti scaldava il cuore e ti trascinava con se in tutto e per tutto, mentre Ville era quello più riflessivo e solitario.
.
Per quanto mi sforzassi di mostrare ed ostentare una forza e un menefreghismo che non possedevo, dentro di me soffrivo.
Stranamente, era come se Ville mi avesse portato via una parte del mio cuore.
***
In questa storia ci saranno anche altri personaggi di altre band finlandesi.
Genere: Erotico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 16


"Ville aprimi questa maledetta porta, lo so che sei a casa!" - urlai battendo di nuovo la mano la porta della torre.

Continuai a battere e suonare all'impazzata, decisa a capire cosa gli fosse preso quella sera a casa mia e per quale motivo, da allora, non mi ripondeva ne mi parlava se lo incontravo per caso.

"Ville se non apri butto giù la porta!" - minacciai piena di rabbia.
"Come non lo so, ma giuro che lo faccio" - pensai, fissando l'imponente e pesante porta di legno della casa.

Una signora passò li per caso, osservandomi con un po di attenzione e scuotendo la testa, le feci segno di andarsene e farsi gli affari suoi.
Certo, vedere una ragazza così piccola come me, urlare e prendere quasi a pugni una porta del genere doveva essere parecchio esilarante o, comunque, poteva attirare l'attenzione dei passanti.
Incazzata continuai a suonare al campanello che echeggiava fastidioso all'interno della casa facendola sembrare vuota.
Lui era lì.
Lo sapevo.

"Ville per favore, aprimi! Voglio capire che cos'è successo".
"Vattene!" - urlò da dietro la porta.

Un urlo animalesco.
Un ringhio feroce di un animale infastidito o ferito.

"No, non me ne vado, apri questa cazzo di porta!".
"Non voglio parlarti, ne vederti".
"E io si invece, voglio capire cosa ti ho fatto questa volta, non voglio perderti di nuovo" - risposi piano, decidendo di porre un freno alla mia ira che non faceva bene ne a me, ne al mio bambino.

Erano passate già due settimane da quella sera.
Sentii la serratura scattare e vidi la porta arpirsi, rivelandomi solo buio e un Ville freddo, quasi estraneo.
Mi afferrò un braccio e mi tirò con davvero poca delicatezza dentro, chiudendo subito dopo la porta e girandosi verso di me.
Mi guardai un secondo intorno, per capire cosa non mi tornava.
Vidi delle bottiglie di vino sul tavolo e sgranai gli occhi, preoccupata.

"Oh merda" - disse la vocina nella mia testa, facendomi capire quanto la situazione fosse critica e troppo negativa.

"Da quanto?" - chiesi con tono decisamente troppo isterico.
"Che cosa?".
"Da quanto hai ricominciato a bere?" - domandai mentre sentivo il sague cominciare a bollire di nuovo nelle mie vene.
"Non sono affari tuoi!".
"Oh invece si perchè mi preoccupo per te!".
"Ma davvero?" - domandò sarcastico, mentre prendeva un bicchiere pieno fino all'orlo e se lo portava alle labbra per bere.

Gli tolsi quel vino, rovesciandolo nel lavandino mentre lui, prendendomi per le spalle e strattonandomi lontano da tavolo, mi urlava di andarmene e che se ne sarebbe comprato altro.
Piena di veleno lo spintonai lontano da me, facendolo arretrare e mettere una certa distanza tra noi.
L'avevo visto arrabbiato mille volte, ma così mai.
Nonostante mi fossi sempre fidata di lui, in quel momento ne avevo paura, perchè sapevo quanto l'alcool potesse cambiare le persone e vedere quelle iridi, ridotte a fessure fredde e prive di qualsiasi sentimento positivo, mi terrorizzò.

"Si mi importa!" - dissi in un sussurro, forse più a me che a lui.
"Non l'avrei mai detto" - commentò di nuovo sarcastico, portandosi direttamente la bottiglia di vino alle labbra e bevendone un lungo sorso, sorridendomi poi da vero bastardo.
"Perchè?".
"Che cazzo vuoi da me?".
"Voglio capire perchè mi tratti così, prima sei qui, poi lontano anni luce, sei scostante, non mi parli, poi mi aiuti..io..".
"COME DOVREI TRATTARTI EH?!"
"Non so, non capisco cosa ti ho fatto"
"NON HAI MAI CAPITO NULLA, SEMPRE E SOLO ALEXI!".
"Ma perchè lo metti in mezzo, il problema è tra me e te".
"TRA ME E TE, CI STA LUI!".

Le sue urla mi arrivarono come una pugnalata.
E come se non bastasse lanciò la bottiglia contro la parete, portandosi poi le mani alla testa, urlando ancora.
Lo vidi avvicinarsi a grandi passi a me, costringendomi ad indietreggiare lontana da lui, che continuava imperterrito a strillare, lasciando fuoriuscire la sua rabbia e il suo odio.

"TU HAI SCELTO LUI, sempre".
"Ville io..".
"IO COSA?" - domandò furioso - "Io cosa? Già una volta ti ho allontanata, sperando che tu capissi, ma poi torni qui e ad una cena dici che sei incinta, come dovrei reagire? Quando cazzo lo capirai che sono innamorato di te?".

Lo vidi allontanarsi ed io, incapace di dire o anche solo ragionare, rimasi bloccata li, vicino al muro della cucina.
Poggiò le mani sul tavolo, stringendole a pungo e tirando su il viso.
Mi osservò mentre tenevo la testa bassa, iniziando a realizzare il significato delle sue parole.
Appena sollevai il volto, forse per controllare o autoconvincermi che fosse tutto vero, me lo ritrovai davanti.
Provò a baciarmi ed io mi scostai da lui.
Fissai per un'ultima volta quel volto scavato e quegli occhi assenti, freddi e ad un tratto pieni di rabbia.
Lo vidi portarsi una mano alla fronte e riavvicinarsi alla bottiglia.
Scappai da quella torre, accorgendomi della pioggia che cadeva fitta dal cielo.
Corsi via, spaventata da quelle parole, quelle bottiglie maledette e da quegli occhi.
Scappai via da lui, da quell'amicizia che purtroppo si era trasformata.
Corsi via anche dalla mia vita.
Sentii lo stridolio delle gomme sulla strada.
Mi girai in tutte le direzioni, incapace di vedere nulla per via delle lacrime che mi appannavano la vista.
Venni catapultata via, atterrando sul praticello vicino alla strada.




***Ville***




Sentii un boato e qualcuno strillare.
Logorato dai miei sentimenti non ricambiati e dalla rabbia che riversavo in quelle bottiglie che per troppo tempo avevo eliminato, decisi di fregarmene di quelle urla.
Egoista.
Mi ripetevo di essere un'egoista.

"Qualcuno mi aiuti, qualcuno chiami un'ambulanza".

Per l'ennesima volta sentii quella disperata richiesta e giusto per capire cosa fosse successo, aprii la porta, vedendo una serie di persone correre verso un punto vicino alla strada.
Scossi la testa, finchè non vidi in lontananza la macchina di Migè fermarsi.
Era venuto a trovarmi, come ogni giorno.
Lo osservai scendere e fermarsi, passandosi una mano nei capelli, si girò verso la torre, fissandomi con uno sguardo terrorizzato mentre chiamava qualcuno, ciò mi fece uscire di testa.
Iniziai ad avvicinarmi a quella folla ed il mio amico corse verso di me, infilandosi immediatamente il telefono in tasca e trattenendomi.

"Lasciami".
"No, Ville, non ti lascio".
"Chi cazzo c'è li per terra?".
"L'ambulanza arriva tra qualche secondo".
"DIMMI CHI CAZZO E' STATO INVESTIITO" - risposi spintonandolo lontano da me e accorgendomi con terrore e improvviso senso di colpa che, si trattava proprio della donna che amavo.

Incapace di piangere, mi avvicinando a lei, cercando di farle aprire gli occhi, mentre il mio amico aiutato da qualche mio vicino, cercava disperatamente di allontanarmi, di trascinarmi via.
Urlai per l'ennesima volta di lasciarmi.

"NON DEVI MORIRE!" - strillai mentre Migé mi sollevava da terra, tenendomi in piedi e accorgendosi di quanto fossi ubriaco e fuori di me.




***Alexi***




"Quindi quando ci presenterai la tua donna?" - domandò Olli, il cantante dei Reckless Love e voce della Local Band.

Stavamo tutti seduti in sala, ridendo e scherzando nella pausa che ci eravamo presi per riprendere un po il fiato.
Il mio telefono prese a squillare e come sempre, i ragazzi iniziarono a simulare la mia voce e quella della ragazza che amavo.
Scossi la testa e risposi.

"Pronto?".
"Allu sono Migè..".
"Ehi ciao, come sta?" - chiesi mentre mi prendevo una bottiglia di birra.
"Al..dove sei?".
"Sono alla Finnvox..perchè?".
"Hell è rimasta vittima di un incidente" - disse.

Fissai il vuoto, sentendo il rumore dello schianto della mia bottiglia contro il pavimento, lo stesso rumore che fece il mio cuore.
I ragazzi che fino ad un secondo prima ridevano, si zittirono e si alzarono.

"Dove?" - domandai, cercando di non scoppiare.
"Vicino casa di Ville, vieni qui, presto" - rispose attaccandomi in faccia.
"Allu tutto bene?".
"Inferno, il mio Inferno. Cazzo!" - urlai, scappando via come un pazzo e lasciando tutto li, chitarre comprese.

Olli mi corse dietro, comprendendo che qualcosa mi avesse fatto impazzire e prima che partissi, si infilò in macchina, obbligandomi a mettermi al posto del passeggero e chiedendomi cosa fosse successo.
Gli urlai di andare a casa di Ville, chiudendomi in un mutismo fatto solamente di paura.
Mi presi la testa fra le mani, terrorizzato da quello che avrei potuto vedere.
Notai un'ambulanza sorpassarci veloce e urlai al cantante di muoversi.








*******
Hola Hola!
Perdonatemi per la lunga attesa e per questo capitolo tragico.
Lo so, sono una persona orribile, povero Ville, povero Alexi e soprattutto: povera Hell!
Devo ammettere che nonostante tutto, non è stato semplice scrivere questo capitolo perchè mi sono affezionata alla mia dolce Inferno.
Passando alle cose serie, come sono andate le vacanze? Vi siete divertite? 
Ora arriva la parte che più amo, ovvero i ringraziamenti ahah.
Prima di tutto ringrazio Lea_love_Valo che mi sostiene sempre e con cui si è creata anche una bella amicizia.
Poi voglio ringraziare tutte coloro che leggono e seguono questa storia in "silenzio", ragazze fatemi sapere cosa ne pensate che mi fa piacere, dico davvero.
Detto questo vi saluto, auguro la buona notte (visto l'ora) e vi mando un bacio.
Alla prossima.
  
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