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Autore: Callitmagic    25/08/2014    1 recensioni
“Ci sarà sempre un’altra opportunità, un’altra amicizia, un altro amore, una nuova forza.
Per ogni fine c’è un nuovo inizio.” -Il Piccolo Principe
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Questa è una semplice storia che ne racchiude tante. La Figlia Di Ecate vuole scavare nel passato, e attraverso un’impresa con i suoi amici dovrà salvarsi dalla morte. Ognuno di noi ha peccati, segreti e perdite lasciati ormai alle spalle ma che minacciano ogni giorno di tornare.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gli Dèi, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Viola
 


Nota: I capitoli li allungherò un po’ idk


| We can make the world Stop – The Glitch Mob |
 

 

****Jack****

 


Durante il viaggio verso New York, Jack non fece che porre domande ai suoi amici. Soprattutto a Gwen. In qualche modo gli piaceva stuzzicarla e farla innervosire. Finalmente Scar aveva confessato di essere figlio di Ares, eppure Jack era sicuro di non averlo mai visto al campo. Abbie e Scar erano pericolosamente vicini la maggior parte del tempo, come se avessero paura di perdersi di vista. Eppure, pensò Jack, Scar non era proprio il tipo per la figlia di Apollo.

Il caldo di quel ventuno luglio lo straziava: aveva voglia di togliersi la maglietta e buttarsi acqua ghiacciata in faccia, ma resistette.
«Hei ragazzi, appena troviamo un po’ d’acqua fermiamoci» ammonì il biondo.
«Jack, dobbiamo arrivare a New York e prendere l’aereo». Gwen si era girata e lo osservava con aria non troppo seria. Poi vedendo la faccia da cucciolo di Jack e notando che – effettivamente - non c’era alcuna fretta, scrollò le spalle: «In effetti fa un po’ caldo. Meg tu che dici?».
Meg si era buttata  sull’erba fresca, con la faccia nella terra. Sospirò e annuì impercettibilmente: anche lei moriva di caldo.
«Okay, troviamo un fiume o qualcosa» annuì Abbie.
«E se andassimo al mare? L’aeroporto è vicino» propose Ryan con un risata furba.
«Certo, senza costume»
Jack e Ryan cominciarono a ridere come due depravati. Meg, indignata, si alzò dall’erba per dargli uno schiaffo dietro la nuca a entrambi.
«Solo un’altra parola, Norris e Wilson, e vi do il resto» ammonì Gwen.
Meg, non conoscendo i cognomi, fece una faccia curiosa. «Chi fa di cognome Norris? »
«Io» rispose Jack sorridendole «Fico, eh? »
Meg scosse la testa e continuò a camminare, cercando una fonte d’acqua dignitosa per calmare gli animi focosi dei suoi amici.
«Stavo pensando, Meg…» cominciò Jack avvicinandosi alla ragazza mentre marciavano.
«Oh, oh, Jack che pensa. RAGAZZI FRA POCO PIOVE! » rispose sarcastica.
«Dico sul serio. Pensavo che potremmo fermarci a Edmonton, a casa mia»
«Tu vivi a Edmonton?» chiese perplessa
«Mia madre ha una casa lì, ma la occupa solo nel il periodo di Natale»
«Oh, beh magnifico! Ma, entriamo tutti e sette?»
«Direi proprio di si» concluse Jack.

I ricordi della mamma non sono molti: era sempre occupata con il lavoro, lavoro e ancora lavoro.  Era cresciuto grazie ad una badante e ai camerieri che soddisfacevano ogni suo capriccio, nella villa a Hollywood. Questo finché non andò al campo mezzo-sangue. Lì la realtà era un’altra: vivere o morire. A dieci anni era già attaccato dai mostri, e grazie alla badante (che scoprì essere un satiro) riuscì ad uscirne salvo. E’ così. Per Jack la vita era cambiata all’improvviso, come lui. Ogni tanto la traccia del ragazzino arrogante e donnaiolo affiorava, di suo malgrado, creando la reputazione di playboy tanto nota.
Lui odiava quella reputazione.

 




*Meg*





Arriviamo finalmente all’aeroporto, dopo cinque ore di cammino, alle sei di pomeriggio. Il tabellone segna il prossimo volo per le 8:15 di sera. Giusto il tempo di trovare una strategia per un viaggetto gratis.
Ci guardiamo in giro e riceviamo occhiate insolite da molti adulti. ‘Sette ragazzini, sporchi di terra, con uno zaino in spalla che si guardavano confusi intorno’.
Propongo a Gwen e Abbie di andare in bagno per cambiarci e vestirci come ragazzine normali. Appena entriamo, loro occupano due cabine e in due minuti sono pronte: Gwen indossa una salopette di jeans e scarpe da ginnastica bianche basse. Abbie un vestitino verde oliva con le scarpe dello stesso colore. Mi guardano perplesse e chiedono perché io non mi sia cambiata. Mi ero solo lavata la faccia e le mani.
«Io devo indossare un’altra cosa» esordisco. Esco dal bagno e mi avvio verso le guardie che controllavano i bagagli. Non saremo mai passati né senza soldi, né con le armi. Ryan vedendomi uscire dal bagno con gli stessi abiti, mi si avvicina.
«Meg, che fai? »
«Rimedio al nostro volo. Non partiremo mai se ci lasceremo controllare. Dobbiamo distrarlo»
«Chi piano hai? » mi chiede piatto. Gli spiego brevemente il diversivo e lui lo riferisce agli altri. Jack, Duff e Scar si scambiano un’occhiata d’intensa, e poi Scar mi si avvicina.
«Se ti scoprono…»
«Sono fottuta» termino «Lo so, Scar. Mi sono cacciata nei guai talmente tante volte che non puoi immaginare» sorrido e mi avvicino alla guardia. Preparo la mia faccia preoccupata e spaventata.

«Oh santo cielo, mi aiuti. C’è una rissa in corso! » urlo piangendo. Ho imparato a piangere a comando da piccola, quando le guardie mi trovavano con le mani nel sacco. Pensando, mi vengono in mente i miei genitori adottivi e respingo un conato di vomito.
«Hei giovanotti smettetela! » grida la guardia con la faccia rossa e paonazza.
Duff e Scar si erano posizionati in un angolo, fuori dalle occhiate curiose dei viaggiatori. Appena la guardia svolta l’angolo e vede Duff sanguinante dal naso, spalanca gli occhi e punta un dito verso Scar. Ma come lo avevo avvisato, Duff si alza e tira un pugno proprio nel ventre di Scar, dove era stato morso. La cicatrice era QUASI emarginata, ma comunque provoca dolore. Scar si piega in due e – ci scommetto – soffoca un gemito.
Intanto spostano la rissa lungo il corridoio, facendo avvicinare la guardia alla porta del ripostiglio. Appena è abbastanza vicino, Scar e io gli tiriamo contemporaneamente un pugno: il poliziotto riesce a schivare il mio colpo, ma non quello di Scar. Cade a terra svenuto, come un grosso salsicciotto.
«Pff…» sbuffa Scar. Regge ancora con una mano il ventre e mi osserva «Come facevi a sapere che avrebbe parato il tuo colpo? » chiede curioso.
Infatti, mentre gli spiegavo il piano, lo avevo avvisato più volte che il suo colpo sarebbe stato quello decisivo.
«Esperienza. E adesso aiutami a portarlo nello stanzino» dico. Lui prima si volta verso Duff, ancora a terra e con una mano sulla faccia. Scar gli porge la mano e lo alza. Poi – come se avessimo tutto il tempo del mondo - ride di gusto e si complimenta per la rissa. Doveva essere abituato a certe cose, penso, essendo figlio del dio della guerra.
Una volta nascosta la guardia, raccolgo veloce i suoi vestiti e li infilo da sopra il jeans e la maglietta grigia che indossavo. Le scarpe, però, devo per forza toglierle e indossare le sue- che mi calzano enormi-.

Mi concentro sul profumo della guardia, sui suoi vestiti, la sua faccia grassoccia e sento il familiare formicolio. Lo stesso di quando mi trasformavo in Duff: devo cercare di immedesimarmi nella persona. Penso al suo tono di voce e come urla. Aveva chiamato il suo collega George, prima.
 Immagino la sua vita: una casetta con un piccolo giardino, dove i bambini giocano con la palla e aspettano il papà che torna a casa per raccontargli la loro giornata. La moglie prepara una meravigliosa cena con pollo e patate al forno e decora la tavola con fiori e candele, dandogli un bacio sulla fronte. Una normale famigliola felice.
Sento la pelle espandersi e la faccia pesante. Le spalle si allargano, i piedi aumentano di cinque numeri. La pelle si schiarisce e mi alzo di qualche centimetro. Un dolore, nuovo e fastidioso, si espande sulla schiena e le gambe. Urlo e sento Gwen e Abbie arrivare.
«Meg? Meg sei tu?»  Abbie apre la porta dello stanzino e spalanca gli occhi.
A urlare era la voce della guardia.
«Si, sto bene. Ryan e Jack? »chiedo con voce bassa e ruvida.
«Eccoli, presto esci! » sussurra Abbie, prendendomi per il braccio. Inutile, perché ero molto più grossa e muscolosa di lei, adesso.
George, il collega della guardia,  arriva seguito da Ryan e Jack, che lo avevano informato della rissa.
Prendo Scar per la maglietta e Duff per la gamba.
«Hei, George. Non ti preoccupare, li sistemo io questi stronzi. Altro che volo a Edmonton, vi faccio fare un volo per vaffanculo!» urlo più che posso.
George mi chiede se li ho già controllati e tutto, e io annuisco.
«Li dobbiamo portare solo sull’aereo» intervengo, sempre col tono minaccioso della guardia.
«Va bene, occupatene tu Fitz»
E con questo ritorna di nuovo al metaldetector, dopo l’angolo. Sospiro e spingo tutti verso l’uscita.
«Avanti stronzetti, andiamo»

 

**Ryan**


Una volta sull’aereo, Meg dovette nascondersi nel bagno dell’aereo tutto il tempo, sperando che non entrasse nessuno. Gli altri si posizionarono sui sedili. Ryan non era mai stato su un aereo, ma volle comunque sedersi vicino al finestrino. Abbie gli si sedette accanto, al centro tra lui e Scar. Dietro sedevano, partendo da sinistra, Duff, Gwen e Jack.
Ryan deglutì piano: non aveva idea di cosa lo aspettasse. Il viaggio durava circa cinque ore. Sarebbe andato da Meg tra due ore, per vedere se si sentisse bene.
Aveva la strana impressione che qualcosa non andasse.

 

 

*Meg*


Non mi ero mai sentita peggio. Ho un conato di vomito tremendo, e non riesco a diventare me stessa. Vado subito nel panico: e se fossi rimasta per sempre una guardia grassoccia? Per di più maschio… Sarebbe stata costretta a una vita da nascosta, lontano da New York. E non avrei mai trovato il mio uomo, almeno che non mi dichiarassi gay… Avrei avuto il coraggio di farmi una doccia? Respiro a fondo e mi rilasso.
Mi siedo a terra e chiudo gli occhi. Cerco di dormire, ma comincio a sudare, bagnando la camicia della guardia.
Mi dimeno, stracciando la camicia e la giacca. Poi lo stesso dolore di prima…più forte.
Soffoco un urlo e mi piego. Non me ne rendo conto, ma formo delle mezzelune sul braccio con le unghie e mi mordo il labbro, tanto da far uscire il sangue. La fitta si espande dalle gambe, al ventre e poi al petto, causando un gemito strozzato. La testa mi gira e avvio una serie di respiri affannati, accompagnati dalla tosse. Più tossisco, e più dalla bocca esce sangue. A terra, sotto i miei piedi, si forma una pozzanghera di sangue.
Lo zaino penso. Cerco tastoni sopra il lavandino la borsa, ma prima che possa prenderla cado a terra. Il sapore del sangue è dolciastro in bocca, e anche l’odore raggiunge le narici, facendomi girare la testa. I puntini neri invadono la mia visuale, e sento solo un campanello prima di svenire.



 

**Ryan**


Le dita tamburellavano nervose sul suo ginocchio. Abbie gli poggia una mano sopra per fermarlo.
«Ryan, perché sei così nervoso?» chiese Abbie. Scar si voltò, lanciando un’occhiata alle loro mani unite.
«Quanto tempo è passato?» domandò Ryan con foga.
«Un'ora» rispose Gwen da dietro.
Tutto il viaggio Jack aveva parlato con Gwen sulla trasformazione di Meg.
«Ma se gli viene da grattarsi il gioiello, che fa? »
«Lo gratta» rispose Gwen «Oh Dei, suona così male…»
Intanto Jack moriva dalle risate e faceva altre domande stupide: ‘e se poi rimane maschio?’ ‘avrà controllato quant’è grande?’ ‘chissà che fa tutta sola…’
Anche Ryan si chiedeva cosa stesse facendo da sola, ma non in quel senso.
«Secondo me si trasforma in qualche attore famoso e si tocca i muscoli tutto il tempo» continuò Jack «Anche io se fossi in lei, mi trasformerei in Angelina Jolie e mi toccherei le…»
«PORCA TROTA, JACK! SE NON CHIUDI QUELLA BOCCA GIURO SU ATENA CHE TE LA CUCIO!» urlò Gwen.
«IO TI CRUCIOOO» disse Jack improvvisando un pacchetto di fazzoletti come bacchetta. Gwen si lasciò scappare una risata e si coprì la bocca con la mano.
Ryan allora si alzò e si avviò verso il bagno, senza dire una parola. Una ragazza bionda, vedendolo, sorrise e alzò una mano in segno di saluto. Aveva i capelli biondi ossigenati, quasi bianco pensò Ryan, e gli occhi celestini con sfumature verdi. La bionda spostò lo sguardo più in là e vide anche Jack. Il figlio di Ermes scrollò le spalle e avanzò verso la porta grigia.

Bussò piano, ma non rispose nessuno. Aprì un po’ la porta e l’odore disgustoso di sangue e vomito penetrò nel naso. Allarmato entrò nel piccolo bagno e si chiuse la porta alle spalle. Meg era a terra, in una pozzanghera di sangue e con gli abiti stracciati. Totalmente priva di sensi.
Ryan la scosse leggermente e, vedendola aprire gli occhi, cacciò un sospiro di sollievo.
«Meg, cosa è…?»
«Non lo so» rispose debolmente. Aveva ancora il sangue in bocca, ormai secco. Ryan si chiese da quanto tempo fosse a terra dissanguata. La mise a sedere e prese del nettare nella borsa.
«Devi pensare a cosa vuoi, e te lo da» informò Meg riferita alla borsa magica.
Ryan pensò al nettare e all'istante se lo ritrovò in mano. Sorrise e chiese anche un panno morbido, sperando che Meg lo avesse portato. Erano talmente stretti che si trovavano l’uno sopra l’altro.
Un volta avuto il panno – lo divertiva quella borsa, doveva ammetterlo – lo bagnò con acqua calda. Le porse un bicchiere d’acqua per sciacquare la bocca e del nettare.
«Potevo farlo da sola, grazie» rispose secca, prendendo il bicchiere.
«Ho visto come te la stavi cavando» rispose Ryan irritato. «Perché non mi hai chiamato?»
«Non potevo». Aveva gli occhi chiusi, ed era senza forze. Quando prese il bicchiere le si rovesciò addosso. Imprecò sottovoce e fece per alzarsi, ma Ryan la fermò.
«Ferma, faccio io»
Dopo che pulì a terra il sangue e l’acqua con un altro panno, prese quello morbido e lo passò sul viso. Meg aveva ancora gli occhi chiusi e la testa appoggiata al muro.
In quel momento Ryan osservò per bene i tratti caratteristici di Meg: la pelle dorata e scura, tipica del Mediterraneo; il naso piccolo e un po’ schiacciato; i graffi sulla fronte e sulla guancia; la bocca piccola e morbida. La linea delle labbra si curvò in un sorriso debole. Aveva aperto gli occhi: viola, come la sfumatura assunta dal tramonto prima della sera, o i petali di un fiore profumato.
Uno dei più grandi segreti di Ryan era il suo colore preferito. Il viola. Aveva paura che, confessando, lo avrebbero preso in giro per un colore così femminile.
«Lo so» sussurrò Meg, come leggendogli nel pensiero. Ryan – meravigliato e divertito allo stesso tempo – sorrise a sua volta.
«Affascinante» rispose ridendo.
«Ah, ah. Mi hai copiato la battuta»
«No, è la nostra battuta» disse Ryan, calcando quel ‘nostro’ con tale importanza da far avvampare Meg.
Bussarono alla porta del bagno: era la voce di Scar.
«Jack comincia già a pensar male se vi appartate nel bagno a lungo»
«Di’ a Jack che è perverso» rispose Ryan uscendo dal bagno «Tu rimani qui» disse riferito a Meg.
«Questo già lo sa» ribatté Scar fuori dal bagno.
«Tutto okay?» chiese una voce sconosciuta alle loro spalle. La ragazza bionda che prima salutò Ryan era in piedi con le braccia conserte. «Mi sembrava di sentire una voce femminile lì dentro»
«Si, tutto okay» rispose Ryan.
Si sentirono altri colpi di tosse e respiri affannati.
Si guardarono tutti sconvolti, e Ryan cercò una scusa plausibile, visto la presenza della bionda.
«E’ solo la mia amica che….»
«Che ha problemi nella digestione» disse Meg sbucando dalla porta grigia di plastica.
Aveva i pantaloncini e la maglietta degli Guns N’ Roses nera, con le sue scarpe bianche da ginnastica e una coda perfetta. Ryan si chiese come avesse fatto a vestirsi così velocemente e a farsi una pettinatura tanto ordinata in due secondi contati. La bionda la squadrò da capo a piedi con un’espressione indecifrabile e tirò un sorriso.
«E’ la tua ragazza?» chiese a Ryan con aria civettuola. 
«No, non sono la sua ragazza» disse Meg con un sorriso tirato e ‘amabile’. La bionda li osservò con un sopracciglio alzato.
«Potrei parlarti un attimo, Ryan?» chiese – sempre mooolto civettuola –.
«Certo»
E seguì la bionda, dopo averle lanciato uno sguardo preoccupato, chiedendosi chi diamine fosse.






Angolo della fangirl

Ecco, chiamiamolo così. Ho messo il capitolo dopo poiché ho appena finito ‘Shadowhunters – Le origini. La principessa’ e il mio cuore è una poltiglia. Ho esaurito tutte le mie lacrime, insomma.
Questo capitolo è un po’ più lungo, e cercherò di farli tutti così HAHAHAHHA. Sapete già chi è il TRADITORE? (le mie amiche che leggono la ff NON devono assolutamente dire niente)

Recensite, ciovani :)
 

   
 
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