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Autore: Pyxis_Minor    25/08/2014    5 recensioni
Sono Lily Luna Potter, figlia del famoso Harry Potter... non so se ne avete mai sentito parlare. Tra noi maghi è una leggenda, e so di per certo che il suo nome è arrivato anche alle vostre orecchie babbane.
Sappiate che voi tutti vivete in libertà solo grazie a lui, al suo coraggio e alla sua forza.
Non potete neanche immaginare come sarebbe ora la vostra vita se non fosse stato per lui. E forse, neanche io posso immaginarlo.
So che molti di voi pensano che sia solo una favola, e potete anche interpretarla come tale, non importa.
Ma non sono qui per parlare di lui: so che ci ha già pensato qualcun altro.
Sono qui per raccontare la mia storia, le avventure che anch'io ho affrontato ad Hogwarts, la suola di Magia e Stregoneria. Il modo in cui ho imparato ad amare, ad odiare e a perdonare.
Spero che abbiate voglia di ascoltarmi, di conoscermi.
E se avete anche qualcosa da insegnarmi, recensite pure.
Vi auguro una buona lettura.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Scorpius Malfoy era il mio ragazzo, ed io ancora non riuscivo a capacitarmene.
La notizia era divampata come fuoco da uno scompartimento all’altro, ed aveva raggiunto , sottoforma di bisbigli e sussurri, le orecchie di ogni studente di Hogwarts.
I loro livelli di simpatia non erano migliorati con il trascorrere del tempo, le battute più quotate erano state “che filtro d'amore hai usato, Potter? deve essere molto potente se riesce a baciarti senza vomitare” e  “Malfoy, mi hanno detto che quella è la tua ragazza... ed io che pensavo che avessi adottato una scimmia domestica”, e per concludere  “che fegato, Malfoy! quante altre cose disgustose riesci a fare, oltre a pomiciare con quel mostro ?”.
Lui mi diceva di ignorarli, ma alla fine era sempre il primo a perdere la pazienza. Ne avevamo schiantati un bel po’ solo il primo giorno.
Tuttavia, quelle lingue velenose non riuscirono a scalfire l’immensa felicità che provavo nel passare del tempo con Scorpius.
Era come se avessi scoperto la felicità per la prima volta.
A smorzare l’ entusiasmo per questa nuova svolta che aveva preso la mia vita, contribuirono sostanzialmente tre fattori: il fattore Alex, che non aveva preso bene la mia relazione con il Grifondoro, e che aveva iniziato ad ignorarmi o, in alternativa, a lanciarmi occhiate sprezzanti. Il fattore incubi, che erano diventati decisamente più frequenti dopo che una psicopatica con manie omicide mi aveva mandato dei particolari auguri di Natale, ed infine, ma non meno importante, lo stesso fattore psicopatica.
Non ricordavo affatto bene il contenuto della lettera, ma il succo era ”collabora e fatti ammazzare, o ammazzerò la tua famiglia ”.
 Avevo mantenuto il segreto con tutti, e persino Al, che aveva notato la mia nuova tendenza a chiudermi in lunghi e riflessivi silenzi , aveva collegato l'inquietudine del mio animo all'amore.
Da allora, però, il mittente della lettera non aveva più dato segni di vita, ed io avevo quasi iniziato a sperare che, magari, avesse cambiato idea, e che non avesse più tanta voglia di farmi fuori.
Così mi costringevo a non pensarci, e a concentrarmi solo sul mio nuovo ragazzo.
Perché Scorpius Malfoy era il mio ragazzo, ed io ancora non riuscivo a capacitarmene.
 
 
 
Quella mattina, il tavolo dei Grifondoro era più chiassoso del solito.
 Forse, l'espressione "chiassoso" non rende esattamente l'idea.
Quella mattina, il tavolo dei Grifondoro era completamente nel caos.
Le voci che si sovrapponevano tra di loro erano più alte del solito, i gruppi di pettegole ai lati erano più saldi e più compatti, e una ammucchiata di ragazzi si era formata al centro del tavolo, per assistere ad una scena che doveva essere incredibilmente interessante.
A giudicare dai colori delle loro divise, non erano solo i grifoni ad esser stati rapiti da questi nuovi ( e per allora a me ignoti ) avvenimenti.
 Non avevo particolarmente voglia di indagare, ero decisamente più interessata al bacon nel mio piatto, ma non potei fare a meno di ascoltare una Serpeverde al mio fianco che spettegolava con un'amica, e quando sentii le parole " Potter, Malfoy, litigano ", anche la mia attenzione fu catturata. Abbandonai a malincuore la colazione, e attraversai la Sala Grande, per raggiungere il tavolo dei miei fratelli.
- Scusate, mi fareste passare ? - chiesi, con tono non troppo gentile, lanciando di lato due ragazzini del primo anno, e regalando gomitate a destra e a manca, per ritagliarmi uno spazio tra la folla.
- Fammi passare, imbecille!
Quando riuscii a raggiungere il tavolo, trovai James che teneva uno Scorpius più pallido del solito, per il colletto della camicia, mentre urlava qualcosa tipo - Se scopro che lo hai preso tu, giuro che ficco la tua testa ossigenata nel cesso di Mirtilla Malcontenta.-
Mentre Albus , che tentava di fargli mettere giù l'amico, continuava a ripetere - È colpa tua! se non fossi così incredibilmente disordinato e distratto non lo avresti perso!
 - Io non l'ho perso, so dove l'ho messo, qualcuno lo ha preso! – ribattè James.
- Beh, non io... e nemmeno Scorpius!
 - Che succede? - chiesi, incredibilmente calma, ma nessuno si accorse si me.
- Non essere ridicolo, James! - sbottò Albus, mentre Malfoy boccheggiava per riuscire a respirare.
 - E lascialo andare!
- Tu non rispetti mai i tuoi turni... - continuò James, con aria infantile.
- Che succede ? - chiesi ancora, alzando un po' la voce. Ma anche stavolta, nessuno si degnò di rispondermi.
 - E questo cosa diavolo c'entra?!
 - POSSO SAPERE COSA STA SUCCEDENDO, MERLINO?! - urlai.
James, per la sorpresa, lasciò andare Malfoy, che mi lanciò un'occhiata riconoscente.
- James ha perso il mantello. - rispose Albus, con aria annoiata.
- Non l'ho perso, qualcuno l'ha rubato. E mi gioco la scopa che sono stati questi due!
 - Non siamo stati noi! - tuonarono in coro Albus e Scorpius.
Alzai gli occhi al cielo, mentre loro riprendevano la discussione animatamente.
Nulla di grave, per fortuna, pensai.
Mi allontanai annoiata dalla folla, pregustando il bacon che avevo abbandonato nel piatto.
Il fatto che James avesse perso il mantello dell'invisibilità, non mi preoccupava più di tanto.
 Mio fratello era incredibilmente disordinato, era capace di perdere qualsiasi cosa.
Ma tutto riappariva sempre magicamente, in qualche posto assurdo in cui lui l'aveva lasciato. Scorpius mi raggiunse di corsa, sempre sgomitando un po' per liberarsi degli ultimi curiosi. Mi afferrò la mano e mi diede un bacio sulla guancia. - Ci tenevo a farti sapere che, anche se non fossi intervenuta tu, sarei comunque riuscito a liberarmi della presa di James. Esitavo perché avevo paura di fargli male...sai che io sono molto più forte di lui - disse, mostrandomi il bicipite.
Aveva un tono così infantile e un'espressione cosi innocente che mi venne voglia di carezzarlo.
-Lo so, Malfoy. Te la stavi cavando benissimo, comunque - risposi ironicamente, continuando a camminare.
 Avevo fretta di tornare alla mia colazione.
- Devo dirti un'altra cosa. - disse, prendendomi la vita e avvicinandomi a sé.
- Dimmi, velocemente…–
- Devi garantirmi la tua massima attenzione, perché è molto importante... - continuò, con l'indice alzato. Era una cosa che faceva spesso.
- Sono attenta, ma sbrigati -. Risposi, con fare annoiato.
-I miei capelli non sono ossigenati- sentenziò.
Sorrisi, mentre mi sfiorava le labbra con un bacio.
 
 
 
Le lezioni di quel cadavere ambulante della professoressa Cooman erano sicuramente in cima alla lista delle cose che odiavo di Hogwarts, insieme ai Grifondoro, Pix, i Serpeverde, i Grifondoro, Zabini e MacDonald , i Serpeverde, i Grifondoro e Pix.
Il forte odore di incenso penetrava dritto nel cervello, attraverso le narici, annebbiando la mente e conciliando il sonno, cullato tra l'altro dal monotono suono di voce rauco della veggente.
Per di più , candele profumate, disperse per la stanza, emettevano una fioca luce che coccolava i sensi e rilassava il corpo. Sentivo che a breve sarei sprofondata in un sonno profondo e senza sogni. La professoressa Cooman aveva disposto su ognuno dei tavolini rotondi, una bacinella ripiena di un liquido denso e melmoso, di un colore a metà tra il verde e il marrone.
Venti teste di studenti le fissavano disgustate.
- Tutti voi, ragazzi, avete delle domande che torturano le vostre giovani menti. - Stava spiegando la voce roca dell'anziana insegnante. -Mi ama, o è ancora innamorato di lei ? - disse, avvicinandosi ad una Corvonero dai riccioli biondi, che arrossì e abbassò lo sguardo. - I miei genitori capiranno ? - continuò , avvicinandosi ad un ragazzino dai lineamenti particolarmente delicati, e dai modi incredibilmente aggraziati .
- La Cooman è veramente pazza o fa solo finta ? - sentenziò una voce maschile alle mie spalle.
 La professoressa non sentì, o almeno ignorò il commento , perché continuò imperterrita con la sua spiegazione. - ... come abbiamo già avuto modo di capire, l'arte della Divinazione è strettamente legata alla magia del tempo. La risposta alle vostre domande, che non è altro che il volto concreto che assume la Speranza, ha radici nel passato, e saldi tronchi nel presente. I germogli non sono altro che frutto del tempo trascorso....
- Ho smesso di capirla... - commentò Brianne al mio fianco, con un sussurro.
- Sta delirando come al solito - risposi.
- …Tenete ben impressa nella mente la domanda che volete porre, e immergete il volto nella bacinella di fronte a voi. Se vi sarete concentrati abbastanza,riuscirete a trovare le risposte che cercate.
- Magari potrei chiedere quand’è che la mandano in pensione. - suggerii.
La Cooman dovette sentirmi, perché commentò immediatamente - Potter, vedo che sei impaziente di iniziare! bene, bene ... vada pure per prima, cara.
Fantastico.
 Guardai il liquido viscido e melmoso nella bacinella, ed ebbi improvvisamente voglia di vomitare. - Il tuo viso rimarrà intatto - spiegò la Cooman, come si mi avesse letto nel pensiero . - Non si sporcherà affatto.
Ne fui rassicurata. Contai fino a tre, inspirai profondamente con la bocca, e con un coraggio che non credevo di avere, immersi il mio viso in quella bacinella. Non so cosa mi aspettavo , magari che fosse come immergermi in un lago particolarmente melmoso, o semplicemente come mettere la testa sott' acqua. Invece, percepii la sensazione del vento che mi accarezzava il viso. Irrazionalmente, aprii gli occhi. Non avrei dovuto farlo, avevo la testa in una fottuta bacinella piena di un liquido disgustoso. Ma lo feci, e quello che vidi mi spiazzò.
Ero in una locanda. O meglio, quello che vedevo era un locale. Vedevo tre pareti, ricoperte di carta da parati logora e consumata. I tavoli impolverati, le sedie malridotte. Dietro al bancone, un uomo anziano puliva dei bicchieri con uno straccio sudicio. Ringraziai mentalmente di non dover ordinare nulla in quel posto. Cercai di voltarmi, ma non ci riuscii. Ero immobile, visuale fissa. Come se fossi incollata alla quarta parete. Come se fossi io stessa la parete. Dalla porta, seguita da un debole strimpellio di un campanello, entrò una ragazza che teneva per mano una bambina molto piccola, che si teneva dritta sulle proprie gambe con un equilibrio alquanto precario. La bambina piangeva rumorosamente, e da alcuni sussulti che smuovevano le esili spalle della ragazza, immaginai che stesse piangendo anche lei. Indossava una veste ed un mantello nero, con il cappuccio tirato a nascondere i capelli e parte del viso. Della mia postazione non riuscivo a distinguerne i tratti, ma il barista doveva averla riconosciuta, perche sbottò immediatamente - Va via, siamo chiusi –
 - Non sono qui per bere, Aberforth - rispose lei quasi in un sussurro, con la vice distorta dal pianto. Prese in braccio la bambina, e la cullò un paio di volte nel tentativo di calmarla. Il cappuccio scivolò sulle spalle, mostrandomi riccioli scuri, ed un profilo familiare. - Lui ci ha richiamati tutti... dobbiamo combattere... mi ucciderà se non combatto ...
- Cosa vuoi da me ?
- Prendi Annabel... tienila con te. Ti prego, non può rimanere sola e non posso portarla in battaglia io... non potrei proteggerla...
- Non farò da balia a tua figlia, Irene.
- Per favore... - il tono della ragazza era disperato. - Solo per poche ore. - Fu allora che la riconobbi. Gli occhi azzurri arrossati dal pianto, erano gli stessi occhi di Alex. Era sua madre. Un altro scampanellio interruppe la discussione. Un'altra ragazza si era precipitata all'interno del locale. Indossava abiti vecchi, un po' troppo grandi per lei. Aveva un corpo sottile e slanciato, e dei lunghi capelli rossi che le ricadevano sulle spalle. Sul volto pieno di lentiggini, si era disegnata un'espressione a metà tra l'incuriosito e lo spaventato . Il mio cuore mancò un battito. In quel locale era appena entrata mia madre. Mia madre a sedici anni. - Va via, non ora - le disse il barista, indicando la donna mora con un cenno del capo. Mia madre annuì, ed usci dalla locanda. Poi fu come se le pareti diventassero liquide, e il locale, Abeforth e Irene furono inghiottiti da un vortice di acqua stagnata.
La scena cambiò.
Non ero più nella locanda, ma ad Hogwarts. Esattamente come prima ero incorporea. Come se fossi una delle pareti del corridoio che riuscivo a scorgere. In lontananza udivo grida, e urla, maledizioni scagliate con rabbia, rumori di oggetti che andavano in frantumi. Con le spalle appoggiate al muro, una figura minuta e completamente vestita di nero singhiozzava tenendo tra le braccia una bambina, Annabel. Fu grazie a lei che riconobbi Irene, perché ora il suo volto era coperto da una maschera argentea . La maschera dei Mangiamorte . - Ho sentito quello che hai detto ad Abeforth - la voce proveniva dall'estremità del corridoio, e non riuscivo a vedere a chi appartenesse , ma la riconobbi comunque. La donna si immobilizzò, mentre Ginny Weasley le si avvicinava. Si accovacciò al suo fianco, e le sfilò la maschera. Qualcuno in lontananza urlò. - Qui è pericoloso per lei, lasciala a me. Conosco un posto sicuro.
Irene le si gettò tra le braccia, continuando a singhiozzare. - Grazie.... grazie.... - Mia madre prese quel piccolo fagotto tra le braccia, e si alzò. - Combatterò per voi - disse Irene, asciugandosi le lacrime e cercando di nascondere il tremolio della sua voce. Gettò la maschera per terra. Ginny sorrise, e si allontanò, tenendo stretta tra le braccia la bambina.
La scena divenne improvvisamente liquida, e fu portata via da un'onda. Quando si ricostruì , mi trovavo nella stanza più strana che avessi mai visto. Era zeppa di roba stipata ovunque, oggetti di ogni genere erano gettati lì, in maniera disordinata, e parevano essere ormai dimenticati da secoli. Vidi Annabel accucciata in un baule di legno, seminascosta da una pesante coperta di lana. Per un secondo mi sembrò di vedere Albus aggirarsi tra quegli oggetti, ma poi mi resi conto che era mio padre. Dietro di lui, Ron ed Hermione. Stavano discutendo con tre ragazzi, uno pallido e mingherlino, gli altri due grossi come armadi. Quello che successe dopo fu incredibilmente veloce, uno dei due armadi evocò l'amortensia e un drago di fuoco divampò dalla sua bacchetta. Vidi mio padre , Ron ed Hermione fuggire via su delle scope, salvare il ragazzo biondo, e uno dei due dinosauri. Quello che aveva evocato il fuoco, e la bambina erano rimasti dentro . Le fiamme divorarono la stanza.
E la scena cambiò ancora. Irene aveva la schiena poggiata ad una parete di legno, le sue dita stringevano convulsivamente i suoi riccioli disordinati. Le sue urla erano strazianti, il volto trasfigurato dal dolore. La stanza fu nuovamente inghiottita dalla verdognola acqua stagnata, e la parete di legno lasciò il posto ad un’enorme distesa fiorita. Questa volta, però, non ero parte dell'arredamento. Era come se fossi nell'aria, come se fossi lo Zefiro che smuoveva quel prato. Viole, rose e margherite, gigli, papaveri e mimose, e innumerevoli altri fiori che non conoscevo, si intrecciavano tra di loro, e si estendevano per kilometri e kilometri, impedivano la vista anche di un solo filo d'erba. Doveva essere un incantesimo, perché non riuscivo ad immaginare un posto al mondo, dove tutta questa varietà floreale potesse convivere con così tanta prosperità . Non percepivo odori, ma immaginari che il profumo dovesse essere inebriante. Da questo turbine di colori, sorgeva timida una minuscola tomba bianca, fatta interamente di marmo. L'iscrizione dorata recitava semplicemente "Annabel 1995 - 1998." Non c'era un cognome, nè una fotografia, e immaginai che non ci fosse neanche un corpo. Fui invasa dalla tristezza.
In piedi, di fronte a quella minuscola tomba, Irene teneva per mano un bambino, dai disordinati riccioli scuri. - Noi la vendicheremo, Alexander. Promettimelo. - fu il sussurro che uscì dalle labbra di Irene. - Te lo prometto, mamma. - rispose il bambino, guardando la tomba di quella sorellina che non aveva mai conosciuto e probabilmente senza capire realmente cosa avesse appena promesso. - La vendicheremo insieme.
Mi parve che i fiori diventassero liquidi, e che un enorme vortice si aprisse in quell'oceano, per inghiottire quello scenario.
Le scene successive si susseguirono velocemente. Vidi Alex amato e torturato dalla sua stessa madre, lo vidi subire ingiustizie e violenze, lo vidi sfiorare la follia, perdere la cognizione di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato. Ciò che vedevo iniziò a farsi sempre più sbiadito, le immagini iniziarono a sembrarmi sfumate e lontane. Avevo smesso di respirare. Quando i polmoni iniziarono a bruciarmi, mi ricordai di avere la faccia immersa nel fango, e lentamente tornai ad essere consapevole di avere un corpo. Quando tirai fuori la faccia da quella bacinella, e mi ritrovai di fronte a venti facce curiose, la consapevolezza di ciò che avevo appena visto mi incatenò alla sedia per qualche secondo.
La voce rauca della Cooman mi chiese - Allora, cara ragazza? Hai avuto le risposte che cercavi ? –
Fu come essere colpita da una secchiata di acqua gelida. Lentamente, annuii. Avevo persino dimenticato di concentrarmi sulle domande, ma ossessionavano la mia mente così tanto, e da così tanto tempo, che le risposte si erano mostrate a me. Ed io che pensavo che Divinazione fosse una materia cretina. Mi passai le mani sul viso, e mi accorsi di avere le guance bagnate. Inizialmente pensai a quella disgustosa sostanza melmosa, ma poi mi resi conto che erano lacrime.
-Professoressa...io... ehm... dovrei andare in bagno - balbettai. Non riconobbi la mia voce, sembrava venire da un luogo lontano, e non uscire dalle mie stesse labbra.
La professoressa Cooman mi guardò con una strana espressione - Va tutto bene, cara? - chiese. Percepivo anche lo sguardo preoccupato di Brianne al mio fianco. Non risposi, e mi alzai velocemente dalla sedia . Dovevo assolutamente dirlo a mio padre. Immediatamente. Il mio stomaco era in preda ad un tornado di emozioni contrastanti. Non ne avevo il controllo. Avevo perso il controllo anche sul mio stesso corpo. Le mie gambe avevano iniziato a correre come dotate di vita propria. Il castello era deserto, poiché tutti gli studenti erano a lezione. Ne fui felice, perchè se qualcuno mi avesse visto, avrebbe sicuramente pensato che ero diventata matta. E forse non avrebbe avuto tutti i torti. Quasi caddi per le scale, e rischiai di inciampare un paio di volte nei miei stessi piedi, mentre praticamente volavo tra i corridoi della scuola. Girai a destra e per poco non andai a sbattere contro il muro. Un secondo prima dell'impatto misi le mani davanti, e mi fermai per prendere fiato. - Lily va tutto bene? - mi chiese una voce alle mie spalle. Sobbalzai, e mi voltai lentamente. Il mio cuore fece un salto, ero terrorizzata dalla idea che fosse....
- Scorpius! Mi hai fatto prendere un colpo!
- Che succede ?
- Ho bisogno di un camino... Alex... devo parlare con mio padre, la Cooman, l'ho visto nella pozzanghera, perché mia madre.... quella bambina.... vuole uccidermi! - balbettai, con il fiato ancora grosso.
- Una bambina vuole ucciderti ? Lily, non ho capito niente. - rispose lui calmo, ma con evidente preoccupazione negli occhi. Mi prese il volto tra le mani, costringendomi a guardarlo. -Ora frena, e spiegami tutto con calma. - disse lui, il suo tono dolce ebbe l'effetto di tranquillizzarmi all'istante.
- È una storia lunga... ma ho bisogno di parlare con mio padre, subito! È la madre di Alex che sta provando ad uccidermi, e Alex la sta aiutando. - risposi. avevo provato a sembrare calma, ma decisamente non ero riuscita nell'intento.
- Ne sei sicura ? - chiese lui. Annuii . - Vieni con me - disse, prendendomi la mano. Io presi in respiro profondo, e mi incamminai al suo fianco. Non facemmo neanche due passi, però. Scorpis cadde a terra, disteso sulla pancia. Era svenuto. Avevo voglia di urlare, ma non ci riuscii. Fui tentata di accovacciarmi al suo fianco, ma il mio buon senso prese il sopravvento. Afferrai la bacchetta e mi voltai, ma il corridoio era ancora deserto. Con la bacchetta ancora puntata verso il nulla, mi guardai intorno, ma non vidi nessuno. Sentivo il cuore martellarmi nel petto. Presi un respiro profondo. - Stupeficium - urlò una voce dal nulla. Fu come se fossi stata schiaffeggiata dalla mano di un gigante. Fui scaraventata lontano, poi sentii la dura pietra colpirmi la schiena. Infine un dolore lancinante alla nuca.
Poi più nulla.
 
 
Chiodino: Lo so, lo so che avevo promesso che avrei aggiornato la settimana scorsa.
Purtroppo sono stata rapita dai miei genitori, e portata in montagna. Ma non temete, sono riuscita a scappare una settimana prima del tempo!
Comunque, visto che ero in esilio e priva di computer, ho scritto questo capitolo sul tablet di mia sorella. L’autocorrect si divertiva a prendermi in giro, era convinto che Scorpius si chiamasse Scolpito, che la Cooman fosse Colma (di cosa, poi?) , che Ginny fosse Gianna, e che lo Stupeficium fosse Stupito, ed una valanga di altre cose che neanche mi ricordo.
Sono abbastanza sicura di aver corretto tutto, e se qualcosa mi è sfuggito date la colpa alla mia beta, che fa solo finta di correggermi i capitoli. (t.v.b.).
Comunque, non vi ringrazierò mai abbastanza per tutto il sostegno e l’incoraggiamento che mi state dando, sul serio. Quindi grazie ancora.
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto!
Un abbraccio fortissimo! 
   
 
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