I personaggi non mi appartengono e questa storia è solo frutto della mia immaginazione e non ha fini di lucro.
Sguardi
Da
quando è finita la battaglia sulla
luna, Marie si comporta in modo strano. Non ne capisco il motivo, in
fondo,
dovrebbe essere felice… Eppure sorride meno di prima e
sembra quasi spenta. E’
dall’altra sera che evita di guardarmi direttamente negli
occhi, sicuramente è
colpa mia. Con le persone sono sempre stato un disastro e con le donne
in
particolare. Forse dovrei chiedere consiglio a Spirit. No, è
sicuramente
qualcosa che ho fatto o detto, deve averla offesa in qualche modo.
Bravo Stein,
sei riuscito a far star male perfino Marie, l’unica che non
si è mai lamentata
del dover convivere con te, decisione che… Convivere con te?
Convivere,
convivere… Ora capisco. E’ per questo che mi
evita. L’animo dolce e gentile di
Marie è in contrapposizione con il suo desiderio di
andarsene e non ha il
coraggio di dirmelo…
Marie
è in cucina a preparare la cena. Sembra molto concentrata su
un pensiero, tanto
da tagliare le verdure senza neanche guardare dove poggia la lama
affilata del
coltello da laboratorio. Mi sono rifiutato di comprare dei veri
coltelli da
cucina, così lei si è adattata ai miei strumenti.
Non si è accorta che la sto
guardando dalla soglia della porta, questo è strano, di
solito percepisce i
miei movimenti all’istante. Ah, si è tagliata il
dito…
-
Ferma, prima bisogna disinfettarlo… - affermo entrando nella
stanza. Lei alza
gli occhi, sembra sorpresa di vedermi.
-
Stein… pensavo che stessi dormendo. In fondo oggi
è solo il secondo giorno dopo
la battaglia e Kid ci ha detto di prenderci tutti i giorni che volevamo
per
riposarci. – ancora abbassa lo sguardo. Perché?
-
Non riuscivo a dormire e poi, secondo il tuo ragionamento, allora tu
non
dovresti muovere un solo dito. E forse sarebbe meglio visto i
risultati… -
aggiungo ironico alludendo al sangue che sta gocciolando sulla verdura.
Marie
lo scosta velocemente, arrossendo per la vergogna.
-
Oddio, scusami Stein! Non… non me n’ero
accorta… - esclama dispiaciuta e
imbarazzata.
I
suoi occhi sembrano ancora più luminosi con le gote rosse.
Mi
avvicino a lei e le prendo la mano ferita.
-
Vieni, ci penso io. – la invito portandola
nell’altra stanza, ma lei si scosta.
-
Stein, non è necessario, davvero… Tu sei
piuttosto malridotto. Ancora non ti
sei cambiato le fasciature e non hai nemmeno pulito le ferite, dovresti
farlo,
potrebbero fare infezione.
Sorrido
leggermente. Questa donna è incredibile, pensa sempre prima
agli altri che a se
stessa.
-
Hai ragione, ma ero troppo stanco per pensarci e poi… con
quel taglio mi fai
venire voglia di vivisezionarti…
Marie
spalanca gli occhi e arrossisce ancora di più. Non capisco
se per irritazione o
per il tono che ho usato. Era chiaro che alludessi ad altro, ma forse
lei non
vuole neanche considerare l’idea che uno come me possa
provare altri istinti
oltre al sadismo e alla fredda razionalità della scienza.
Beh, forse non
proprio così razionale, la mia.
-
Non ti preoccupare Stein, adesso metto un cerotto e poi mangiamo.
Piuttosto… preferisci
aspettare o darti una ripulita prima di cena?
Scuoto
la testa.
-
Dopo, sarà un lavoro lungo, credo che si staccheranno molte
croste. – affermo
divertito. Potrei provare a sperimentare una nuova mistura…
-
Se dici queste cose mi passerà la fame…- mi
lancia un’occhiata fintamente
ostile e poi sorride. Ora sembra di nuovo lei.
-o-
Da quando è finita
la battaglia sulla luna
Stein si comporta in modo strano. Non è diverso dal dottore
che ha combattuto
su due fronti per tutta la durata della caccia al kishin. La pazzia
dentro se
stesso lo logorava e le battaglie esterno lo frantumavano, ma lui
è rimasto in
piedi, non perdendo di vista l’obbiettivo e fidandosi dei
suoi compagni della
Shibusen. E di me.Lo ammiro molto per tutto quello che ha fatto,
tuttavia presto
me ne dovrò andare. Lui non ha più bisogno di me,
non gli servo più. Ora che il
kishin è stato sconfitto l’onda di pazzia
è scomparsa e lui non ha più
difficoltà a mantenere la lucidità dentro la sua
testa, anzi, non ci deve
nemmeno pensare. Sorride molto più spesso ora. Sono felice
per lui, ha trovato
la sua serenità. Non posso pretendere che mi tenga ancora in
questa casa, gli
sarei solo di disturbo. Stein è l’unico uomo che
non potrà mai amarmi e io mi
sono innamorata proprio di lui. E’ solo una sofferenza stare
qui, fingendo di
essere solo un’amica. Lui è sempre così
gentile con me, non se ne rende conto
che il suo comportamento potrebbe essere frainteso.
-
Ti piace? Ci ho messo un pizzico di noce moscata, per renderlo
più saporito. –
chiedo sorridendo.
Lui
annuisce, ma non sembra davvero ascoltare quello che dico. Ecco, lo sto
annoiando. Devo parlare di qualcosa che risvegli la sua
curiosità.
-
Sai, dicono che in Russia abbiano scoperto un modo per impedire che le
armi si
scheggino anche ad elevate temperature sotto zero… -
asserisco con non curanza,
scrutandolo di sottecchi.
Lui
sorride divertito, guardandomi direttamente negli occhi.
-
Marie, non devi per forza parlare di argomenti che non ti interessano
solo
perché piacciono a me. Percepisco che la tua anima
è inquieta, ma non capisco
cosa scateni questa tua agitazione. Forse…
c’è qualcosa che devi dirmi?
Per
poco non faccio cadere la forchetta ed il boccone di carne mi va di
traverso.
Bevo un sorso d’acqua, riprendendo il controllo in tempo per
vedere Stein che
mi guarda con un’espressione preoccupata, ma davvero buffa.
Mi viene da ridere,
ma mi trattengo per non offenderlo.
-
Tutto a posto? – mi chiede, ancora perplesso.
Annuisco.
Forse dovrei dirglielo ora… sì, ora o mai
più.
-
Stein… in effetti c’è qualcosa che
dovrei dirti. Stavo pensando… adesso che la
battaglia è finita, io non ho più il compito di
impedire che la pazzia ti
soprafagga, quindi… me ne devo andare… giusto?
– aggiungo all’ultimo,
mordendomi la lingua per questa debolezza. Ancora spero che lui dica di
no.
Lui
stringe leggermente la presa sulle posate, ma la sua espressione rimane
impassibile.
-
Sì… certo, ovviamente. – conferma poi
con tono neutro.
Continuiamo
a mangiare in silenzio, facendo qualche commento di poca importanza
ogni tanto,
per smorzare la tensione che si è venuta a creare
all’improvviso. Ma forse è
solo una mia impressione, forse sono solo io a essere tesa, nervosa con
me
stessa per essere così delusa dalla sua risposta.
-
Credo che andrò a farmi un bagno e cambiarmi le fasciature.
– afferma alzandosi
da tavola e portando i suoi piatti verso il lavandino.
-
Va bene. – gli sorrido, cercando di apparire tranquilla.
-o-
Cosa
ti aspettavi, Stein? In fondo lo sapevi che alla fine te lo avrebbe
detto, che
alla fine anche lei ti avrebbe lasciato. Chiunque è
preferibile a te, un
dottore pazzo rinchiuso in un laboratorio decadente. Spiritha preferito
sua
moglie, anche se era meno capace, piuttosto che rimanere con te e ora
anche
Marie se ne andrà. E’ tutto come al solito.
E’ giusto così. E allora perché mi
sento così triste e vuoto? Forse avrei preferito vederla
almeno un po’
dispiaciuta… Non importa. Ora devi pensare a medicarti
queste ferite.
Dei
tocchi leggeri alla porta. Deve essere per forza Marie, in casa non
c’è nessun
altro oltre a noi due.
-
Stein? Posso entrare? – infatti.
Mi
rimetto velocemente i pantaloni senza neanche abbottonarli del tutto e
spengo
l’acqua calda.
-
Sì, entra pure.
La
porta si apre lentamente e la figura sottile di Marie entra titubante
nella
stanza. Quando il suo sguardo si posa sul mio petto spalanca gli occhi.
-
Che hai fatto? Sei pieno di sangue! – esclama preoccupata
raggiungendomi
all’istante.
-
Le garze si erano attaccate alle ferite, così per toglierle
ho dovuto
strapparle. – spiego in modo conciso. Ha un profumo davvero
buono, a questa
distanza ravvicinata posso sentirlo.
Sembra
non saper dove posare lo sguardo, il suo occhio passa da una ferita
all’altra,
preoccupato. Poi mi guarda risoluta.
-
Avresti potuto anche chiamarmi, ti avrei aiutato! Perché non
l’hai fatto? –
chiede in modo sostenuto, con una nota di risentimento. Si è
davvero offesa
perché non ho chiesto il suo aiuto?
-
Ho pensato di dovermela cavare da solo. Devo riabituarmi a non averti
intorno,
ora che te ne vai. – affermo avvicinando il mio viso al suo
per studiare meglio
la sua reazione.
Dischiude
leggermente le labbra, sembra non saper cosa dire. Un velo passa sul
suo occhio
e improvvisamente perde tutta la determinazione che l’aveva
animata fino a un
secondo prima. Abbassa lo sguardo sulle mie labbra vicine e il mio
cuore,
inconsapevolmente, accelera, e poi lo distoglie, allontanandosi di un
passo.
-
Hai ragione, ora che me ne vado sarai di nuovo solo, ma tu non hai
bisogno di
un’arma, vero? – aggiunge con un sorriso
sarcastico, lanciandomi uno sguardo
malinconico.
E’
questo che pensa? Che lei mi sia stata utile solo come arma?
Mi
avvicino di nuovo a lei.
-
No, non ho bisogno di un’arma.
Però
ho bisogno di te.
-o-
Sono confusa.
Stein si sa comportando in modo
diverso. Perché si avvicina così tanto? Mi mette
in soggezione, non so come
interpretare ciò che dice. Sembra che affermi una cosa, ma
ne intenda un’altra.
E ora? Perché quell’espressione così
seria? Il suo corpo pieno di cicatrici e
cuciture è davvero sconcertante. Vorrei scoprirne la storia
di ognuna… Marie,
smettila di fare questi pensieri stupidi e sbrigati a fare quello per
cui sei
venuta.
Il
suo viso è di nuovo così vicino, posso sentire il
suo respiro sulla punta del
naso. La cosa mi fa sorridere.
-
Ero venuta per portarti delle bende nuove. – gli dico,
tirando fuori dei rotoli
di garze dalle tasche.
Stein
le prende e nel farlo le nostre dita si sfiorano. Arrossisco, mentre
lui si
volta quasi subito. Probabilmente il contatto lo ha infastidito.
-
Bene, allora io vado a finire di pulire la cucina. – affermo
voltandomi e
abbassando la maniglia.
-
Aspetta. – l’ha pronunciato con un po’
troppa enfasi. Mi giro di nuovo verso di
lui, ma è ancora girato, non posso vederlo in viso.
-
Cosa c’è, Stein? – chiedo curiosa.
-
Non è che potresti aiutarmi con queste ferite? Da solo non
penso di farcela. –
il suo tono è tra l’esitante e il rassegnato.
Non
posso fare a meno di sorridere ancora. Mi avvicino a lui, prendendo del
cotone
e imbevendolo nell’alcool per disinfettare e ripulire tutto
quanto.
Lui
si gira proprio prima che io appoggi il batuffolo sul taglio che ha
sulla
spalla.
-
Dovresti iniziare dal torace, è messo peggio. –
dichiara ancora serissimo. Io
lo guardo per capire se stia scherzando o meno.
-
Ma davanti ci arrivi anche tu, è sulla schiena che non ci
vedi. Non ne hai
bisogno. – replico non capendo il perché di quella
richiesta.
Lui
abbozza un mezzo sorriso.
-
Sì che ne ho bisogno, invece.
Rimango
per alcuni secondi immobile, basita, ma poi capisco. Visto che prima mi
sono
arrabbiata perché aveva fatto tutto da solo, adesso chiede
il mio aiuto anche
dove non serve. E’ a me che serve infatti.
Sorrido,
riconoscente.
-
Va bene, stai fermo, brucerà un po’.
-o-
Il
suo tocco è così preciso e delicato. Sarebbe
perfetta come assistente di
laboratorio. Non immagino neanche cosa sarebbe capace di fare con in
mano un
bisturi. Vorrei tanto stenderla sul tavolo degli esperimenti…
Non
mi importa cosa potrebbe pensare, non mi importa se poi non mi
vorrà più
rivedere, devo dirle quello che penso. No, sarebbe un errore. Cadrei di
nuovo
nella solitudine totale, lo sai. Non puosso farlo. Forse
però… no no, non va
bene. Non posso abbracciarla senza un motivo ragionevole. Cosa devo
fare? E’
così vicina… forse, se le accarezzo la
mano… No, perché mai dovrebbe lasciarsi
toccare da un pazzo che afferma sempre di voler dissezionare la gente?
Perché
mai dovrebbe trovare attraente un corpo marchiato come il mio? Un uomo
con una
vite in testa, un esaltato, un visionario senza speranza. Basta. Tutte
queste
insicurezze non sono da me. Non sono mai stato insicuro in vita mia.
Lei è una
debolezza.
Ma
è una debolezza che mi fa stare così
bene…
-o-
Devo restare calma e pulirgli
le ferite senza
pensare a nient’altro che a questo. E domani
inizierò a cercarmi un
appartamento, così da potermene andare il prima possibile.
La situazione per me
sta diventando insostenibile.
-
Stein? Va bene se domani mi assento per qualche ora? Volevo iniziare a
cercare
un posto dove trasferirmi. – chiedo tranquilla, avvolgendo il
torace con una
garza pulita.
Strano,
non risponde. Sembra immerso nei suoi pensieri, forse non mi ha nemmeno
ascoltata. Quanto mi piacerebbe scoprire cosa passa per quella mente
geniale…
Mi scappa un sospiro rassegnato e lo sento irrigidirsi. Mi blocco,
guardandolo
perplessa.
-
Ti ho fatto male? Scusa, cercherò di fare più
piano… - mi scuso dispiaciuta,
riprendendo il lavoro.
Lui
abbassa la testa.
-
Non voglio che tu te ne vada. – emette un sussurro talmente
flebile che quasi
fatico a sentirlo. Il mio cuore perde un battito, non sono sicura di
quello che
ho sentito.
-
Cosa? – chiedo senza nascondere l’ansia che
improvvisamente schiaccia il mio
petto in una morsa metallica.
Lui
solleva gli occhi. Sembra triste. Si discosta leggermente, mantenendo
lo
sguardo fisso verso di sé, stringendo la presa sul bordo
della vasca sul quale
era seduto.
-
Non voglio che tu te ne vada. – ripete, questa volta
scandendo bene le parole.
Non
so cosa dire. Perché? Lui vuole che io resti, che io resti
qui, in questa casa,
con lui. Allora significa che non gli do fastidio, che non gli sono di
peso?
-
Stein, io… - provo a parlare, ma lui mi interrompe, forse
senza neanche
rendersene conto.
-
Sì, lo so che ora che il kishin è stato sconfitto
non sei più costretta ad
occuparti di me, so che non hai scelto tu di stare con me,
perciò capisco che
te ne voglia andare, però non posso fare a meno di pensare
che non voglio che
tu te ne vada… Non capisco questa sensazione, è
una cosa nuova… so che non era
in programma.
Sorrido,
improvvisamente mi sento incredibilmente leggera. Allora è
così che stanno le
cose? Il suo comportamento strano era dovuto a questo? Quella
sensazione che
non era in programma?
Lascio
cadere i batuffoli di cotone sul pavimento e, esitando solo un attimo,
appoggio
entrambe le mani sul suo petto nudo. Il mio cuore batte così
forte che non
riesco a percepire il suo. Lo guardo seria, portando il mio viso alla
stessa
altezza del suo, che rimane immobile. Nessuna reazione.
Però, non distoglie
nemmeno lo sguardo, questo è un buon segno.
-
Perché non vuoi che io me ne vada? Cosa pensi di me, Stein?
– chiedo in modo
pacato. Voglie capire il tipo di sensazione strana di cui parla
è anche la mia.
E lui forse non può saperne il nome perché non
l’ha mai provata prima.
-
Penso che tu sia un’arma particolarmente adatta a me,
perché con il tuo potere
guaritore puoi tenermi sotto controllo. Penso che tu sia stata fin
troppo
paziente e gentile con me, ma lo sei con tutti. Sorridi molto, questo
mi piace.
E mi piace il tuo profumo.
Sento
le mie guance scottare leggermente, probabilmente sono arrossita. Tutte
le cose
che ha detto non hanno molto a che fare con l’amore, le
avrebbe potute pensare
chiunque.
Allontano
le mani dal suo petto, ma lui con uno scatto me le blocca.
-
No, questo… mi piace anche questo. Tu così
vicina… è bello. – afferma
abbozzando un sorriso. Sorrido a mia volta, ma poi torno seria. Ha
detto che è
bello?
Lentamente
faccio scorrere le dita dietro il collo, accarezzandogli le clavicole e
intrecciando le dita con i suoi capelli. Stein si lascia andare a un
sospiro,
che rimane sospeso tra i nostri visi vicini. Sorrido flebilmente,
avvicinando
il mio viso al suo e sfiorandogli appena le labbra con le
mie…
-o-
Avvicina
lentamente il suo viso al mio e mi sfiora le labbra. Una scossa
improvvisa mi
pervade, una sensazione nuova. Ancora. Non so cosa sta succedendo, mi
sento
agitato, il mio cuore batte veloce, ma non riesco a muovermi. Lei sa
cosa sta
facendo e sono sempre stato bravo ad imparare, quindi non mi resta che
osservare.
-
Credo di essermi innamorata di te… - sussurra parlando sulle
mie labbra,
lambendole ad ogni sillaba.
Non
so quale parte di me mi spinge a farlo, ma mi sento così
accaldato, un istinto
eccitante mi ha pervaso quasi del tutto, così non posso fare
a meno che
spingere ancora un po’ verso di lei, facendo aderire le
nostre labbra.
Lei
sembra sorpresa, ma poi chiude l’unico occhio non coperto
dalla benda e si
stringe di più a me, senza interrompere il contatto e
muovendo le sue labbra
sulle mie.
Penso
di non essermi mai sentito più indifeso in vita mia. La sua
lingua preme per
avere accesso alla mia bocca, così dischiudo leggermente le
labbra. Ma quando
la sua lingua accarezza la mia tremo, chiudendo gli occhi. E’
questo che lei sta
provando?
Quando
ci scostiamo arrossisce e abbassa lo sguardo, sorridendo appena.
-
Questo sì che è interessante… -
commento fissandola affascinato. Mi è
improvvisamente venuta un’idea.
Lei
solleva lo sguardo, incuriosita.
-
Che cosa?
Sorrido,
allungando una mano e accarezzandole il viso.
-
Vorresti aiutarmi con degli esperimenti? Visto che resterai, potresti
diventare
la mia assistente.
Lei
mi guarda allibita. Forse si aspettava un’altra affermazione.
-
Voglio misurare fino a che livello di resistenza può
arrivare il corpo umano durante
il rapporto.
Marie
diventa completamente rossa e incrocia le braccia al petto. Sembra
risentita.
-
Io ti dico che sono innamorata di te e tu mi parli di esperimenti
sessuali?
Stein, sei un pervertito e un cafone!
Rido
leggermente, alzandomi e avvicinandomi a lei.
-
Forse sono un pervertito, è vero, però questo
dovrebbe farti piacere, giusto?
La
vedo arrossire ancora di più.
-
In ogni caso seguimi, ti faccio stendere sul tavolo.
-
Ma… non ti sembra di correre un po’ troppo?
– boccheggia camminandomi dietro,
ma poi si blocca di colpo.
-
Che c’è? – chiedo confuso.
-
Chi ti dice che io rimanga? Anche se sono innamorata di te, questo non
vuol
dire che puoi dare per scontato che non vada a vivere in un altro
appartamento
e che mi trovi un altro meinster.
Mi
riavvicino a lei, prendendole il viso fra le mani, delicatamente.
-
Ma se io ti chiedessi di non farlo, tu lo faresti comunque? –
chiedo serio.
Lei
abbassa lo sguardo ed esita.
-
No, non lo farei. – dichiara poi decisa.
Ora
stiamo sorridendo entrambi.
Non sapevo se mettere OOC o meno. Alla fine ho deciso di non farlo, perché in fondo i due stanno insieme e aspettano un figlio, quindi...
In ogni
caso spero vi sia piaciuta, mi piacerebbe saperlo anche con due righe
di recensione. :)