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Autore: Follow The Sun    26/08/2014    2 recensioni
Praticamente una storia in cui non accade nulla di speciale, ma pur sempre frutto della mia immaginazione.
[DISPERATO BISOGNO DI CORREZIONE]
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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One direction and two possibilities. 
Capitolo 13.


I sogni.

Che cosa sono i sogni?

Molto spesso mi sono chiesta che cosa siano questi sogni.

Potrebbero essere solo degli ologrammi formatosi nella nostra testa, oppure qualcosa che desideriamo davvero, con tutta l'anima.

Il significato dei sogni, ci incuriosisce più delle cose che vediamo da svegli.

Che poi, qual'è il significato dei sogni?

Forse la nostra mente occulta vuole farci capire qualcosa, il nostro io interiore ha bisogno di liberare i nostri ideali, i nostri segreti, ciò che vorremmo davvero che diventasse realtà.
Che gioco di parole.

Sognare.

Sognare è rischioso perché ci illudiamo di poter controllare i sogni; tuttavia, per la nostra anima sognare è assolutamente innocuo.


Mi svegliai di colpo, guardai prima a destra, poi a sinistra.
Notai vicino al mio lettino, delle stampelle grigie, spente, completamente nuove.

Probabilmente erano per me, date le mie condizioni, non sarei stata capace di camminare da sola.
Mi misi lentamente seduta sul lettino, tanto da toccare a malapena il pavimento con le punte dei piedi.
Rabbrividii al tocco di quella superficie fredda e liscia.
Tutti mi avevano lasciata sola, di nuovo.

Il caldo cominciava a farsi sentire in quel mese di marzo, non conveniva più andare in giro con il maglione di lana, forse sarà per questo, che decisi di uscire sul piccolo terrazzo che dava la bellissima visione completa della Luna, c'era la luna piena, potevo vederla anche stando lì seduta.
Era così bella.

La grande finestra era socchiusa, le leggere tende bianche ondeggiavano al soffiare del venticello incontrollabile di quel mese definito "pazzerello".

Mi alzai in piedi barcollando, presi al volo le stampelle abbandonate al freddo metallo in fondo al letto e feci qualche passo.
In fondo, non sembrava poi così difficile camminare con quei pezzi di plastica.
Erano di plastica? Boh, forse sbaglio.

Rabbrividii leggermente percependo il contatto del vento fresco sulla mia pelle scaldata dalle mie vesti ancora troppo invernali.

Mi fermai a pochi centimetri dalla porta-finestra allungando il braccio verso di essa.
Appoggiai il palmo della mia mano sul pomello color bronzo e tirai lentamente.

Avanzai con cautela verso la ringhiera di cemento.
Il panorama era fantastico, niente da dire, tutto dannatamente perfetto, ma lo sarebbe stato ancora di più con qualcuno che mi tenesse compagnia.

-ehi- 

Sobbalzai al suono di quella voce leggermente rauca e soave allo stesso tempo.

-che ci fai tu qui?- domandai al moro girandomi di scatto.
Lui in risposta si fronteggiò a me, facendomi sentire ancor più bassa ed incapace di reagire.
-non mi è mai piaciuto il tuo modo di metterti in concorrenza- disse spavaldo sistemandosi il ciuffo.
-buon per te- risposi voltando la testa verso il panorama alla mia destra.

Lui indietreggiò di qualche passo, permettendomi di avanzare ancora di più verso il limite di quel balconcino malinconico e triste, ma molto romantico allo stesso tempo.
Potevo notare dell'edera arrampicarsi su per il muro e abbracciare quasi violentemente, come se non lo volesse lasciar andare per nessun motivo, quel povero balconcino innocuo.
Sfiorai con il polpastrello dell'indice della mano destra la superficie liscia e dura di una delle foglie di edera verde con delle leggere sfumature giallastre.

-qui la notte è buia, e ci sei soltanto tu- ammisi percorrendo ogni singolo millimetro di una foglia di edera con il dito.
-perché, detto francamente, non si può dimenticare- disse.

Mi voltai verso di lui e notai che stava osservando la Luna, se non le stelle, con i suoi occhi scuri e pieni di malinconia. 
Glielo si leggeva negli occhi, gli mancava una persona.

-niente si dimentica, per questo tutto fa così male- dissi affondando i miei occhi nei suoi.
Anche lui mi osservava, voleva leggere ciò che provavo attraverso i miei occhi, idiota, in quel momento avrei solo sperato che se ne andasse.

-sai cosa c'è?- chiese avvicinandosi ed estraendo una sigaretta dalla tasca destra dei suoi jeans.
-cosa?- 
-stimo chi non è mai riuscito a trovare qualcuno da amare- disse mettendomi una mano sulla spalla.
Quel contatto mi dava parecchio fastidio, per un attimo, pensai che volesse farmi solo diventare isterica come solo lui sa fare, ma poi, mi strinse fra le sue possenti braccia.
Mi sentii avvampare, lui era così freddo, come il ghiaccio, come l'inverno, come la Luna quando non è illuminata dal Sole, come la notte.

In fondo, però, quel contatto era piacevole, era da così tanto tempo che non ricevevo un abbraccio da Zayn, sembrava di ritornare a qualche anno fa, quando ci abbracciavamo ogni due secondi, solo perché io ero la principessa degli unicorni. Che bei tempi.

-visto che alla fine non sei così tanto irritabile- disse allontanandosi da me è sorridendo amichevolmente, beh, amichevolmente, si fa per dire.
Aveva lo strano vizio di sorridere alzando solo un lato della bocca, non credo abbia mai sorriso normalmente, o almeno, non lo ha mai fatto in mia presenza.

Scossi la testa abbastanza contrariata, non avevo intenzione di dargli ragione, d'altra parte, non avevo niente da condividere con lui.

Alzai gli occhi al cielo.

Il cielo.

Il cielo notturno.

Il cielo notturno pieno di stelle.

Quanto amavo le stelle, fin da bambina, mi ricordo, guardavo le stelle con Harry e Louis.
Ci mettevamo sempre in soffitta, e, di nascosto, ci arrampicavamo fino ad arrivare sul tetto.
Ricordo anche che non ero mai riuscita ad insegnare ad Harry a riconoscere le costellazioni più semplici come quella del "Grande Carro" e del "Piccolo Carro".
Però, ci soffermavano sempre su una stella in particolare, la si poteva notare sempre perché coincideva perfettamente con un disegno decorativo sul vetro della finestrella di quella soffitta polverosa.
Rappresentava un cuore, che al suo interno rinchiudeva un altro cuore più piccolo e più chiaro, e, perfettamente al centro del cuore più piccolo, c'era lei, la nostra "Star".

Louis aveva detto che ogni volta che mi sarei sentita sola, avrei dovuto guardare quella stella e pensare che io non sono sola, e che ci sono tante persone pronte a starmi vicino. Che dolce.

-ti piacciono le stelle?- chiese Zayn espirando del fumo dalla bocca.
-sì, molto- risposi sicura, certa di quello in cui stavo andando incontro.
Sapevo che dopo quella conversazione lui avrebbe cominciato a parlarmi, ad essere più amichevole.
Ma io non lo volevo.
Preferivo essere una conoscente, una di quelle persone che descrivi come "so chi è ma non la conosco".
Ero a conoscenza del fatto, che se lui si fosse messo di nuovo con la sua ex, ogni nostro piccolo passo verso la vera e propria "amicizia", sarebbe stato inutile, nullo, senza senso.

Posai gli occhi di nuovo verso la mia stella porta fortuna, una delle stelle più belle, una delle più brillanti.
A volte, mi chiedevo se sarebbe brillata per sempre.
Era un po' come me, sempre brillante, felice, a volte anche un po' lunatica, ma così "unica nel suo genere" o come diceva Louis.

-mi piace osservare il cielo notturno- disse calmo, appoggiandosi con i gomiti sulla ringhiera di cemento.

Non risposi.
Perché dovevamo mandare avanti quella conversazione?
Lo ammetto, mi sarebbe piaciuto essere di nuovo amica sua, okay, ma ci sarebbe sempre stato qualcosa di sbagliato e se non lo era in me, lo era in lui, se non nella sua ex, Perrie Edwards. 

-io vado a dormire- dissi il più distante possibile.
Misi il turbo con le stampelle, e, il più velocemente possibile raggiunsi il lettino bianco.

Freddo.
Era tutto ciò che sentivo.

-posso farti compagnia ancora per un po'?- chiese leggermente titubante.
-come vuoi- dissi rigirandomi nel letto.

Lui, si mise seduto alla mia destra, potevo intravedere attraverso i suoi jeans lo schermo del suo cellulare illuminarsi di tanto in tanto nell'arrivo di messaggi insistenti, soffocanti.

Prese con violenza l'apparecchio elettronico, lo spense e lo lanciò letteralmente sul tavolino alla mia sinistra.
Purtroppo, la mira di Malik, non era tra le migliori, infatti, il cellulare non finì proprio sul tavolino, ma per terra, sotto di esso.

-oh, fanculo- lo sentii borbottare.
-calmati Zayn, dovresti dormire- 
La voce dalla mia bocca uscì il più amichevole possibile, forse era effetto dei pensieri incomprensibili della notte, perché si sa, di sera, se non di notte, i pensieri si fanno più intensi e profondi, si diventa moralmente più deboli e si potrebbe fare amicizia anche con un camionista orribilmente sudato.
Però, se ci rifletto, era da molto tempo che non lo chiamavo per nome, sembrava strano... Zayn

Un po' mi era mancato.

Lo sentii sospirare profondamente.
Dopodiché si abbassò con testa e sembrava che si stesse quasi togliendo le scarpe.
No, davvero, si era tolto le scarpe.

Le sue gambe occuparono il lettino insieme alle mie, però, non osavano sfiorarsi, erano unite, come le mie, distanti da ogni contatto.

Mi avvicinai ancor di più al bordo del letto, tanto per offrirgli la possibilità di avere più spazio.
Ma perché lo stavo facendo?

Appoggiò la testa sul cuscino, potevo sentire il suo odore di tabacco e menta unito al profumo di shampoo dei suoi capelli che sembravano sempre ben curati e stranamente all'insù.

-ti sto dando fastidio?- chiese, sempre titubante.
-no, figurati- risposi con un filo di voce impastata dalla stanchezza infinita.

Ero davvero molto stanca, probabilmente non mi sarei neanche spiegata, al mio risveglio, il perché di tutti quei gesti amichevoli.

Percepii il suo tocco delicato ma allo stesso tempo possessivo sfiorarmi i capelli.
Il letto si mosse leggermente.
Le sue labbra premerono delicatamente sulla mia fronte.
Restai non curante di tutto e mi riaddormentai.

Buona notte Zayn, amico mio.


Niall's pov.

-merda- sussurrai non appena alzai leggermente il busto per mettermi seduto.

Il taglio faceva ancora più male, avevo fame, e il mio stomaco brontolava da più di mezz'ora.

Magari anche Sophie era sveglia e aveva fame come me.
Chissà.

Provai per l'ennesima volta ad alzarmi dal letto, inutilmente.

Provai, provai, e provai.
Era tutto inutile, il torace bruciava così tanto.
Peggio di quando mangiavo super piccante da Nando's.

Però, mi venne un'idea.
Avrei potuto chiamare l'infermiera, così, mi avrebbe aiutato ad alzarmi.
Ma non era l'idea giusta.
Se avessi chiamato l'infermiera mi avrebbe tenuto d'occhio tutto il tempo, e non sarei potuto andare da Lei .

Con uno scatto, quasi improvviso e non programmato, mi alzai dal letto, provocando in me imprecazioni troppo "volgari" per essere dette in questo contesto. 

Notai una macchiolina farsi largo sulla superficie esterna della mia benda.
Era tipo "arrivo io per primo, nessuno potrà fermarmi" e segue una risata malefica.
Sì, sto parlando del sangue.

Non potevo di certo passeggiare per il corridoio a petto nudo, e tutto ciò che avevo era un malinconico e peloso maglione beige.
Era uno di quei maglioni che provocano un intenso prurito tanto che sembra che un gruppo di porcospini ti stia "accarezzando" il corpo.
Lo misi comunque, non avevo scelta.

Presi il cellulare quasi morto dato che aveva la batteria al 12% e me lo misi in tasca.
Notai che sul tavolino c'erano delle monetine, perfetto, non dovevo neanche diventare pazzo per cercare i soldi per il mio cibo.

Ricordare: Niall Horan quando ha fame diventa molto pericoloso.

Mi avvicinai allo stipite della porta, essa era chiusa, per fortuna.
La aprii lentamente e mi guardai intorno, non c'era nessuno, via libera.

Feci alcuni passi verso la parte est dell'ospedale.
Ormai conoscevo quei corridoi a memoria, sulla parete della mia stanza c'era una piantina dell'intero edificio, e dato che non potevo alzarmi dal letto, dovevo per forza fare qualcosa che non consisteva nel smanettare al cellulare o cantare a squarciagola le canzoni che sentivo provenire dalla stanza dietro alla mia.
E quella cosa era memorizzare la piantina dell'ospedale.

Mentre attraversavo il corridoio che mi separava da quello di Sophie notai delle macchinette.
-evviva- sussurrai prendendo alcune monetine.
-un dollaro per 'sta roba?- pensai facendo una faccia strana che subito notai nel riflesso del vetro della macchinetta leggermente illuminata.
Presi dell'acqua, un the' freddo e alcune merendine ipercaloriche che adoravo.

Ed eccola lì, stanza 108. 
Sembrava quasi che non ci fosse dentro nessuno.
Appoggiai il palmo della mano sul pomello leggermente consumato.
Aprii lentamente per non fare troppo rumore.
Appena misi piedi nella stanza la mia espressione si ribaltò del tutto.
Mi venne in mente solo una cosa da fare, scaraventare quell'essere scimmiesco giù dal letto su cui solo io potevo stare.





Salveeee!
Ed eccomi qua, ho cercato di fare il più presto possibile :3
Come potrete vedere, la parte iniziale è molto sentimentale, scrivere la notte fa questo effetto...
Comunque, in questo capitolo abbiamo una specie di riappacificazione (si scrive così?) tra Sophie e Zayn.
Finalmente.
Immaginatevi la faccia di Niall mentre vede la scena dei due nel letto...
No, non stavano facendo niente di particolare, solo dormendo, tranquille.
Possiamo chiamarli i Zophie? 

Domandaaaaaaaaaa.

Per quale coppia tifate di più in questa storia?
So che di coppie ancora non ce ne sono, ma, i personaggi sono tanti ;)

Quindi boh, fatemi sapere.
Un "grazie di cuore" a quelle che recensiscono sempre e anche a chi segue la storia. 

Io mi dileguo.
A presto,
-ValeLoka00

P.s.: scusate per eventuali errori, se non vi è di disturbo, ditemi nelle recensioni se c'è qualcosa di sbagliato, così correggo subito, grazie ancora ;)
  
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