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Autore: emmevic    26/08/2014    2 recensioni
Cit/: Dan, mentre Tsunade ha le mani nel suo torace nel tentativo di bloccare l'emorragia, le promette di non morire, di non esalare l'ultimo respiro. Non lì, non ancora: è troppo presto per smettere di vivere, dice, cercando di convincersi a sua volta.
[ Dan/Tsunade, Jiraiya/Tsunade, introspettivo ― Raccolta #6 capitoli ]
Prima classificata al contest Tre è il numero perfetto! indetto da Ayumu7 su EFP
♣ Premio miglior personaggio femminile + Premio della Giuria
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dan Kato, Jiraya, Tsunade
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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3.1 Per quanto assurdo possa essere, Tsunade non è affatto atterrita dall'idea di essere in punto di morte. Anzi, è quasi egoisticamente contenta di poter finalmente mettere la parola fine alla propria vita.
Non la spaventa la consapevolezza che fra appena pochi minuti il suo cuore smetterà di battere e i polmoni di raccogliere aria. È la vita, pensa. Si nasce, si cresce ― tranne Nawaki, lui non ne ha mai avuto la possibilità ― e si muore. Tutto quello che poteva fare l'ha fatto, ed evocare Katsuyu con le ultime gocce di chakra affinché salvasse gli altri kage è stata, a suo pensiero, la scelta migliore. Per lei non ci sono speranze, nemmeno tutta l'energia di Katsuyu basterebbe: che vivano gli altri.
Sente sulla lingua il sapore dolce del sangue e sorride leggermente, la donna. Sono pronta.
Il suo busto è già informicato, un torpore diffuso che parte dal cuore estendendosi fino alle dita, e l'adrenalina ancora in circolo ― non ancora assimilata completamente, per sua fortuna ― le permette di non sentire l'estremo dolore che una persona tranciata a metà proverebbe.
Non avrebbe alcun rammarico, Tsunade, se solo fosse riuscita anche a battere Madara. Questo è il suo unico dispiacere: morire permettendogli di continuare ad uccidere, colorando il suolo del sangue scarlatto degli innocenti.
Avrebbe dovuto sconfiggerlo, avrebbe voluto.
Nel corso della sua lunga vita Tsunade ha, di fatto, dovuto fare molte cose per poter vivere in pace con se stessa e azzittire il senso del dovere che l'ha sempre animata. La famosa volontà del fuoco, ecco come chiamano a Konoha quel sentimento che l'ha spinta ad andare avanti e a fare ciò che non avrebbe voluto fare. Perché Tsunade non ha mai voluto essere Hokage, ma ha dovuto esserlo. Per lei e per tutti gli altri, per onorare il passato e dare un senso al futuro.
Non che la cosa, comunque, le sia mai dispiaciuta: essere Hokage porta indubbiamente innumerevoli vantaggi e privilegi, ma non è questo ciò che sognava ad occhi aperti da piccola. I suoi desideri sono sempre stati ben altri, illusioni da ragazzina su un futuro senza morte. Magari un matrimonio, magari qualche figlio, magari un semplice destino senza guerra.
È difficile andare avanti per quelli che restano.
Ma Tsunade ce l'ha fatta. Ha superato prima la morte di Nawaki, innocente germoglio, poi quella di Dan, amatissimo Dan, ed infine quella di Jiraiya. Jiraiya il pervertito, Jiraiya il saggio, Jiraiya e basta.
Nonostante abbia amato Dan più di ogni altra cosa, la sua presenza è stata una semplice parentesi all'interno sua vita. Dan è stato una meteora, così come è venuto con gioia e stupore è scomparso, lasciando solo un cratere e distruzione. Tutto il contrario di Jiraiya; lui c'è sempre stato, unica costante all'interno della sua vita.
Dan è la persona a cui Tsunade ha donato il cuore, ma è Jiraiya colui che l'ha accompagnata passo dopo passo, risollevandola dopo la morte di Nawaki, ricucendo le sue ferite sopo la dipartita di Dan e facendole tornare la voglia di vivere.
Tsunade si è salvata da sola, certo, contando solo sulle proprie capacità, ma è stata la compagnia dell'eremita, oltre che di Shizune, a non permettere che l'oblio la inghiottisse.
Tutti hanno bisogno di qualcuno.
Quella carica ― la carica di Hokage ― non ha mai attirato le sue attenzioni, è qualcosa che, molto semplicemente, non ha mai desiderato ottenere, ma è ottenendola che la donna ha ritrovato se stessa, nel tentativo di creare quel futuro desiderato da Dan. Almeno quello.
E Tsunade, mentre comincia ad annaspare, la bocca coperta di sangue, ritorna a qualche ora prima, quando un Dan redivivo l'ha salvata, donandole le sue energie prima di svanire.
Ti aspetterò, le ha detto e lei è certa che sarà lì. Saranno tutti lì.
Sta morendo davvero, ora, Kastuyu se ne accorge. Sente il chakra della donna svanire e si concentra solo su di lei. La regina delle Lumache è ben consapevole di non avere abbastanza energia per curare la sua evocatrice, ma ci prova.
La pelle di Tsunade si fa grinzosa e la fronte si copre di una ragnatela di rughe: è quasi la fine, anche la sua tecnica si è annullata.




   
 
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