Serie TV > Teen Wolf
Segui la storia  |       
Autore: Sar_    26/08/2014    4 recensioni
Emma e Stiles sono finalmente una coppia. Anche se la ragazza non riesce mai a portare a termine la trasformazione, ha acquisito le qualità soprannaturali dei membri del branco. La città è scesa in una calma inquietante, dopo la fuga di Gerard, e tutto va relativamente bene. Ma è soltanto la quiete prima della tempesta: chi attendeva nell'oscurità ha ottenuto ciò che voleva, usando gli abitanti di Beacon Hills come pedine, ed è pronto a scatenare finalmente la guerra sanguinosa che da tempo stava cercando di far scoppiare. Tra passione, violenti scontri e amicizie tradite, cosa ne sarà del lato umano e fragile della ragazza che, come un funambolo, si tiene a malapena in equilibrio sopra un baratro di oscurità e crollo sia fisico che mentale?
«Non posso combatterlo, non sono abbastanza forte!»
«Sei molto più forte di quanto tu creda, Emma.»
----------------
«Scaverò in profondità, tra le tue peggiori paure. Troverò ciò che più ti terrorizza, e te lo regalerò. Come si chiama, quel ragazzo...»

Seguito di "Fly."
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Emma's Chronicles'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Image and video hosting by TinyPic

 

 

Chapter fifteen: On the edge.

 

 

La recinzione era alta un paio di metri, niente che due mutaforma non potessero tranquillamente oltrepassare con un balzo e l'aiuto delle mani. Lo stabilimento era contornato da una strisciolina d'erba prima del marciapiede, ma l'interno era tutto in cemento. I depositi erano edifici squadrati, dei cubotti appoggiati qua e là, e al centro la fabbrica di cera convertita a deposito svettava sugli altri. Era grande il triplo, rettangolare e con più ingressi.

«Senti odore di zolfo?» chiesi a Neir, cercando di affinare i miei sensi. Si sentiva solo odore di polvere, naftalina ed escrementi di uccelli.

«No. E se avessero sbagliato? Cioè, magari questo posto non c'entra niente.» scandagliammo il complesso senza trovare nulla, lasciando la fabbrica per ultima. Il silenzio era opprimente, ma la luce del sole che filtrava attraverso le nuvole aiutava ad attenuare il senso d'inquietudine. Non volava una mosca mentre controllavamo in ogni deposito, e lo spezzare la calma con il rumore delle saracinesche mi faceva sentire a disagio. Nell'ultimo deposito, quello più a nord, finalmente percepii qualcosa: il rumore di tanti cuori che battevano, un respiro, un odore pungente di urina. Alzai il braccio e lo agitai, richiamando l'attenzione del ragazzo a una decina di metri da me. M'indicai l'orecchio e il naso, quindi il box. Lui annuì, e lo vidi concentrarsi. Aggrottò la fronte e mi fece segno di aprire, sistemandosi accanto a me. Si piegò appena sulle ginocchia e spostò le braccia all'indietro: posizione di attacco da balzo a sorpresa. Piegai il lucchetto silenziosamente, quindi spalancai la saracinesca con un movimento secco.

All'interno c'era una cucciolata di cani, spelacchiati e che avranno avuto al massimo un sei mesi ciascuno, la mamma in mezzo ad allattarli. Sospirai e mi passai una mano sul viso, mentre quella saltava in piedi e ci ringhiava, abbaiando un avvertimento.

«Toh. Abbiamo trovato la minaccia più grande di Beacon Hills.» commentò Neir, inclinando il capo e rispondendo al ringhio. La mamma indugiò, poi avanzò di nuovo, esibendo dei denti sorprendentemente affilati.

«Scemo, lasciala in pace.» sbottai, e richiusi il box. M'incamminai verso la ex fabbrica, e il mutaforma mi affiancò dopo una corsetta per raggiungermi.

«Quasi quasi li adotto.» disse, scompigliandosi la zazzera di capelli biondi. «Ma se non sai neanche tenerti una pianta senza ucciderla di una morte lenta e dolorosa?» «Le piante non abbaiano e non posso ricordarmi di innaffiarle, invece un cane...» «Uno magari, ma otto?» «Potrei venirli a trovare nel box, addestrarli e-» «Ma proprio adesso che siamo nella merda fino alle ginocchia?» «Sarebbe una buona distrazione!»

Discutemmo per svariati minuti, mentre ritornavamo al centro dello spiazzo cementato. Entrammo da una porta di ferro arrugginito sul retro. Cercai di scassinarla, ma Neir la scardinò con un calcio, producendo un rumore assordante.

«Neir!» «Ma tanto non c'è nessuno, chi vuoi che ci senta? I cani?»

Ci addentrammo nell'edificio. Il magazzino consisteva in un ampio open space grande circa quanto un campo da calcio amatoriale, ed era in evidente stato di abbandono: minuscoli ciuffetti d'erba si erano fatti strada tra le crepe nel cemento, gli strumenti di produzione erano spostati lungo le pareti a decomporsi, la polvere ricopriva ogni cosa e le finestre disposte in fila poco sotto lo spigolo del soffitto erano quasi tutte rotte, e avevano lasciato entrare le intemperie. Una scala apparentemente inagibile conduceva ad un livello superiore, una specie di soppalco in ferro che chissà come era di norma.

Ma nulla di questo aveva importanza, in confronto alla voragine circolare scavata nel mezzo del pavimento.

Ci fermammo a un paio di metri dal bordo, senza parole.

«E questa.» «Che cazzo è.»

Era dieci volte più grande di un pozzo normale, senza nessuna recinzione o muro di protezione. Sembrava il prodotto di un laser alieno, di quelli che nei film vengono utilizzati per produrre i cerchi nel grano.

Neir avanzò di qualche passo e si sporse a guardare all'interno, e io lo trattenni per la maglietta in un momento di panico.

«Tranquilla, mica mi butto. E poi ho le ali, no?» in effetti aveva ragione. E quell'espressione divertita della mia preoccupazione mi mandava in bestia. Lo lasciai andare, incrociai le braccia e trattenni un brivido di vertigini. Un conto era volare sopra un paesaggio, un altro guardare in una voragine scura della quale magari non si vedeva pure il fondo. Non ci tenevo a verificare.

«E' troppo buio, non capisco dove finisce. Vado a controllare.» «Ma non hai detto che non ti saresti buttato?» «Infatti non mi butto, plano!»

Si tolse la maglietta e fece uscire le ali candide, piano, ruotando spalle e collo e allungando le braccia, tendendo i muscoli. Nonostante il mio cuore fosse interamente di Stiles, non potevo non ammettere che era un bel pezzo di-

«Scendo per dieci secondi, se non ho trovato la fine risalgo. Se urlo vieni a prendermi. Anzi no, chiama gli altri. Ah, ma che te lo dico a fare, tanto non mi dai mai retta.» le ali fremettero. Saltellò per qualche secondo, indietreggiò e prese la rincorsa. Mi spostai a guardarlo mentre compiva un balzo nel vuoto con le ali ancora all'indietro, quindi le spalancava in tutta la loro lunghezza e le batteva lievemente, inclinandole e scendendo lentamente. Ci stava a malapena, ma scendendo in circolo ce l'avrebbe fatta senza grattare le pareti con le piume.

Portò la mano tesa alla fronte per salutarmi, e io feci lo stesso. Allungai l'orecchio e sospirai, sgranchendomi le braccia per allentare la tensione che sentivo nelle ossa. Canticchiava bohemian rhapsody mentre planava, e non riuscii a trattenere un sorriso mentre alzavo gli occhi al soffitto.

Stare lì ferma mi avrebbe portato alla pazzia, quindi camminai tenendomi a una distanza di un paio di metri dal bordo e aggirai la voragine, avvicinandomi alla scala pericolante. Appoggiai il piede sul primo scalino, molleggiai e constatai che reggeva.

Aspettai lo scattare dei dieci secondi, ma lui continuava a scendere.

«Neir, torna su.» «Aspetta un secondo... c'è odore di zolfo, qui.» la sua voce rimbombava lungo le pareti del tunnel, e mi fece drizzare la schiena.

«Sicuro?» da lassù non lo percepivo, ma non erano nuovi certi stratagemmi per nascondere l'odore.

«Sicuro quanto del fatto di essere un figo pazzesco. Credo di essere vicino al fondo...»

Continuai la mia risalita sulla scaletta che cigolava paurosamente, saltando lo spazio vuoto di uno scalino mancante e procedendo lentamente. Neir volava sempre più piano, come aspettando l'impatto con il terreno, cosa che è normale fare quando non si può vedere il punto di atterraggio.

Ero troppo curiosa per fermarlo. Avrei dovuto farlo.

Arrivai sulla cima della scaletta in una ventina di secondi, e realizzai che il soppalco era vuoto. C'erano solamente degli scatoloni sparsi qua e là, ciò che era rimasto del suo utilizzo di deposito prima che fosse trasformato nel luogo ospite di un pozzo inquietante.

Mi avvicinai, e lo sentii anche lì. Non aumentava mentre mi avvicinavo agli scatoloni, né quando mi allontanavo. Sembrava spuntare dal nulla, intensificandosi.

Zolfo.

«Neir?»

Silenzio.

 

 

 

***

 

 

Stiles si risvegliò al suono del campanello della porta. Boccheggiò e scandagliò nelle coperte, alla ricerca di Emma. Non la trovò. Rotolò giù dal letto, scostò le tende e si stropicciò gli occhi. La stanza era in disordine, ancora più del solito. Avrebbe dovuto metterla a posto. Ma prima le cose importanti.

Rovistò in un cassetto della scrivania e ne estrasse un quadernino. Lì annotava tutte le date importanti della sua vita, dal primo assaggio di torta di zucca al giorno in cui aveva scoperto che il suo migliore amico era un licantropo. Non era un vero e proprio diario, la sua agenda ce l'aveva, ma quello era esclusivamente per le date.

Scrisse la data del giorno prima, e ci scarabocchiò accanto una grossa V, quindi ci segnò una croce sopra in rosso. Certe cose sono da segnare, nella vita di un teenager maschio. Quella era sicuramente una.

Rimise tutto a posto e s'incamminò verso la porta. Mise a fuoco il post-it, lo lesse e sorrise. Lo appiccicò di nuovo alla porta e s'infilò un paio di pantaloni e una maglietta a caso, giusto per non andare in giro nudo, e oltrepassò la soglia della stanza.

Solo in quel momento si ricordò che qualcuno aveva effettivamente suonato alla porta, e stava continuando a farlo insistentemente. Diede uno sguardo alla camera del padre, e la porta era chiusa: era tornato. Se fosse andato avanti così, il visitatore l'avrebbe svegliato. Il ragazzo corse giù per le scale ancora scalzo, sbadigliò e aprì la porta, tenendo attaccata la catenella per precauzione.

«Sì?» chiese, sbirciando fuori. Alla porta c'era una bambina sugli undici anni, i capelli rossi raccolti in una coda e indosso quella che sembrava una divisa scolastica di una scuola privata.

«Sei tu Stiles? Il ragazzo di Emma?» chiese con una vocetta acuta, sul limite dell'irritante. Sbattè le palpebre sugli occhioni verdi , squadrandolo dallo spiraglio della porta.

«Chi lo chiede?» sospettoso, ovviamente. Anche se essere definito il ragazzo di qualcuna gli dava una certa soddisfazione.

«Lo prendo come un sì. Sono Agata, mi manda Irima.» e sorrise.

Stiles le sbattè la porta in faccia e chiuse tutto, tirò le tende e corse di sopra. Prese il telefono e digitò il numero di Scott.

La vocetta gli arrivò dalla finestra della sua camera, proveniva dal giardino.

«Daai, non fare così! Sappiamo che avete invaso il cerchio, l'avete sporcato. Ora dobbiamo ripulirlo e ricominciare da capo...»

Stiles non capiva, ma non rispose. Scott rispose dopo qualche squillo.

«Stiles, che c'è?» «C'è una bambina matta in stile esorcista fuori da casa mia che dice di essere stata mandata da Irima, dove sei?» incespicava sulle parole, gettando occhiate alla finestra.

«Da Derek, arriviamo subito, tu sigillati dentro e non lasciarla entrare.» «Non sono idiota, ovvio che non la lascio entrare! Sbrigatevi!» attaccò il telefono, e si sedette sul letto, facendo ballare su e giù la gamba destra.

«Non voglio farti del male, sono solo un'emissaria! Ambasciator non porta pena!» sembrava imbronciata. Stiles non rispose ancora.

«Va bene, allora te lo dico da quaggiù. Maleducato. Dovete portarci il druido che vi guida, o il ragazzo perderà le ali. Sappiamo che sapete, ovviamente, quindi non fate i finti tonti, va bene? Il tempo finisce al tramonto. Niente trucchetti!» e ridacchiò.

Quindi smise di parlare.

Stiles sedette immobile per qualche minuto, quindi balzò in piedi e guardò di sotto. C'era un mucchio di polvere gialla sul davanzale della sua finestra, che puzzava terribilmente.

Zolfo.

 

 

 

 

Ciao a todos

 

In teoria avrei dovuto aggiornare giovedì, però il capitolo ce l'avevo pronto, quindi ho revisionato e ve l'ho postato in anticipo. Giusto perché devo riparare i miei ritardi c': So che non è molto lungo, ma preferivo così piuttosto di farvi aspettare altri due giorni, comunque ditemi cosa preferite voi!

Spero che abbiate passato un buon agosto, nonostante le temperature che a me piacciono ma a quanto pare il resto dell'Italia non sopporta. I nuvoloni mi aiutano a scrivere *w*

Aggiornerò circa tra una settimana, scriverò tra una sessione intensa di compiti delle vacanze e l'altra. Sono parecchio indietro, sob. cwc

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, v'invito come sempre a lasciare una recensione per dirmi cosa ne pensate (credo di avervi lasciato abbastanza spunti) e vi auguro una buona settimana

Sara

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: Sar_