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Autore: fra_piano for ever    26/08/2014    4 recensioni
La vita a volte può essere complicata e particolarmente difficile. Questo i ragazzi dello Studio On Beat lo sanno bene perchè ciascuno di loro quotidianamente si confronta con una realtà più o meno dura e la affronta nel modo che ritiene più giusto. Quest'anno, però, sembrano tutti intenzionati a raddrizzare un po' le cose e a migliorare la propria situazione. Piano piano i protagonisti impareranno a leggere tra le righe del cuore e comprenderanno che, nascosti nel profondo, tra disperazione e dolore, si trovano ancora amore e speranza.
Pairings: Leonetta, Pangie, Diemilla e altri
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angie, Leon, Pablo, Un po' tutti, Violetta
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ludmilla prese un profondo respiro. Il forte odore del cloro le riempì con prepotenza le narici, dandole un leggero senso di stordimento. Osservò affranta lo specchio d'acqua della vasca della piscina e subito sentì le gambe tremarle per la paura. Aveva paura, una paura folle. Sin da quando era piccola aveva un timore assurdo di affogare e perciò quando con la sua famiglia andava in vacanza al mare, lei rimaneva sempre in disparte, seduta su una sdraio ad abbronzarsi. Suo padre, però, insistendo col fatto che in quel periodo stava prendendo qualche chilo di troppo e desideroso che lei superasse finalmente la sua paura di nuotare, l'aveva obbigata a seguire quel maledetto corso di nuoto. Non sapeva se sarebbe riuscita a resistere ancora a lungo e a sopportare quella situazione tremenda. Ogni giorno  Damian Ferro pretendeva sempre di più da lei e Ludmilla si sentiva sempre più e apatica e priva di energie. Purtroppo, però, non poteva fare niente: non avrebbe deluso suo padre per niente al mondo. Doveva frequentare quel corso di nuoto senza lamentarsi, chissà, magari, alla fine sarebbe stato divertente e avrebbe imparato a superare la sua paura di nuotare! Non molto convinta del suo ultimo pensiero e con aria affranta, si posizionò sulla pedana da dove tutti gli altri iscritti avevano saltato. Sentiva gli sguardi di tutti concentrati su di lei. Si fece coraggio e spiccò un piccolo balzo, tuffandosi. L'impatto con l'acqua gelida fu terribile. Il freddo la avvolse, scuotendola con mille brividi e una sensazione di soffocamento si impadronì di lei, facendole girare la testa. Subito si aggrappò al bordo, temendo di affogare. Era tutto inutile: la sua paura era più forte di lei, non ce l'avrebbe mai fatta a superarla. 
“Tutto bene, signorina?” le domandò l'istruttore che nel frattempo le si era avvicinato e aveva notato il colorito pallido della ragazza. Ludmilla guardò quell'uomo quasi supplicandolo con lo sguardo di salvarla da quella situazione. Poi un'idea iniziò a prendere forma nella mente della ragazza. Avrebbe potuto fingere di sentirsi male e uscire dalla vasca. Per non fare sospettare niente al padre sarebbe bastato farsi trovare davanti alle piscine all'orario in cui lui sarebbe andato a prenderla. Ludmilla gioì mentalmente: quella era un'idea fantastica! Sforzandosi di apparire il più sofferente possibile disse: "In effetti non mi sento molto bene, ho un forte mal di stomaco.”
“Forse è meglio che tu esca dall'acqua.” suggerì l'uomo. “Sì.” concordò la ragazza, aggrappandosi alla scaletta posta alla sua sinistra e iniziando a salire gli scalini. “Vuoi che chiami i tuoi genitori?” domandó l'istruttore. Ludmilla impallidì di paura al solo pensiero. No, suo padre non doveva sapere niente, altrimenti sarebbero stati guai. “Non si disturbi, abito qui vicino.” inventò prontamente la Ferro. “Come preferisci. Allora puoi andare.” affermò l'uomo.Ludmilla, fingendo una faccia dolorante e poggiando una mano sullo stomaco per non far scoprire la sua bugia, si diresse verso gli spogliatoi, mentre dentro di sè esultava. 
Sotto il getto d'acqua della doccia, lontano dagli sguardi degli altri, tirò un sospiro di sollievo. Ce l'aveva fatta: aveva evitato di nuotare! Poi, però, realizzò che se quella volta l'aveva scampata, non avrebbe potuto usare lo stesso trucco anche le settimane sucessive fino alla fine del corso... Non importava: ci avrebbe pensato più tardi, in fondo aveva ancora sette giorni prima di affrontare nuovamente quel problema. Rincuorata da quest'ultimo pensiero, Ludmilla si concesse una doccia lunga e rillassante. Una volta che ebbe terminato di lavarsi osservò l'ora sul grande orologio a muro. Mancava ancora un po' prima che arrivasse suo padre... Poteva andare un salto allo Studio a recuperare uno spartito che quella mattina aveva dimenticato. Dopotutto avrebbe dovuto presentare quel brano pochi giorni dopo e sarebbe stato meglio iniziare ad esercitarsi subito, a partire da quella sera stessa. La Ferro, dopo aver preso quella decisione, si vestì in tutta fretta e pettinò la sua folta chioma di capelli dorati in una manciata di secondi. Finalmente pronta, la ragazza si precipitò in strada e iniziò a camminare alla volta dello Studio On Beat.









Violetta si buttò a peso morto sulla prima sedia che trovò. La sospensione l'aveva messa proprio di cattivo umore e stava facendo disperare sia sua zia che Olga. Non le andava giù di non poter frequentare lo Studio On Beat per i successivi due giorni! La musica era il suo mondo, la sua unica passione e pensare di doverla abbandonare, anche se per poco, le faceva saltare i nervi. D'accordo, lei non si era comportata affatto bene, ma sospenderla era stato un gesto esagerato! Inoltre Antonio aveva minacciato di espellerla se ne avesse combinata un'altra delle sue... Avrebbe dovuto darsi una regolata. E comunque non era servito a molto farsi sospendere: continuava a sentire un forte legame con Leon. Ogni volta, quando chiudeva gli occhi, le sembrava di vedere quelle iridi smeraldini e quei capelli castani sempre ben pettinati. Era inutile negarlo: si era presa una bella cotta per il giovane Vargas. Non avrebbe ceduto a quell'infatuazione, però. Doveva mettere subito in chiaro le cose, tra loro non ci sarebbe mai potuto essere niente. Con aria annoiata la castana afferrò l'I-pod e si infilò le cuffiette nelle orecchie, facendo partire la musica e lasciando che il suono delle note superasse il rumore dei suoi tormentati pensieri. Immersa completamente nella canzone non si accorse che dietro di lei era arrivato qualcuno, fino a quando delle mani delicate non le coprirono gli occhi, impedendole la vista. “Indovina chi sono!” esclamò una voce allegra e a lei famigliare. La ragazza finse pensarci un po' e poi affermò sicura: “Angie!”
“Esatto!” L'entusiasmo nella voce della donna coinvolse anche Violetta che la abbracciò con foga, stringendola forte, quasi temesse di perderla. Si sentiva molto affezionata a lei. Dopotutto da quando Maria e German erano partiti, la dolce zia era tutta la famiglia che le era rimasta. 
“Cos'é tutto questo affetto improvviso?” domandó sorridendo la donna, piacevolmente sorpresa da quell'abbraccio della nipote. “É che mi sento molto sola... Non ho veri amici e non so se mai ne avrò. E poi c'é Leon...”  mormorò sovrapensiero la castana. “Leon? Cos'è successo con Leon?” domandò curiosa la zia. “Niente... é che lui é così...così...” La giovane si interruppe, alla ricerca del termine approriato. “Violetta! Non dirmi che quel ragazzo ti piace!” ammiccò la bionda insegnante, con aria felice. Leon era uno degli studenti più talentuosi dello Studio On Beat, ma soprattutto era un giovane ammodo e gentile, esattamente quello che ci voleva per la sua nipotina. Sarebbe stata così felice se quei due si fossero messi insieme. Era sicura che Vargas avrebbe potuto far tornare a galla tutta quella dolcezza che Violetta aveva nascosto sotto quella maschera di aggressività e sfacciataggine. “No... Ma che dici zia?!” domandó con una faccia fintamente scandalizzata la giovane Castillo. “Avanti non mentire! Ti si legge in faccia che sei cotta di lui!” esclamò con uno sguardo furbo la donna. “E va bene... Sento una forte attrazione per Leon, ma non potrà mai nascere niente tra noi.” Affermò decisa la ragazza. “E perché? Come dice il detto? Volere é potere! Sei una splendida ragazza e sono sicura che Leon col tempo si innamorerà di te, sempre che non sia già cotto!  Ho notato che ti fissa spesso... Basta che ci sia da parte tua la volontà di cominciare questa relazione e voi due starete insieme, ne sono sicura.” Le parole di Angie, tuttavia non vennero prese in considerazione dalla ragazza che, voltandosi verso la donna, disse: “Ed é appunto la volontà di cominciare questa relazione che mi manca. L'amore é inutile: porta solo dolore e infelicità. Prendi come esempio i miei genitori, io ho dato loro tutto l'affetto possibile e loro cosa hanno fatto? Mi hanno abbandonata qui, preferendo il loro lavoro a me. Non voglio che questo si ripeta, non voglio soffrire ancora.” Angie guardò con aria triste la nipote. Sapeva che la ragazza stava attraversando un periodo difficile, ma non pensava che fosse una situazione grave fino a quel punto, non immaginava che la castana avesse smesso di credere nell'amore. Ricordava ancora la ragazzina romantica che sognava ad occhi aperti l'arrivo di un principe azzurro. E proprio adesso che quel principe era arrivato, nei panni del dolce e gentile Leon Vargas, la nipote non ne voleva sapere più niente. In quel periodo la ragazza era cambiata proprio tanto... Ma Angie sapeva che era tutta una montatura per cercare di occultare agli occhi degli altri il dolore che sentiva dentro il suo cuore. Violetta sembrava tanto spavalda e faccia tosta, ma in realtà, dietro a quella maschera, si nascondeva una persona tanto fragile e insicura. La donna accarezzò con dolcezza i capelli della nipote, coccolandola tra le sue braccia. Sapeva che in quei momenti di tristezza la ragazza aveva bisogno di sentirla vicina. Lasciò per un po' che il silenzio si interponesse tra loro, poi, guidata dal cuore, iniziò a parlare. “Vilu, capisco il tuo ragionamento, ma non puoi smettere di credere nell'amore solo per quello che é successo con i tuoi genitori! Ama, piccola mia, perchè se non lo farai un giorno ti volterai indietro rimpiangendo quest'occasione persa e a quel punto non potrai più tornare indietro. Ama adesso, perchè non sai cosa ti riserverà il futuro, ma puoi incominciare a sentirti felice vivendo bene il presente.” “Da quando sei così profonda?” domandò ridacchiando la ragazza. “Da sempre!” scherzò la donna. “Tornando serie... ascolterai il mio consiglio?” La domanda di Angie fece riflettere la giovane. Voleva davvero smettere di credere nell'amore? O forse avrebbe potuto ignorare il passato e provare a lasciarsi guidare solo dal cuore, provando di nuovo a dare affetto a qualcuno? Non lo sapeva, ma di una cosa era sicura: avrebbe avuto parecchio da riflettere in quei giorni di sospensione, probabilmente, in fin dei conti, il preside aveva fatto bene a lasciarla a casa per un po'.











Ludmilla entrò velocemente nell'edificio dello Studio On Beat, decisa a recuperare lo spartito che quella mattina aveva dimenticato. Doveva esercitarsi il più possibile sper cantare bene quella canzone e raggiungere l'ottimo voto che suo padre si aspettava. Rischiando di inciampare per via dei tacchi alti si precipitò nell'aula di canto, dove, fortunatamente, trovò le partiture che cercava. Si incantò davanti a quel foglio e osservando quelle note, iniziò a canticchiare quella melodia, prima sottovoce e poi sempre più forte. Si lasciò guidare dal ritmo incalzante della canzone, sorridendo soddisfatta. Per una volta si sentiva a suo agio, per una volta poteva seguire la sua passione senza il padre alle costole che la soffocava, imponendole di impegnarsi di più. La ragazza chiuse gli occhi, beandosi della sensazione fantastica che le donava la musica. Ad un certo punto, proprio quando era ormai arrivata alla fine della canzone, doveva arrivare ad una nota particolarmente acuta, ma sbagliò l'intonazione e stonò. Riprovò più volte, ma proprio non riusciva a prendere la nota giusta.Disperata si accasciò sulla prima sedia che trovò, mentre lacrime calde e amare riempivano i suoi occhi, per poi rotolarle lungo le guance. Non poteva essere successo davvero! Quello doveva essere un incubo! Com'era possibile? Lei non poteva permettersi di stonare così. La musica era la sua unica vera passione, l'unica attività che la faceva sentire bene, che la faceva sentire viva. Suo padre già molte volte aveva minacciato di tirarla fuori di lì, convinto che il canto e il ballo fossero delle schiocchezze e che sua figlia non poteva perdere tempo dietro a quelle cavolate. Dopo aver visto i numerosi successi di Ludmilla in quel campo, il signor Ferro aveva cambiato idea e aveva deciso di lasciarle frequentare quel posto, chiedendo, però, alla ragazza di continuare ad applicarsi con impegno in quell'attività. La bionda non poteva neanche immaginare cosa sarebbe successo se l'uomo fosse venuto a conoscenza del fatto che lei aveva stonato in una simile maniera! E se neanche in futuro sarebbe riuscita a cantare quella nota tanto alta e avesse preso un brutto voto? Sarebbe stata una vera e propria tragedia... La giovane prese a piangere ancora più forte, bagnando di lacrime lo spartito che teneva ancora in mano. Si ripetè mentalmente che avrebbe dovuto smetterla di frignare e affrettarsi a raccogliere la sue cose: suo padre di sicuro stava per arrivare alle piscine e se non l'avesse trovata sarebbero stati guai seri. Tuttavia non riusciva a muoversi dalla sedia su cui si era accasciata, quell'insuccesso l'aveva veramente demoralizzata. Proprio in quell'istante, un rumore di passi la distrasse e voltandosi verso la porta della stanza, la Ferro incontrò lo sguardo arrogante e sicuro di sé di un ragazzo che doveva avere all'incirca la sua età. Il giovane le si avvicinò e dopo aver frugato un po' nelle tasche del suo giubbotto di jeans, le porse un fazzoletto. Ludmilla lo guardò riconoscente, poi afferrò l'oggetto e si asciugò le lacrime che le rigavano il volto. “Grazie.” mormorò la bionda subito dopo.
Il ragazzo fece un cenno col capo, con l'intenzione di farle capire che non aveva fatto niente di speciale, poi, sedendosi accanto a lei le domandò: “Posso chiederti perchè piangi?”
“É una storia un po' lunga...” sospirò la Ferro, perdendosi in quelle iridi castane dalle mille sfumature verdi. “Tranquilla, ho tempo.” La voce del giovane interruppe i pensieri di Ludmilla, che si era imbambolata a guardarlo. Era proprio bello. Certo, forse quell'aria arrogante non si adattava bene con il suo prototipo di ragazzo ideale, ma avrebbe potuto lasciare perdere quell'aspetto.
“Il fatto é che stavo provando un brano, ma ho stonato...” incominciò la bionda, rattristandosi nuovamente. “No, non dirmi che stavi piangendo per quello!” la interruppe bruscamente il giovane. Non poteva crederci! Lui, che aveva veramente dei gravi problemi non si lamentava mai e invece quella biondina si disperava per una stupidissima canzone! Doveva essere proprio un'oca ossessionata da manie di grandezza e perfezione! Scuotendo la testa si alzò dirigendosi verso la porta, quando una voce lo bloccò. “Non è solo per quello...” mormorò timidamente la bionda.
“Ah no e illuminami, per cos'altro piangevi? Perchè ti sei macchiata il vestitino nuovo?” domandò sarcastico il ragazzo. “Io sono stato separato da mia sorella quando ero molto piccolo ed è da anni che non la vedo! Questi sono i veri drammi della vita!” esclamò poi furioso. Non riusciva proprio a sopportare le persone che si mettevano a piagnucolare per delle sciocchezze!  “Non è come sembra. So che può sembrare stupido piangere per una canzone ma il fatto é che mio padre pretende che io mi impegni in tutto ciò che faccio e io non posso deluderlo! Io devo sempre essere in perfetta forma, devo sempre essere la più bella e devo sempre dare il massimo!” spiegò la ragazza. Diego osservò la giovane di fronte a sè. Aveva dei bellissimi boccoli biondi e un viso dai tratti delicati, ma la sua corporatura era decisamente troppo esile per la sua altezza. Diego sospettò che quest'ultimo particolare fosse dovuto a quel padre troppo soffocante di cui la ragazza gli aveva appena parlato. Probabilmente quell'uomo ossessionato dalla perfezione doveva aver messo la figlia a dieta.  “Sei molto magra... È stato tuo padre a ridurti così?” domandò infatti il giovane. “Sì, lui mi pesa tutte le settimane per controllare che non sia ingrassata.” spiegò Ludmilla, confermando i sospetti del ragazzo. Diego la guardò con compassione. All'inizio gli era sembrata una viziata che si metteva a piagnucolare per una sciocchezza, ma adesso aveva capito chi era realmente quella bionda. Era una ragazza fragile ed estremamente insicura, condizionata da un padre soffocante che pretendeva di controllarla come un burattino. Il giovane le si avvicinò, per poi tornare a sedersi accanto a lei. “Non pensi sia il caso di ribellarti?” le domandò con dolcezza Diego. Il giovane si sentiva strano a comportarsi in quel modo, ma quella ragazza sembrava così fragile e se voleva farla stare meglio avrebbe dovuto di sicuro mostrarsi comprensivo e affettuoso. Gli faceva un'incredibile tenerezza quella biondina. Come poteva il padre trattarla in quel modo? Quella giovane era fin troppo magra e infelice... “Non posso ribellarmi! Lui vuole che io sia sempre perfetta e non posso deluderlo!” esclamò ricominciando a singhiozzare Ludmilla. Non le piaceva parlare della sua situazione, le metteva addosso un'infelicità tremenda. Le lacrime tornarono a rigarle il volto. “Sh! Tranquilla, non piangere. Ci sono qui io con te.” mormorò il giovane guardandola teneramente. Poi l'abbracciò di colpo, cominciando a cullarla tra le sue braccia. Forse era un gesto avventato, d'altronde non sapeva neanche il nome di quella ragazza che teneva stretta a sè, ma gli era venuto spontaneo. Il suo cuore, vedendo gli occhi lucidi della bionda, l'aveva guidato, mettendo da parte ogni logica e lo aveva spinto a confortare quell'anima fragile e infelice. Ludmilla si lasciò andare a quell'abbraccio e piano piano le lacrime cessarono di scorrere lungo il suo volto. Stretta al petto del ragazzo sentiva una tranquillità diffusa avvolgerla e per la prima volta dopo tanto tempo si sentiva a suo agio. Non poteva credere che un perfetto sconosciuto le facesse quell'effetto! Forse aveva trovato finalmente qualcuno in grado di capirla. Staccandosi leggermente dal giovane, la Ferro prese ad asciugarsi quello che rimaneva delle lacrime con il dorso della mano. “Va un po' meglio?” domandò il bruno. “Sì, grazie... Mi ha fatto bene sfogarmi un po' con te.” sussurrò appena la ragazza, guardandolo riconoscente e rivolgendogli un timido sorriso. “Figurati!” disse Diego, convinto che quella ragazza avesse qualcosa di speciale. Aveva un aria così pura, così fragile... Era molto diversa dalle ragazze che lui era abituato a frequentare, ma forse era proprio per questo che avvertiva qualcosa di diverso standole vicino... Improvvisamente il moro si ricordò che non sapeva il suo nome, nella fretta di consolarla si era dimenticato di chiederglielo. “Io sono Diego e tu?” domandò il moro porgendole la mano. “Ludmilla.” rispose semplicemente la ragazza. “Sei un'allieva dello Studio?” chiese ancora il giovane Ramirez. “Sì. Tu invece cosa ci fai qui? Mi sembra di non averti mai visto.”  osservò la bionda. “Sono qui per parlare con mio zio. Sono il nipote di uno dei professori, più precisamente di Gregorio Casal.” le spiegò Diego. Ludmilla rimase a bocca aperta a quell'affermazione. Davvero quel ragazzo così gentile era imparentato con quello scorbutico del professore di danza? Le pareva impossibile! Certo Diego appariva piuttosto arrogante e ambizioso, ma mai ai livelli di suo zio! Mentre era persa nei suoi pensieri le cadde per caso l'occhio sull'orologio e per poco non cadde dalla sedia per lo spavento. Era tardissimo! Non sarebbe mai riuscita ad arrivare in orario! “Che succede?” domandò Diego, notando l'espressione terrorizzata della ragazza.“Sono in ritardo, mio padre mi aspetta tra dieci minuti davanti alle piscine e se non mi trova saranno guai!” esclamò la bionda.“E che problema c'è? Ti accompagno io in moto!” esclamò prontamente il giovane.
“E tuo zio?” domandò la Ferro. “Beh, lui può aspettare!” esclamò il giovane Ramirez. Ludmilla sorrise, Diego era decisamente simpatico e gentile. Forse, finalmente, aveva trovato qualcuno che la capiva e che l'accettava così com'era.






NOTE AUTRICE: Oggi sarò breve perchè vado di fretta. Allora, in questo sesto capitolo troviamo ancora una Ludmilla sottomessa al padre che l'ha obbligata a frequentare un corso di nuoto. Forse però la ragazza sta iniziando, anche se in modo molto graduale, a ribellarsi al padre, scappando dalla piscina. Arrivata allo Studio incontra Diego che si trova allo Studio per parlare con suo zio. I due parlano e viene fuori la situazione disastrata della povera Ludmilla, che viene prontamente consolata dal giovane Ramirez. Belli loro! <3 Intanto Violetta continua a pensare a Leon. È cotta, ormai è cotta! :3 Però non vuole lasciarsi andare a questo sentimento, tanto che sembra anche intenzionata a rifiutare i buoni consigli di sua zia. Però grazie alle parole di Angie alcuni dubbi iniziano a formarsi nella mente della Castillo.
Bene, ringrazio tutti coloro che seguono e recensiscono questa storia, siete fantastici! <3
Hugs and kisses,
Francy

  
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