CAP2:
LA LIVE HOUSE
Arrivò a casa della
zia di Miyuki trafelata e col fiato corto.
Suonò il campanello
e vide la padrona di casa, ovvero la zia di
Miyuki, aprirle la porta e donarle un sorriso: era una giapponese nella
media ma
con una dolcissima espressione.
Ogni volta che Jun vedeva quel
sorriso ed entrava in quella casa si
sentiva in pace con se stessa e a suo agio.
Era una casa come tante eppure
emanava un’aura e la faceva sentire a
casa, più del suo appartamento e della tenuta della sua
famiglia.
Ancora una volta il senso di
vuoto fece sentire il suo eco nel cuore
della giovane donna.
“Jun-chan!”
esordì la donna interrompendo i pensieri di Jun
“Come
stai?”
“Bene, grazie sono
qui per vedere Miyuki” disse con un inchino.
“Via, cara, non devi
essere così formale!”
“Mi dispiace. Ma la
mia educazione m’impone un certo tipo di
comportamento” spiegò la ragazza con un certo zelo.
“Beh, se non ne puoi
fare a meno... comunque Miyuki è in camera sua,
entra pure cara”
“Grazie...”
Entrata
nell’abitazione Jun si sentì avvolta
dall’atmosfera che vi
regnava: una calma dolce che fungeva da intervallo tra una sfuriata e
una
chiamata per la cena, una calma unica e apprezzata dagli abitanti
dell’abitazione e la castana cercò
d’inspirarne il più possibile.
Nonostante in quel luogo ci
fosse stata tante volte, ogni volta era
come la prima e quando se ne andava sembra fosse l’ultima
volta che avrebbe
visto quella casa.
Salì le scale e si
trovò davanti alla porta della camera dell’amica
e,
quando vi entrò, l’idillio sparì: un
caos di vestiti sparsi ovunque, armadi e
cassetti aperti si parò davanti ai suoi occhi.
“Alla faccia della
tranquillità” pensò tra sé e
sé.
“Jun, sei
tu?” chiese una voce da un armadio.
“Sì,
piccola, sono io. Allora trovato nulla?”
“Finalmente
sì!” esultò la ragazza con tanto di
gridolino.
Uscì da dentro
l’armadio: aveva una camicetta bianca annodata sotto al
seno, una minigonna a pieghe nera con delle sottili catene attaccate ai
passanti ornate di perle finte.
“Ma dico come sei
uscita di casa? Sembra che tu debba andare a un
galà!”
rimproverò la bionda.
Jun aveva una camicia bianca a
mezze maniche con la zip al posto dei
bottoni e dei pantaloni a sigaretta di un tessuto lucido e nero.
“E-ecco
i-io” balbettò l’altra in cerca di una
giustificazione.
“Lascia
stare” sospirò sconsolata “Vieni vedo se
ho qualcosa per te”
“S-sì”
poté solo dire la castana.
Dopo tanto frugare (e dopo
aver messo in disordine più di quanto gia
non fosse) alla fine Miyuki trovò ciò che le
sembrava più appropriato per
l’amica: una gonna jeans finta militare che arrivava al
ginocchio.
“La camicia la puoi
tenere ma quei pantaloni devi toglierteli subito!
Urtano il mio senso estetico su ciò che riguarda
l’abbigliamento!”
“Ehi, non insultare
il mio modo di vestire! Siete voi americani che vi
vestite troppo casual!” l’accusò Jun.
Miyuki si rabbuiò
“Scusa tanto se
metà del mio sangue è occidentale!”
sbottò la
biondina.
Jun comprese il proprio errore
e abbracciò l’amica.
“Scusami tu, cara.
Non volevo offenderti”
“Ti perdono se mi
prometti che stasera provi a rimorchiare qualcuno”
“MIYUKI! Lo sai come
la penso!” s’imbarazzò la castana.
“Dai lasciati
più andare! E poi non è detto che stasera non
incontrerai l’uomo della tua vita!”
La giovane con i capelli
castano sbuffò: ”Sei impossibile”
“Lo so. Se no non
sarei io” sorrise di rimando l’altra.
E risero.
“Forza dobbiamo
sbrigarci” disse infine la bionda.
“D’accordò”
annuì Jun.
Dopo un lungo arrivarono
all’ingresso.
“Eccoci
arrivate!” esclamò gioiosa Miyuki.
“Bene allora
entriamo” convenne l’altra ragazza.
Scesero le scale e si
ritrovarono in un’ampia sala scura illuminata
qua e là da luci color verde acqua (Le locations di KoF
maximum impact sono
belle e quella descritta è una di queste! ^^ NdS).
C’era abbastanza
gente in sala e continuava ad arrivare.
“Miyu-chan chi si
esibisce stasera?” chiese Jun vedendo così tanta
gente.
“Sono gli
…..” rispose la bionda.
“Ah, ho capito. Ne
ho sentito parlare, sono abbastanza famosi”
“Già. E
dicono che il loro cantante abbia una bellissima voce così
come il corpo e il viso” informò la bionda
maliziosa.
“Miyuki!”
“Beh io con lui ci
voglio provare, tentare non nuoce”
D’un tratto le luci
si spensero e se ne accese una direttamente sopra
al palco d’esibizione: stavano per cominciare.
“Che
emozione!” esultò la nippoamericana.
La gente si accalcò
verso il palcoscenico e così le due ragazze non
videro il complesso.
La musica partì:
cominciò la batteria, seguita da un basso elettrico e
dalla chitarra, elettrica anch’essa.
Il pubblico
cominciò a scaldarsi, a esultare a muoversi col ritmo
della melodia.
E poi arrivò: una
voce bassa, profonda e sexy cominciò a intonare
parole.
Dapprima la voce aveva un tono
basso, poi cominciò ad aumentare di
volume fino a farsi sentire da tutti, grazie anche all’aiuto
del microfono.
Jun fu impressionata: che voce
meravigliosa era quella! Era calda ma
dal tono calmo, velata di tristezza e profonda.
“Che voce
stupenda!” pensò la castana.
A Jun vennero i brividi:
quella voce risvegliava in lei qualcosa di
sopito e di antico.
Il concerto durò
molto e fu emozionante, tutti commentavano e molti
cercavano di vedere se potevano ottenere un autografo o dare regali ai
musicisti.
“Guarda quanta gente
che cerca di vederli più da vicino!”
commentò la
bionda, mentre lei e l’amica cercavano di uscire,
districandosi tra la massa.
Una volta fuori le due
cercarono di riprendere aria.
“Ahhhh! Finalmente
fuori!” sospirò felice Jun
“Dai non fare
così! Ti è piaciuto il concerto, no?”
“Non hai tutti i
torti…” le dette ragione la castana.
Nella sua testa risuonava
ancora quella voce incantevole quando
l’amica la congedò: “Beh…io
vado. Tanto da qui sai tornare a casa, no? See ya…”
“Ciao…”.
Si avviò verso la
stazione della metro che l’avrebbe riportata a casa.
Dopo un aver percorso neanche
dieci metri che una voce disgustosa le
arrivò da destra: “Ehi bellezza, ti va di
divertititi con noi?”
La ragazza si
voltò: ad aver parlato era un ragazzo sui venti con i
capelli lunghi circondato dai suoi amici coetanei intenti a bere e
fumare.
Lei continuò ad
andare per la sua strada senza dar retta a quei tizi;
ma il ragazzo che aveva parlato la bloccò per un braccio.
“Dai non fare la
preziosa! Ci divertiremo insieme!” cercò di
trattenerla.
In quel momento la castana
perse le staffe: liberò il braccio e
assestò un bel pugno nello stomaco di quel deficiente, che
finì a terra
dolorante.
I suoi compari accorsero ad
aiutare l’amico.
“Stronza! Chi ti
crede di essere?” minacciò uno di loro
E
un altro partì all’attacco
della giovane.
Con mossa fulminea lei
contrattaccò con un calcio alle caviglie; poi i
rimanenti attaccarono insieme, forti della loro superiorità
numerica.
Lei non si scompose, solo si
preoccupò del fatto che aveva uno
svantaggio su quei teppistelli: non le era permesso usare le tecniche
di
famiglia in quanto non era impegnata in un combattimento serio e
ciò limitava
la sua capacità offensiva, anche se di poco.
In ogni caso riuscì
a metterli due-tre K.O. e intanto si destreggiava
con gli altri rimasti con abilità e senza sforzo.
D’un tratto uno di
quelli stesi a terra si rialzò e, preso un tubo di
ferro, colpì Jun alla testa.
“Ugh…”
gemette per il dolore cadendo al suolo.
La vista cominciò
ad annebbiarsele, mentre quei ragazzi si
avvicinavano pericolosamente e subito si maledisse per non aver
prestato la
dovuta attenzione: proprio lei, che aveva fama di essere una ragazza
precisa
ordinata e coscienziosa, doveva pagare a caro prezzo la negligenza di
una piccola
svista.
”E tu chi cazzo
sei?” sentì urlare da parte di uno dei suoi
aggressori.
Non ci fu risposta, ma da quel
che poteva vedere Jun tramite la sua
poco attendibile vista di quel momento, la castana capì che
chi si era
frapposto tra lei e i suoi aggressori le stava dando di santa ragione a
quelli.
L’ultima cosa che
vide fu una luna in miniatura su di uno sfondo nero
come la notte più tetra.
Sollevò la ragazza
da terra e le fece poggiare il capo sul suo petto.
La giovane tra le sue braccia
mugolò.
Sorrise con ironia: questo
sì che era un incontro un po’ fuori dal
normale!
Non sapeva che si
preannunciavano eventi che lo avrebbero sconvolto,
in tutto e per tutto.
Le follie di
un’autrice: Ce l’ho fatta a scriverlo
‘sto capitolo! ^O^
Yuppi! Dovrò lavorare ancora su qualcosa ma spero vi piaccia.
Ps: non preoccupatevi per
“Two ways to let the love enter in me", presto
invierò il terzo ed
ultimo capitolo! Spero che i primi due vi siano piaciuti! A
prestoooooooooooo
^O^!