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Autore: Lyra Lancaster    26/08/2014    0 recensioni
[LEDApple]
Hanbyul ha avuto il coraggio di abbandonare il suo mondo e di affrontarne uno completamente diverso per inseguire il suo sogno. Tuttavia sul suo cammino c’è chi lo sostiene, e chi lo biasima. Ed entrambe sono due persone fondamentali nella vita del cantante.
Ps: Non è una yaoi.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Capitolo 2 -

Beth non era  in Corea esplicitamente per vedere Jason, bensì per seguire un seminario di dieci incontri sulle nuove modalità di cura delle infezioni batteriche della cavità orale.
Aveva vinto il viaggio grazie ad una borsa di studio post-laurea, e poi ne aveva approfittato per incontrare qualcuno che non vedeva da un sacco di tempo e a cui era molto affezionata.
Elizabeth e Jason si erano conosciuti perchè erano capitati vicini di banco durante la prima lezione di fisica del primo anno accademico. Era gennaio, e a Brisbane la brezza calda dell'estate entrava flebile dalle finestre dell'aula più affollata di tutto il corso, con gente ammassata per terra e gente stipata vicino alle porte per succhiare meglio la poca aria a disposizione.
Loro due erano tra i pochi fortunati che erano riusciti a trovare posto a sedere nelle prime file, anche se entrambi rischiavano il collasso polmonare per carenza di ossigeno. Infatti, ad un certo punto, Elizabeth aveva sentito un tonfo vicino a lei e, voltandosi, aveva visto un ragazzo con il viso pallido e la testa pesantemente abbandonata sulla mano, il cui gomito a malapena rimaneva puntellato sulla striscia di compensato chiamata "banco". Lui contninuava a scrivere, anche se gli tremava la mano. Beth aveva smesso di prendere appunti e aveva scrollato il ragazzo con una mano sulla spalla, porgendogli la propria bottiglietta dell'acqua. In realtà lui avrebbe avuto bisogno di stendersi e di prendere aria, perchè chiaramente stava per svenire, ma con tutta quella gente in mezzo non sarebbe mai arrivato cosciente alla porta.
Il giovane le aveva sorriso e aveva accettato la bottiglietta, bevendo avidamente. Beth, pratica di svenimenti per esperinza personale, sapeva che un po' di acqua non sarebbe bastato, così gli aveva passato anche una caramella alla frutta.
"Grazie... dovrei cominciare a portarne anche io, se sono così tutte le lezioni" le aveva sussurrato il giovane, infilandosla in bocca.
"Di nulla... sono Elizabeth Steinhaus... piacere"
"Jason Jang, piacere mio" Le aveva stretto la mano, mentre riprendeva colore: "Sei tedesca?"
"No... sono nata e cresciuta qui. Tu... coreano?"
Lui aveva sorriso di nuovo, questa volta più vivacemente, e Beth aveva subito notato una fossetta formarsi sulla guancia sinistra: "Sono nato e cresciuto anche io qui. Dopo ti offro un caffè per ringraziarti."
"Ma lascia stare! Puoi sdebitarti venendo qui fino alla fine dei tuoi giorni a prendere posto anche per me"
"Sì vabbè... vuoi anche che ti venga a prendere a casa?" Aveva riso lui.
"No. Altrimenti come fai ad arrivare prima per tenermi il posto?"
"Terza fila. Silenzio o vi sbatto fuori." Il professore si era voltato e stava guardando direttamente verso di loro, costringendo i due ragazzi a chinare di nuovo la testa sui propri quaderni.
E così per i primi mesi erano stati l'uno per l'altra il punto di riferimento e il supporto necessario per districarsi in quella giungla di novità e disinteresse che era l'immensa UQ. O almeno finchè uno dei due non aveva capito che quella non era la sua strada.
Chissà come sarebbero andate le cose, invece, se Jason si fosse laureato insieme a lei? Beth se lo domandava spesso, così come se lo stava chiedendo in quel momento, mentre disfava la valigia e sistemava gli abiti nell'armadio, dopo il pranzo in hotel insieme agli altri seminaristi.
Si buttò poi sul letto, meditando di riposare per qualche secondo e poi fare un giro nei dintorni, per cominciare ad assaggiare una piccola fetta di quella che sarà casa sua per il prossimo mese.
Il primo incontro era programmato per il giorno seguente, dalle 8:00 alle 12:00, e lei non aveva la minima idea di dove dovesse andare. Tuttavia non voleva chiamare un taxi; per il suo soggiorno in Corea aveva il cash limitato, e voleva evitare di spendere soldi inutilmente. Sapeva che l'auditorio in cui si sarebbe svolto il seminario non era molto distante dal suo hotel, quindi preferiva fare quattro passi a piedi e guardarsi un po' intorno.
Così, una volta sul letto, cercò col gps del cellulare l'indirizzo della sua meta ed il percorso a piedi. Ci avrebbe impiegato venti minuti, e il tragitto da percorrere non sembrava molto tortuoso o complicato: si poteva fare.
Poi prese il biglietto da visita che le aveva dato Jason, e cercò anche la Starkim. Purtroppo era nel distretto di Gangnam, e a piedi ci volevano quasi tre quarti d'ora. Un giorno in cui non avrebbe avuto nulla da fare avrebbe potuto farci un salto, però. Perchè no? Una domenica pomeriggio di sole, magari... Quando non avrebbe dovuto scrivere relazioni ed incontrare luminari in materia odontoiatrica.
Cominciava a pensare che, tra i propri impegni e quelli di lui, in realtà le occasioni di incontrarsi sarebbero state veramente poche, come aveva dimostrato la chiamata alle armi all'ultimo minuto effettuata dalla Starkim, con la quale aveva ridotto drasticamente le ore che avrebbe potuto trascorrere insieme al vecchio amico.
Quindi si ripromise di uscire a fare un giro in centro con gli altri seminaristi, per conoscere loro e la città.
E invece quel pomeriggio Beth rimase tutto il tempo nella sua stanza, poichè dopo pochi minuti che si era distesa sul letto, il suo cervello si era spento e lei era caduta in un sonno profondo, dal quale si era svegliata quando ormai il sole era già calato dietro i grattacieli e gli ultimi bagliori del tramonto stavano morendo all'orizzonte.
I suoi compagni di seminario erano una cinquantina in tutto, e per la maggior parte erano saccenti figli di papà che passavano le lezioni con la mano alzata a puntigliare sui minimi dettagli facendo sfoggio di erudizione e di retorica. E Beth detestava la gente del genere, perchè rendeva ogni nozione puro virtuosismo, dimenticandone il più importante lato pratico. Per fortuna c'erano anche due o tre ragazzi che, come lei, avrebbero accoppato questi medici teorici. Tra di loro c'era una ragazza la cui stanza distava qualche numero da quella di Beth, Chloè, con cui lei si era trovata spesso a chiaccherare.
Poi Beth realizzò che, effettivamente, non avrebbe sentito Jason fino a giovedì, e per quel giorno la ragazza gli chiese se avrebbe potuto assistere alle prove del gruppo.
Lui aveva assentito, entusiasta, e aveva affermato che un'auto sarebbe passata a prenderla verso le tre del pomeriggio.
Così non dovrò farmela a piedi. Meraviglioso!
A lei piaceva camminare, ma un tragitto di quasi un'ora in una città sconosciuta poteva rivelarsi un incubo anche per una ragazza con un senso dell'orientamento sviluppato come lei -era praticamente nata in un billabong, miseria ladra!, per questo era felice che Jason mandasse un'auto a prenderla.
In auto ci volle più o meno mezz'ora, durante la quale l'autista aveva fatto ascoltare a Beth qualche canzone dei LEDApple -dietro esplicita richiesta del signor Jang, come aveva affermato lui.
A lei erano piaciuti, non erano male, ed era rimasta colpita di quanto fosse migliorata la voce di Jason. Aveva sempre pensato che avesse delle ottime doti canore, sin dalle prime volte che l'aveva sentito entrare in classe canticchiando più o meno seriamente di tutto e di più, e dall'ultima volta che si erano visti il suo talento era cresciuto notevolmente.
Beth era davvero orgogliosa di lui, e sorrideva, mentre l'autista entrava nel parcheggio sotterraneo e fermava l'auto.
La ragazza aprì la portiera e in quel momento si aprì anche la porta dell'ascensore.
"Steinhaus! Da questa parte." Jason aveva pronunciato il suo cognome con tono assertivo e sguardo severo, come faceva sempre quando voleva scimmiottare il suono duro della lingua tedesca, però l'invito era stato dolce, accompagnato da un sorriso tenero. Beth resistette all'impulso di saltargli in braccio e stringerlo come un orsetto di peluche, e si limitò a salutarlo con un movimento della mano e un "Ciao Jas!", prima di raggiungerlo nell'ascensore.
"Oggi ti farò conoscere quei fighi che hai sentito suonare nel CD. Però non sono tutti cool come me."
"Ahahahah! Aspetta... ho bisogno di spazio... il tuo ego mi sta schiacciando." Era sempre stato poco modesto e piuttosto superbo, ma di frasi simili non ne aveva mai pronunciate, riflettè Elizabeth. "Lo starsystem ti ha pompato come la ruota di una bicicletta?" Rise lei.
Jason le fece eco con la propria risata, passandosi una mano tra i capelli: "Forse. E tu sei stata inviata dall'alto per guidarmi nel cammino verso la redenzione dei miei peccati?"
"Jas... ma che erba ti sei fumato?" Continuò a ridere lei.
"Erba gatta... miaow... oh, eccoci!" E dopo l'ultimo esploix di demenza in cui aveva tentato di imitare la dolcezza zuccherina di un micino, era tornato serio e aveva atteso l'apertura delle porte, prima di uscire.
Beth lo seguì, senza sapere se ridere o piangere, e poco dopo si trovò davanti i cinque ragazzi che, insieme a Jason, formavano i LEDApple.





  
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