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Autore: HiLife    26/08/2014    1 recensioni
"In my life, I love you more!"
-E se fosse così. Se amasse me oltre ogni cosa?- chiesi tremando.
-oh! Insomma Jude! Non può mai succedere una cosa del genere- mi rispose stanca.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo n.2 'Love me tender'





Sto finalmente consegnando le bomboniere all’ultimo tavolo, quando mi sento una mano sul fianco. Mi giro un po’ incuriosita. È un uomo, ah, è Paul.
-ciao, ti va di restare con me dopo?- chiede un po’ arrossando. ‘e ora che gli dico?’ penso ‘insomma è un perfetto sconosciuto e non credo che i tuoi ne siano d’accordo’.
-devo vedere Paul, non credo che i miei siano favorevoli- alla mia risposta Paul abbassa la testa. Poi, come se gli fosse venuto qualcosa in mente, mi guarda corrucciato.
-posso sapere la tua età, Jude?- pronuncia il mio nome come se stesse cantando, come se lo volesse rendere importante.
-diciannove anni. E tu, Paul?- chiedo cercando di capire dove voglia andare a parare.
-ventidue, scusami Jude, ma non puoi decidere di testa tua?- ‘insomma non ha tutti i torti, digli di si senza pensarci due volte’
-va bene. aspettami verso l’uscita..-  gli dico sorridendo. Lui di risposta abbassa il capo e si rimette il cappello a bombetta. Gli sta molto bene e diciamolo, lui è proprio un bel ragazzo. Quando ho finito di prendere le cose dal guardaroba, mi dirigo verso le mie amiche, che noto parlare con Paul. Annabeth “stranamente” non è del tutto sobria e in questo momento ci sta provando spudoratamente con lui. Glory è al fianco della ragazza che si gode la scena con un bicchiere di champagne in mano.
-oh, Paul. Lei è Jude, una nostra grande amica- dice Annabeth cercando di abbracciarmi. Lui mi porge la mano.
-molto piacere, Paul- mi fa l’occhiolino e capisco perfettamente le sue intensioni.
- piacere mio, ora vogliamo andare- gli sorrido, notando l’espressione di entrambe le mie amiche. Annabeth in questo momento non ci sta capendo proprio niente. Lui gentilmente, mi fa indossare la giacca e poi con un movimento di capo mi fa capire la direzione dove sta andando. Tutte e tre lo fissiamo finchè non raggiunge l’uscita.
-è lui?- mi chiede Glory intenta ad accendersi la sigaretta.
-si, mi ha invitato ad andare a prendere qualcosa a qualche locale.- le spiego aggiustandomi la ciocca ribelle.
-è un bel ragazzo. Sai chi è?-
-mi ha detto che si chiama Paul Mc qualcosa. Se ti chiamano i miei digli che sto da te, non si sa mai- le raccomando vedendo il ragazzo affacciarsi alla porta.
-vai, ti aspetta- mi incita. –sei uno schianto!- le sento dire quando ormai sono al fianco del ragazzo con la pompetta. Lui mi squadra dalla testa ai piedi, mi sorride.
-dove mi porti?- gli dico con curiosità.
-a casa mia-. Si volta di me e mi fa entrare nell’auto. Quando è dentro anche lui, non mi riesco a trattenere, ma sbadiglio.
-scusami Paul!- diventando tutta rossa.
-oh! Ma siamo già stanchi! Comunque non sappiamo niente l’uno dell’altra.. che cosa fai nella vita?-. svolta a destra.
-studio, è il mio primo anno di università, sto a Londra. Sono ritornata questa settimana sia per il matrimonio e la Pasqua.- lui annuisce. Poi gli chiedo anche io che cosa fa.
-lavoro nell’economia musicale, mi occupo con il mio gruppo direttamente delle tendenze musicali, a Londra anche io- si spiega con aria seria mentre guarda dove girare per la seconda volta. Le sue mani sono appoggiate al volante come se fosse il re della città. La conosce a memoria e si vede.
-dove precisamente?- gli chiedo per fare conversazione.
-studi dell’ Abbey Road in questo momento-. Ferma l’auto, non è passato molto tempo durante il viaggio. –questa è casa mia, Jude-. Me la indica con gli occhi. Quegli occhi che nascondono qualcosa. Si comporta in modo molto maturo per la sua età. E vedo che ci sa fare con le donne.
 
La casa è molto bella, è un villino, non qualcosa di troppo esagerato, però si vede che non è un posto frequentato dalla famiglia. ‘di sicuro sarà dei suoi, ma neanche’ volto la testa un po’ da tutte le parti. Noto che ha una libreria, dove al centro c’è un tv. ‘una tv? Allora si che ne ha di soldi’. Nella libreria ci sono molti libri, ma anche dischi. Infatti dall’altra parte della stanza vedo che c’è un giradischi. ‘wow’ dico fra me e me. Lui intanto si è diretto verso il piano di sopra, dopo qualche minuto infatti scende le scale velocemente, si è tolto la cravatta, giacca e scarpe. Le bretelle gli accentuano le spalle.
-scusami, ma non ce la facevo più. Puoi anche toglierti i tacchi e se vuoi anche qualche altra cosa-. Apro la bocca realizzando quello che ha appena detto. Ride. –non mi guardare così male, è per sciogliere il ghiaccio.-  intanto però sono diventata tutta rossa in viso.
-posso sedermi?- dico per cambiare discorso. Lui mi annuisce. ‘bene, sono a casa di un maniaco. Non so se riuscirò a rivedere i miei parenti e mi sto pentendo della decisione che ho fatto’.
-Jude- cerca la mia attenzione –ora mica te ne vuoi andare dopo averti detto questo?-
-sono indecisa, Paul.- ‘che cosa vuoi fare ora?’. Lui abbassa il viso capendo lo sbaglio che ha appena commesso, mi siede accanto.
-vuoi sentire qualcosa? Intendo musica. Puoi scegliere se vuoi- io annuisco. –lì c’è tutto quello che ti serve, vado a preparare qualcosa da stuzzicare-. Lo fisso allontanandosi e noto una cosa. ‘Jude! Sei una porca!’. Il suo perfetto fondoschiena sembra sculettare.
Ha molti generi, dal jazz a swing. Però il disco che prende la mia attenzione è quello del Re, Elvis. Quando mi volto verso il giradischi vedo Paul appoggiato allo stipite della porta che mi sorride.
-il Re?- mi chiede. Gli annuisco e gli consegno il disco. Quando la musica inizia a risuonare nella stanza inizio a sorridere. Quell’uomo mi ha sempre fatto impazzire sin da piccola.
-sai, da piccola mia mamma, per calmarmi, mi cantava le sue canzoni, io lo facevo subito. Infatti sapevo molte sue canzoni- gli racconto, mentre si avvicina.
-per me è stato sempre un sogno arrivare ai suoi livelli, mi diletto sempre a cantare le sue canzoni. È come se fosse un punto di riferimento- quando ha finito la frase lo guardo strana ‘cosa intende dire?’. Intanto si è seduto al mio fianco. Sbadiglio, non ce la facevo a trattenerlo. Lui ride e mi dice qualcosa al riguardo. Non ci faccio caso, ma poggio la testa sulla spalla. Lui inizia a cantare la canzone che risuona nella stanza, mi pettina i capelli.
-love me sweet,
never let me go..-
Ha una voce veramente stupenda, credo la migliore sentita. Intanto sento che il sonno sta prendendo il sopravvento. Sento un -notte, Jude-. Ma sono ormai nel mondo dei sogni per rispondere.
-Buon giorno- sento una voce che mi risulta non conosciuta. Un ragazzo che mi fissa con le gambe appoggiate al tavolino che gli sta davanti si sta presentando. -sono John, Paul si sta facendo la doccia. tu chi saresti?-
-Jude.- gli offro la mano dopo essermi stiracchiata. -meglio che me ne vado.- 
-ecco, è per questo che ti fisso da..- legge l'orario del suo orologio -.. quindici minuti esatti. non vuole che tu te la svignassi. strano per uno come Paul.- riflette ad alta voce. 
-di solito tutte quelle che porta a casa non le lascia dormire sulla sua spalla sul divano. piuttosto di sopra, nuda e sul suo pettorale da omino intelligente- racconta. 'quindi Paul sarebbe uno sciupa-femmine? bene'

Paul scende e guarda John, poi me e poi di nuovo John. -che le avrai detto?- chiede immaginandosi la risposta.
-quello che deve sapere Paulie, le ho detto che è insolito che non te la sei portata al letto- dice con naturalezza. alza le spalle e sorride.
-oh John.- dice paul.
-oh Paul- gli rifà voce l'amico. 'basta mi sono rotta'.
-oh Jude- mi dico da sola. i due mi guardano e scoppiano a ridere. -va bene, ho capito. John è stato un piacere conoscerti. Paul, io vado. Non so che fare qui.- e cerco di aprire la porta, ma, come al solito, non riesco ad aprirla. Paul dice a John di andarsene in cucina e mi blocca tra la porta e il suo corpo.
-girati- mi ordina, lo faccio, solo dopo qualche secondo dopo aver capito che non posso far niente. la distanza è minima. I miei occhi sono persi, è proprio un bel ragazzo. 
-vorrei rivederti. Sei qui nei prossimi giorni no?-. annuisco di risposta. -allora vorrei accompagnarti a casa per vedere dove passarti a prendere nei prossimi giorni.-
-va bene. però, Paul, se mi hai preso per una delle tante che ti vuoi portare al letto allora stai perdendo tempo.- mentre dico ciò nella sua fronte si formano delle rughe e inizia a far di 'no' con il capo.
-no, no, no, Jude e ancora no-. detto ciò lo spingo lontano da me. 
-ok. ora portami a casa-. e fa quello che gli dico.




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ecco il 2° capitolo! 
sono felicissima di averlo pubblicato e ho già pronto quello seguente. beh, che dire spero che vi piaccia!

-G
 
  
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