Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: ShootinStar    26/08/2014    2 recensioni
“Con quei capelli potresti essere scambiata per una di famiglia. Sono quasi identici a quelli di Lily e di Rose!” ed aveva aggiunto: “Mio fratello deve aver ereditato la propensione per le rosse da mio padre e da mio nonno”. //
Fanfiction ambientata ad Hogwarts 24 anni dopo la Seconda Guerra Dei Maghi (siamo nel 2022), con protagonisti i figli del "golden trio" e alcuni loro coetanei inventati da me, oltre ad altri personaggi che sono sicura sarete felici di incontrare di nuovo. Non scrivo da un po', ma spero di esserne ancora in grado!
Buona lettura :) - Frannie
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Rebecca stava sfogliando le pagine dell'enorme Gli animali fantastici: dove trovarli così freneticamente da attirare involontariamente l'attenzione di alcuni ragazzi intenti a rovistare tra gli scaffali della biblioteca. Scrutava pensierosa i sottili fogli di pergamena prima di passare oltre con uno sbuffo di frustrazione, i lunghi capelli castani che volteggiavano senza tregua intorno al suo viso. Non si accorse neppure di Al che si era appena seduto vicino a lei fino a quando lui non le sfiorò la spalla con la mano. Allora la ragazza sussultò e finalmente sembrò distogliersi dai propri pensieri. “Ciao Al” disse sottovoce, sorridendo debolmente. Il ragazzo le sorrise di rimando. “Ciao! Non sapevo che il libro di Cura delle Creature Magiche fosse così interessante” commentò, accennando al grosso tomo aperto sul tavolo di fronte a lei. Rebecca abbassò lo sguardo. “Infatti non lo è, ma stavo cercando...” e poi si zittì, indecisa sul da farsi. Scrutò il viso del giovane Serpeverde, tentanto di capire se valesse la pena fidarsi di lui o meno. Ma sì, forse potrebbe aiutarmi più di quanto immagini. “Cercavo delle informazioni sugli unicorni” concluse. Al aggrottò la fronte e lei si affrettò ad aggiungere: “Informazioni extra. Qualcosa che non ci abbiano detto a lezione, per intenderci” “Ed il motivo?” chiese lui, anche se già conosceva la risposta. La ragazza si strinse nelle spalle. “Sto solo cercando di capire tutta questa faccenda della scritta di sangue e del corno pietrificato e credevo di poter trovare qualcosa di utile nel libro...”. Dalla sua espressione imbronciata Al intuì che non avesse ottenuto alcun risultato da quella ricerca. E sentì l'impulso di aiutarla.
“Magari dovremmo cercare altri libri, qualcosa di un po' più specifico...” ipotizzò, fissandola intensamente. Rebecca si morse il labbro inferiore, poi sospirò. “Ho già controllato tutti i volumi della biblioteca in cui ci fosse anche solo un minimo accenno agli unicorni. Non saprei dove...” poi il suo sguardo s'illuminò e tornò di nuovo cupo. “Non starai seriamente pensando di fare quello che credo tu voglia fare, vero?” domandò alzando un sopracciglio. Al ridacchiò. “Non so a cosa tu stia pensando, ma ci sarebbe una sezione particolare della biblioteca che non viene consultata spesso, credo che una sbirciatina potrebbe esserci utile...” “Non ho intenzione di finire nei guai solo per dare una sbirciatina ai libri proibiti!” sbottò Rebecca, lanciandogli un'occhiataccia. Al si portò un dito alle labbra. “Forse potremmo pure evitarli, se tu smettessi di strillare” sussurrò, poi tornò serio. “Staremo attenti a non farci scoprire e ti prometto che ne sarà valsa la pena, davvero. Mio padre mi ha parlato spesso di quei libri e, per quanto alcuni siano estremamente pericolosi, altri sono decisamente istruttivi” “Istruttivi? Questa poi!” esclamò la ragazza ridacchiando. Quando vide che il giovane Serpeverde la stava ancora fissando in silenzio, deglutì a fatica. E se avesse ragione? Non abbiamo altra scelta. “Va bene Potter, proviamoci” concluse e già seppe che si trattava di una pessima idea.
 
 
“Dove vai così di fretta?”. La voce di Megan la fece sussultare nel silenzio della stanza. Rose si voltò verso di lei, la sciarpa ancora stretta nella mano destra, mentre con la sinistra era intenta ad allacciarsi freneticamente i bottoni della giacca. “Io...avevo voglia di prendere una boccata d'aria” mormorò, guardandola di sottecchi. L'amica la squadrò pensierosa, poi si strinse nelle spalle. “Meglio così, negli ultimi tempi io ed Eliot non abbiamo passato molto tempo da soli e visto che abbiamo il pomeriggio libero, volevamo approfittarne per...insomma...”. Rose storse il naso. “Va bene, ricevuto! Ma assicuratevi di chiudere a chiave la porta e vi prego, non usate il mio letto!” supplicò, intrecciando le mani come se stesse pregando. Megan scoppiò a ridere. “Tranquilla Weasley, non invaderemo il tuo spazio” la rassicurò facendole l'occhiolino. La ragazza annuì, avvolgendosi la sciarpa nerazzurra intorno al collo e sciogliendosi i lunghi capelli rossi sulle spalle. “Allora, io vado” informò l'amica. Quando fu sul punto di aprire la porta del dormitorio, ormai sicura di averla fatta franca, la voce di Megan la fermò di nuovo. “Sicura che sia solo per prendere una boccata d'aria? Non mi starai nascondendo qualcosa, vero?”. Rose si girò verso di lei sforzandosi di mostrare un'espressione sinceramente stupita. “E cosa ti starei nascondendo, secondo te?” le domandò, temendo la risposta. Megan incrociò le braccia sul petto ed inclinò la testa di lato. “Oh, non saprei. Magari ti stai vedendo segretamente con qualcuno. Qualcuno che non vuole che si sappia in giro...o magari sei tu che vuoi tenerlo segreto, cosicché io non posso dirti te l'avevo detto ?” ipotizzò, sorridendo. Allora fu il turno di Rose di incrociare le braccia. “Non ti seguo” “Certo che mi segui, Weasley, ma sei troppo ostinata per ammetterlo. Vabbé, non voglio insistere. Devo sistemare delle cose prima che arrivi Eliot, quindi tu faresti meglio a sparire”. Le ultime parole di Megan la raggiunsero in corridoio, mentre stava per richiudere la porta della torre dei Corvonero: “Io te l'avevo detto 4 anni fa che sarebbe finita così”.
Un ricordo la folgorò come un fulmine a ciel sereno. Lei che camminava un po' titubante per i corridoi della scuola, i libri stretti tra le braccia, le scarpe lucide di pioggia che scivolavano sul pavimento in pietra. Era il suo secondo anno ad Hogwarts ma ancora si sentiva un po' intimorita da quegli enormi corridoi e dalle scale a cui “piaceva cambiare”, per non parlare di Gazza e di quel suo gatto pestifero. Ma non aveva mai chiesto aiuto a nessuno della sua famiglia: James era al terzo anno e già si era fatto un sacco di amici (e amiche, soprattutto), probabilmente era stato caposcuola dei Grifondoro quasi ogni anno e non avrebbe certo gradito avere tra i piedi una cuginetta di 12 anni spaventata dalla sua stessa ombra. Albus dal canto suo era stato assegnato ai Serpeverde e probabilmente aveva già troppi problemi da risolvere. Lei si sentiva sola nella torre dei Corvonero e sebbene la compagnia dei suoi adorati libri insieme alle visite nascoste alla capanna di Hagrid (che le permetteva eccezionalmente di dar da mangiare all'ippogrifo) le rendessero le giornate un po' più piacevoli, aggirarsi tra i corridoi del castello tutta sola dopo cena non era certo il suo passatempo preferito.
Ad un tratto udì delle voci dietro di sé e vide alcuni Serpeverde del terzo o quarto anno avvicinarsi sghignazzando. Quando la videro si scambiarono un'occhiata d'intesa, poi uno di loro si rivolse direttamente a lei. “Tu devi essere la Weasley, non è vero?” Rose non ricordò se avesse risposto con un “sì” tremante o semplicemente annuito, agitando i capelli tinti di un rosso più scuro dalla pioggia. Il ragazzo alzò un sopracciglio, squadrandola da capo a piedi. “E dove te ne vai così fradicia a quest'ora? Sembri una piccola zingara” i suoi degni compari scoppiarono a ridere. “A quanto pare le vecchie abitudini di famiglia non muoiono mai. Sei proprio la degna erede di tuo padre”. Altre risate. Rose sentì le lacrime salire pian piano, facendosi strada inesorabilmente verso i suoi occhi. “Mi chiedo come una Mezzosangue simile possa essere riuscita ad entrare nei Corvonero. Non so neanche come tu abbia fatto a farti smistare, in realtà. Sicura di avere almeno un po' di magia nelle vene?” chiese, una punta di crudeltà tangibile nella voce roca.
La ragazzina stava per aprir bocca, ma prima ancora che potesse replicare (in qualche modo a lei ancora sconosciuto) un'ombra sgusciò fuori dal corridoio successivo e le si affiancò. Si trattava di un ragazzo con i capelli così biondi da sembrare bianchi e i suoi occhi grigi come il granito erano puntati sul gruppetto davanti a lui, che sembrò riconoscerlo all'istante. “M-Malfoy! Che ci fai da queste parti?” chiese con fare incerto il ragazzo che aveva parlato fino ad allora. Il nuovo arrivato si passò una mano tra i capelli, un guizzo verde della manica che fece intuire a Rose che si trattava di un altro Serpeverde. “Passavo di qua e ho casualmente ascoltato una conversazione piuttosto interessante che includeva la parola “Mezzosangue”. Che strano, vero? Ero sicuro che la preside avesse proibito l'uso di simili termini”. La sua voce candida e sensuale (proprio come il sibilo di un serpente) sembrò risvegliare in loro il più profondo dei terrori. “Devi esserti sbagliato, amico” mormorò un altro, indietreggiando subito dopo che il ragazzo gli ebbe lanciato un'occhiata tagliente. “Conosciamo bene le regole” continuò il ragazzo di prima. “Stavamo solo parlando con la nostra amica di...alberi genealogici” concluse, accennando un sorriso in direzione di Rose, che era ancora paralizzata ma non abbastanza da reggergli il gioco. “Oh sì, alberi genealogici. Bel modo di rigirare la questione a tuo favore!” le parole le uscirono come un singulto dalle labbra. Malfoy si voltò verso di lei, quasi sorpreso di sentirla parlare, poi fronteggiò nuovamente il gruppetto di Serpi, sollevando un sopracciglio. “A quanto ho capito, la signorina non ha gradito molto parlare con voi. Inoltre è piuttosto tardi ragazzi, che cosa direbbe la Prince se vi trovasse a girovagare per i corridoi, facendo i gradassi con gli studenti più giovani?” “Ci toglierebbe una marea di punti” rispose un altro, zittendosi subito dopo. Il ragazzo biondo annuì sorridendo. “E quindi? Non credete sia l'ora di andare?”. I ragazzi annuirono a loro volta e pian piano, se ne andarono alla spicciolata, senza osare voltarsi indietro.
Rose finalmente riuscì a dire tutto quello che aveva taciuto fino ad allora. “Non so come ringraziarti, davvero! Sei stato strabiliante e non so neppure come tu abbia fatto a spaventarli così, visto che hai la mia stessa età...o sbaglio? Perché sono quasi sicura di averti visto a Pozioni ieri, anche perché un viso come il tuo si nota facilmente e anche il cognome è tutto un programma e...” ma vedendo l'espressione del ragazzo si zittì. Quest'ultimo la fissò per alcuni istanti e scoppiò a ridere. “Certo che sei strana, Weasley. Dove l'avevi nascosta questa parlantina poco fa?”. Rose rimase zitta, imbarazzata da morire. Ma il giovane Serpeverde allungò la mano verso di lei, sorridendo. “Io sono Scorpius, lieto di essere corso in suo aiuto, madame” e fece un breve inchino con la grazia di un principe. Un principe con gli occhi di granito.
 
 
“Togliti dai piedi, Felix”. James riconobbe quella voce nonostante fosse sovrappensiero e si voltò verso il corridoio alla propria destra. Era quasi l'ora di cena e c'erano pochissimi ragazzi in giro, ma lui ne notò subito due semi-nascosti da una colonna. Fece qualche passo in avanti e udì nuovamente la sua voce. “Ti ho chiesto di starmi lontano. Oltre che stupido sei pure sordo adesso?”. Una folta chioma rossiccia si muoveva a scatti, mentre una figura più imponente si stagliava di fronte a lei, coprendola alla vista di chi passava. James avanzò ancora un poco e riuscì a distinguere i lineamenti delicati del viso di Abigail, contratto in una smorfia di rabbia. Felix Norton se ne stava appoggiato al muro, le braccia distese accanto al viso di lei, come una prigione di ossa che le impediva di muoversi. “Fino all'anno scorso non facevi tante storie. Anzi, se non ricordo male non ho mai sentito lamentarti quando eravamo così vicini”. James strinse le mani a pugno quando lo vide accostarsi ancora di più a lei, le rispettive fronti che si sfioravano. Abigail digrignò i denti e gli sputò sulla guancia, sorprendendo perfino il giovane Grifondoro. Vide Felix farsi rosso in viso prima di alzare una mano in aria. Ma James fu più veloce. “Stupeficium!” urlò, puntandogli contro la bacchetta. Il ragazzo biondo volò per una decina di metri lontano da Abigail, per poi atterrare sul fondo schiena con un rumore sordo ed un sonoro ululato.
La ragazza si girò verso di lui ed a quel punto James perse tutta la propria sicurezza. Lei lo stava fissando con i grandi occhi verdi (perfino più indecifrabili del solito) e così si schiarì la voce, facendosi coraggio. Abigail, però, fu più veloce. Gli passò accanto quasi senza guardarlo e all'ultimo secondo borbottò un “grazie” a fior di labbra. Il ragazzo era sul punto di risponderle, quando un lampo rosso attraversò il corridoio e per poco non lo prese in pieno petto. Dopo essersi buttato da un lato, trascinando Abby con sé, James alzò lo sguardo verso la fonte dell'incantesimo e si ritrovò davanti un Felix molto più infuriato di pochi istanti prima. Stava avanzando verso di loro, la bacchetta sollevata davanti a sé. Il Grifondoro si rimise in piedi, mentre al suo fianco la giovane Serpeverde sguainava la propria bacchetta, l'espressione calma che contrastava fortemente con la posizione di difesa appena presa. “Metti via la bacchetta, Felix” intimò al ragazzo di fronte a loro, che non accennò minimamente a seguire le sue istruzioni. James sbuffò e gli puntò contro anche la propria bacchetta. “Andiamo Norton, piantala di comportarti come un idiota” esordì, schivando un secondo dopo un altro lampo, questa volta di colore verde. L'altro sorrise cinico. “Sei solo un codardo, Potter. Colpirmi alle spalle...ma non ti vergogni?” domandò, prima di gridare “Everte statim!” e costringerlo a gettarsi nuovamente di lato, seguito da Abby. “Il codardo sei tu che per poco non alzavi le mani contro una ragazza. Vigliacco!” lo apostrofò James, lanciando a sua volta un lampo rosso contro l'avversario.
Abigail, che fino a quel momento era rimasta fuori dal duello, avanzò di qualche passo e si piazzò in mezzo ai due, che la guardarono sconcertati. “Direi che avete bisogno entrambi di darvi una calmata. Se qualcuno degli insegnanti dovesse scoprirci a combattere in questo modo, le conseguenze sarebbero...”. Una cascata di scintille azzurre rischiò di colpirla, ma prima ancora che James potesse agire, la ragazza aveva già sollevato la bacchetta, creando uno scudo trasparente per proteggersi. Poi la sentì parlare di nuovo. “Devo forse ricordarti i tuoi voti in Difesa Contro Le Arti Oscure, Felix? Non hai la minima possibilità di battermi e ti consiglierei di andartene prima che mi metta a giocare al tiro al bersaglio con la tua testa”. James avrebbe potuto giurare di averlo visto sussultare, anche se soltanto per un attimo. Poi il ragazzo aggrottò la fronte e ripose la bacchetta. Ma prima di andarsene, si avvicinò di qualche passo ad Abby ed il Grifondoro lo sentì mormorare: “Illuditi pure che Potter sia il tuo bel principe azzurro e che non mi somigli affatto, ma non appena riuscirà a portarti a letto, ti abbandonerà come fa con tutte le altre. Attenta a quale squadra scegli, Abby, i grifoni sono pericolosi almeno quanto le serpi” e poi si allontanò.
James le si avvicinò a passi lenti, allungò una mano e le sfiorò delicatamente la spalla, facendola suo malgrado sussultare. “Lascialo perdere, è solo un coglione” borbottò, maledicendosi per non essere in grado di trovare parole migliori. La ragazza di voltò verso di lui, l'espressione severa dipinta sul bel viso. “Lui sarà anche un coglione, ma tu non avresti dovuto attaccarlo in quel modo. Qualcuno avrebbe potuto farsi male!”. Il Grifondoro non poteva credere alle proprie orecchie. “E' stato lui a provocarmi, ricordi? E mi era parso che ti stesse infastidendo, così sono intervenuto. Ma se preferisci, la prossima volta lascerò perdere e me ne andrò per la mia strada” commentò, stringendosi nelle spalle. Non era ciò che avrebbe voluto dirle, ma non poteva farne a meno. Abby lo affascinava e gli dava sui nervi al tempo stesso. Aveva un talento innato nel tirar fuori la parte più odiosa di lui e quella più gentile e dopo tutti quegli anni ancora non riusciva a spiegarsi come ne fosse capace.
Fece per andarsene a sua volta, ma lei lo bloccò afferrandolo per il polso. A testa bassa e a volume quasi inudibile, la sentì sussurrare: “Hai ragione, ti chiedo scusa”. Wow, questa sì che è una novità. “Non è che potresti ripeterlo, per caso? Certe cose non sono abituato a sentirle spesso, specialmente da parte tua” giocò lui, con il suo perfetto sorriso sghembo che gli illuminava il viso. Abby lo guardò di sottecchi, poi sospirò e disse un po' più forte: “Lo ammetto, ti sono grata per aver fatto quello che hai fatto. Soddisfatto, adesso?”. James ci pensò su, fissandola mentre si mordicchiava il labbro inferiore. Poi si sporse in avanti, piegando la testa di lato a causa della differenza di altezza tra loro ed un attimo dopo le sue labbra erano su quelle di lei. L'aveva colta talmente di sorpresa che non fu difficile per lui schiuderle ed approfondire il bacio, stringendola a sé con una mano sulla schiena ed accarezzandole i capelli con l'altra. Ed in quel momento tutto gli tornò alla mente. Quella sera d'estate. La luce della luna. Le lucciole. Le spighe di grano e l'odore dei papaveri. Il cicalio sugli alberi lì vicino. Il suo sapore di vaniglia. Il caldo. I vestiti leggeri che frusciavano mentre si stringevano l'uno all'altra. Poi Abby si allontanò bruscamente da lui ed i suoi pensieri si smorzarono. Si passò una mano sulla bocca e sorrise alla sua espressione imbronciata da bambina. “Si, adesso lo sono”.
 
 
Quando le prese la mano nel buio, Al sentì la ragazza sussultare di sorpresa, ma quasi non ci fece caso. “Forza, andiamo!” le sussurrò, il fiato che si condensava in tante nuvolette che si dispersero in fretta nell'aria gelida del corridoio del primo piano. Rebecca annuì incerta e percorsero insieme gli ultimi metri che li separavano dall'entrata della biblioteca. Aprirono le pesanti porte di legno cercando di fare meno rumore possibile e se le richiusero alle spalle. Al illuminò con la bacchetta decine di file di scaffali, puntando dritto verso quelli al di là dello spesso cancello in ferro battuto che campeggiava dall'altra parte della stanza. Rebecca lo raggiunse e puntando la bacchetta verso la pesante serratura nera mormorò “Alohomora” sottovoce. Il cancello si aprì con un cigolio che parve assordante nel silenzio della notte. Al pregò con tutto se stesso che Gazza non si trovasse nei paraggi in quel momento. Camminarono in punta, osservando quei pochi ripiani da cui ciondolavano spesse catene scure. C'erano sì e no una decina di scaffali in quella sezione ed il ragazzo si chiese che cosa potessero contenere i libri più inaccessibili, quelli che si trovavano intrappolati dietro griglie di ferro chiuse a chiave da un incantesimo che solo la preside o un insegnante potevano sciogliere. Lanciò uno sguardo d'incoraggiamento a Rebecca (che stava tremando leggermente), poi fece scorrere il dito sulle coste di vecchi volumi sul ripiano più vicino. Si soffermò su alcuni titoli stampati a lettere dorate, ma nessuno faceva al caso loro. Dove saranno i libri sulle Creature Magiche?
“Al, vieni a vedere!” lo chiamò la ragazza dallo scaffale alla sua sinistra. Il giovane la raggiunse e vide che aveva tra le mani un volume dalla copertina color porpora con inciso in inchiostro argentato il titolo. Il ragazzo lesse a bassa voce: L'antico culto delle Creature Magiche. Apparentemente non sembrava molto diverso dai libri che già conosceva sull'argomento, ma sapeva che doveva esserci una ragione ben precisa per la quale quel volume si trovasse proprio nella sezione dei libri proibiti. Deglutì a fatica e girò la prima pagina. Una nota in baso a destra recava le parole “Raccolta di leggende oscure ed arcane in cui figurano esseri sovrannaturali e creature fantastiche” scritte con un inchiostro nero ormai sbiadito. Rebecca gli strinse il polso con le dita sottili ed Al sentì un brivido corrergli lungo la schiena. Aveva a malapena iniziato a sfogliare le pesanti pagine di pergamena alla ricerca della sezione dedicata agli unicorni, quando una risata sguaiata squarciò il silenzio della biblioteca ed una mano calò con forza sulla sua spalla. Ancor prima di voltarsi, Al sapeva chi avrebbe visto dietro di sé. Ed un attimo dopo, la voce del signor Gazza gracchiò compiaciuta: “Tu e la tua amica siete in grossi guai, signor Potter”.
 
 
La preside McGranitt tamburellava con le dita lunghe ed affusolate sulla scrivania in mogano, la fronte solcata da profonde rughe dovute in parte all'ormai veneranda età, in parte alla preoccupazione. Davanti a lei due dei suoi studenti più promettenti se ne stavano in piedi con aria sofferente, certi che li avrebbe puniti in un modo o nell'altro. Ma l'anziana strega non era quel tipo di persona e ormai aveva avuto fin troppo a che fare con la famiglia Potter per non essere in grado di distinguere un ficcanaso combina-guai da un ragazzo testardo e desideroso di aiutare gli altri. Il giovane Albus era cresciuto sotto i suoi occhi e, per quanto il verde-argento della sua divisa le facesse ancora un certo effetto, assomigliava sempre di più a suo padre. Neppure James glielo ricordava quanto lui. E forse fu proprio quel guizzo negli occhi verdi del ragazzo che la convinse del tutto. “Non ho intenzione di punirvi, né di togliere punti alle vostre rispettive case. Ma voglio la verità” esordì, la voce calma e posata. Vide la Grifondoro sussultare e pensò con una punta di divertimento che non doveva essere molto abituata a finire nei guai. “Stia tranquilla, signorina Davis. Non ho intenzione di torturarvi per avere delle risposte, ci terrei che foste voi a concedermele spontaneamente. Lei cosa ne dice, signor Potter?”. Il ragazzo la scrutò con gli occhi trasparenti ed annuì lentamente. La donna intrecciò le mani davanti a sé e vi appoggiò il mento sopra, in attesa. Albus cominciò: “Io e Rebecca siamo rimasti scossi dai recenti eventi, come il resto della scuola presumo” e lanciò un'occhiata alla ragazza al suo fianco, che gli fece segno di andare avanti. “Avevamo così tante domande e nessuno a cui poter chiedere, visto che gli insegnanti stanno facendo di tutto per non pensare a quanto è successo, o a quello che potrebbe succedere. Perciò abbiamo deciso di consultare alcuni volumi sulle creature magiche, per saperne di più su unicorni e...” “Era l'unica traccia che avevamo” lo interruppe la giovane Grifondoro, facendo un passo avanti con uno slancio che sorpresa la preside. “E volevamo soltanto aiutare” aggiunse di nuovo il ragazzo, guardando la donna con sguardo deciso. “Ma come lei ben sa, signora preside, i volumi scolastici sono assai limitati nel dare informazioni, così...” “... avete deciso di cercarne altre per conto vostro” finì la donna al suo posto. Albus annuì.
La McGranitt sospirò. “Capisco il vostro interesse e la voglia di aiutare, ragazzi, e l'apprezzo molto. Ma credo che non sia compito vostro cercare una soluzione a questo problema. Il corpo docenti e la sottoscritta stanno già facendo tutto il possibile per scoprire chi si trovi dietro a minacce tanto evidenti e svelare il significato di tali intimidazioni. Quindi, per quanto possa essere difficile per voi, devo chiedervi di non preoccuparvi, né di intromettervi nuovamente in una questione tanto delicata”. Ricongiunse le mani davanti a sé, aspettandosi delle obiezioni dai due ragazzi. Ma al contrario, quest'ultimi stettero in silenzio, scambiandosi occhiate a suo avviso indecifrabili. Poi il ragazzo alzò di nuovo lo sguardo verso di lei e la calma che vi lesse la lasciò basita. “Capiamo perfettamente, preside. E le prometto che non accadrà di nuovo”. A quel punto la donna si convinse che se ne sarebbero andati così, senza protestare neppure per un attimo. Ma come ogni Potter che si rispetti, il giovane Serpeverde la stupì, voltandosi ancora una volta verso di lei, mentre l'altra ragazza si era già avviata in corridoio. “Un'ultima cosa...” lo sentì mormorare e Minerva McGranitt sorrise tra sé e sé. Albus si avvicinò nuovamente alla sua scrivania e vi appoggiò sopra le mani pallide. “So che non è affar mio e che dovrei già esserle grato per non aver punito né me, né Rebecca, ma vorrei chiederle il permesso di dare un'occhiata al libro che abbiamo trovato in biblioteca. Giuro di rimetterlo a posto nel giro di un paio di giorni e di non parlarne con nessuno e...”. La donna scosse la testa, seppur a malincuore. “Purtroppo non posso lasciarglielo fare, signor Potter. Mi rincresce molto, ma agli studenti non è permesso consultare quei volumi. Nessuna eccezione” concluse. E agitò la mano sinistra in direzione della porta. Il ragazzo storse la bocca, perdendo per un attimo il suo contegno abituale, poi fece dietrofront ed uscì dalla stanza.
“Avrebbe potuto lasciarglielo fare” commentò una voce da dietro l'enorme armadio alle sue spalle. L'anziana strega sospirò. “E' proprio come suo padre” e lei stessa udì una punta di nostalgia nella propria voce. Un giovane uomo sgusciò fuori dall'ombra e si fermò a braccia conserte proprio al suo fianco, scrutandola attentamente. “E questo non la preoccupa nemmeno un po', preside?” domandò, accennando un sorriso. La McGranitt si voltò a guardarlo, mentre il professor Paciock sollevava un sopracciglio. “Oh Neville, ci sono ben altre cose di cui dovrei preoccuparmi. Inoltre, tu conosci i Potter almeno quanto me” aggiunse, sorridendo debolmente. Il giovane uomo annuì, storcendo il naso. “Eccome se li conosco ed a mio avviso era James quello da tenere d'occhio, non il fratello più giovane. Senza contare il fatto che non fa neppure parte della mia casa, come posso...” “Puoi eccome, Neville, e so che lo farai. Quel ragazzo è talmente promettente e così simile ad Harry che temo si caccerà in qualche guaio prima ancora di rendersene conto” “Ed io che cosa dovrei fare? A parte origliare le sue conversazioni con lui, ovviamente” domandò l'insegnante di Erbologia con una punta di esasperazione. La preside gli sfiorò delicatamente il gomito con la mano. “So che saprai cavartela da solo, caro. Ed adesso va', avrai sicuramente una lezione da preparare per domattina, dico bene?”. Neville annuì con poca convinzione e se ne andò con le spalle incassate, lasciando distrattamente la porta dell'ufficio semi-aperta. La McGranitt si alzò in un fruscio di vesti e andò a richiuderla con uno sbuffo. Certe cose non cambiano proprio mai.





Buonasera a tutti/e!
Lo so, meriterei una Maledizione Cruciatus per essere stata così tanto tempo senza aggiornare (più di un mese, lo so, io stessa stento a crederci)
e vi chiedo immensamente SCUSA ma non avevo tempo né idee perlomeno decenti per questo capitolo (tutt'ora non sono del tutto convinta)
ma in ogni caso, io ve lo propongo così, sperando che possa piacervi almeno un po'!
Chiedo ancora umilmente PERDONO e spero non ce l'abbiate troppo con me, lasciate qualche recensione che non guastano mai e io non mordo nessuno ;)

Frannie

 
 
 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: ShootinStar