Prima di lasciarvi al capitolo, vorrei ringraziare Marco per avermi aiutato a rendere la storia più scorrevole ed essere stato capace di vedere ciò che a me era sfuggito
Grazie a tutti per la pazienza e buona lettura.
Lella80
CAP16
Il castello di Oneiros
Era molto stanco: le lezioni, le riunioni, le liti e il pensiero che da lì a poche ore avrebbe incontrato la Maia, non gli concedevano quel rilassamento necessario per l’agognato riposo. Quella splendida donna, in tutto il suo rifulgere, gli avrebbe rivelato la natura dei suoi sogni e avrebbe finalmente dato risposte all’unico quesito che offuscava la sua mente:
Sono davvero solo sogni?
Non aveva desiderio di domandare cosa sarebbe stato della sua vita e del mondo magico…
Non aveva desiderio di scoprire quale sarebbe stata la strategia migliore per sconfiggere Voldemort…
Non aveva desiderio di scoprire dove fosse l’occhio di Udjat e se Bellatrix Lastrange l’avesse recuperato per il suo oscuro padrone…
Il suo unico desiderio era solo scoprire se ciò che vedeva era frutto o meno della sua fervida attività onirica o, come ormai sospettava da mesi, non fossero altri che ricordi di un altro Harry.
Già… perché non potevano essere sogni, non lo erano mai stati.
Lui lo sapeva… lo aveva sempre saputo…
Troppo vividi!!! Troppo reali!!
Erano ricordi… non suoi… ma ricordi!!! Ci aveva riflettuto per settimane, per mesi e alla fine era giunto all’unica conclusione possibile: doveva esistere una realtà differente da quella che aveva conosciuto, una realtà alternativa in cui i suoi genitori non erano morti, in cui Voldemort non esisteva, in cui non esisteva la magia. L’unica cosa che sembravano avere in comune i due mondi era l’occhio di Udjat. Forse era stato l’antico talismano ad aprire un varco spazio temporale tra i due mondi, ma tutto questo non aveva importanza… se aveva i ricordi di quel Harry probabilmente poteva anche entrare nel suo mondo e riabbracciare i suoi genitori, per il momento era questa l’unica cosa importante!!
Quando la luce fece timidamente capolino nella sua stanza si sentì stranamente eccitato e contento. Saltò giù dal letto come se carboni ardenti pulsassero tra le lenzuola e quando Ron si svegliò era già in piedi da un pezzo. Immobile sul suo letto fissava un invisibile punto non ben identificato tra lo stipite della porta e l’armadio.
“Sei caduto giù dal letto?” domandò Ron strofinandosi teatralmente gli occhi.
“Riflettevo” fu la sua laconica risposta
“Su cosa?” replicò il giovane Grifondoro sedendosi.
“Su questi strani sogni” aveva pronunciato quest’ultima parola con un’innaturale lentezza.
“Hai di nuovo fatto qualche strano sogno?”
“No… è molto tempo ormai che non faccio più quei sogni. L’ultima volta Io e mio padre stavamo litigando e sono uscito sbattendo la porta”
“Questo tuo modo di raccontare” lo apostrofò Ron mentre si infilava un pantalone di velluto cachi “comincia a darmi i brividi”
“Non dirlo a me!!” replicò l’amico tenendosi la testa tra le mani “Sono stanco, Ron; ma so che questa sera Kalindra mi rivelerà la verità… anche se… “
“Anche se?”
“Io credo di saperla”
“E… ? “ lo incitò Ron avvicinandosi
“Preferisco prima ascoltare quanto mi dirà”
Ron non insistette oltre, aveva chiaramente notato la risolutezza di Harry e sapeva che qualsiasi insistenza sarebbe stata inutile e poi, di lì a poche ore la verità sarebbe stata rivelata a tutti.
La giornata trascorse rapida tra lezioni di Pozioni e di Trasfigurazione; Harry non riusciva a mantenere l’attenzione su nulla e le lezioni gli sembrarono lunghe e tediose. Anche la cena gli era sembrata troppo lunga.
“Harry, sei tra noi?” una voce distante lo ridestò dal suo torpore.
“Scusa?”
“Ron ti ha chiesto se gli passi del pudding” replicò Hermione seccata.
“Sì, certo” rispose il giovane mago allungando il braccio destro in cerca del grosso piatto da portata che era proprio di fronte a lui. “Ecco” aggiunse porgendo la pietanza all’amico.
“Grazie, amico” ringrazio il giovane mago afferrando il piatto “Sei un po’ distratto, oggi”
“Non riesco a smettere di pensare a Kalindra”
“Se non fosse un sogno… comincerei ad essere gelosa” replicò Hermione acida “anche se forse dovrei cominciare ad esserlo visto che non fai altro che decantare la sua bellezza”
“Hermione, non credi di esagerare?” sottolineò Ginny fissandola.
“Hai ragione. Scusa Harry è che sono molto preoccupata”
“Non sto mica andando ad affrontare Voldemort” la schernì il ragazzo afferrandole delicatamente la mano. Il solo contatto sembrò rassicurare la ragazza.
“Sì, ma se la Maia ti mostrasse ciò che si nasconde dietro i cancelli che custodisce e se tu non fossi sufficientemente forte potresti confondere la realtà con la fantasia e rimanere prigioniero del Mondo di Oneiros. Per sempre”
Le stesse parole di Piton… ma lei e il professore di Pozioni avevano gli stessi gusti in fatto di lettura?
Harry la fissò sgomento, poi istintivamente posò lo sguardo su Ron.
“Non guardare me, amico… Io non le ho detto nulla” si giustificò repentino il ragazzo.
“Hermione, non confonderò la realtà con la fantasia e non resterò prigioniero di quel mondo” la rassicurò il giovane Grifondoro.
“Non ne sarei così sicura… sei ancora molto confuso e il tuo desiderio di rivedere i tuoi genitori potrebbe essere un problema”
“Il desiderio di rivedere i miei genitori non è mai stato un problema e non lo diventerà ora” si giustificò Harry contrariato.
“Promettimi solo che se ti sentirai smarrito e se avrai dei dubbi non ti lascerai guidare dall’istinto, ma cercherai la vera via” supplicò con il volto serio.
Harry la fissava basito… certo, Hermione aveva ragione: desiderava rivedere i suoi genitori, ma aveva ben chiaro quale fosse la sua realtà e la realtà alternativa dell’altro Harry. Non si sarebbe confuso. In quei lunghi mesi aveva imparato a conoscere la vita e la mente dell’Harry non-mago. Avevano avuto esperienze molto simili, ma erano due persone completamente diverse. Lui sapeva benissimo chi era. L’altro Harry era un adolescente arrabbiato con la vita… con i suoi genitori … con suo padre. Certo anche Lui era un adolescente arrabbiato con la vita… ma Lui aveva tutte le ragioni, infondo “la vita” non era stata molto generosa nei suoi riguardi. Non solo gli aveva sottratto i genitori quando era ancora piccolo, ma aveva anche tracciato un destino di morte innanzi a Lui, un destino che lo avrebbe condotto ad uccidere o ad essere ucciso dal più grande mago Oscuro di tutti i tempi.
Lui era il prescelto!
Lui sapeva benissimo chi era !!!
“Non preoccuparti, Hermione. Non smarrirò la via. Non dimenticherò chi sono”
Hermione lo guardò raggiante ed in quel momento il suo cuore pensò che se anche si fosse smarrito il sorriso della donna che amava gli avrebbe illuminato la strada verso casa.
*
“Mi
raccomando Harry” la voce del preside era rassicurante e calda come sempre “Non
lasciarti ingannare dalle sue parole” NdA:
spero che tanta attesa sia valsa la pena. Anche questa volta ho cambiato titolo all'ultimo momento...
il prossimo si intitolerà "la via"... e vedremo quale strada Harry deciderà di imboccare per ritornare nel suo mondo!!!
“Sì, signore” annuì il giovane mago ingollando
lentamente un’intera pinta di Pozione Acchiappasogni
“E
ricorda, Potter” aggiunse un’irritabile voce melliflua “il Viandante dei Sogni
è l’unico che può controllare i propri sogni”
“Sì, signore” replicò nuovamente Harry
Si
distese sul durissimo e scomodissimo letto che Piton aveva fatto apparire nella
stanza del preside e si rannicchiò cullato dalla voce del Preside e dalla falsa
e ossequiosa litania del professore di Pozioni.
Una
lunga strada buia si dipanava rapida davanti ai suoi occhi… rapida… sempre più
rapida!! La velocità era tale che ne vedeva a mala pena i contorni.
“Harry,
tuo padre è solo preoccupato per te” lo redarguì una voce femminile.
Si
voltò. Era Hermione. Il suo volto era tirato e visibilmente preoccupato.
Riportò lo sguardo sulla strada.
“Forse
avrebbe dovuto preoccuparsi per me quando glielo chiedevo, non ora. Ora non ho
più bisogno di nessuno; me la cavo benissimo da solo”
“Davvero?”
“Cosa
vorresti dire?” replicò irritato
Tutta
quella rabbia… tutto quell’odio. Non aveva mai provato sensazioni così forti.
“Siamo
su una strada buia e tu stai correndo come un
pazzo... guarda" disse indicando la strada davanti a loro "
non si distingue nemmeno quella maledetissima linea
tratteggiata... sembra continua" ansimò nervosa "A quanto stiamo
andando?” il suo tono
era ritornato calmo ed il suo respiro regolare, ma nella sua voce c’era una crescente nota di terrore “E sono
spaventata; Harry. E poi… sei ubriaco… di nuovo”
“Io
ti spavento?” la sua voce era lenta e carezzevole “Tesoro, almeno sono ancora
capace di farti provare qualche emozione. Sei sempre così fredda con me!!!”
“Harry,
non mi sembra il momento di discutere di queste faccende… ora!!! Sei
ubriaco, lascia che guidi Io” supplicò
la ragazza
mentre si aggrappava tenacemente alla maniglia della portiera
pregando che non accadesse niente.
Ubriaco?
“Hermione
ha ragione. Potrei guidare Io” aggiunse una voce timorosa, proveniente dalle
sue spalle.
Chi c’era in macchina? Lui
conosceva quella voce?
Si
voltò.
“GUARDA
LA STRADA!!!” tuonò Hermione
Era…
Neville!!
“Io
non-sono
-ubriaco e sto guardando la strada. E poi non
andiamo tanto veloce… ” replicò calmo “E tu Neville dovresti solo
ringraziarmi per esserti amico. Ti trascino alle feste come un cagnolino… tu
sei un fallito e nessuno vuole esserti amico, nessuno tranne Io e Ron, ma lui
fa solo quello che gli dico io… ”
Perché diceva quelle cose
terribili a Neville?
Lui
gli voleva bene!! Ma non riusciva a dominare l’ira che gli martellava dentro,
sentiva solo desiderio di distruggere tutto ciò che di bello ancora c’era in
Lui.
E poi... aveva la bocca impastata e la testa gli pulsava… forse Hermione
aveva ragione, era troppo ubriaco!!
“Non
ascoltarlo, Neville. E’ ubriaco e non è te che vuole ferire”
“NON
SONO UBRIACO” urlò disperato
schivando
l’ennesima macchina
“Invece
lo sei ed Io sono stanca di raccogliere i tuoi cocci. Harry, comportandoti così
non ferisci solo tuo padre, ma tutti quelli che ti sono stati vicini in questi
anni. Se continui così resterai solo... HARRY...RALLENTA" gridò Hermione disperata.
Il ragazzo era riuscito a schivare una macchina per il rotto della cuffia. Per qualche istante sembrò perdere il controllo della vettura, ma
riprendendo nuovamente velocità, replicò:
“Te
l’ho già detto, amore, Io-non-ho-bisogno-di-nessuno!! Nemmeno di te”
Perché
aveva detto quelle cose?
Lui
non le pensava!
Lui
amava Hermione!
“Io
non ti amo più Hermione. Ci siamo divertiti, ma ora non mi diverto più. Io ho
bisogno di una donna con cui scopare non di una madre… mi manca un padre non
una madre!!!”
Come
poteva trattare la donna che amava in quel modo?!
Si
voltò per fissare il volto della donna che un tempo aveva amato e desiderato
più di ogni altra cosa; della donna per cui aveva messo a repentaglio la sua
amicizia con Ron; della donna a cui aveva donato il suo anello ed il suo cuore.
“Io
non ti amo più da tanto tempo, Harry Potter” disse Lei fissando la strada.
Sentiva
che non gli importava nulla… di nulla. Si sentiva vuoto e incapace di provare
sentimenti, ma quelle parole, quella voce fredda gli stavano lacerando l’anima.
“Non
è rimasto più nulla di quel ragazzino che amavamo tutti” aggiunse la ragazza
fissandolo con un amaro sorriso.
“L’occhio
di Udjat ha ucciso quel ragazzino” sentenziò pensieroso, prima di chiudere
gli occhi
Quando li
riaprì si ritrovò al bivio tra le due strade bianche
e polverose che si allontanavano dal Luz. Era stremato da tutto quel rancore.
Era consapevole che Lui non avrebbe mai rivolto quelle parole a Hermione e a
Neville. Lui amava Hermione e stimava Neville, erano suoi amici da sempre e non
avrebbe mai fatto o detto nulla per ferirli. Ma era ancora pieno della rabbia
che gli aveva vomitato addosso. Ora… però, quel incubo era finito.
Lui sapeva chi era!!!
Non poteva soffermarsi su quanto erano i ricordi dell’altro Harry,
doveva andare avanti; doveva nuovamente parlare con Kalindra.
Aveva già percorso quella strada… imboccò quella sulla sinistra
dove si stendeva una lunga strada bianca che serpeggiava attraverso immensi
prati, chiusi ai lati da boschi di alte conifere. Larghe foglie dorate
pendevano dalle secolari conifere poste ai lati del viale, foglie che
riflettevano la luce argentea della luna. Sapeva che doveva avanzare, doveva
trovare quella donna, doveva trovare le risposte e finalmente rivide… i due
cancelli. Alzò lo sguardo ed innanzi alle due mastodontiche porte sedeva una
donna dai lunghi capelli color indaco e dalle sinuose forme. Quella splendida
figura femminile lo fissava con intensi occhi turchesi.
Sembrava stesse aspettando le sue parole; parole che Harry non
riusciva a pronunciare. La sua mente sembrava vagare nel nulla, dinnanzi a
tanta sensuale bellezza..
“Io posso esaudire ogni tuo desiderio, Viandante” disse la donna
con voce voluttuosa.
“Qualsiasi desiderio?“ domandò Harry smanioso.
Tutto il suo essere era in piena tempesta ormonale.
La donna si avvicinò. Il suo profumo di rosa e gelsomino era
inebriante.
“Qualsiasi” ripete la Ninfa avvinghiandosi al giovane mago.
Era così soffice.
La strinse a se, cosicchè i loro corpi potessero aderire completamente.
“Io so cosa desideri, Viandante” proseguì languidamente, appoggiando la sua bocca su quella dischiusa di Harry.
Quelle labbra morbide e calde emanavano un odore che mai aveva sentito nel suo
mondo. Non riusciva a resistere a tanta pulsione. Quella donna era come una
sirena capace di attirare con la sua bellezza e il suo canto gli ignari marinai,
portandoli ad un dolce naufragio. E anch’egli voleva naufragare nei suoi
splendidi occhi colore del mare; la desiderava come mai aveva desiderato altra
donna e ormai succube del suo potere, avvicinò il suo volto a quello di Lei. Accarezzò
le sue labbra prima con un dito e infine la baciò.
E poi
tutto divenne ineluttabile… le loro mani e le loro lingue andarono rapide alla
scoperta di nuovi piaceri. Lei era
perfetta: la sua
pelle era vellutata e liscia come una succosa pesca ed emanava un intenso odore
di vaniglia. I suoi setosi capelli, che ricadevano morbidi sui seni,
profumavano di gelsomini. I suoi occhi risplendevano come stelle e le sue
labbra erano rossi petali strappati ad una rosa. Era perfetta… l’opera
di un Dio. I suoi sensi sembravano acuirsi minuto dopo minuto. Non solo sentiva
il gemito del vento che accarezzava i loro corpi, ma poteva chiaramente
percepire lo sfrigolio delle foglie che si sminuzzavano sotto il loro peso. E
mentre si muoveva ritmicamente dentro
di Lei
desiderò di perdersi in quel mondo al confine tra sogno e realtà in cui quella
donna regnava sovrana.
Nulla aveva più importanza
… quei ricordi non
suoi, Voldemort, la magia, suo padre… nulla aveva più importanza.
Poi
quella voce…
“Non è
rimasto più nulla di quel ragazzino che amavamo tutti”
Il
sorriso amaro di Hermione.
Era forse
nel suo destino dare dolore alla donna che amava?
“Perché
ti sei fermato?” domandò la donna carezzando il volto sudato del ragazzo.
“Non
posso… non è questa la ragione per cui sono qui”
“Ma è ciò
che desideri”
“Desidero
molte cose Kalindra” si distaccò dal corpo nudo
della donna, ormai libero dal suo incanto, e si sedette serrando le gambe tra le
braccia “Io amo Hermione e amo questo mondo”
“In
questo modo Viandante hai scelto di percorrere la via” disse la giovane donna
ancora distesa sull’erba.
La sua voce
sembrava essere diventata fredda e distante. Quanta differenza rispetto a
quella calda e seducente di pochi istanti prima.
“Quale
via?” domandò il mago
“Quella
per cui sei giunto qui. Avevi due scelte, Harry Potter. Conoscere i piaceri del
mondo o accettare il peso delle sue sofferenze. Se ti fossi lasciato andare
fino in fondo, se insieme avessimo raggiunto l’orgasmo della carne saresti
ritornato a Lei ed al mondo che oggi ti appartiene, ma tu hai scelto di
percorrere la via verso il castello di Oneiros. Egli ti rivelerà la verità che
tanto desideri conoscere, ma che ti condurrà a scegliere fra la tua vita e la
vita di molti altri”
“Non
capisco cosa vuoi dire” protestò Harry confuso.
“Lo
capirai!!” la giovane donna si alzò ed indicando la strada davanti a sé
aggiunse “Viandante dei Sogni, percorri il lastricato d’argento che divide la
via degli alberi. Alla fine di esso troverai un castello e nel Dedalo della
Spada troverai il Signore di questo mondo. Egli ti rivelerà il tuo destino e ti
chiederà di oltrepassare Keras
od Elephas per ritornare nel tuo mondo”
“Pensavo che fosse sufficiente svegliarsi per ritornare alla mia
realtà?”
“Tu sei un Viandante dei Sogni, Harry Potter. E’ questo il mondo
che ti appartiene e questa la tua realtà ora”
“Quindi
sono prigioniero di questo mondo?”
“I Viandanti dei Sogni possono attraversare
Keras ed Elephas.
Potresti farlo ora, i cancelli sono davanti a te… e se sei fortunato potresti
ritornare nel mondo che ritieni tuo”
Harry la fissava basito e poi volgendo lo sguardo sui cancelli in
un soffio di voce recitò:
“Attraverso il cancello di colore nero si accede a tutti i sogni
veritieri e profetici, mentre attraverso il cancello di colore bianco si accede
a tutti gli incubi e sogni ingannatori. Non dovrebbe essere così difficile
scegliere la via”
“Se è ciò che ritieni
giusto non sarò Io a fermare il tuo passo. Attraversa pure il cancello che
desideri” ribatté
la Maia accondiscendente “ma il mio consiglio è di incontrare il Dio, solo Lui
può indicare la via giusta da percorrere. Oltre ad essere un Viandante e ad
avere il potere di attraversare il mondo dei sogni tu sei anche un Pontifex; e
solo i
Pontifex,
fin dalla notte dei tempi, possono fungere da tramite tra gli uomini e i loro Dei”
“Va bene, se questo è il consiglio della Maia; attraverserò il
lastricato e giungerò da Oneiros“ replicò il giovane mago con glaciale distacco.
Raccolse gli abiti che erano sparsi sull’erba e quando alzò lo
sguardo, Kalindra era scomparsa. Ora non aveva altra scelta che proseguire
lungo la via argentea che gli aveva indicato la custode dei cancelli.
Cominciò
a seguire il sentiero, inoltrandosi in una specie di parco. Tutto sembrava immutabile.
Sentiva un vento fresco accarezzargli la pelle, ma le cime degli alberi erano immoti
e la brezza era muta ad orecchio umano. Giunse ad un
sentiero. Siepi perfette ne segnavano i limiti esterni e dietro di essi grandi
e secolari alberi si curvavano, assumendo la forma di
un tetto ad arco tra foglie e rami. Nonostante la terra fosse ricoperta di foglie, il camminare lungo questo viale non produceva
alcun rumore, gli sembrava di camminare ad un millimetro dalla superficie.
L'aria era calda ed accogliente ed un senso di pace e serenità invase
improvviso il suo cuore. Una dorata nebbiolina fluttuava leggera lungo il percorso
alberato. Sentiva i sensi confondersi e la vista appannarsi. Aveva il
corpo completamente intorpidito e le gambe erano diventate due pesanti tronchi…
ma doveva andare avanti, non poteva fermarsi!
Aveva
sonno… avrebbe voluto chiudere gli occhi e sdraiarsi, ma una voce nella sua
mente gli ricordava continuamente di restare sveglio e di avanzare.
Quando
ormai i suoi sensi erano appannati, i suoi occhi scorsero una luce dorata.
Cercò di schiarirsi la vista in ogni modo e poi lo vide. Era proprio dinanzi a
lui: un enorme e dorato castello e lui si trovava proprio
davanti all’immenso portone d’ingresso.
Entrò.
Non c’era
nessuno all’interno del maniero, ma sentiva voci, rumore di passi, tintinnare
di piatti e di bicchieri, il rintocco di una pendola…
ed, ancora,odore di cibo e profumo di persone. Dovevano esserci molte
persone in quel posto, c’era un’intensa vita in quelle stanze, ma lui non
riusciva a scorgere nessuno… solo alloggiamenti vuoti.
Cominciò a salire scale, ad aprire porte ed armadi, ad attraversare sale e saloni finemente arredati. Provò ad
inseguire quelle voci, ma ogni qual volta sentiva di averle raggiunte esse si
allontanavano. In un’occasione gli era persino sembrato che qualcuno lo avesse
sfiorato.
“Forse è
un castello infestato da fantasmi?” pensò ad alta voce
Decise di
continuare a cercare e di provare ad arrivare nella sala del trono… se il Dio
dei Sogni era il sovrano di quel posto probabilmente lo avrebbe trovato seduto
su un trono.
“Sempre
che ci sia qualcuno in questo posto” aggiunse sfiduciato.
Era un
vero labirinto. Quello doveva essere il Dedalo della Spada era lì che si
trovava il Signore del mondo dei sogni… così gli aveva detto la Maia.
Dopo ore
di cammino giunse in uno smisurato salone. La sala era rettangolare e alla fine
di essa era disposto, su una pedana circolare, un enorme trono dorato in cui vi
erano incastonate migliaia di pietre verdi.
Ma il
trono era vuoto, proprio come la sala. Sentiva un intenso vociare e della
musica come se si stesse svolgendo, proprio intorno a Lui, un’animata festa da
ballo, eppure non vedeva alcun re e alcuna regina, ne tanto meno allegre dame e
aitanti cavalieri, ma solo rumori immersi nel vuoto.
“DOVE
SIETE TUTTI?” urlò disperato “DOVE MI TROVO?”
A quel
grido seguì il silenzio. Non poteva vederli, ma a quanto pareva loro riuscivano
a sentirlo proprio come Lui sentiva Loro.
“DOVE
SIETE? CHI SIETE?”
Nuovamente
il silenzio, anche se questa volta gli sembrava di udire il fruscio di voci che
parlottavano tra loro.
Perché non rispondevano?
Si voltò
intorno confuso.
Cosa doveva fare?
Un
attimo… se potevano sentirlo forse anche Oneiros poteva sentirlo.
“ONEIROS”
gridò supplichevole “SONO GIUNTO IN QUESTO POSTO PER POTERTI PARLARE. TI PREGO
MOSTRATI”
Nulla. La
sua preghiera sembrava essere inascoltata. Forse non doveva supplicare forse
doveva sfidarlo.
“UN DIO
POTENTE COME TE NON DOVREBBE NASCONDERSI”
Ancora
nessuna risposta.
“MI TEMI
COSI’ TANTO?!?”
“Le
divinità non temono gli uomini” replicò una voce nella sua testa.
“ALLORA
PERCHE’ TI NASCONDI?”
“Non
sono Io a nascondermi, sei tu a farlo”
“IO NON
MI NASCONDO AFFATTO, SONO QUI AL CENTRO DELLA SALA. SENTO DELLE VOCI, MA NON
RIESCO A VEDERVI”
“Viviamo
su due dimensioni diverse. I Viandanti dei Sogni possono passare da una
dimensione all’altra; se riuscissi a farlo potresti vedere gli abitanti del
castello. Ma credo che mi mostrerò a te senza che tu debba saltare nella nostra
dimensione… “
Mentre
nella sua testa giungevano le parole del Dio, innanzi a Lui si mostrò un
ragazzo molto giovane, doveva avere dodici o tredici anni. Aveva capelli ed
occhi neri come la notte, ma in essi luccicava la luce dei desideri. La sua
pelle era bianca e liscia come l’alabastro e dietro le sue spalle si spiegavano
candide ali… sembrava un angelo.
“… richiederebbe
un tempo ed un potere che in questo momento non ti sono concessi”
Era
dunque Lui il Dio che stava cercando… colui che gli avrebbe indicato la via?
“Chi
sei?” domandò Harry incerto
Il
ragazzo sorrise
“Dovrei
essere Io a porti questa domanda giovane Pontifex”
Giovane?
Ma se era più
piccolo di Lui!!
“Io sono
Morfeo o Oneiros, se è così che preferisci. Sono il Signore del Sogno. Figlio
di Ipno e della Notte”
“Ipno?”
“Sei al
quanto ignorante per essere un Pontifex”
Ignorante?
Quel moccioso gli aveva dato dell’ignorante?
“Ipno è
il Dio del sonno e il fratello gemello di Tànato, dio della morte. Ma
non credo che tu abbia attraversato la via del Sogno solo per parlare della mia
famiglia? Chi sei giovane Pontifex?”
“Tu sei
un Dio… dovresti sapere chi sono e perché sono qui”
“Perché?”
domandò il ragazzo con sguardo sincero.
“Forse
perché solitamente un Dio sa tutto?” ribattè perplesso
“Perché dovrei
sapere tutto di te? Non credi sia alquanto presuntuoso da parte tua ritenere
una cosa del genere?”
Ma era
davvero un Dio?
Il
ragazzino gli voltò le spalle e si diresse verso la pedana dove era disposto il
trono. Harry pensava che stesse per sedersi sul simbolo del suo potere invece
si sedette sugli scalini ai piedi del soglio regale. E lo fissò in attesa di
qualcosa…
“Io sono
Harry Potter e sono un mago”
“So chi
sei, Harry Potter e conosco il tuo potere”
Ma se
aveva detto…
“Scusa
non avevi detto che non mi conoscevi?” ribatte stizzito.
“Infatti
non ti conosco, ma conosco il tuo nome ed i tuoi sogni”
Quel
ragazzino era veramente irritante.
“Erano
secoli che un Pontifex non arrivava al mio cospetto. Sei molto potente Harry
Potter per essere giunto fin qui attraverso il sentiero dei sogni e per essere
riuscito a superare la serva di Mamu”
“La serva
di Mamu? Intendi Kalindra?”
Sorrise
nuovamente, ma questa volta sembrava un sorriso lascivo che poco s’intonava
sul suo viso angelico.
“Kalindra…
quale intima confidenza! Comunque sei davvero ignorante Harry Potter. Forse
dovrò spiegarti un po’ di cose, prima di proseguire in questa sempre più
interessante conversazione. Questo è il mio regno giovane Potter, al confine
tra sogno e realtà. Solo i Viandanti dei Sogni possono raggiungerlo. I
Viandanti dei Sogni sono quei sognatori coscienti di sognare. Ogni volta che
un sognatore diventa cosciente dell'esistenza dell'Anima e del fatto che lui
esiste contemporaneamente come Dormiente nel Corpus e come Doppio Onirico
nell'Anima, il Dio Elementale a lui più consono, durante una semplice cerimonia
detta Cerimonia del Nome, che ha luogo nella caverna dell'Ouroboros, gli
consegna un oggetto, simbolo di potere onirico, e un nome archetipico che
spesso rispecchia il carattere del sognatore. Da quel momento in poi il
sognatore diventa un Viandante a tutti gli effetti”
“Io non
sono stato sottoposto ad alcuna cerimonia” obiettò Harry, stanco di ascoltare tante
inutili parole
“Non mi
sembra di averti detto che potevi interrompermi!” replicò la divinità seccamente “Come
ti ho detto tu hai immensi poteri”
Il
ragazzino aprì la mano e sul suo palmo Harry notò che vi era poggiato un
anello… un drago che si mordeva la coda, con una grossa pietra verde al posto
degli occhi.
“Questo è
l’anello di mia madre, quello che mi ha dato zia Petunia”
“Questo è
l’oggetto che ti ha concesso di attraversare il confine”
“Ma Io
non l’ho più. L’ho donato a Hermione”
“Il
simbolo onirico serve solo per mostrare la via che conduce al confine. Una volta
raggiunto, il Viandante non ne ha più bisogno. Inoltre, nel tuo
caso non è stata necessaria alcuna cerimonia perché il tuo potere trascende
questo mondo”
“Ok… ho
il potere di entrare nel tuo mondo e a cosa mi serve? Non certo a sconfiggere
Voldemort”
“Sottovaluti
questo mondo giovane Pontifex. In ogni modo,i
Viandanti dei Sogni non solo attraversano il confine, ma hanno altre
interessanti capacità: sono in grado di entrare nei sogni degli altri umani e
alcuni hanno poteri precognitivi. Ma tu sei anche un Pontifex, e cioè hai
l’onore di parlare con me”
“Quale
onore!!” sbuffò Harry deluso
“Per il
momento ignorerò il tuo sarcasmo… sono un Dio molto
generoso. Mi pare che stessimo parlando di Mamu. Mamu è la dea babilonese dei
sogni. Quella stupida contrasta i miei disegni per puro divertimento. Sono
millenni, ormai, che Mamu non calca più questa mia terra, ma come sua
rappresentante ha lasciato la Maia, una ragazza proveniente dal mondo della
Veglia. Non credo che dovrò parlarti di Lei, scommetto che hai avuto modo di
conoscerla molto intimamente. Si sente così sola da quando il mio servo, il
Primo Guardiano, non è più al suo fianco. Come saprai sto cercando un valido
sostituto”
“Lei mi
ha detto che il Primo Guardiano non può essere scelto tra i Pontifex”
“Effettivamente
sarebbe uno spreco utilizzare tanto potere come trastullo sessuale di una
Ninfa, ma nel tuo caso potrei fare uno strappo alla regola”
Essere il giocattolo sessuale della Ninfa e
il leccapiedi di quel moccioso arrogante sono proprio
i miei
sogni inconfessati" pensò fra sé , disgustato da quell'indegna ed insolente proposta,
e poi replicò “No
grazie. Non mi interessa”
“Peccato,
mentre ti rotolavi con lei sul viale accanto alle porte sacre non sembravi
tanto poco interessato”
Se non si
toglieva quel risolino dalla faccia lo avrebbe preso a pugni.
“Non erano scene per ragazzini” lo schernì Harry
“Non
lasciarti ingannare dal mio aspetto… Io sono qui da prima dell’avvento
dell’uomo. E comunque, Potter, Io non ho mai lasciato una donna senza donarle
il piacere che cercava”
“Pensavo
che tu fossi in grado di aiutarmi, che potessi dare risposta alle mie domande,
però alla luce di ciò che ho visto credo che il mio viaggio sia stato del tutto
inutile. Kalindra dice che tu sei l’unico che possa indicarmi la via per
ritornare nel mio mondo. Quindi perché non mi dici come fare?”
Sorrideva
ancora… ma dietro quel sorriso c’era qualcosa di strano.
“Solo Io
posso indicarti la via per tornare al tuo mondo? Non è così difficile: attraverso il cancello di colore nero si accede a tutti i
sogni veritieri e profetici, mentre attraverso il cancello di colore bianco si
accede a tutti gli incubi e sogni ingannatori” aveva pronunciato quelle parole
come un bambino, un bambino dispettoso che recita una poesia di Natale.
“Se non c’era alcun inganno in quelle parole, perché la Maia aveva voluto che giungesse da Oneiros… da un Dio inutile e arrogante?” pensò confuso
“Semplicemente perché Lei è molto più intelligente di te!!”
“Puoi leggere nel pensiero?” domandò perplesso
“Umani…” replicò sarcastico “le divinità non leggono nel
pensiero, sono i vostri pensieri che arrivano alle nostre orecchie”
“Quindi mi hai preso in giro fino ad ora?”
“Mi piace sollazzarmi con voi piccoli esseri umani… siete così
semplici”
“Allora
cosa ne diresti di dirmi cosa sta succedendo?”
“Nulla…
in questo mondo non succede mai nulla di interessante”
“Non nel
tuo mondo idiota, ma nel mio”
“Rivolgersi
così ad un Dio… posso essere molto vendicativo se voglio” il suo volto aveva
assunto un poco rassicurante cipiglio.
Forse non
era una grande idea schernire così un Dio, anche se aveva le fattezze di un
ragazzino.
“Mi scusi
sua divinità," cominciò con tono vagamente beffardo "ma ho fatto un lungo viaggio per avere delle risposte e
credo che tu possa essere l’unico a darmele”
“Ora va
molto meglio, giovane Pontifex. Poni la tua domanda”
Questo era
veramente troppo… erano ore che formulava sempre la stessa domanda…
“Ma è
un Dio ritardato? Sarà per questo che non è cresciuto”
pensò seccato
e divertito
dallo stesso tempo
“Non sono
ritardato Potter, solo che ho già risposto alla tua domanda di prima: non sta
succedendo assolutamente nulla né in questo, né in altri mondi”
“Allora
perché faccio quegli strani sogni? Perché riesco a vedere ciò che accade
nell’altra realtà? Come mai sono entrato in contatto con la realtà alternativa
di un altro Harry?”
“Belle
parole, ma assolutamente impossibili. I viandanti non possono attraversare
differenti realtà, ma solo entrare nei sogni di altri sognatori”
“Forse
sono riuscito ad entrare nel sogno di un sognatore appartenente ad un’altra
realtà”
“Impossibile
Potter. In
effetti esistono realtà alternative come dici,
ma solo un Dio può attraversarle e nonostante i tuoi immensi poteri di Pontifex
non sei ancora diventato un Dio”
“Quindi?”
“Lo hai
detto… sono solo sogni”
Harry lo
fissava ed in quel momento un dubbio balenò rapido nella sua mente, ma prima
ancora di riuscire a formularlo…
“Esattamente”
confermò Oneiros raggiante “Ecco perché Lei non ti ha lasciato attraversare i
cancelli”
“Perché
il sogno potrebbe essere sia questo mondo che l’altro” disse con voce tremante.
“Ti ripeto... ache se odio ripetermi...
sei un Pontifex molto potente”
“Tu sai
qual è la verità?” domandò Harry in uno stato catatonico.
“Anche tu
la conosci… quindi va e attraversa il cancello che desideri”
“Promettimi
solo che se ti sentirai smarrito, se avrai dei dubbi non ti lascerai guidare
dall’istinto, ma cercherai la vera via”
Ma quale era la vera via?
Lui chi era veramente?
Ci approssimiamo alla fine della storia... spero di riuscire a svilupparla e a concluderla in tre capitoli... e spero che il finale possa essere
di vostro gradimento. Infondo la parte più bella dei libri è spesso il finale...
Per ora vi lascio con la promessa di
postare al più presto il prossimo, vi abbraccio tutti.
Tanti bacini
Lella80