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Autore: SephAndNike production    20/09/2008    2 recensioni
Sono trascorsi più di due anni, e dopo il sanguinoso Torneo delle Tenebre... ne hanno fatto un altro! In nome dell'originalità! Ecco i nostri eroi che tornano ad affrontare con lo spirito di sempre una nuova minaccia (e anche due fanciulle non troppo indifese) in una storia a a due mani ricca tanto di suspence quanto di humor... almeno, speriamo! Recensite!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitlo2 Capitolo 2°
“WANTED!”
 
La folla si riversava sulle strade metropolitane come enormi greggi di pecore. Il chiacchiericcio era un rumore di sottofondo continuo, accompagnato dalle macchine, squilli dei cellulari e suoni di clacson.
Il grande minestrone quotidiano della metropoli, che quasi facilitava l’accesso dei demoni e lasciava difficoltà nel riconoscimento.
Superato la via commerciale e le marmaglie di ragazzine, mentre quelle ridacchiavano mangiando gelato, Hiei si sentiva quasi sperduto. Aveva perso di vista quella ragazza, e in quella confusione gli fu impossibile riconoscerla.
“sta trattenendo l’energia…dannazione”
Riflettè per un secondo Hiei, quando ogni attimo la portava sempre più lontana.
“JAGAN!”
Si aprì sotto la benda il terzo occhio, facendo trasparire una lieve luce bulbare di color verde brillante.
E lì iniziò a vedere tutto in un tempo diverso: come rallentati, ognuno nel proprio spazio preciso e conciso dalle coincidenze e tutti contornati dalle proprie energie spirituali fragili e deboli, come solo gli umani avevano.
Fra tutti i colori grigiastri, là dove tutto svaniva nel buio risplendeva la figura di un ombra nera dai luminosi occhi dorati, che correva guardandosi alle spalle.
“Trovata.” Fece tra sé e sé, riprendendo a correre, stavolta con una meta precisa con l’immagine di ciò che doveva prendere.
Corse senza mai trovare il tempo di respirare, corse senza un minimo di stanchezza. Balzò sugli edifici, mantenendo il passo vedendola correre lì, a pari distanza, più in basso sulla strada.
Girò verso il cantiere del nuovo quartiere ad ovest, dove tutto era in costruzione: un posto perfetto dove catturarla senza farsi notare.
Infatti lei voltò alla destra, ritrovandosi in una zona chiusa dai muri di cemento tutto lasciato in mano agli operai, che in quel momento non lavoravano.
“Sei veloce. E, credimi, fartelo dire da uno come è quasi un complimento”
Disse Hiei, sceso a terra chiudendo l’unica uscita dalla quale sarebbe potuta scappare. La ragazza si guardava attorno, cercando un’uscita ma i muri erano alti e iniziava a percepire un certo panico che dimezzava le sue forze.
“Complimento, tsk. credi che sia così facile prendermi? Tu non hai la benché minima idea di chi ti trovi davanti.”
Sbeffeggiò la ragazza, nascondendo la palese paura che la imperversava. Raccolse la calma attorno a sé e dischiuse gli occhi. Il respiro divenne forte, soffiava fra le strade, e tutto tornò immobile.
Ora erano solo lei e il demone dai capelli all’insù.
 
STIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
Fu come un violento suono a fischio, che frenò la folle corsa di Kurama, Yusuke e Kuwabara. Era un suono assordante, trapanava il cervello e rendeva le gambe molli.
“Qualcuno ha appena creato un campo dimensionale qui nella città.” Balbettò in difficoltà Kurama, incitando con un movimento della testa ad andare avanti e non fermarsi.
Ma più loro camminavano, più il suono diventava fastidioso, e il resto delle persone in città li guardavano stupefatti: loro, in fin dei conti, non sentivano niente.
Avanzavano dando forza alle gambe ma più cercavano di muoversi, più le energie spirituali e demoniache andavano a perdersi, come risucchiate. Non potevano neanche a provare a pensare di utilizzare le proprie energie che,essendo potenti, avrebbero infastidito la quiete e la salute delle persone attorno a loro.
“Sbrighiamoci, non sopporterò ancora per molto di non poter usare la mia energia demoniaca”
Fece Kurama, cercando di prendere velocità, trascinandosi dietro Botan che non riusciva quasi più a smuovere un passo.
Arrossì nel sentire la sua mano prendere la propria, e quasi sperò che non la lasciasse più.
 
Hiei si sentiva pietrificato, spaventato e anche felice. Una minuscola particella di felicità nel vedere che tutta quella noia aveva appena ricevuto una scossa più grande di quanto potesse mai immaginare.
Lì davanti ai suoi occhi, si ergeva la figura di una ragazza dalla forza inaspettata e potente e risvegliò in lui forze ormai quasi del tutto dimenticate.
Quel senso di sfida che non ricordava da tempo, di fronte a una sfidante probabilmente sua pari.
“Non mi lasci altra scelta che usare le maniere forti, donna.”
Fece Hiei, buttando via la veste nera, restando in canottiera e pantaloni. Sguainò la spada dal suo fodero e si mise in posizione, attendendo una prima mossa.
La ragazza, per risposta, allungò il braccio in avanti, con un movimento morbido, come se stesse accarezzando qualcosa.
E quel qualcosa apparve un secondo dopo nella sua mano destra: un lungo arco, dalla manifattura eccellente, dalle punte contornate da lunghi nastri rossi e bianchi, che svolazzavano al vento.
Lì, alla fine, splendevano alla luce due lame ricurve con incise parole che Hiei riuscì a leggere.
 
Hillua. Forgiato da Merkel. Bandito da Mokuro. Arma sterminatrice di demoni.
 
“Sei una sterminatrice di demoni?”
Gridò Hiei, muovendosi di tre passi verso destra.
“non sono così stupida da uccidere i miei simili, se questi non m’intralciano la strada. Quest’arma che vedi ha semplicemente vissuto e visto le più cruente battaglie ed era stata sigillata. Sei fortunato di poterla vedere nel suo utilizzo”
Come per tenderlo, ella puntò Hiei, e con la mano destra tirò la freccia che, però, Hiei non vedeva.
Scoccò il colpo e Hiei pensò ad uno scherzo. Non aveva lanciato alcunché. Finchè all’improvviso, senza che se ne accorgesse, si ritrovò una freccia conficcata nella milza.
Una freccia di color petrolio completamente circondata da potenti fiamme bianche.
“c…che cos?”
Neanche il tempo di riprendersi che già ne era partita un’altra e ad una velocità tale che era impossibile vederle ma Hiei, questa volta, non si fece trovare impreparato. Scattò a destra e a sinistra per farle perdere la mira, ma era tenace e ogni freccia riusciva sempre ad arrivargli vicino fin troppo vicino.
Quando però la vicinanza di Hiei iniziava a essere pericolosa abbassò il  braccio destro, impugnando con entrambi le mani il centro dell’arco.
“ora” pensò dentro di sé Hiei, attaccandola con un fendente. Ma la lama non toccò nemmeno il petto della donna che la stessa l’aveva afferrata con la mano.
Dal palmo non usciva nemmeno una goccia del suo sangue, anzi scivolavano in terra veloci gocce di metallo fuso.
Stava, con il solo tocco, sciogliendo la sua spada, come fosse burro. Hiei ebbe un secondo per riflettere cosa fare: fissava quegli occhi e più li guardava più notava la duplicità dell’iride, come se qualcos’altro fosse là dentro. E lo osservava, beffardamente.
Quasi ammaliato, in quei pochi secondi, lanciò un pugno nel pieno stomaco della ragazza, che abbandonò la presa della lama.
“colpi bassi persino nei confronti di una donna. Vedo che non ti fai troppi problemi”
Sorrise la ragazza, massaggiandosi lo stomaco.
“che siano donne, bambini o anziani a me non interessa. Chi mi sifda rimane pur sempre un mio avversario”
“noto con piacere che la pensiamo entrambi allo stesso modo. Mi sarebbe piaciuto conoscerti meglio, Hiei Jaganshi.”
Non fu sbigottito nel sentire il proprio nome. Da quando lavorava per Mokuro era conosciuto ovunque e, se prima la sua fama era quello di ladro, ora era ad uno stadio più alto, più rispettato e, allo stesso tempo, temuto.
Dentro di sé sorrise nel pensare che ormai chiunque lo conosceva.
Lanciò lontano la spada ed evocò le fiamme oscure che circondarono il suo corpo. Non si fece problemi a volerla eliminare, partendo all’attacco.
Lei rimase immobile, con i suoi occhi penetranti e l’arco basso. Non rispose, non si posizionò. Il suo volto sembrava velato di un accenno di tristezza, ma Hiei non gli badò e le si scaraventò addosso.
Ma arrivato lì davanti sbattè contro qualcosa di duro, come se un muro di cemento dividesse lui e la donna, facendolo sbalzare a metri di distanza, gridando come un pazzo.
“HIEI!!! SIAMO QUA! HIEI!!”
Gridava a gran voce Kurama, mentre Kuwabara si avvicinò alla bolla che aveva creato attorno alla ragazza che, da dentro, sbraitava, spingeva e attaccava come una forsennata.
“Mi dispiace, gattina, da lì non si esce. Solo io kazuma kuwabara scelgo quando e dove voglio lasciarti uscire”
Dall’interno la smorfia della ragazza divenne furiosa e lanciava pugni e calci all’impazzata.
“prima o poi ti stancherai” fece Yusuke battendo col dito sulla superficie “ e quando accadrà non ci farai altro che un favore, carina:”
Mentre i due tenevano sotto controllo il Kekkai creato da Kuwabara, sopra uno dei muri in costruzione riappare Hiei col naso gocciolante di sangue.
“Ah, Hiei! Allora ci sei ancora!”
Esultò Kurama quando Hiei scese lì al suo fianco.
“Non avevo chiesto io il vostro aiuto. Me la sarei cavata da solo e poi, indoviniamo un po’ di chi è stata la stupenda idea del kekkai? Del pel di carota immagino”
“Senti tappetto se non fosse per me a quest’ora questa criminale ti avrebbe conciato per le feste. Ringraziami una buona volta invece di darmi contro,TAPPETTO.”
“Manco scannato”
“a parte ciò” continuò Yusuke “è un piacere rivederti Hiei. Come al solito i nostri incontri sono casuali. Non ti andava più di lavorare nel makai?”
Hiei, asciugatosi il naso goccioloso, lo fissò negli occhi: “ Quel che scelgo di fare non è affar tuo, Yusuke.”
“carino e simpatico come sempre” ridacchiò Yusuke, notando con piacere che l’amico, anche dopo tutto quel tempo, era rimasto lo stesso.
Botan intanto, stando vicina alla ragazza, appuntò sul suo block notes le varie informazioni sul suo fisico, notando che la sagoma nera di una delle fotografie sembrava combaciarle alla perfezione.
“Levatemi una curiosità” fece Kuwabara, aguzzando lo sguardo prima su Hiei e poi sulla ragazza
“per caso voi due andate dallo stesso giardiniere, coi capelli a cespuglio che vi ritrovate?”
“GUARDATI QUELLA SPECIE DI CAROTA CHE C’HAI SULLA TESTA, INVECE”
Gridarono all’unisono i demoni tirati in ballo, percependo un palpabile imbarazzo prima che il silenzio li inondasse.
La demone non pronunciò una parola e sentì le gambe farsi sempre più deboli, tanto che crollò su se stessa, lasciando ciondolare la testa sulle spalle.
Percepiva le forze evaporare e volare via nel cielo e, quando chiuse gli occhi, tutto per lei divenne oscuro.
 

 
Senza la minima consapevolezza di quante ore erano passate, riaprì lentamente le palpebre.
Quel poco che riusciva a distinguere era la sagoma di un ragazzo, poggiato con la schiena al muro, che dormiva, abbracciato a una spada.
Riprendendosi a ogni respiro riconobbe davanti a sé il demone Hiei jaganshi.
Alzò lo sguardo, spaesata, e capì di trovarsi in una camera da letto dalle pareti di un color verde muschio: c’era una scrivania con un computer acceso, una minuscola libreria riempita disordinatamente di giornaletti e manga e, ifnine, accessori e macchine per l’esercizio fisico sistemati qua è là sopra delle apposite mensole o appoggiati agli angoli della camera.
Non era poi di così grandi dimensioni eppure ci entrava tutto alla perfezione.
Provò ad alzarsi, anche se stanca, ma si accorse di essere stata completamente incatenata ed ogni catena aveva attaccati sopra talismani, amuleti e pergamene mistiche pervase da mostruose forze distruttrici. Un movimento sbagliato e si sarebbero attivati tutti, eliminandola.
Non potendo far ricorso alla propria energia si abbandonò alla sconfitta, sbuffando.
“brutto sentirsi in trappola dopo anni di libertà, vero?” fece Hiei, mantenendo la stessa posizione statuaria.
“Dovresti saperlo meglio di chiunque altro. Il tuo finto sarcasmo puoi anche tenertelo” Rispose lei.
“Se non accetti nemmeno una parola da chi è più esperto di te allora sei più scema di quanto credessi. Ti ho sopravvalutato.”
“O forse” contraddì la demone “ non hai minimamente pensato che nella posizione in cui mi trovo, accettare parole simili, soprattutto da uno come te, possano ispirarmi solo che odio?”
“Alle volte, allora, escono delle cose intelligenti da quella bocca.”
“La libertà ti da il dono di conoscere il mondo e un’intelligenza non catalogabile”
Attimo di silenzio.
“…come mai mi hai seguito? Cosa volete da me”
“Non riesci a trovare da sola la risposta giusta?”
“So com’è la mia fedina penale ma qui, in questo mondo, non ho fatto del male a nessuno. Non è di mio interesse”
“Ti rigiro la domanda allora” Hiei spalancò gli occhi e la guardò fisso: “ che ci fa una demone del tuo livello in una dimensione tanto noiosa?”
La demone non aveva l’aspetto crudele e vendicativo di chi ha tanto potere e ne usufruisce senza mezze misure anzi il suo volto era velato da una profonda tristezza.
“Mai venuta voglia di sentirti tranquilla? A proprio agio? Sembra che nessuno riesca a capire come sia l’unico modo, quello, di sopravvivere nel Makai. Nessuno sembra riuscire a capirti e ti prendono per una sterminatrice. Non ho mai fatto nulla per puro divertimento. Il mio è sempre stato spirito di sopravvivenza” Sembrava stesse piangendo nel provare a spiegare la propria innocenza, Hiei lo comprese, ma non potev smuoversi dal suo incarico.
Pensava che più le avrebbe dato ascolto più si sarebbe lasciato andare, donandole la libertà. Così richiuse gli occhi, estraniò la presenza della ragazza, attendendo il ritorno dei compagni.
“spirito di sopravvivenza o meno sta tranquilla che tra poco non sarai sola. La tua amica ti farà compagnia”
“Che cosa?!?”
 
  
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