Le parti in corsivo sono
Flash back, ovvero ricordi dei protagonisti.
Spero sia una buona lettura.
Ringrazio la mia adorata
Beta e adorata migliore amica, mcr_girl che ha avuto la pazienza di correggere
i miei madornali errori!
CAPITOLO TRE
“Harry vieni?” chiese Hermione, ferma sulle gradinate del
secondo piano a Grimmauld Place. Harry indugiò un attimo, guardando con
insistenza le scale.
“Voi andate, io devo
controllare se Fierobecco sta meglio…”
sussurrò prima di salire velocemente le scale.
Hermione scosse le spalle,
sbuffando.
Da quando Hagrid, aveva
affidato a loro il povero Ippogrifo, il Golden Boy aveva la malsana abitudine
di controllarlo più volte al giorno.
E i suoi migliori amici lo
lasciavano fare, senza realmente capire che diamine combinasse Potter in quella
stanza, in tutte quelle ore.
Harry si fermò davanti alla
porta dove l’Ippogrifo era stato rinchiuso, la
guardò per un attimo, per poi voltarsi e far comparire dal muro di fianco una
grande porta in noce. Tolse un paio di incantesimi di
protezione e vi entrò, facendo meno rumore possibile.
“Ti aspettavo
Potter…” una voce arrochita e impastata dal sonno, fece nascere sul
viso serio di Harry un ghigno.
“La colazione era di
tuo gradimento Malfoy?” chiese e con gesti esperti e veloci prese da un
cassetto una lunga garza immacolata.
“Levati la casacca,
devo cambiarti le bende.” Disse autoritario, senza modo di replica da
parte della Serpe che con una smorfia di dolore si tolse la maglia che Harry
gli aveva prestato qualche giorno prima.
“Posso sapere perché
lo fai?” chiese Malfoy, con il respiro affannato dalla fatica.
Harry non rispose subito,
rimase concentrato a togliere le bende del giorno prima che erano intrise di
sangue.
“La ferita si è
riaperta.” Sussurrò, cominciando a disinfettarla.
Il Grifondoro ripose solo
dopo che ebbe cambiato la benda.
“Vuoi la verità
Malfoy?” chiese, sedendosi a bordo del letto che il biondo occupava da
più di una settimana. “non ne ho la più pallida idea.” E Draco
rise, buttandosi stancamente sui cuscini morbidi.
“Io
vado.
Ti porto il pranzo alle due.” Disse, alzandosi.
“Aspetta!”
esclamò Draco. “Manca poco alla fine?” chiese toccandosi con
brutalità il marchio che portava al braccio.
“Si
e alla fine o io o il tuo signore dobbiamo morire.” Draco ringhiò. Odiava
quando Potter sottolineava il fatto che Draco era un
servo di Voldemort. Si vergognava abbastanza da solo, senza bisogno che quello
sfregiato gli sbattesse il faccia la realtà.
“Spero che sia tu
quello a soccombere sfregiato.” Disse con cattiveria.
Harry non rispose, sapeva e
sentiva che il biondo mentiva.
Draco era diverso da come
voleva far credere e Harry se ne era accorto e per questo che sorrise.
Cominciava a volergli bene.
Passata qualche ora il
Grifone ritornò da Draco con un abbondante piatto pieno di leccornie preparate
dalla signora Weasley.
“Alla
buon’ora! Cominciavo a morire di fame.” Esclamò alzandosi
dal letto e sedendosi vicino a un piccolo tavolo ricoperto di centrini.
Draco cominciò a divorare
con voracità le patate e la carne. Harry rimase sorpreso. Non aveva mai visto
un aristocratico come lui abbuffarsi in quel modo. Harry si ricordava di tutte
le volte che l’aveva visto alla sua tavolata. I suoi gesti delicati e raffinati
gli invadevano la mente, in netto contrasto con quelli rudi e più comuni di
ora. Lo guardò con il mento appoggiato su palmo della mano, sorridendo.
“Cosa c’è
Potter ti sei incantato?” Chiese, con la bocca piena. Harry scosse il
capo, sempre sorridendo. Il biondo scosse le spalle senza capire, scostandosi i
capelli dal viso.
“Ho un assoluto
bisogno di una doccia.” Proruppe guardando la sua pelle sudata e
appiccicosa come se fosse melma.
Harry annuì alzandosi dalla
sedia.
“Hai ragione, ma
penso che ti dovrai accontentare di una bacinella, del sapone e
dell’acqua.” Disse il moro, trasfigurando un paio di oggetti, così
che Draco potesse usufruirne.
“Ti do una
mano.” Disse appena vide che il ragazzo biondo si era alzato dalla sedia
e con fatica si levava gli abiti sporchi di dosso.
Draco fece un piccolo
sorriso, che Harry tradusse come un ringraziamento.
“Fai
attenzione…” Sussurrò, con dolcezza, mentre il biondo si calava
nella grande tinozza riempita per metà d’acqua calda e limpida, non prima
di aver tolto la benda che gli fasciava metà busto.
Harry tirò su le maniche
del suo pesante maglione e impugnando una morbida spugna gialla, cominciò a
passarla sulla pelle del ragazzo.
“Va bene così?”
Sussurrò mentre dolce gli strofinava le spalle. Draco rabbrividì. Il suo cuore
messo a dura prova stava agonizzando dentro al suo
petto.
Da quanti anni era
innamorato di quel ragazzo?
Erano talmente tanti che
non si contavano nemmeno sulle dita di una mano.
Anni in qui quel terribile
odio e quella innata gelosia nascondevano le lacrime
di dolore per ogni sconfitta o gioia per ogni vittoria che Harry si portava
sulle spalle.
Anni in cui Draco si era
procurato quella fantomatica maschera di odio e arroganza.
“Si…”
Rispose, con voce leggermente tremante.
Harry aveva trovato
il corpo di Malfoy in una delle sue missioni. Quella notte era solo e notò il
corpo della sua nemesi nascosto per metà dalla neve macchiata di sangue.
L’aveva soccorso e non si era fermato neanche dopo aver scoperto chi in
realtà era.
L’aveva portato a casa sua e nascosto in quella camera all’ultimo piano,
l’aveva curato con una sapienza e calma, portando quasi in via di
guarigione in una settimana.
“Potter…
?” Harry si asciugò le mani con una piccola stuoia ruvida.
“Si?” Draco
parlò soltanto quando il Grifondoro, dopo qualche secondo puntò lo sguardo in
quello del Serpeverde.
“Io…beh…
Grazie…” Non ci fu bisogno di altro, Harry
gli sorrise sotto quegli occhiali che Draco ha sempre trovato buffi.
Il binario nove e tre
quarti era insolitamente pieno. Non che negli anni
precedenti non lo fosse stato, ma quell’anno era regnato da una infinita schiera di marmocchi pronti ad iniziare il loro
primo anno alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Ron era scocciato e
guardava irritato quello sciame di ragazzini che eccitati e impauriti,
strillavano in coro parole senza senso.
“Ti prego non dirmi
che eravamo così anche noi sette anni fa!”
Implorò il rosso, osservando la sua ragazza che con grazia riponeva il suo
baule nel bagagliaio.
“Mi dispiace darti questa notizia, ma si.” Rispose, prendendolo
sottobraccio e sorridendo ironica.
“Harry?” Chiese
Ron, con una faccia rassegnata alla dura realtà. “Dove si è
cacciato?”
“Non lo so.”
Rispose, leggermente preoccupata della sua assenza, in coincidenza con quella
di un certo biondino Serpeverde.
“Pensi che sia con
lui?” Chiese Ron, raccogliendo risposta solo osservando gli occhi di
Hermione.
I loro occhi saettavano da
una parte all’altra, in cerca del loro amico e sobbalzarono quando Harry
si presentò alle loro spalle, salutandoli cordiale.
“Harry! Ci hai
fatto prendere uno spavento!” Esclamò Hermione, portandosi una mano sul
cuore. Harry si scusò, sorridendo sotto i baffi.
“E lui che ci fa
qui?” Chiese Ron, indicando un giocherellone Teddy, che con profonda
concentrazione cercava di levare gli occhiali al suo padrino.
“La signora Tonks ha
pensato che volessi salutare Ted prima di partire, così mi hanno fatto questa
sorpresa, vero Teddy?” Chiese infine al bambino che con un sorriso
stupendo e sdentato dava la sua conferma.
Hermione e Ron sorrisero, ora più tranquilli. Volevano a tutti i costi che il
loro amico stesse alla larga da Malfoy. Si erano
ripromessi di farlo felice.
Non sopportavano più di
vedere quello spirito malinconico che attanagliava Harry da quando Draco se ne
era andato.
Anzi, più che andato,
Malfoy era fuggito da Potter.
Quante volte Ron ed Hermione erano stati attaccati da dure parole, dopo aver
espresso il loro commento negativo verso il biondo Serpeverde.
“Voi non lo
conoscete.” Sbraitava Harry, per poi abbandonarsi dietro
una porta sbattuta.
Dopo il tradimento di
Malfoy, Harry non osò parlare con i suoi migliori amici per giorni, sicuro che quest’ultimi gli avrebbero rinfacciato il suo enorme
sbaglio e la sua innocenza, ma quando, una settimana dopo, Ron era riuscito ad
abbattere la porta chiusa della camera del suo amico, lo aveva abbracciato,
seguito subito da Hermione.
Ron si ricordava ancora le
lacrime calde che lente gli scendevano nel maglione.
Non aveva mai sentito Harry
così debole.
“Che ne dite di
salire e cercare un posto?” Propose la piccola di casa Weasley, che aveva
appena raggiunto il trio e Teddy. “Mancano dieci minuti alle
undici!” I ragazzi annuirono e salirono in fretta sul
treno, lasciando Harry da solo con il piccolo Teddy.
Gli baciò i capelli
turchini stringendolo in un lieve abbraccio, poggiando la guancia fresca sulla
profumata testolina del bimbo.
Gli sarebbe mancato quell’ enorme calore che Ted gli riusciva a procuragli
ogni volta.
“Harry non vieni?” Gli chiese Hermione, appena sbucata da un
scompartimento di fortuna.
“Dammi qualche
minuto.” Rispose gentile, andando incontro alla signora Tonks che con il
solito sorrisino affabile e birichino si dirigeva
verso Harry e Ted.
“E’
ora…” Gli sussurrò, con quella voce materna che Harry aveva sentito
solo dalla signora Weasley. Il ragazzo annuì, sospirando e porgendo contrariato
Teddy fra le braccia della nonna.
“Ci vediamo a
Natale.” Gli sussurrò, lasciandogli una lunga carezza.
“Fai a modo
Harry.” Quest’ultimo annuì alle parole di Andromeda.
“Vi scriverò
presto.” E detto questo corse verso il treno che aveva lanciato il
fischio di partenza.
Agitò la mano in segno di
saluto finché Teddy e sua nonna non diventarono un piccolo puntino in
lontananza.
“Nott ha perso il
treno.” Proruppe Pansy Parkinson leggendo una
missiva che un povero gufo ambrato e infreddolito gli aveva recapitato.
“Ci raggiungerà con la metropolvere.”
“Tutte cazzate.”
Disse Zabini, impegnato a leggere un tomo che Neville gli aveva regalato
qualche giorno prima. “Sappiamo tutti del perché Nott ha voluto perdere
il treno…” Dichiarò allusivo,
guadagnandosi una brutta occhiata dal suo migliore amico che sedeva comodamente
di fronte al lui.
“Beh, Draco non è
mica una novità.” Rincarò la dose Pansy. “Tutto il settimo anno è
venuto stranamente a sapere dei tuoi modi alquanto rudi sotto le
coperte.” Disse con una risatina. Draco scattò in piedi uscendo dallo
scompartimento con uno sbuffo spazientito.
E con la scusa della sua
ronda cominciò a cercare Harry. Sentì per caso la voce di Paciock che rideva,
squillante e cristallina. Si fermò in cerca di Harry e ascoltò ogni rumore o
frase detta, ma della sua voce calda e roca nulla.
Sospirò accostandosi alla parete consunta del treno e chiudendo i suoi occhi
d’argento.
“Tu cosa ci fai
qui?”
Okay lo so, finale bastardo.
Chiedo perdono anche per il
ritardo smisurato e imperdonabile! ç_ç scusatemiiiiii!!! Il capitolo non è dei migliori, ma almeno una cosa buona
l’ho fatta… si comincia a scoprire qual cosina sul rapporto di
Harry e di Draco!
Ringrazio le persone che
hanno recensito, ma purtroppo non posso farlo come si deve:
meg89
Ina
Hollina
strega_del_lago
A voi la parola,
Grè<3