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Autore: Leahia    27/08/2014    2 recensioni
AU ElliotxLeo, accenni lievi e trascurabili a varie coppie secondarie
Va bene, va bene. Questa fanfiction è definibile come "la mia mossa finale". Dubito che farò mai più una cosa così astronomicamente stupida. Ebbene, ci troviamo in una Londra (completamente inventata da me vi prego non vi crucciate su distanze e quisquilie simili) nella quale due giovani studenti dai caratteri a dir poco opposti si ritrovano a vivere nello stesso appartamento, il tutto coronato da un'inquietante padrona di casa e una gang di amici abbastanza inusuali. Quali torture potrebbe inventarsi una sadica annoiata (alias me) per questi problematici coinquilini?
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Elliot Nightray, Leo Baskerville, Lottie
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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London’s Problematic Christmas

Nella settimana che separava il momento della scelta del pianoforte al 25 dicembre non accadde molto. Ah già, accadde che Lotty, nella sua meravigliosa intraprendenza, decise che Elliot e Leo avrebbero dovuto passare il Natale con tante persone, soprattutto dopo aver saputo, con suo profondo rammarico, che la famiglia di Elliot non avrebbe potuto raggiungerlo a Londra. Nonostante i ragazzi tentassero ripetutamente di convincerla che non ce n’era affatto bisogno, lei era fermamente decisa ad organizzargli un Natale bellissimo. I due erano seriamente preoccupati per le cose che la mente malata di Lotty avrebbe potuto partorire in quella situazione. Si accorsero, collaborando per tentare di ignorarla, che erano diventati amici, quasi senza volerlo. La cosa tuttavia non passò inosservata a Lotty, che insistette ancor di più per fargli conoscere altre persone. “Vedete che se vi impegnate non siete così insopportabili!”. Questa era una delle frasi per cui Elliot e Leo risero talmente tanto da far raggiungere a Lotty sfumature impensabili di rossore. Forse per punizione, infatti, decise che al pranzo di Natale avrebbe invitato due sue amiche, cosa che turbò immensamente i giovani.
-Ti assomigliano?- chiese all’istante Leo quando venne a sapere la notizia. Lotty sospirò, sconsolata.
-Non molto... una soprattutto, non ha senso dello stile! L’altra invece ci tiene di più, ma è molto restia a farsi notare.
Elliot e Leo conclusero che sarebbe potuta andargli molto peggio. Ma anche con le due amiche di Lotty sarebbero stati pochi, quindi la ragazza li torturò affinché loro contattassero dei loro amici. Solo che non ne avevano, quindi dovevano andare a ricercare nei più profondi meandri di “persone incontrate nella vita” per far ottenere a Lotty gli invitati di cui necessitava. La prima candidata fu Sharon, della quale Leo poteva considerarsi amico e della quale Elliot aveva avuto un’ottima impressione, nonostante l’iniziale fraintendimento. Poteva andargli peggio. Lotty però, quando chiamò Sharon, aggiunse un pericolosissimo “porta chi vuoi”, che fece rabbrividire i ragazzi e che li distrusse quando arrivò la notizia che suo fratello sarebbe stato immensamente felice di venire e “pensate un po’, è anche il fidanzato di una delle mie amiche!”. Dopo aver ringraziato Lotty per l’essenziale informazione si scervellarono per trovare altri amici. La “salvezza” fu Vanessa, che inviò un’e-mail a Elliot dicendo che i suoi due fratelli, Gilbert e Vincent, sarebbero stati a Londra per Natale, e chiaramente Lotty subito li chiamò per invitarli. Gilbert all’inizio rifiutò, guadagnandosi il rispetto di Elliot e Leo, ma poi per un motivo misterioso accettò, e chiaramente anche Vincent sarebbe venuto. Lotty poteva dichiararsi soddisfatta, ma il destino aveva proprio voglia di farle superare le proprie aspettative, poiché Leo ricevette un messaggio da un certo Oz Vessalius, che l’organizzatrice della festa scoprì essere l’”amico” comune che aveva proposto la loro coabitazione. E come non invitare la persona che aveva dato inizio a tutto?! Fu così che anche Oz Vessalius e sua sorella Ada furono nella comitiva. Si prospettava un Natale decisamente curioso. La sera della vigilia si trovarono insieme a cena da Lotty solo loro tre, e la ragazza si dichiarò così entusiasta di conoscere gli sviluppi del giorno seguente che i due non ebbero cuore di dirle che loro si sarebbero appiccicati al pianoforte e non se ne sarebbero staccati per nulla al mondo. Era oltre mezzanotte quando finalmente la ragazza li liberò e li lasciò andare a casa loro, al piano di sopra. Entrarono, e furono avvolti dal consueto silenzio che avvolge le case quando fa buio. Elliot andò a chiudere le tende delle finestre, e vide che nevicava. Gli ospiti sarebbero arrivati a mezzogiorno, il giorno seguente. I ragazzi andarono a dormire, e Elliot aveva quasi chiuso la porta della sua stanza quando sentì un sussurrato “Buon Natale, Elliot”. Sorrise.
-Buon Natale anche a te, Leo.
Il giorno dopo si svegliarono verso le undici, e notarono, con immenso terrore, dei vestiti appoggiati sul divano accompagnati da un bigliettino di Lotty. Diceva: “Buon Natale, ragazzi! Questi sono i vestiti che dovete, sì, dovete mettervi per il pranzo di oggi. Vi ricordo che dovete essere perfetti perché il pranzo si farà da voi! Baci, Lotty.
Ps: godetevi il vostro pianoforte nuovo! ;)”
I ragazzi subito si guardarono intorno e videro il pianoforte prescelto appoggiato al muro ad un lato della stanza. Leo si lasciò sfuggire un gridolino di gioia e corse a sedersi sul panchetto del pianoforte e lo aprì. C’era un biglietto anche lì. “Buon Natale Elliot e coinquilino di Elliot! Il pianoforte è già stato accordato! Vanessa, Ernest, Claude”. Elliot fece una smorfia di disappunto a leggere “coinquilino di Elliot”, cosa che invece il suddetto coinquilino giudicò di una comicità disarmante. Dopo aver posato il biglietto sul pianoforte, Leo iniziò a suonare una semplice scala, trasalendo quando raggiunse il re dell’ottava sotto a quella centrale.
-Mh... qui è scordato...
-Davvero? Fai sentire, dopotutto il pianoforte è anche mio- disse Elliot, e Leo gli fece spazio sul panchetto. Elliot fece una scala a sua volta, e constatò che quel re era effettivamente un po’ scordato. Sospirò.
-Peccato... vabbè, abbiamo un pianoforte!
Sorrise, sorrise luminosamente, cosa che portò Leo a fare lo stesso, sia per la gioia che per la profonda sorpresa nel vedere l’amico sorridere.
-Ho voglia di suonare qualcosa!- dichiarò risoluto Leo, poi si voltò verso Elliot- Conosci dei pezzi a quattro mani?
-Un paio...- rispose Elliot. Per fortuna uno dei due lo conosceva anche Leo, e fu con quello che inaugurarono il loro pianoforte di lillà con il re basso scordato. Quando il pezzo finì si applaudirono a vicenda, e decisero che dovevano cambiarsi, perché mancava poco più di mezz’ora all’arrivo degli intrusi. Avevano passato tutta la vigilia di Natale ad elaborare un piano per liberarsi di loro senza attirare i sospetti di Lotty. Le idee erano state bocciate tutte, quindi sarebbero andati a braccio. A detta di Leo, a Elliot riusciva molto facile essere insopportabile, e a detta di Elliot, Leo non avrebbe nemmeno avuto bisogno di recitare. Con questi amichevoli pensieri in testa si misero i vestiti che Lotty aveva scelto per loro. Per entrambi dei sobri pantaloni neri, e per Elliot un maglione viola scuro mentre per Leo uno azzurro cielo. Non erano nulla di imbarazzante, eccetto delle corna da renna per Elliot e un cappello da Babbo Natale per Leo, cose che finirono all’istante nel cesto della spazzatura. Scesero e trovarono una Lotty agitatissima. Portava un vestitino rosso bordato di pelliccia bianca e un cappellino da Babbo Natale. A lei donava, però. Appena li vide li inquadrò con le dita.
-Bene, molto bene. Onestamente non mi ero aspettata che indossaste gli accessori... ah, ecco, il mio regalo di Natale per voi!
E gli allungò un pacchetto. I ragazzi lo fissarono, sorpresi.
-Ma... Lotty... tu ci hai già regalato il pianoforte...- disse Elliot, aprendo il pacchetto. Conteneva un libro di pezzi per pianoforte a quattro mani. La ragazza si strinse nelle spalle.
-Questa è una cosina complementare, sennò vi scannate per decidere chi suona.
Entrambi sorrisero, poi Leo le porse un pacchettino rosa, che lei aprì con foga.
-Per me?! Ragazzi, non dovevate!- diceva, mentre selvaggiamente strappava la carta. Appena il pacchetto ormai martoriato rivelò il suo contenuto la ragazza lanciò un grido così acuto che probabilmente aveva raggiunto gli ultrasuoni, in un paio di momenti- OMMIODDIO, ma è il profumo che voglio da una vita! Costa una cifra esorbitante!
Li strinse in un fortissimo abbraccio che stritolo tre o quattro costole al povero Leo. In fondo, anche se era una ragazza un pochino strana, Lotty voleva davvero solo il loro bene. Subito si spruzzò il profumo, che per la cronaca era davvero costato tantissimo, e li informò che probabilmente gli invitati non avrebbero portato regali.
-Gli ho detto che non importava, tanto voi non avete preparato nulla per loro, vero?
-Tranquilla, va benissimo così- la rassicurò Leo- Nel senso... Elliot, come te le cavi con le prime letture?
-Devo ammettere bene- replicò Elliot, capendo all’istante dove voleva andare a parare l’altro- Abbastanza per offrire un concerto dal vivo agli ospiti.
-Non lo dimenticheranno mai!- continuò Leo- Uno splendido concerto dal vivo in una casetta di Londra eseguito con un pianoforte che ha un re scordato!
Lotty ridacchiò, ma poi gli disse di ricomporsi per gli ospiti che sarebbero arrivati di lì a poco. Infatti pochi secondi dopo suonarono il campanello e Lotty, aprendo la porta vide Sharon che la salutò con cortesia.
-Salve, sono Sharon Rainsworth. Tu devi essere Lotty Baskerville, giusto?- disse. Lotty non rimase affatto a disagio dalla cortesia mostrata dalla ragazza, ma le rispose con molto calore invitandola ad entrare. Sharon indossava un elegante vestito rosa dalla foggia semplice, stretto in vita, con una stola di pelliccia (“sintetica, ovviamente!”) che le copriva le spalle. Li informò che Break sarebbe arrivato dopo con la sua ragazza. In quell’istante il campanello suonò di nuovo, e Lotty corse ad aprire e abbracciò la ragazza sulla soglia, poi fece entrare lei e i due ragazzi con lei: Gilbert e Vincent, fratelli adottati di Elliot. Gilbert e Elliot si salutarono senza mostrare particolare calore, mentre Vincent lo abbracciò con tanta forza da fare quasi invidia a Lotty. La ragazza si chiamava Lerion, indossava una giacca viola con una pelliccia, una gonna nera tipo di velluto e scarpette nere con delle calze blu notte. Il look le donava molto, visti anche i capelli color miele che risaltavano sul viola della giacca e il colore degli occhi, sempre ripreso dalla giacca. Gilbert portava giacca e pantaloni neri e una sciarpa con un motivo scozzese tendente al blu-verde, e Vincent portava giacca e pantaloni bianchi e una camicia con un motivo scozzese rosso. A giudicare da come si comportò la ragazza con loro, Elliot e Leo conclusero che lei era quella che non amava mettersi in mostra. Sia lei che Gilbert, il suo ragazzo, uno dei motivi della gioia di Lotty, infatti, sembravano voler sempre stare nell’angolino più buio della stanza, per quanto Lerion sembrava aver avuto un’ottima impressione di Sharon, tanto che poco dopo si mise a chiacchierare con lei. Una decina di minuti dopo il campanello suonò di nuovo, e Lotty aprì di nuovo la porta. Evitando ogni accoglienza entrarono due figuri: uno era Break, che indossava una giacca bianca rifinita di lilla, dei pantaloni neri e degli strani stivali aperti bianchi, una era una ragazza con i capelli castani mossi che le coprivano l’occhio destro, facendo però vedere il sinistro di una strana sfumatura tra il grigio e l’azzurro. Aveva un lunghissimo cappotto nero con delle maniche che erano proporzionalmente davvero troppo lunghe. Il cappotto aperto scopriva un semplice vestito blu notte, e gli stivali alti erano neri anche come il vistoso cilindro con una striscia di seta blu che era piazzato sui suoi capelli. Dopo essersi attirata i rimproveri di Lotty per essersi messa quel cappotto sopra un vestito così carino e i suoi complimenti per la scelta del suddetto vestito entrò in stanza insieme a Break. Ok, lei era l’altra amica. Si presentò come Leahia. Nell’istante in cui disse il suo nome suonarono di nuovo. Lotty andò ad aprire, e si presentarono altre due persone. Uno era Oz, e l’altra sua sorella, Ada. Oz era vestito come al solito, mentre Ada portava un abito a balze giallo girasole con sfumature arancioni. Finalmente Lotty chiuse definitivamente la porta e cinguettando invitò tutti a salire. Salendo le scale Elliot e Leo si domandarono quando mai avessero accettato di far svolgere il pranzo in casa loro. Ciononostante, avendo apparecchiato la sera prima, era tutto perfetto. Le persone si sistemarono al tavolo, formando un gruppo relativamente vociante grazie a Vincent e Lotty, i quali parvero avere sviluppato un intenso interesse reciproco. Comprensibile, visti gli abbondanti cinque minuti di conoscenza. Prima del pranzo, la ragazza giudicò che era necessario rifare le presentazioni.
Lotty: Direi che possiamo cominciare dalle persone che gentilmente ci ospitano in questa casa.
Elliot: *guarda Leo con uno sguardo eloquente*
Leo: Io sono Leo, lui è Elliot, il mio coinquilino, e lei è Lotty, la maledetta organizzatrice di quest’evento. È tutta colpa sua.
Lotty: Leo! Che cosa voleva dire l’ultima frase?!
Leahia: Voleva dire, cara, che gli hai arrecato fastidio sfogando su di loro i tuoi istinti civettuoli.
Lerion: Come dice Leahia.
Gilbert, Break, Oz: Concordo.
Lotty: ALCUNI DI VOI NEMMENO MI CONOSCONO!
Presentazioni generali.
Vincent: A parer mio arrecate un torto a questa povera damigella. Lei voleva solo farvi piacere.
Lotty: Ecco, vedete? Lui sì che è un gentiluomo!
Sharon: Vincent ha ragione. State esagerando...
Ada: Sono d’accordo. Tu sei Sharon, vero? Ecco, credo che dovremmo conoscerci meglio.
Sharon: Ti piacerebbe andare a prendere il the qualche volta?
Ada: Adoro il the!
Lerion: The? Dove the? Mio the!
Leahia: The? Dolci!  Miei dolci!
Oz: Ragazze, non state prendendo tutto un po’ allegramente?
Gilbert: Disse quello...
Lotty: Ok, pare che abbia assortito un ottimo gruppo di persone *soddisfatta si sé* Soprattutto qualcuno... *occhiata a Vincent*
Lotty si alzò e dichiarò di voler scendere in cucina a prendere gli antipasti, lasciando da soli tutti gli invitati e gli sventurati padroni di casa. Eccetto Lerion e Gilbert, che parlavano solo ogni tanto e solo a Leahia e Break, anche Ada sembrava molto in imbarazzo. Soprattutto, osservava intimidita e incuriosita Elliot. Leo notò questo comportamento insolito.
-Va tutto bene?- le chiese, forse un po’ bruscamente. Ada trasalì, ma sorrise al ragazzo.
-Sì, va tutto bene. Scusa, ero distratta...
Elliot, a vedere quei due chiacchierare, sentì una specie di stretta allo stomaco e distolse in fretta lo sguardo, giudicando molto interessante il vassoio di crostini che Lotty aveva gentilmente portato in tavola.
-Ma peserà moltissimo! E tu hai fatto tutte quelle scale con questo vassoio?- disse Vincent, costernato. Lotty sorrise ed annuì. Sedendosi passò vicino ad Elliot.
-Elliot, adoro tuo fratello.
Elliot sbuffò rassegnato, prese la forchetta e iniziò a tracciare cerchi sul proprio piatto, gettando occhiate in tralice al resto della tavola. Il fatto che mancasse il the aveva arrecato un leggero disappunto a Lerion e Leahia, che comunque si arresero e presero a mangiare. Oz, completamente da solo, aveva attaccato una carola natalizia, forse conscio del fatto che non importava a nessuno.
-È tutto squisito!- si complimentò Sharon.
-Già! L’hai fatto da sola?- domandò Oz a Lotty.
-Ovvio. Credete forse che questi due mi diano una mano?- mentì la ragazza, indicando Elliot e Leo. (Lotty non sapeva mettere una pentola sul fuoco, e il pranzo era stato offerto dal ristorante vicino) Leo, intanto, aveva smesso di parlare con Ada e aveva ingaggiato una lotta di forchette con Elliot. I ragazzi al commento di Lotty si voltarono.
-Questi due hanno degli esami per cui studiare...- replicò Elliot, tornando alla lotta di forchette. Aveva praticamente ucciso quella di Leo.
-Ma se ogni volta che entro state a leggere!- rispose Lotty, sbuffando contrariata.
-Vedi di entrare nei momenti giusti, allora- continuò Leo, tentando invano di liberare la forchetta dalla ferrea presa di quella di Elliot. Alla battuta di Leo, Ada ridacchiò, distraendo Elliot, che lasciò la forchetta facendo sì che Leo potesse abbatterla definitivamente.
-Hai perso!- disse il moro, esultante. Elliot lanciò un’occhiata di fuoco alla Vessalius, che chinò il capo imbarazzata. L’aveva fatto perdere. Era tutta colpa sua. Posò la forchetta con veemenza e dichiarò che sarebbe sceso per prendere i primi.
-No, vado io!- lo interruppe Lotty, facendogli l’occhiolino- Voi dovete regalare un’esibizione ai nostri ospiti...
Tutti gli ospiti si voltarono verso di loro, che rassegnati si diressero al pianoforte, aprendo il libro che gli aveva regalato Lotty. C’erano molti bei pezzi, e ne scelsero uno dei più facili perché non avevano mai provato prima, cosa che non mancarono di ricordare. Ciononostante, iniziarono a suonare, e tutta la sala tacque di colpo. Non che i due se ne accorgessero, persi nelle note e nei movimenti dell’altro che erano sempre curiosamente complementari ai propri. Una cosa soprattutto era curiosa: Leo, che suonava la parte grave del pezzo, si accorse che il re scordato non si sentiva. Fece un mezzo sorriso, quando il pezzo si concluse, e le altre nove persone, perché era tornata anche Lotty, presenti nella stanza, scoppiarono in un applauso sincero. Leo gettò uno sguardo a Ada, che guardava Elliot completamente intontita, e la sua espressione si indurì.
-Davvero non avevate mai provato?- si informò Sharon, esaltata.
-Davvero- confermò Lotty al loro posto- Quel libro gliel’ho regalato io un’ora fa.
-Wow! Io ci metto almeno tre ore a saper suonare un pezzo!- disse Leahia, ammirata. I due sorrisero e seppero che anche lei suonava il pianoforte, anzi, strimpellava, a sua detta, ma non ottennero di farla suonare. Quando i due si sedettero, Ada subito si rivolse a Leo.
-Siete stati bravissimi!- si complimentò, felice. Leo la guardò leggermente irritato e si voltò. Elliot non aveva notato l’espressione dell’altro, ma solo che aveva parlato di nuovo con la Vessalius, e si rifiutò un’altra volta di guardare l’amico, che non ne capiva il motivo. Il primo passò, con Vincent e Lotty che flirtavano spudoratamente, Elliot e Leo che evitavano con decisione di guardarsi a vicenda e soprattutto di guardare Ada, Oz che cantava imperterrito, Leahia che insieme a Break ammirava la fattura dei coltelli e Sharon che intratteneva una pacata conversazione con Lerion e Gilbert. E così, nell’intermezzo tra il primo e il secondo, Elliot e Leo suonarono un altro paio di pezzi e Vincent raccontò qualche divertente aneddoto su Gilbert, cosa che divertì moltissimo tutti eccetto Gilbert, Lerion e Sharon, le ultime due sempre intente a difendere la giustizia nel mondo. Elliot e Leo si stavano annoiando a ignorarsi a vicenda, così, di sorpresa, ripresero il divertente duello con le forchette.
-Andiamo, sembra che abbiate tre anni!- li rimproverò Lotty.
-Se ti dicessimo che duellare con le forchette aumenta notevolmente le capacità cognitive?- la rimbeccò Leo, come prima in svantaggio.
-Non ci crederei!- rispose piccata Lotty.
-Faresti bene- concluse Elliot. Lotty era offesa e si consolò correndo in braccio a Vincent, che la accolse senza riserve. Lerion iniziava ad avere freddo, e Gilbert la strinse molto timidamente a sé. Erano carini, come giudicarono senza tatto Break e Leahia, anche se la ragazza si lamentava di morire dal caldo. Ada e Sharon chiacchieravano fra sé, e Oz, stanco di cantare e essere ignorato, aveva tentato di attaccare bottone con Elliot e Leo.
-Ragazzi, allora vi trovate bene in questa casa?
-Sì- rispose Elliot, ansioso di chiudere la conversazione. Oz però non desistette.
-E... come va a scuola?- continuò.
-Sì- rispose Leo, completamente distratto dalla clamorosa sconfitta che stava subendo. Oz sbuffò.
-Eddai, basta! Insieme ci state a giornate intere, almeno a Natale socializzate.
-Ma noi stiamo socializzando!- protestò Elliot, stendendo la forchetta di Leo.
-Tra noi!- precisò Leo di malumore per la sconfitta.
-Ho già detto- fece piccato Oz- Che insieme ci state già!
I ragazzi arrossirono all’ambiguità dell’osservazione, cosa che invece l’osservatore non sembrava avere intenzione di far pesare. Sospirarono, e Leo iniziò alla fine a discutere con Oz, mentre Elliot annuiva meccanicamente. Fortunatamente poco dopo la conversazione fu interrotta da un grandioso pollo arrosto fumante, che tutti mangiarono con avidità. Alla fine erano talmente pieni da scoppiare, e informarono Lotty che il dolce avrebbe aspettato. Appena ebbe la forza di parlare, Ada parlò a Leo.
-Mi sono divertita molto, e il pranzo era eccellente!- disse, sorridente. Leo, sforzandosi di dimenticare gli sguardi che la ragazza aveva lanciato ad Elliot, rispose con gentilezza. Elliot per l’ennesima volta inaugurò lo sciopero del silenzio.
-Leo...- disse Ada, piano- Ma perché Elliot non mi parla?
-Non lo so- rispose il ragazzo, tagliente- È così importante?
Ada non rispose. Non capiva perché erano entrambi così scortesi con lei, che avrebbe voluto parlare un po’ con Elliot. Era carino, lo voleva conoscere. Leo si voltò verso Elliot.
-Ada chiede perché non parli con lei. Perché non parli con lei?- gli disse, tranquillo.
-Non voglio- rispose semplicemente Elliot, freddo. Leo si accorse della freddezza nel tono di Elliot.
-Mi sto annoiando a morte... ho voglia di uscire...
-Anche io...- sospirò Elliot, abbandonandosi sullo schienale della sedia.
-Se Lotty ci sentisse ci ucciderebbe, con quanto la facciamo penare quando vuole farci uscire...- sorrise maligno Leo. Elliot non si concesse più di un sorrisetto e un cenno del capo ad indicare che era d’accordo. Tanto, l’unico divertimento della stanza era Leo, e non poteva parlare solo con lui. Ma voleva seriamente che il pranzo finisse in fretta, così disse a Lotty di portare il dolce e, appena finito, sperò che tutti se ne andassero. Cosa che non successe subito, almeno non del tutto. Se ne andarono Oz, Ada e Sharon, ma rimasero gli altri giù da Lotty. Tuttavia, la casa di Elliot e Leo era di nuovo vuota. A velocità lampo i ragazzi sparecchiarono, e tutto assunse il solito aspetto che aveva di solito, coronato dal pianoforte nuovo. Alla fine del lavoro i ragazzi sospirarono e si gettarono sul divano.
-Finalmente...- disse Leo stendendosi.
-Non ne potevo più...- continuò Elliot, stendendosi al contrario. Rimasero fermi sul divano per una mezz’ora, tentando di captare i rumori della conversazione che si teneva al piano di sotto. Il silenzio era il loro modo preferito di comunicare. Non richiedeva sforzo o concentrazione, ma per qualche oscuro motivo riuscivano quasi sempre a capirsi. Il silenzio fu rotto da una risata particolarmente acuta al piano di sotto, che li fece sussultare.
-Hai ancora voglia di uscire?- chiese Elliot a Leo, che annuì. Si alzò e mise la giacca, e un momento dopo erano entrambi fuori, nell’aria fredda di dicembre e sotto la neve bianca. Era uno di quei Natali da film, da cartolina. Quello che gli innamorati adorano, e per qualche motivo Elliot arrossì a quel pensiero. Camminarono parlando ogni tanto, senza esagerare. Parlare li distraeva dai loro pensieri. Solo d0po un po’ iniziarono a parlare davvero.
-Senti... ma tu avevi già incontrato Ada da qualche parte?- chiese Elliot, nascondendo il proprio rossore con la sciarpa.
-No, mai. E tu?
-Figuriamoci! Te l’avevo chiesto perché avete parlato per tutta la durata del pranzo...- ribatté Elliot, serio. Leo si irritò.
-Mpf. Non è vero. E poi scusa, che te ne frega?
Eccome se gliene fregava. No, non avrebbe ammesso il motivo, ma eccome se gli importava. Si nascose ulteriormente nella sciarpa.
-Nulla. Era solo curiosità.
-E poi- continuò Leo- quella lì non ti ha mai levato gli occhi di dosso.
Elliot lo guardò, un po’ stranito. Era la sua immaginazione o c’era una punta di qualcosa nella voce di Leo? Di... gelosia? No, non poteva essere.
-Non me ne sono accorto- rispose Elliot sinceramente. Leo sospirò e ebbe un brivido.
-Hai freddo?- chiese Elliot, leggermente preoccupato. Leo scosse la testa, ma visto che Elliot lo guardò con lo sguardo della serie “non prendermi in giro so già la risposta ma devi dirlo ad alta voce perché mi vergogno ad essere gentile”. Annuì. Solo che in quel caso Elliot non sapeva che fare. Passarono davanti ad un negozio di abbigliamento miracolosamente aperto.
-Aspettami qui- annunciò Elliot. Forse Leo aveva intuito ciò che l’amico aveva intenzione di fare, perché formulò un paio di spezzoni di domande, che furono bellamente ignorate dall’altro, dato che entrò nel negozio. Ne uscì venti secondi dopo con una sciarpa scura, forse viola, che lanciò all’altro. Leo la indossò all’istante e sospirò di sollievo.
-Grazie...- sussurrò, stringendosi nella giacca. Elliot arrossì.
-Ma figurati. Consideralo... un regalo di Natale.
-Ma io non ti ho regalato nulla!- protestò Leo. Non era da lui, se poteva fare lo strafottente lo faceva. Eppure perché in questo caso non l’aveva fatto?
-I regali non richiedono contraccambi, altrimenti non sarebbero regali- replicò Elliot, facendo un mezzo sorriso che l’altro non notò, troppo occupato ad affondare nel calore morbido della sciarpa nuova. Passarono il pomeriggio a chiacchierare beati, e verso le cinque decisero di rientrare a casa. Arrivarono alla porta mentre uscivano le persone che erano rimaste dopo il pranzo, che li salutarono gentilmente. Prima che se ne andassero, però, Leahia passò vicino ad Elliot.
-Ottima scelta quella sciarpa. Tranquillo, gli piaci.
Elliot arrossì fino alla radice estrema dei capelli e si voltò per chiedere spiegazioni che non servivano, ma lei e Break erano già scomparsi nel nulla. Vincent stava ancora parlando con Lotty sulla soglia e Lerion e Gilbert parlavano pacatamente con Leo. Quando anche la seconda coppia se ne andò, Lerion passò vicino a Leo.
-Sai, potresti farlo anche subito. Non credo che rifiuterebbe.
Leo si voltò di scatto, ma lei e Gilbert già stavano allontanandosi. I ragazzi, turbati dalle enigmatiche frasi delle amiche di Lotty, entrarono nel palazzo spostando con malgrazia Vincent.
-Ehi, non trattate così il mio ragazzo!- li rimproverò Lotty. I ragazzi non parvero per nulla sorpresi dalla dichiarazione di Lotty, e si limitarono a rispondere “Congratulazioni”, aprendo la porta del loro appartamento.
-Quanto ci avresti scommesso?- domandò Leo ad Elliot, posando la giacca ma non la sciarpa.
-Tanto- rispose Elliot, comprendendo che erano Lotty e Vincent il soggetto della domanda. Leo si sedette sul divano, avvolgendosi nella sciarpa.
-Ma è morbidissima... quanto l’hai pagata?- chiese ad Elliot, sedutosi sulla poltrona vicina.
-Non posso mica dire il prezzo di un regalo!- protestò Elliot. Leo sorrise.
-Se tu fossi uno qualunque mi sentirei in colpa per non aver ricambiato il gesto, ma dato che sei tu non lo faccio.
Elliot arrossì leggermente e si mise a sedere sul divano, vicino a Leo. Accese la tv su un canale a caso e insieme guardarono un noioso film natalizio. Elliot ripensava incessantemente alle parole di Leahia: “Tranquillo, gli piaci”. Non sapeva come reagire. Se anche lui avesse provato qualcosa per Leo, come faceva quella ragazza ad esserci arrivata in tre ore se lui non l’aveva fatto in tre mesi? Troppo difficile, troppo difficile. Ma in effetti, oggettivamente, si accorse che provava per Leo qualcosa di più grande dell’amicizia. Se ne accorse arrossendo, guardando Leo strusciarsi soddisfatto contro il suo regalo di Natale.






The Corner of the Mad Lady
Salve, popolo! Lo so, sono in ritardo con l’aggiornamento, ma non avevo voglia di aggiornare la storia e questo capitolo è più lungo degli altri, quindi dai, l’attesa è stata ripagata. In questo capitolo entrano in scena Leahia (ovvero ovviamente io) e Lerion, la mia carissima maledizione lepre maledetta migliore amica. Lerion e Leahia ricompariranno nei prossimi capitoli, perché mi diverte utilizzarle, in quanto amanti della coppia ElliotxLeo "in real life". Spero che la cosa non vi dia fastidio, se sì ditemelo, troverò una soluzione. Altra precisazione, a me di norma piacciono Vincent e Ada insieme, ma Ada mi serviva per far ingelosire Elliot e Leo e questa Lotty la vedevo troppo con Vince.  Ebbene, mi rendo conto che questo capitolo sia un po’ un mattone rispetto ai precedenti, e che non sono brava a gestire tanti personaggi tutti insieme (ad esempio non avevo la più pallida idea di dove infilare Oz), ma spero che comunque vi sia piaciuto. Credo che dovrei mettere OOC tra le note, però... ogni volta che rileggo questa storia i personaggi mi sembrano tanto diversi dagli originali... eppure di solito riesco a mantenerli bene... mah, non so. Va bene, alla fine di queste note spropositatamente lunghe vi saluto e ci si rivede chissà quando con il primo capitolo dell’anno nuovo!
  
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