Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Giulia_Dragon    27/08/2014    2 recensioni
Eclipse non ha più niente. Non è più un angelo ma non è nemmeno un demone. È un angelo caduto dalle ali nere screziate di quel poco di bianco che gli resta. Il suo destino si lega a quello di Alice. Un'assassina. Per lei Eclipse è disposto a tutto anche a rinunciare a sé stesso
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, Lemon, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
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Capitolo 4

La notte scese in fretta su Milano ed Eclipse
guardava fuori dalla finestra della stanza che
Rosalie gli aveva assegnato. Pensieri, paure
e ricordi si mescolavano nel cuore del giovane
angelo. La solitudine della notte era il momento
peggiore della giornata, perchè i ricordi riaffioravano
di continuo. Il ragazzo scosse la testa e decise di
alzarsi dal letto. La stanza era piccola, arredata
semplicemente, un letto, un comodino con abajour,
una scrivania con sedia e una libreria. Eclipse alzò la
testa verso la finestra che era situata sul tetto della
stanza. Si sdraiò sul letto togliendosi la maglia.
Come un uccellino che al mattin vola e canta
pieno di allegria, il tuo spirito come il vento
andrà, le ali avrà...
le parole di una delle
canzoni che gli cantava Luce da piccolo gli
salirono alle labbra e non si accorse di aver
iniziato a canticchiarlo. Scosse la testa.
Si alzò e si diresse nella stanza di Rosalie.
Non perchè ne avesse un motivo, solo aveva
la sensazione che lei non stesse bene.
Infatti la ragazza si stava agitando nel sonno.
Il giovane la fissò un attimo e si sedette sul
letto poco lontano dalle gambe di lei.
Rosalie si girò agitata stringendo i pugni.
-Rosalie! Rosalie! Svegliati! è solo un sogno-
sussurrò Eclipse. La giovane si svegliò con
gli occhi sbarrati e il sudore che colava dalla
fronte. Si accorse di stringere la mano di Eclipse.
-Cosa ci fai qui?- domandò la ragazza guardandolo
con aria un po' contrariata.
-Ho sentito che ti agitavi e sono venuto a vedere
come stavi- affermò l'angelo alzandosi e lasciando
la mano di lei.
-Aspetta- lo fermò Rosalie poi continuò -Resta-
Lui si avvicinò di nuovo fissandola con i suoi
occhi color cobalto. Rosalie si sentì inchiodata.
Cosa nascondeva quel ragazzo? Chi era davvero?
Probabilmente non lo avrebbe scoperto mai.
Il giovane si sedette sul letto e il suo viso era
a pochi centimetri da quello di Rosalie. La
ragazza ebbe l'occasione di osservare meglio
quel volto. I lineamenti erano un po' ruvidi
come quelli delle statue, ma addolciti dalla
giovane età, le labbra sottili sembravano
non ospitare un sorriso da molto tempo.
Gli occhi erano la parte più interessante.
Limpidi, profondi, ma anche con una
strana ombra che ne offuscava la purezza.
Era in quel blu cabalto che Rosalie rischiava
di perdersi. Anche se ancora non capiva con
che coraggio lei avesse potuto invitare un
ragazzo appena conosciuto a dormire sotto
il suo stesso tetto. Forse perchè si sentiva
terribilmente attratta da lui. L'angelo la
prese di sorpresa baciandola. Lei si ritrovò
tra le braccia del giovane senza nemmeno
accorgersene. Sentiva il respiro di lui
sulla pelle. Il tocco delle sue labbra era delicato
e un po' forte. Si staccò da lei lasciandola
senza parole.
-Mi dispiace, non ho resistito- si scusò lui.
Come gli era venuto in mente di baciare
una ragazza nubile? Era un angelo! Non
doveva...non poteva. Eppure aveva sentito
il bisogno di baciarla. Sapeva che presto
Michele lo avrebbe richiamato per la condotta,
se non addirittura gli avrebbe tolto il diritto
di ascendere al cielo una volta morto.
Forse se lo sarebbe meritato. Aveva appena
profanato le labbra di una ragazza. Un umana.
Rosalie lo guardava senza capire il perchè
di quel bacio, anche se voleva che lui rimanesse.
Il ragazzo si alzò uscendo velocemente dalla
stanza. La sua parte angelica aveva avuto la
meglio.

****
Seneca sorrise maligno. Il vampiro sapeva che
Axel lo stava cercando. Quell'angelo aspettava
solo di vendicarsi per la morte delle sue adorate
sorelline. Il suo sorriso si allargò ancora di
più. Se l'angelo lo avesse ucciso, le sue ali sarebbero
diventate ancora più nere di quello che già non
fossero. Ed era quello che Seneca volevo.


 
  
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