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Autore: Obsessjoe    28/08/2014    2 recensioni
Cosa succederebbe se una ragazza trovasse negli occhi di un ragazzo, affondato nei pregiudizi di tutti gli abitanti della città, guardasse a fondo nella sua vita e scoprisse che non è come tutti pensano?
Harry usa le donne solo per divertimento, dopo essersele portate a letto infatti le abbandona senza rimorso e passa alla prossima "preda"; così vuole fare anche con Paige, che, incuriosita dal fatto che lui ha la fama di essere uno spacciatore di droga e grazie ad una scommessa fatta col suo migliore amico, va a parlargli.
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*Dal quarto capitolo*
«Senti, ti do il mio numero di telefono e se accetti di uscire con me questa sera mi scrivi va bene? Comunque sono Harry Styles.»
Annuii e mi salvò il suo numero sulla rubrica con il nome di "Harry il figo", che mi fece scoppiare a ridergli in faccia.
«A stasera eh, ci conto.»
Mi fece un cenno con la testa e mi superò lasciandomi alle sue spalle, mi girai per osservarlo mentre se ne andava per qualche secondo, ma quanto tempo avevo passato con quel ragazzo? Mi erano sembrati secoli, così guardai l'ora e vidi che erano passati solamente cinque minuti, com'era possibile?
Genere: Dark, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO TRE
“Meeting Harry Styles”
 
Nonostante le implorazioni di Niall arrivai davanti a quel ragazzo che inizialmente non mi notò e continuò a farsi gli affari suoi, mentre poco dopo alzò lo sguardo verso di me e si mise gli occhiali da sole sulla scollatura della maglia, per poi alzare la testa e mostrare degli occhi verdi smeraldo che non avevo mai visto prima d'ora: avevano un colore stupendo, che avendo potuto avrei immortalato e avrei tenuto la foto in camera appesa al muro, in modo da poter ammirare ogni giorno quel verde così acceso che avrei dipinto in qualsiasi maniera ed ero convinta che in ogni caso quel colore così bello me lo sarei sognato quella notte, a prescindere di come sarebbe andato quell' "incontro".
«Tu chi sei?»
Aveva una voce roca, ma assolutamente non da una persona che fuma, speravo che il biondo fosse vicino in modo da sentire quello che ci dicevamo così avrei posseduto delle prove vere.
«Io...» Mi guardai intorno pensando se fosse opportuno dire il mio vero nome al riccio ed arrivai alla conclusione che con solo quell'informazione non avrebbe fatto molto «...sono Paige, piacere.» Feci il sorriso più bello che potevo e gli porsi la mano, che, un po' esitante, strinse: era enorme ma soffice e dalla vicinanza che avevo con lui non odorava da fumo, alcool o marijuana, ero sempre più convinta fosse un normale ragazzo.
«Piacere mio, come mai ti sei avvicinata a me?»
Aveva un espressione seria e sorpresa allo stesso tempo, non avevo idea di come uscire da quella conversazione- se così si poteva chiamare- di certo non potevo dirgli "Ti ho parlato per capire se eri un drogato, ora che ho le prove che mi servivano me ne vado, ci vediamo bello." Dovevo dargli almeno una risposta sensata e mi scervellai in cerca di qualcosa da dire che non riuscii ad elaborare, facendomi finire con la bocca aperta come un pesce lesso per degli istanti che sembrarono un infinità fino a quando Niall, che doveva essere stato nascosto da qualche parte, capì che ero in difficoltà ed arrivò in parte a me con espressione serissima.
«Cosa stai facendo?! Ti avevo detto di rimanere seduta e ferma sulla panchina lì in fondo, vieni subito con me signorinella
Inizialmente mi venne da ridere per l'espressione di Niall e per il "signorinella", poi però mi ricomposi e mi lasciai trascinare via per il braccio dal biondo, che in quella sottospecie di scenetta aveva interpretato il ruolo di mio padre.
Una volta arrivati abbastanza lontani scoppiammo a ridere a crepapelle e ci sedemmo su una delle panchine.
«Allora, che ti ha detto il tipo?»
«Nulla di chè, non gli ho fatto domande ma da quello che ha detto non mi pare drogato o ubriaco.»
«Boh...comunque devo andare, ci si vede a scuola.»
Lo salutai con un gesto della mano ma mentre se ne stava andando si bloccò e tornò da me facendo dei passi indietro.
«Cosa ti ha detto tua madre del tre?»
«Non era a casa quando sono tornata, devo ancora dirglielo; tu?»
«Il solito, devo impegnarmi di più se non voglio perdere l'anno.»
Annuii e ci salutiamo di nuovo, lui se ne andò mentre io rimasi seduta sulla parte alta della panchina con le cuffiette sulle orecchie ad ascoltare la musica ed osservare la gente presente nel parco: c'erano bambini spensierati che correvano da una parte all'altra giocando ad acchiapparella mentre altri che stavano sullo scivolo o sulle altalene; c'erano i ragazzi sugli skate e quelli che, come me, stavano seduti sulle panchine da soli oppure in coppia ed infine c'erano gli anziani che chiacchieravano allegramente, di sicuro su argomenti per me noiosi come la politica o la medicina. Avevo sempre avuto paura di invecchiare velocemente, non avendo così la possibilità di godermi  le cose più belle della vita e perdermi tutto quello che c'è di bello nella adolescenza, che infondo capisci solo quando diventi adulto perché, ammettiamolo, da ragazzo questo periodo ti sembra una merda, pieno di problemi e ti pare che tutto il mondo ce l'abbia con te, anche se alla fine quello per cui ci deprimiamo la maggior parte delle volte sono bazzecole.
Rimasi per mezz'ora ad osservare la bellezza del parco e a pensare cosa ne avrei fatto io della mia vita, che lavoro sarei andata a fare, alla casa che avrei voluto avere, a come dovrei essere stata anche io da anziana e se avrei avuto la pazienza di tenere a bada dei bambini piccoli, visto che di pazienza proprio non ce ne avevo. Poi pensai a quel ragazzo, pensai al fatto che probabilmente mi aveva presa per pazza o forse aveva capito le mie intenzioni, magari cose di quel tipo gli accadevano tutti i giorni; pensai che non doveva avere una vita facile con la fama che aveva, che forse era stato anche in prigione ed in quel caso mi sarebbe piaciuto potergli chiedere com'è la vita rinchiuso dentro una cella, perché avevo sempre provato ad immagine cosa si dovesse provare a stare in mezzo ai criminali, a non poter avere relazioni col mondo esterno; secondo me il tempo lì deve sembrare che si sia fermato, fino a quando non puoi uscire da quella gabbia.
Sentii il telefono vibrare dalla tasca dei jeans così lo presi e vidi che era mia madre, probabilmente era tornata a casa.
«Pronto?»
«Ciao tesoro, volevo dirti che sto arrivando; spero tu abbia preparato la cena visto che sono le sette e mezzo.»
«Va bene, a dopo mamma.»
Mi mandò un bacio e chiusi la chiamata, non pensavo fosse così tardi e corsi a casa per arrivare prima di mia madre ed almeno iniziare a preparare la cena, per dimostrarle che non ero totalmente  pigra come mi diceva sempre. Nel tragitto andai a sbattere con alcune persone che si trovavano nel marciapiede, di cui la maggior parte erano impiegati con la ventiquattrore in mano che probabilmente tornavano a casa da lavoro; quando arrivai non vidi la mini cooper parcheggiata davanti al garage, segno che non c'era nessuno in casa, così entrai e iniziai a cucinare dei petti di pollo, purtroppo non ero molto capace e rischiai di incendiare la cucina varie volte, oltre che bruciarmi leggermente una mano ma- grazie a Dio- riuscii a finire di prepararli e metterli in un piatto.
***
Scesi dalla moto e salii le quattro rampe di scale fino ad arrivare al mio logoro appartamento, mi schifava il palazzo dove abitavo, ogni scalino scricchiolava e c'era muffa su tutti i muri del corridoio; non volevo minimamente abitare lì ma era l'unico posto sicuro che c'era. Entrai nel mio appartamento,  anche se non era all'altezza di essere chiamato così, era più un buco composto da una camera, un bagno, una cucina ed un salotto minuscoli, tutti col pavimento in legno ammuffito, i muri scrostati e dei mobili usati.
«Louis, dove cazzo sei? Ho bisogno di te.»
Il mio migliore amico scese di corsa dalle scale con un'espressione preoccupata, in effetti la maggior parte delle volte che gli dicevo che avevo bisogno di lui era quando tornavo a casa coperto di lividi e ferite.
«Mi serve che trovi tutte le informazioni su una ragazza di cui so solo il nome e l'aspetto.»
«Vedo cosa riesco a fare entrando nel database della polizia.»
«Grazie Lou, sei il migliore.»
Gli diedi una pacca amichevole sulla spalla ed andai a farmi una doccia per poi rimanere solamente in boxer e tornare nel piano inferiore per iniziare a fare le ricerche sulla ragazza del parco di poche ore prima, mi aveva incuriosito molto e volevo saperne di più su di lei, anche se ovviamente avevo intenzione solamente di giocare con lei, come avevo fatto con tutte le ragazze prima di lei, non ero il tipo da affezionarsi a qualcuna oppure essere romantico: me la sarei portata a letto e poi l'avrei abbandonata.
Mi sedetti vicino a Louis davanti al computer situato in salotto, si era già infiltrato nel sito della polizia, in cui erano presenti tutte le persone di Brighton, anche se non erano nate lì.
«Allora, come si chiama la tua preda
«Paige, non so il cognome.»
Sfogliò l'elenco- fortunatamente posto in ordine alfabetico- e arrivò al nome Paige, di cui si trovavano un centinaio di ragazze, essendo un nome abbastanza comune in Inghilterra; per ogni nome c'era la carta d'identità della persona, per cui si poteva sapere tutte le informazioni personali.
«Okay, sai quanti anni ha?»
«Non ne ho idea, ma va ancora a scuola, mentre ero di turno ad Hollysbury l'ho vista uscire dalla Patcham quindi avrà diciassette anni.»
«Ne sono rimaste una cinquantina, colore degli occhi?»
«Azzurri ed ha i capelli castani.»
«Ce ne sono dieci, le guardiamo una ad una fino a trovarla se non sai altro.»
Annuii col capo e dopo dieci minuti la trovammo, abitava nella Carden Avenue ed era nata il ventotto marzo 1997, ora che sapevo dove abitava potevo andare a trovarla quando volevo, dovevo solo appostarmi per qualche giorno al fine di capire quando si trovava a casa da sola.
«Ce la fai a trovare anche il suo numero di cellulare?»
«Lo faccio solo se mi chiami Professor Hacker.»
Mi misi a ridere e lo accontentai, gli volevo bene e sapeva sempre come farmi ridere, anche quando stavo male per qualche motivo, senza di lui sarei stato in prigione molto probabilmente.
«Qui c’è solo il numero di sua madre, una certa Clare Phillips.»
«Merda, ora come faccio?»
«Potresti fare come i ragazzi normali Harry, che chiedono il numero di cellulare alle ragazze a voce.»
Sbuffai ed annuii, per poi ringraziarlo per quello che aveva fatto ed andai a dormire, pensando ad un modo per avvicinarmi a Paige senza incuterle paura e a come mai mi avesse parlato quel pomeriggio al parco, non sembrava affatto avere paura di me, come il resto delle persone che mi vedevano per strada, magari nessuno le aveva detto chi ero, forse non pensava come tutti che ero un drogato o un assassino pericoloso come un uomo con la peste.
«Preparati a cadere ai miei piedi bella.»
 
 
 
 





#SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutte! Ho aggiornato in tempo veramente record con questo capitolo piuttosto lungo rispetto agli altri e di cui sono particolarmente soddisfatta, direi che fin ora è il mio preferito. Come avrete di sicuro capito per la prima volta c’è il punto di vista di Harry, che sembra interessato a Paige ma solo per uno scopo. Tengo a precisare che la Carden Avenue dove abitano la protagonista e sua madre esiste veramente, mentre il modo in cui Louis trova le informazioni su Paige l’ho visto in un film; ho sistemato anche i dialoghi: al posto delle << >> ci sono le «», più belle da vedere. Il secondo capitolo ha avuto solo due recensioni quindi spero che questo ne riceva almeno tre o quattro, fatelo per me dai *faccia da cucciolo*, al prossimo capitolo, da cui inizierà la storia vera.
PS: scusate se non ci sono la gif e lo separatore tra capitolo e spazio autrice ma ho avuto dei problemi col computer e non ho potuto inserirli.
-Obsessjoe
   
 
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