Quando
Rose si svegliò quella mattina, avvertì un vago senso di benessere, come se
avesse passato la notte a sorridere. La sensazione durò poco, perché un forte
fracasso proveniente dall’ingresso le fece presupporre che un estraneo fosse
entrato in casa: mentre si slanciava nel corridoio, ciabattando ma armata di
bacchetta, rischiò di inciampare in un calzino solitario e solo in quel momento
ricordò di stare ospitando Al.
Con
ancora in mano il solitario indumento, si affacciò sulla sala e trovò il suo
ospite intento a battere il manico di una scopa sul pavimento. “Perché?” Si
limitò a chiedere, rassegnata, dirigendosi verso la penisola della cucina.
“Gli
sto dando la sveglia” Ribadì il concetto Al con un altro paio di colpi “Ora
posso tornare a dormire, buonanotte” la salutò con un cenno e uno sbadiglio.
Rose
ridacchiò ancora per parecchio, dopo che la porta della sua sala da pranzo,
improvvisata nuova camera da letto, si fu chiusa. Ora che poteva godersi quelle
piccole “attenzioni” che suo cugino riservava a Scorpius, le situazioni erano
molto più divertenti. E poi, a quell’ora Malfoy era sicuramente già sveglio.
*
Quando
Tyra bussò alla porta di Rose quel pomeriggio, come si era accordata con la
ragazza, sentì un gran tramestio accoglierla, mentre i cardini ruotavano e le
rivelavano un Albus piuttosto trafelato, che la tirò dentro casa senza troppe
premure. Vedere il suo batterista in una comoda tuta, con i piedi scalzi ma i
soliti capelli scarmigliati, la fece rimanere un attimo basita, ma la mano
calda di lui, poggiata sulla schiena, la guidò in salotto, dove la aspettava la
cugina.
Rose
era seduta a gambe incrociate e si aggrappava con le braccia allo schienale
imbottito, facendo ondeggiare tra le mani un blocco per appunti: “Ho delle
domande da farti!” Esordì infatti.
“Sentiamo!”
Si intromise Albus, accomodandosi sul bracciolo del divano, le gambe penzoloni.
“Mentre
Al mette a posto la sua camera!” Lo cacciò Rose, allargando gli occhi.
“Il
mio piccolo problema…” Fece quello alzandosi con un
colpo di reni “Devo assentarmi. Dolci pulzelle, urlate in caso di pericolo
generico e lanciate maledizioni per quello proveniente dal piano di sotto.” Con
un sorriso si congedò, chiudendo la porta con un gesto teatrale.
“Ormai
è entrato in guerra” Rose informò Tyra, mentre apriva il suo taccuino. Poi
parve ripensarci e lo accantonò, aperto, capovolgendolo sul suo ginocchio.
Ammiccò alla porta chiusa vicino a loro “Allora era Al, il membro del tuo
gruppo preferito?” Chiese con un sorriso.
“Come
sapevi fin dall’inizio” Si lasciò andare Tyra.
Rose
parve colta in contropiede e riflettè un attimo “Mi avevi detto come si
chiamava?”
“Ti
avevo detto il nome, sì! Mentre ti portavo a vedere quell’antica casa!” Sbottò
l’altra fissandola negli occhi.
Rose
sbatté le palpebre un paio di volte, per poi fare una smorfia con la bocca
“Temo di doverti confessare di non averti ascoltata: ricordo quella passeggiata
e in realtà stavo cercando di capire perché Malfoy si fosse trasferito qui”
Rose chiese scusa.
Tyra
ebbe voglia di tirarle un cuscino in testa, poi di rivolgerlo contro se stessa.
Alla fine optò per un rassicurante sorriso di scherno: forse avrebbe dovuto
continuare a fidarsi del suo primo istinto, che le aveva dipinto una ragazza
semplicemente imbranata. O forse no. “Cosa volevi chiedermi?”
Rose
capì che non era il momento adatto per parlare di Al e riafferrò il taccuino.
“Mi interesserebbero le leggende locali, le conosci bene?”
“Ce
n’è qualcuna di ambito magico, in effetti…” Rose
impugnò la penna, pronta ad annotare. “Forse la principale riguarda proprio il
cimitero: la notte gli spiriti degli assassinati volteggiano nei loro sudari,
accompagnati da grida strazianti con cui maledicono chi non li ha protetti. Tra
questi lamenti il più straziante è quello di un bambino, che siede sulla tomba
del padre.” Rose aveva addirittura rinunciato a prendere appunti, perché una
storia così non aveva bisogno di aiuti per essere ricordata “Per molti anni
nessuno ha avuto il coraggio di avventurarsi in quel luogo la notte, finché una
donna non si attardò a sistemare dei fiori e, dopo aver visto l’orrendo
spettacolo, svenne: fu ritrovata la mattina dopo dal curatore.”
Forse,
se anche i Babbani non potevano vedere i fantasmi, i loro lamenti potevano
comunque essere avvertiti, ipotizzò Rose. Anche se non era così sicura che
qualche anima avrebbe scelto come sua dimora per la vita un cimitero, Babbano
per di più. “Mi piacerebbe visitarlo” Commentò infine.
“C’è
qualcosa che ti spaventa?” Le chiese Tyra, ironica. “Entrare in un vecchio
castello abbandonato, in un cimitero…” Cominciò a
contare sulle dita.
“Il
coraggio non è mai stato un problema” Arrossì Rose “però se non vuoi
accompagnarmi va bene, basta che tu mi indichi la via.”
“Non
credo che nemmeno tu vorrai visitarlo, se mi lascerai finire il racconto.” Le
sorrise “Il fatto richiamò un folto pubblico e addirittura un cacciatore di
fantasmi. In breve si scoprì che, durante la notte, specialmente quelle di
nebbia, le luci dei treni che passano tra i campi vengono riflesse dai vetri di
un grande capannone, creando questi giochi di ombre. Il fischio della
locomotiva, in lontananza, si è trasformato nella voce di questi ectoplasmi e
la leggenda si è costruita.” Spiegò Tyra semplicemente.
Rose
finì di ascoltarla con la bocca semi aperta. Se ne accorse e appuntò
velocemente qualche dettaglio, facendo ripetere all’amica la spiegazione logica
che i Babbani avevano trovato, per poi archiviare la leggenda con una dicitura
a lettere maiuscole, per ricordarsi che quel “mistero” non era più tale nemmeno
per il popolo non magico. “E invece del vecchio castello sulla collina cosa sai
dirmi? In biblioteca mi hanno accennato qualcosa.” Spiegò Rose, catalogando
rapidamente le informazioni che aveva avuto direttamente da Durward e che
quindi non poteva rivelare all’altra.
“È
una storia molto antica: risale a parecchi secoli fa, quando la caccia alle
streghe era all’ordine del giorno. Uno dei servi di quella casa accusò una
donna di essersi lasciata corrompere dalla magia oscura, ci fu un processo e
venne condannata”
“Chi
era quella donna?” La interruppe Rose.
“Una
del villaggio, o almeno credo. Purtroppo la sua storia serve solo a spiegare i
misteriosi fenomeni di cui era protagonista quella casa, per cui nessuno vi ha
mai dato molto peso”.
“Grazie”
Disse Rose, scoraggiata. Evidentemente la versione conosciuta dai Babbani
poteva aiutarla solo fino a un certo punto e da lì avrebbe dovuto intervenire
con Durward, a patto di convincerlo a parlare. Si invitò a non demordere. “E
che cosa succede in quella casa?”
“Si
dice che vi abiti un fantasma, probabilmente già all’epoca del rogo.”
Rose
ebbe un’improvvisa illuminazione, dettata anche dal desiderio di farsi
perdonare l’equivoco del giorno prima “Mi ricordo! Mi avevi detto di averlo
visto, dietro la tenda!” Proferì, indicando Tyra con il suo piccolo blocco.
“Avevo pensato che qualche leggenda ti avesse influenzata.”
“Non
posso negare con sicurezza” Confessò lei “Era come se si trattasse di
un’impronta, non di un corpo vero e proprio. Non saprei elencare nemmeno dei
tratti precisi, solo una lunga barba e mani nodose.”
Dei
tratti che, in effetti, erano propri di Durward. Rose scosse energicamente la
testa: era impossibile che Tyra lo avesse visto. “Cosa succede nella casa?”
“In
realtà da molto non ci sono fatti accertati, anche qui si parla di leggende,
che si protraggono nei secoli dal suo abbandono. Sostanze non conosciute che
provocavano strani fenomeni cominciarono a riversarsi nelle acque dei dintorni,
voci che provenivano dalla villa quando nessun calesse o persona era stata vista
salire, anche una serie di forti urla.”
“Beh,
l’acqua scende, non è forse vero?” Chiese la voce di Albus, poggiato allo
stipite della porta.
“Illuminaci,
Al.” Lo pregò sua cugina.
“Tu
abiti sopra il costipato, giusto? Non deve essere troppo difficile mandargli
giù dell’acqua un po’, diciamo, modificata; non trovate?”
Tyra
ci mise qualche secondo a realizzare che stava parlando del ragazzo biondo,
Malfoy, il grande amore di Rose, che ora la ragazza però diceva di aver
cancellato. In effetti le aveva accennato che i rapporti tra lui e Al non
fossero buoni e, anche se all’epoca non poteva immaginare chi fosse suo cugino,
gli aveva subito dato ragione: benché Rose le avesse raccontato la storia solo
per sommi capi era evidente che i suoi sentimenti erano a senso unico e le
stavano facendo del male. Ora era anche troppo facile appoggiare Albus. “Avevo
anche proposto di dipingergli la porta con il colore che più odiava ma lei”
fece indicando l’amica “non voleva e ha finto di non sapere quale fosse.”
“Ottima
idea!” Gioì invece Albus, piantando i gomiti sullo schienale del divano, tra le
due ragazze “Lo so io: è il rosso. Procuriamoci la vernice e facciamolo.”
“Non
ne sei sicuro!” Lo colpì Rose con il taccuino.
Lui
la allontanò con un gesto della mano e si spostò, come per ricevere protezione
dall’altra ragazza “Non puoi dire che è un colore che gli piace.”
La
cugina sbuffò e chiuse finalmente il suo blocco, mentre Albus riprendeva a
parlare “La mia cuginetta mi ha detto che anche a te il suo rapporto con Malfoy
non va molto a genio”
Rose
si appoggiò affranta allo schienale “Ti ho già detto che non c’è più nessun
rapporto”
“Non
era adatto a lei, mi è sembrato dai suoi racconti” Precisò Tyra.
Al
assunse un’aria trionfante, in quanto la ragazza aveva appena confermato che
tutti coloro che erano a conoscenza del “problema” di Rose ritenevano che non
si potesse risolvere, se non con un taglio netto. Finalmente se ne era accorta
anche la diretta interessata. “Allora, chiodo scaccia chiodo. Andiamo a
conoscere i ragazzi di questa città!” Risolse lui alla fine, saltando sul
divano.
“O
anche di fuori, non importa…” Precisò Tyra, guardando
Rose, che colse l’allusione e si affrettò a spiegare “Crede che io e Flitt
possiamo funzionare. Per favore, spiegale che non può essere”, gesticolò in
modo convinto verso Al, che, d’altro canto, aveva strabuzzato decisamente gli
occhi.
“Perché
c’è anche lui? Viaggiano sempre in tandem, lui e il costipato?”
“Anche
a scuola?” Si informò Tyra.
“Per
quanto Malfoy sopportasse di avere qualcuno di vicino, quel qualcuno era Flitt.
O uno stormo di ragazze pigolanti, ma loro erano passeggere: scappavano in poco
tempo, dopo aver avuto prova dei suoi modi galanti. Non che io abbia mai capito
perché ci si avvicinassero…”
“Per
il mio stesso motivo, Albus” Sospirò affranta Rose, con l’aria di chi ripete un
discorso per l’ennesima volta.
“Problemi
di vista, ho capito! Ma Madama Chips avrebbe potuto
sicuramente aiutarvi… Era l’infermiera!” Spiegò con
un sorriso a Tyra.
“Forse
anche uno psicologo sarebbe stato utile” Lo appoggiò Tyra.
Rose
si alzò in piedi, afferrando la giacca sulla poltrona di fronte a lei “Voi due
potete continuare a fare comunella, ma io ho delle indagini da portare a
termine. Tyra, se mi cerchi sono nella casa in cima alla collina. Albus, se mi
cerchi, chiedi a Tyra di accompagnarti.” Afferrò anche il taccuino e lo mise
nella borsa, che andò a recuperare dalla sua camera. Quando tornò, trovò il
ragazzo che armeggiava con la credenza, da cui tirò fuori un bicchiere.
Gli
fece scorrere sul bancone la bottiglia dell’acqua, mentre finiva di annotare la
cintura della sua giacchetta. “E se vuoi uscire, assicurati di non perderti!”
Rincarò la dose.
*
Al
seguì con lo sguardo la cugina mentre si chiudeva la porta alle spalle,
sperando che non incontrasse la sua nemesi personale. Inconsapevolmente si
avvicinò all’ingresso, pronto a cogliere qualsiasi battuta sarcastica e si
rilassò solo quando avvertì il portone aprirsi e richiudersi. A quel punto
poteva tornare a concentrarsi sulla sua attività notturna…
O forse no, aveva quasi dimenticato Tyra. Si girò e la sorprese a fissarlo. Ma
in quella sperduta cittadina doveva proprio trovare una sua ammiratrice? Si
chiese, stampandosi in faccia un sorriso. Rose aveva già abbastanza problemi e
si supponeva lui fosse lì per risolverli, o almeno per supportarla, non per
aggiungerle i suoi.
D’altronde
i suoi spartiti potevano forse aspettare, mentre tornava a dare il tormento al
costipato al piano di sotto. Tyra era d’accordo con lui su questo punto, quindi
poteva aiutarlo. “Dove possiamo trovare della vernice rossa?” Le chiese
issandosi su un alto sgabello.
“C’è
un negozio un paio di strade più avanti”
Al
interpretò il suo tono dubbioso “Non ti coinvolgerò, sta’ tranquilla: è una
faida personale.”
“Veramente
pensavo a come attirarlo fuori di casa.”
Al
tamburellò pensieroso con le dita sulla stoffa della sua tuta. Quell’apatico
damerino non veniva scosso da nulla, cosa avrebbe potuto spingerlo fuori di
casa? Bisognava turbare la sua tranquillità.
Fece
un cenno allegro di vittoria a Tyra e si precipitò in camera, avendo cura di
chiudere bene la porta. Procedendo a tentoni tra gli spartiti su cui aveva
lavorato quella notte individuò il profilo della sua bacchetta e la estrasse.
Materializzò rapidamente un buon amplificatore, direttamente dal garage
Weasley.
Lo
trascinò verso la porta e lo spinse in salotto. “Sei un genio” Commentò Tyra
alzandosi per aiutarlo. Con il suo aiuto rapidamente lo sistemò sul balcone. La
ragazza si sporse nel vuoto, per trillare con aria allegra “Ha le finestre
aperte!”
“Sarò
epico” sentenziò Al, avvertendo già la vittoria in tasca. Si prese qualche
momento per consultare il suo archivio musicale e capire cosa sarebbe potuto
essere più traumatico per il costipato. Magari anche qualcosa che trasmettesse
un messaggio… Trovò rapidamente una canzone adatta.
Regolò il volume in modo da non spaccare nessun vetro, o Rose lo avrebbe
ucciso, e fece partire la canzone. Raggiunse all’interno Tyra, che si stava
arrotolando un ricciolo al dito, e diede un pesante strattone ai vetri,
chiudendoli con un gran tonfo, attutito dalla musica.
“Esemplificativa”
Commentò lei quando riconobbe la melodia.
“Ci
voleva un messaggio chiaro e non fraintendibile.”
“Non
mi aspettavo Lily Allen sul tuo lettore però.”
“Ho
molte canzoni commerciali sul mio lettore: servono a esasperare le persone. O a
farle ballare facilmente; Louis le odia ma a volte lo abbiamo costretto a
suonarle. Da quando per ripicca ha cambiato ritmo a metà di una canzone però
non l’abbiamo più fatto.”
Tyra
spalancò gli occhi “Dobbiamo abbatterlo con una scopa!”
“Non
mi pare il caso” Disse Al, prima di accorgersi che fissava la portafinestra a
qualche metro di distanza, oltre la quale si snodava un serpente.
“Ha
mira. Glielo riconosco.” Borbottò il ragazzo prima di chiedere a Tyra di andare
a cercare un’arma, indicandole lo sgabuzzino nel corridoio. Non appena fu
sparita, tirò fuori la bacchetta e pietrificò l’animale. Uscì sul balcone per
ributtarlo nel giardino di sotto, quando si rese conto che mancava una
bacchetta della ringhiera. “Trasfigurazione: una guerra in cui non si
risparmiano i colpi.” Pensò ritrasformando il rettile.
*
La
casa faceva risaltare il grigio pallido del cielo, sottolineandolo con la sua
pietra scura. Rose come al solito entrò spingendo piano la porta e chiamando il
fantasma, mentre i suoi occhi si abituavano all’oscurità. Dall’esterno nessuno
avrebbe mai pensato a un luogo così tetro: si decise ad accendere la bacchetta
e a cercare i candelabri che aveva intravisto nella sala durante le sue
precedenti spedizioni. Quando ne ebbe accesi abbastanza da dare una forma a
tutti gli oggetti, Durward le si mostrò.
“Sei
tenace” Le comparve alle spalle, facendola sobbalzare.
“Mi
interessa la tua storia e non credo che tu abbia l’occasione di raccontarla a
molti.”
“A
cosa servirebbe?” Fluttuò lui vicino al caminetto, contemplando le tele
strappate tutto intorno. Rose si avvicinò e le riesaminò a sua volta “Chi le ha
ridotte così?”
“Io.
E lo rifarei.”
Rose
lentamente ne toccò una, saggiando uno dei brandelli in cui era ridotta “Chi
erano?”
“Coloro
che volevano essere la mia famiglia. Io li distrussi.”
La
semplicità di quelle affermazioni mise i brividi a Rose che guardò Durward da
sotto in su. L’uomo sembrava più luminescente del solito, mentre scrutava torvo
quelle cornici; forse erano i riflessi delle candele a renderlo così. Cercò di
ricordarsi che i fantasmi non potevano danneggiarla più di una doccia fredda.
“Perché sei rimasto qui come fantasma?”
“Apettavo…”
“Cosa?”
“Una
persona che non arriverà più, ma dovevo essere sicuro di aver fatto tutto il
possibile.” Rose si voltò verso di lui, trovandolo con lo sguardo rivolto al
piano superiore. “Lei?” Chiese riferendosi alla donna ritratta al piano
superiore. Durward non rispose.
La
ragazza volle tornare ad osservare il dipinto, quindi si allontanò piano da lui
e si diresse verso le scale. Non le aveva ancora salite completamente quando
avvertì la porta d’ingresso aprirsi. Con la mano fu pronta ad estrarre la
bacchetta, per poi ricordarsi che poteva essere Tyra o un qualunque babbano.
Scese quei pochi gradini che aveva percorso, attenta a saltare quello fallato,
dirigendosi nell’ingresso: lì si trovò faccia a faccia con Scorpius.
“Weasley,
sei una persecuzione!” Sbottò quello squadrandola.
“Conosci questa ragazzina?” Si intromise
Durward e Rose ricordò che era stato proprio il ragazzo di fronte a lei a
rivelarle il nome del fantasma. Quello si strinse nella giacchetta di pelle,
con gesto sdegnoso, e spiegò “Un vecchio stress dai tempi della scuola”
“Mi
trovo nella tua stessa situazione” Gli fece notare Durward.
“Ero
venuta per parlare con te ma se preferisci la compagnia di Malfoy vi lascio
soli” Proferì Rose incamminandosi verso le scale. La sua indagine andava
portata a termine e la sua curiosità chiedeva di essere soddisfatta, almeno
rivedendo quel ritratto; da sola avrebbe anche potuto osservarlo meglio. Trovò
senza difficoltà la stanza del dipinto e
constatò come non fosse cambiato nulla dall’ultima volta. Rose si chiese da
quanto tempo il ritratto dovesse essere su quel cavalletto. Toccò la superficie
del dipinto, resa ruvida dalle pennellate più corpose, che disegnavano i
capelli e le ampie superfici del viso. Dunque quella era la donna che Durward
avrebbe continuato ad aspettare per secoli, ormai consapevole che non sarebbe
mai tornata, fuggita da quel paese per sottrarsi al rogo. Forse anche lui
avrebbe voluto fuggire con lei.
Dal
pavimento emerse l’oggetto delle sue elucubrazioni “Quella che doveva essere la
mia famiglia non gradiva il veder insozzato il proprio sangue da una come lei.
Misero in giro facilmente voci sulla sua stregoneria e mandarono un altro dei
servi a denunciarla.”
Lo
sguardo di Rose andò a seguire il profilo filiforme del collo della donna, fino
a quando non si perdeva nella stoffa scomposta della camicia. “Sei rimasto qui
da allora?”
“Ho
sempre sperato che un giorno sarebbe tornata. Sono convinto che l’avrebbe
fatto, se gliene fosse stata data la possibilità.”
Rose
notò la figura di Scorpius appoggiata allo stipite “Spesso l’amore non va come
vorremmo.”
“Io
non sapevo cosa volevo, finché la sua presenza non l’ha reso evidente. È sempre
stata nella mia vita e non l’ho capito per molto tempo.”
“Sono
sicura che tu l’abbia resa felice: si sente quanto la ami” Commentò Rose in
tono sommesso, fissando gli occhi della donna, pervasi da una luce soffusa,
come un luccichio che a tratti sembrava abbagliarli.
“Le
ho anche fatto male, trattandola secondo quelle che credevo regole, chiuso
nell’arroganza.”
“Hai
provato a cercarla?” Chiese Rose, lasciando cadere l’argomento: il ricordo dei
suoi sentimenti per Scorpius era ancora troppo vivido.
“Ovviamente
aveva fatto perdere tutte le sue tracce.”
“Come
si chiamava?”
“Elisabeth”
Rose lo sentì assaporare quel nome.
“Ti
prometto che farò anch’io delle ricerche” riprese grintosa Rose “forse in
questa caso il tempo ci può aiutare: non c’è più motivo di nasconderla.” Gli
sorrise incoraggiante, prima di riprendere il suo taccuino e annotare il
nome. “Hai qualche suo oggetto per
cercare di eseguire un incantesimo? Qualcosa a cui era molto legata?” In realtà
Rose non era assolutamente sicura che quel tipo di connessione potesse
funzionare anche con una babbana ma bisognava
provare.
“Qui
di lei non c’è nulla, solo il suo profumo sulla mia biancheria e sui miei
abiti. Avevo già provato a eseguire degli incantesimi ma non avevano
funzionato.”
Rose
chiese di poter vedere quegli oggetti. Durward la precedette nel corridoio,
facendo scansare Scorpius. Anche Rose gli passò vicino, mentre lui la guardava
corrucciato. “Non fare la Grifondoro, Weasley” le intimò piano accodandosi al
gruppo “tieni il tuo posto.”
Rose
sentì ancora una volta montare la rabbia contro quell’insensibile Serpeverde,
ma ormai non aveva alcun motivo per starlo a sentire: seguì Durward a passo
deciso, con l’istinto di sbattere la porta dietro di sé. Decise invece di
concentrarsi sulla massiccia cassettiera scura vicino alla quale si era fermato
il fantasma e, dopo aver acceso il candelabro della stanza, la aprì, notando le
maniglie lucide. Riuscì a far scorrere il cassetto con una certa difficoltà e
notò una serie di panni ingialliti. Cominciò a prenderne qualcuno, le cui parti
più deboli, come i pizzi, le si sgretolarono in mano; nonostante ciò riuscì a
riconoscere il disegno di abiti confrontabili con quelli indossati dall’uomo,
che li osservò con rammarico “Elisabeth li rendeva splendenti.”
“Per
quanto avete vissuto insieme?” Chiese lei cercando di ripiegarli. Lo sguardo le
cadde sullo specchio sopra il cassettone da cui, tra la polvere, intercettò gli
occhi allucinati di Scorpius: li ignorò, voltandosi a fissare il fantasma che,
silenzioso, pareva molto concentrato sul baldacchino al centro della stanza.
“Andiamo
via, prima di venire contagiati da chissà quale malattia sopravvissuta ai secoli
dentro quei cassetti. Tu forse ci sarai abituata ma io non ho gli anticorpi
adatti.”
“Va’
dove ti pare, Malfoy” gli rispose Rose secca, aprendo per ripicca un altro vano
del mobile.
“Se
non avessi necessità di parlare con te me ne sarei già andato.”
“Puoi
parlarmi in un altro momento” sbottò la ragazza prendendo in mano un altro
indumento, un probabile antenato della camicia.
“È
urgente!” Tuonò imperioso Scorpius.
Rose
si affrettò a trovare un accordo “Esco un attimo, sento cosa vuole il biondino
e torno alla mia ricerca” spiegò a Durward mentre gli passava davanti.
Scorpius
la precedette con passo sicuro fino al portico esterno. Gettandosi un’ultima
occhiata alle spalle con un colpo di bacchetta spense i candelabri della sala
principale. Rose volle riaccenderli ma il ragazzo glielo impedì, trascinandola
per il polso fino al sentiero.
“Sei
il solito arrogante! Il fatto che tu non voglia aiutare Durward non significa
che anche io non debba farlo quindi ora tornerò in quella casa” mise bene in
chiaro Rose allontanandosi da lui. Era terribilmente più facile non volerlo più
seguire.
“Puoi
solo peggiorare la sua situazione, smettila.”
“Gli
sto dando una speranza.”
“Quale?
Poter vedere la tomba della sua amata? È un fantasma, non può nemmeno andarsene
da qui.”
Rose
rimase un attimo frastornata mentre assimilava ciò che le aveva detto Scorpius:
Elisabeth era sicuramente morta secoli prima e per quanto ne sapeva poteva
anche non esserci più una tomba o non esserci mai stata. Dopo tutto quel tempo
non era facile ricostruire la vita di una persona ma Rose sentiva che in
qualche modo l’amore di Durward, che era stato ripagato, non poteva non
lasciare alcuna prova tangibile; non era giusto. “Indagherò per conto mio, gli
rivelerò solo eventuali risultati positivi” concluse, cominciando a scendere la
collina verso l’abitato.
Ormai
a metà dell’altura Scorpius camminava ancora dietro di lei: sentiva i suoi
passi pesanti sulla terra battuta. All’improvviso parlò “Questo compito non ti
distrarrà dal tuo eccitante lavoro? Aiutare gli altri danneggiando se stessi è
uno dei motti degli stupidi che si credono utili.”
Rose
avvampò, in particolare nelle orecchie “Voglio dimostrare che il loro amore era
vero” Ammise, aspettandosi una risatina.
“Certo
che era vero, o Durward non avrebbe disconosciuto la sua famiglia” Scorpius le
si affiancò guardando dritto di fronte a sé.
“Però
non credo sia giusta condannarla tutta. C’era sicuramente qualcuno che lo
capiva ma magari non ha avuto la possibilità di mostrarsi.” Rose pensò alla
piccola Lily, perennemente schiacciata dai suoi fratelli maggiori.
“Non
è mai giusto condannare un membro di una famiglia in quanto tale. Ma questo
discorso dovresti farlo al tuo clan.”
“Sono
consapevoli del ragionamento” Era la prima volta che parlavano delle rispettiva
famiglie e l’argomento la incuriosiva “Ti riferisci a qualcosa in particolare?”
“Alla
dichiarazione di guerra di ieri sera.”
Rose
sospirò “Al non ti odia perché ti chiami Malfoy. Ti odia perché sei tu.”
“Questo
dovrebbe confortarmi? Non spiega nemmeno precisamente perché mi odi. L’ho
sedotto e abbandonato?” La canzonò, con poca ilarità nella voce.
Rose
fece qualche passo in silenzio, fino alle prime abitazioni “Tu mi piacevi e tu
mi facevi soffrire, quindi Al ti odia.” Scorpius si bloccò per qualche istante,
dando a Rose la conferma di aver perfettamente capito le sue semplici parole.
Le guance della ragazza stavano prendendo fuoco come mai prima ma lei strinse i
denti, costringendosi a mantenere l’andatura precedente, senza accelerare né
rallentare.
“Per
quanto tempo?” Chiese quello alla fine, tornando a seguirla. D’altronde,
andavano nella stessa direzione. “Per quanto tempo?” Le chiese di nuovo, col
tono che usava per fare le domande agli insegnanti.
“Sette
anni” Terminò di confessare Rose, svoltando in un vicolo e complimentandosi per
non aver vacillato.
Un’esclamazione
poco elegante uscì dalla bocca di Scorpius “Sono tanti”
“È
un complimento o un’ode alla tua stupidità?” Rose cominciò a riconoscere
l’ormai familiare tetto del loro complesso. Non sapeva nemmeno se voleva
abbreviare o allungare quella conversazione surreale.
“Entrambi.
È interessante vedere fin dove arriva la cocciutaggine dei Grifondoro.”
“Al
sarebbe pienamente d’accordo con te su questo punto” Gli fece notare Rose,
provando a fargli capire che potevano anche andare d’accordo, ora.
“Non
mettermi sullo stesso piano di quel pozionista
negato. Forse per voi è un complimento ma non per me” Rose sbuffò, rendendosi
conto subito dopo di poterlo insultare, senza rischiare di ferire i propri
sentimenti. Ma ormai erano quasi arrivati e ciò le ricordò le regole di buon
vicinato.
Ma
non potè reprimere un ghigno quando vide la porta rossa che Scorpius fissava
inorridito.
E
dopo un periodo di forzata mancanza di connessione eccomi tornata! Non vi
preoccupate, ho altri capitoli con cui darvi il tormento XD Se non fosse stato
chiaro, la canzone con cui Al decide di dare il tormento a Scorpius è “Fuck you” di Lily Allen https://www.youtube.com/watch?v=OK4fJhbRL1g
(e non senza motivo, anche leggendo le parole).
Ho
solo una piccola nota da fare (spoiler per chi fosse fan di Nicholas Sparks): la spiegazione che Tyra dà per i fenomeni
paranormali nel cimitero è presa da un libro di Sparks
che ho letto molto tempo fa, “Il posto che cercavo”.
Detto
questo, spero in un aggiornamento in tempi un po’ più brevi (anche perché gli
esami si avvicinano e non c’è niente di meglio per tirarmi su il morale), mi
scuso ancora perché vi ho fatto aspettare quasi un mese.
Ora
che ho finito di augurarvi buone vacanze devo augurarvi buon ritorno allo
studio o al lavoro? XD