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Autore: Tom Kaulitz    29/08/2014    3 recensioni
La prima volta che lo vide era a dicembre, a Magdeburgo pioveva. Tom stava passeggiando infreddolito abbracciandosi per cercare di bagnarsi meno possibile.
Un'ombra. Un ragazzo dai lunghi capelli neri. Anzi, a pensarci bene era tutto nero, niente escluso: i vestiti, le scarpe, i bracciali e le collane che portava. Aveva la pelle bianchissima, e, quando Tom guardò meglio, aveva alcune meches bianche. Era un ragazzo dai lineamenti abbastanza femminili, gli occhi truccati. Lo guardava, da dietro un albero distante almeno cento metri da lui. Quando l'ombra notò che il rasta lo aveva visto, esibì un sorriso, ma un ghigno malefico, raccapricciante. Poi si dissolse, insieme a tutta la figura, in una polvere nera.
***
Tom rigirò quei fogli nelle mani. Li aveva tutti collezionati nel giro di alcune settimane, trovandoli sulla scrivania la sera, dopo la scuola. Un pennarello nero, tramite la stessa scrittura, aveva scritto alcune frasi inquietanti.
"Non scappare"; "Ho bisogno che tu sia solo"; "Ci riuscirò"; e "Sei molto bello" erano i più interessanti. Nessuna firma, nient'altro, a parte una piccola ciocca di capelli neri e bianchi, ogni volta.
***
Sorrise. «Proprio come lo Yin e lo Yang...»
Genere: Fantasy, Fluff, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Tematiche delicate
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Bannerino superfigo *-* Scusate, ne vado particolarmente fiera. E poi è "a tema" con questo capitolo...
Ma vi lascio alla letturaa♥


Tom

5.

 

 

Quella mattina Bill era particolarmente allegro. Si alzò dal letto con uno scatto fulmineo e raggiunse la finestra. Guardò con un sorriso il cielo e osservò le persone passare sotto la finestra. Ammirò il drago color smeraldo che dormiva sul prato di fronte, chiedendosi per la prima volta da dove fossero venuti. Infatti Tom non ne aveva mai visto uno nella vita reale. Perciò dovevano per forza essere nati direttamente nell'Obscurum...
Alzò le spalle, concludendo che alla fine non era importante. Si sedette sul letto strofinandosi la faccia con le mani, proferendo un gemito di stanchezza.
Allora aveva un fratello. Gemello. Tom. Tom Kaulitz. Sorrise portando gli angoli della bocca verso il basso.

 

Sorprendente. Un fulmine a ciel sereno. Quello era Tom. Chi se lo sarebbe aspettato? Di certo non uno spiritello irresponsabile che bazzicava per il mondo dei vivi soltanto grazie alla sua morte precoce. Perchè era così, era un angelo soltanto perchè era morto da bambino. E nero in quanto defunto. E Tom? Era legato a lui in qualche modo, e allora era un angelo bianco, in quanto vivo.
Strane leggi, quelle dell'Oscurum, chissà chi le aveva scritte! Bill aveva giusto un paio di domande. Il Prescelto. Suonava strano. Doveva esserci una missione più o meno segreta che avrebbe dovuto compiere, o no? Niente aveva più senso. Neanche i suoi capelli, doveva lavarli, concluse. Una gita verso la libreria sarebbe stata utile a entrambi, pensò mentre si avvicinava al bagno. Si fermò a metà di un passo, stette in ascolto e ridacchiò arrossendo. Tom aveva appena sussurrato "Bill" nel cuscino, chissà come mai lo sognava. Arrossì ancora di più a quel pensiero.

 

Fatta la doccia, scese al piano di sotto, un asciugamano legato in vita. Armeggiò con i piatti e prese una scodella, versandoci dentro del latte. Canticchiando non si rese conto che Tom, nel frattempo, si era svegliato.

 

Il rasta bussò alla camera di Bill, che però trovò vuota. Sentì un dolce canto provenire dalla cucina e decise di seguirlo. Infatti trovò Bill in cucina con un... "O mio dio" pensò Tom "Ti prego non lo guardare troppo, non lo fare.." Tardi. Gli aveva già fatto la radiografia. Chissà perchè poi. Forse a causa della magrezza? Forse per quegli addominali appena accennati, per quelle gambe lunghe e sinuose, per le braccia protese verso l'alto, i piccoli muscoli che si flettevano sotto il peso del vaso di marmellata che stava riponendo sullo scaffale. Dannazione. Maledetto asciugamano appena legato in vita. Dannato culo sodo. Ma quello era suo fratello... e fare pensieri del genere sul proprio fratello -maschio, per di più- era a dir poco strano.

 

Bill si accorse di lui, ma non dell'occhiata che gli aveva lanciato.
«Buongiorno Tom» gli sorrise, arrossendo poi ricordandosi di essere poco presentabile.
«Buongiorno» ghignò il rasta di rimando, sforzandosi di mettere gli occhi sul cibo che, almeno, non era vietato mangiare.
"Bill si" pensò di nuovo. Scosse la testa cacciando via quei pensieri. Faceva pensieri degni di un ubriaco. Poco importava, soltanto lui ne era a conoscenza. Gli prese un dubbio, poco rassicurante. 
Brusco, chiese a Bill: «Hmm... Bill... esiste qualcuno che può.. hmm... leggere nella mente qui... emm... nell'Obscurum?»
Bill non si scompose più di tanto.
«Tutti possono imparare l'Occlumanzia, Tom. Anche tu o io. Anche se fra gemelli è un pò diverso.. credo.» storse il naso in una sorta di tic posando due bicchieri sul tavolo. Tom annuì, poco rassicurato. Ne avrebbe scoperto di più, ma non era quello il momento.
«Bill» lo richiamò.
«Si?»
«Cosa fai tutto il giorno qui? Nessuno che ti rompe le scatole, niente scuola, lavoro, balle varie...»
Bill ammiccò. «Troveremo qualcosa da fare.»
Annuì pensieroso.

 

Bill, nel complesso, era... hm... era un fulmine a ciel sereno. Sorrise trionfante. Bella metafora aveva trovato! Metafora, similitudine o...? Scrollò le spalle e lasciò perdere. Era solo un'idiota con troppi ormoni.
Nel frattempo il moro era salito per mettersi qualcosa. Quando tornò giù, indossava un jeans nero attillato, una maglietta bianca con delle scritte nere e le sue solite trecento collane e braccialetti borchiati e argentati. Tom lo guardò, e si andò a vestire anche lui.
Quando scese le scale Bill lo chiamò.
«Tom, dobbiamo andare a fare la spesa. Cioè, devo... Mi vuoi accompagnare?»
«Okay, arrivo.»
Andò in camera a prendere la sua fascia, il cappellino e la sciarpa a quadri e tornò da Bill che stava aspettando con una mano sulla maniglia della porta. Si guardava allo specchio dell'entrata.. Tom dovette trattenere un sorrisino.
«Andiamo?»
Tom annuì.

*

«Bill, abbiamo finito?» chiese Tom leggermente esasperato. Decisamente fare la spesa non faceva per lui. Tutti quegli scaffali... la scelta fra cinquanta articoli uguali... No, l'avrebbe fatto Bill..
«Si, adesso abbiamo finito, Tom..»

Si stavano incamminando verso casa, le buste in mano, quando il cellulare di Bill squillò. ESISTEVA IL CELLULARE NELL'OBSCURUM? Quante cose doveva ancora scoprire su quel posto? All'improvviso quella prospettiva era opprimente. Se non avesse incontrato Bill sarebbe scappato..
Il moro rispose. Ci fu una pausa, e poi improvvisamente Bill si fermò, allibito.
«Dirk?»
"Dirk? Chi cazzo è?" si ritrovò a pensare Tom. Nel dubbio, non una persona molto gradita. O forse talmente gradita da sorprenderlo in quella maniera... Serrò la mano più stretta sulle buste, quasi tagliandosi con la plastica del manico.
«Hmm... ne devo parlare con..» fu interrotto. Guardò Tom, assorto nella telefonata.
«Dopodomani? Alle 10..» fece una smorfia. Brutto segno. «Hm.. aha.. Allora ti faccio sapere. Si, ciao.» riattaccò.
Tom lo guardò intensamente. «Tutto bene?»
Bill si era incantato e stava fissando una gomma appiccicata per terra. Alzò la testa e farfugliò un "si, si" poco convinto. Tom non si diede per vinto.
«Non mi sembra. Cosa dopodomani? E soprattutto, chi è Dirk??» sembrava che nella sua voce guizzassero fiamme di gelosia. Ma ovviamente Tom non se ne accorse. Bill si.
Infatti sorrise nervoso e si mordicchiò un'unghia.
«E' un mio vecchio.. amico. E' da mesi che non ci sentiamo.»
Tom annuì. «E dove ti ha invitato?»
«Al suo compleanno.»
«Dove e chi altro ci sarà?»
Bill ridacchiò, senza un motivo particolare. Giusto per la faccia del fratello.
«Discoteca Factory, Karl-Schmidt-Str. 26-29.»
Tom fischiò sommessamente.
«Anche qui nell'Obscurum vi trattate bene. Quante lap dancer ci sono là dentro? 500 o 600? Non ricordo il numero preciso.» ridacchiò e guardò Bill in tralice. Bill divenne rosso e scoppiò a ridere.
«Tom e la sua doppia personalità..»
Il rasta rise.
«Vuoi andarci te, Bill?»
Bill alzò le spalle. Non ne era sicuro. Ma se c'era Tom... Poteva sentirsi tranquillo. Sapeva che c'era per vegliare su di lui, soprattutto a giudicare dal tono in cui aveva chiesto di Dirk. Arrossì, cercando di scacciare via i ricordi che gli avevano invaso la mente...

 

Gli sfilò la maglietta. Subito la stanza sembrò illuminarsi, le pareti sembravano riflettere l'immagine di quegli addominali perfetti. Gemette e fece per baciarlo quando quello invertì le posizioni e si mise sopra in modo aggressivo, quasi possessivo. Stavolta fu lui a togliergli la stretta maglietta, portando con sè anche i pantaloni. Si sentì quasi soffocare, forse era a causa dell'alcol. Gli faceva caldo.. Molto caldo, e i boxer erano troppo stretti e fastidiosi. Aveva solo voglia di lasciarsi andare. L'altro a quanto pare capì e sorrise come se pregustasse ciò che stava per fargli. Si tolse da solo i pantaloni e iniziò a muovere il bacino, infilando una mano fra i capelli del moro. Quando i gemiti che avevano invaso la stanza lo fecero quasi venire decise che era ora di passare all'azione. Ben presto entrambi i boxer vennero gettati per terra. Allora iniziò a cercare la sua apertura, e Bill urlò dal dolore quando con una spinta selvaggia praticamente lo violò. Non era piacevole quanto si aspettava.. Almeno per lui. Il ragazzo che aveva sopra sembrava gradire, e tanto. Dopo un pò di tempo non ce la fece più, e urlò rimproverandolo.
«DIRK TU SEI PAZZO!!»

 

Fece una smorfia. Quella notte era stata decisamente... caotica. Si ricordava poco, giusto il dolore che aveva provato, ma l'altro era troppo ubriaco persino per distinguere la destra dalla sinistra. Era durante il compleanno di un loro amico, a casa sua. Quando metà degli invitati si erano buttati da qualche parte a dormire (in nove su un divano, alcuni per terra, fra la gente che ballava e beveva) Dirk lo aveva trascinato su per le scale. Forse l'avevano fatto nella camera dei genitori, ma in quel momento a nessuno interessava. Bill era troppo ubriaco per dire di no e Dirk per capirci qualcosa. Ovvio che aveva sempre provato una certa attrazione, ma forse non l'avrebbe fai fatto. Forse. E Bill era davvero troppo bravo ad ubriacarsi.
Adesso, però, lo invitava al suo compleanno.
Si decise a rispondere alla domanda di Tom. «Solo se vieni anche tu.» sotto sotto era una supplica, e una speranza.
Tom annuì. «Perchè no, vengo.»
Bill gli sorrise, grato.
«Bill, ma sei sicuro vero che nella vita reale nessuno si accorge della mia assenza?»
Bill annuì. «Certo, tranquillo. Se vuoi stasera possiamo andare a vedere tuo padre. Voglio dire, TU vai a vedere nostro patrigno.»
«Forse, vediamo.»

*

Quella sera erano stanchi tutti e due. Avevano giusto le forze per togliersi le scarpe e buttarsi sul divano e guardarsi un film random. Tom sarebbe andato da Gordon dopo la festa, perchè prima dovevano ancora procurarsi vestiti adatti. Tom guardò Bill. Sdraiato sul divano, nella parte opposta in cui era lui, guardava annoiato il telefilm di turno. Il bagliore della tv gli illuminava il viso incredibilmente delicato, gli occhi pesantemente truccati stavano per chiudersi, i capelli gli decoravano in modo disordinato le tempie e gli zigomi. La bocca era contorta in una smorfia, si stava mordicchiando la parte interna della guancia. Era un tic che sembrava aver ereditato da Gordon, anche lui era sempre a torturarsi le guance in quel modo.

Tom poteva sentire il suo calore, avevano le gambe intrecciate a causa del poco spazio. Era tenerissimo, si trovò a pensare Tom, e incredibilmente bello. Non sembrava... umano. Anche se non era il termine adatto. Era, si, morto, ma era anche un angelo, perciò era un miscuglio strano, per così dire.
In quel momento si girò a guardarlo. Tom sussultò impercettibilmente. I suoi occhi neri nell'oscurità sembravano aver perso ogni riflesso viola.

Si girò a guardare il film. Serrò la mascella, irritato. Sembravano una coppietta che si era appena conosciuta. Era tutto così esasperante: era evidente che era attratto, volente o nolente, da suo fratello. SUO FRATELLO! Soprattutto quello che conosceva solo da poco più di due mesi.. che di conseguenza non avrebbe mai ricambiato. Perchè doveva essere tutto così complicato? Ci si metteva pure la storia dell'Obscurum.. se Bill non fosse mai morto sarebbe tutto stato più facile... ammesso che sarebbe stato lo stesso. Era come buttarsi da una rupe: non sapevi se sotto c'era l'acqua o no. E soprattutto, non sai se sai nuotare. Forse l'acqua c'è, ma se non stai a galla, è un problema quasi ancora più grosso, perchè soffri prima di morire...

Il rasta si guardò irritato le braccia. Erano scoperte, ormai Bill aveva già visto tutto. Era, però, da un paio di settimane che non si faceva più male, e ne sentiva la mancanza. Aveva soltanto voglia di vedere il sangue. Voleva, almeno per dieci minuti o più, dimenticare quella situazione.. dimenticare l'Obscurum, dimenticare Gordon, la scuola, la sua vita REALE, dimenticare... Bill.. ma non ne sarebbe stato capace.
Si alzò dal divano spostando con delicatezza le gambe di suo fratello da sopra le sue.
«Dove vai?»
«Torno.»
Evasivo.

Aprì la porta del bagno e prese a cercare una lametta qualsiasi, che non trovò. Allora prese le forbici, anche se erano meno taglienti qualcosa ci si poteva fare.. Immediatamente il sangue iniziò a colare dalle ferite che si procurava sulla pancia. "Almeno non si vede tanto.." pensò. Ma ben presto lì non ci fu più spazio per altri tagli. Allora passò una, due, tre volte con forza la lama sull'avambraccio. Dieci, dodici, diciassette.. uno più uno meno non cambiava niente ormai. Assorto com'era, non si accorse che la tv era stata spenta.

Una lacrima gli rigò la guancia. Era scesa senza che lui se ne rendesse conto. Stava tagliando più del solito. Alcune gocce avevano toccato il pavimento, quando muoveva il braccio per cambiare angolazione alcune schizzavano sul lavandino. Si sentiva debole ma non riusciva a smettere, come se fosse automatico continuava a tagliare.. a tagliare...
Si dovette tenere al marmo per non accasciarsi a terra. Alla fine cedette, e con un tonfo cadde.

Bill iniziava a preoccuparsi. Era da dieci minuti che era via. Non che non potesse stare più a lungo a fare chissà cosa, ma aveva uno strano presentimento. Quando si era alzato aveva un'espressione insolita.
Spense la tv e si avvicinò alle scale che portavano al bagno. Salì e si fermò davanti alla porta del bagno, in ascolto. Quelli erano singhiozzi? Forse se li stava immaginando. Ma poi ne sentì un'altro, seguito da un tonfo, come se qualcosa fosse caduto sul pavimento.
«Tom? Tutto bene?»
Nessuna risposta, soltanto silenzio, i singhiozzi erano cessati. A quanto pare non andava tutto bene. Bussò e aprì la porta, tanto era suo fratello..

Il suo cuore ebbe un tuffo. C'era il SUO Tom per terra, la schiena appoggiata al muro, la faccia rigata, gli occhi socchiusi da cui cadevano ancora lacrime. Ma la cosa più spaventosa erano le braccia... era tutto coperto di sangue.. Anche sul pavimento, sui pantaloni, sulla maglietta... soprattutto all'altezza della pancia..
La risposta alle sue domande era nella mano destra di suo fratello. Le forbici.
Tom lo vide e mosse solo lo sguardo, non girò neanche la testa. Singhiozzò rumorosamente, stavolta. Ormai l'aveva visto. Bill imprecò e accorse, inginocchiandosi accanto a lui, prendendogli la testa fra le mani.
«Tom..» Era sull'orlo delle lacrime. Meno male che si era alzato dal divano, se no chissà cosa sarebbe successo.
Tom era debole, scosso.
«Non ce la faccio più..» disse a bassa voce, muovendo le labbra solo impercettibilmente.
«Ora ci sono qui io... butta via quelle forbici, ti prego..» sussurrò Bill. Tom eseguì. Le lasciò cadere aprendo la mano.

Si lasciò alzare da Bill e una volta in piedi si buttò su di lui abbracciandolo stretto, abbandonandosi in un pianto straziante. Bill lo strinse più forte e affondò la faccia nella spalla. Cercò di calmarlo, ma meno di dieci minuti non durò. Bill lo trascinò in camera sua, ogni passo, seppur senza scarpe, costava fatica e cento lacrime.
«Aspettami tre secondi qui» Tom sussultò e annuì, ancora lacrimante.
Bill andò a prendere l'acqua ossigenata e le garze e tornò, più in fretta possibile, in camera.
Trovò suo fratello sdraiato sul letto, scosso da singhiozzi meno violenti ma profondi. Il suo sguardo s'intenerì e si mise a sedere in ginocchio accanto a lui.
«Tom, tanquillo, calma, ci sono io qui.. Adesso ti disinfetto.»

Tom si girò a pancia in su e chiuse gli occhi, respirando profondamente. Lasciò Bill armeggiare al suo braccio ma c'era qualcosa che non andava. Lanciò un'occhiata al disinfettante e gemette. C'era scritto "non brucia". Dannazione. Quel pensiero gli fece scendere altre lacrime. Perchè continuava ad amare il dolore fisico? Ormai era una dipendenza. Sospirò.

Bill stava togliendo il sangue dalle ferite. Con sua grande sorpresa ne usciva sempre di più. Poteva passarci quante volte voleva la garza, poteva pressare per dieci minuti ma tornava sempre il rosso. La sua preoccupazione salì, non che ce ne fosse bisogno..
Nella penombra poi si vedeva anche meno di quanto ce ne fosse per davvero.. Inghiottì e cercò di non far caso al groppo in gola che gli si era creato. 
Guardò Tom di sottecchi: aveva gli occhi chiusi e aveva la faccia umida, ancora rigata dalle lacrime. Era bellissimo... seguì il contorno del profilo perfetto, si soffermò sulla bocca e all'improvviso gli venne la voglia di passare un dito su quella linea immaginaria. Tom aprì gli occhi e girò la testa, lo sguardo inespressivo che lo fissava.

Bill si affrettò ad abbassare lo sguardo per continuare a medicare: senza rendersene conto si era fermato, assorto nel guardarlo. Avrebbe voluto darsi uno schiaffo. Quello era suo fratello.. Anche se... Nell'Obscurum non esistevano leggi.. 
Scacciò quel pensiero e si concentrò su una ferita particolarmente profonda. Era sulla spalla... come ci era arrivato a farsela, lo sapeva solo Dio. Bill sospirò. Era tutto così difficile..
«Grazie..» disse una voce fioca. Il moro sussultò, ma poi si rese conto che era stato Tom, che, con un lieve sorriso dovuto al suo scatto, aveva una mano sul bordo della maglietta e la stringeva per sopportare il bruciore.
Bill gli sorrise. «Ci sono sempre per te, Tomi.»
Tom lo guardò più intensamente. «Come? Cioè... come mi hai chiamato?»
Bill arrossì. «Tomi..»
Tom girò la testa e fissò il soffitto. «Mi piace..» sussurrò.
Poi fece per grattarsi la tempia quando si accorse che la sua mano, quella che aveva stretto la maglietta, era insanguinata. Bill lo vide e sgranò gli occhi. Da dove veniva quel sangue?

«Da dove viene quello?» chiese. Solo poi si rese conto che era stato poco delicato. Tom alzò la testa e si alzò la maglietta di poco. Erano ben visibili gli add... i tagli da cui colava il sangue, copioso. Era troppo evidente che Tom avesse una pelle perfetta, e chissà quanto era perfetto quello che c'era sotto.. Bill arrossì, per l'ennesima volta.
Gattonò verso il lato destro di Tom, aveva finito il braccio sinistro. Una volta seduto sulle ginocchia si sporse in avanti per controllare la pancia. Lì i tagli erano profondi. Molto di più che sul braccio. Maledizione.

Tom osservava ogni sua mossa. Quando Bill passò delicatamente il dito su un taglio Tom sussultò e buttò indietro la testa, ritraendo la pancia senza accorgersene e allontanandola dal contatto. Gemette lamentoso e Bill tirò su col naso.
«Mi dispiace di non essermene accorto prima, Tomi..»
Tom alzò le spalle. Nel farlo gli scappò un altro lamento: tendeva la pelle coperta di disinfettante, e dava fastidio.
Bill. La fronte aggrottata, finì di disinfettare la parte superiore della pancia e lentamente scese, un pò insicuro. Tom soffriva il solletico? Probabilmente si. Era una cosa un pò imbarazzante, perchè nella parte inferiore della pancia la sua pelle era molto sensibile e più sottile. Infatti c'era anche molto sangue in superficie, e Bill doveva fare attenzione.
Tom inarcava leggermente la schiena, coprendosi di pelle d'oca. Le mani erano tese e stringevano la coperta, sopportando il dolore e il solletico. Era difficile, e ogni tanto qualche gemito gli sfuggiva.
«Mmh... Bill...»
Il moro alzò lo sguardo. Tom sorrideva, le sopracciglia alzate. Bill capì. Arrossì e fissò la coperta.
«Scusa..»

Tom si alzò a sedere in un veloce movimento fluido. Subito se ne pentì perchè sentiva la pancia in fiamme, ma ormai era su.
Guardò intensamente suo fratello.
«Oh, Bill..» sospirò. Alzò una mano come per accarezzarlo, ma la riabbassò.

Mentre lo curava si era sentito protetto. In un certo senso amato. Avere Bill era una fortuna. Però era anche frustrante allo stesso tempo. Cosa era frustrante? Tutto. Il fatto che Tom provava qualcosina che probabilmente Bill non avrebbe ricambiato. Dopotutto anche Bill avrà avuto la sua vita prima che venisse Tom... e pretendere di cambiare tutto era a dir poco presuntuoso.
Mentre era chino ad esaminare i tagli lo aveva guardato tutto il tempo -sperava vivamente che l'altro non avesse notato niente... Quei capelli corvini, in quel momento in disordine... La linea del profilo perfetta.. Quelle labbra... lo facevano impazzire.
E poi quando era sceso a disinfettare i tagli appena sopra la cintura si era scatenato l'inferno e il paradiso allo stesso tempo.
Soffriva leggermente il solletico ma niente in confronto ai brividi, niente in confronto al calore dentro la pancia...
Perchè? Perchè Tom era un coglione. Un pazzo. Ma si sa che solo i migliori sono pazzi.

Cercò le parole da dire a Bill. Non ne trovò. In realtà avrebbe preferito baciarlo piuttosto che parlare, ma aveva paura. Paura di rovinare tutto. Allora semplicemente gli sorrise.

«Sai, vorrei che smettessi...» Ecco. L'aveva detto. L'espressione di Tom s'indurì, ma annuì fissando la mano di Bill, poggiata sulla sua gamba e con la garza ancora in mano. Il french bianco faceva contrasto con il nero dello smalto e risaltava dall'oscurità della stanza. Sembrava illuminarla. 
Ma dopotutto aveva ragione.
Bill si avvicinò e gli poggiò una mano sulla guancia, accarezzandogliela coll pollice. Sorrise teneramente e sussurrò: «Ci riusciremo..»

A Tom si inumidirono gli occhi. Gli sembrava un verbo talmente... intimo. Bill si avvicinò ancora, il cuore di Tom iniziò a battere forte.
«Guardami»
Tom alzò lo sguardo, incrociando gli occhi con le pagliuzze viola che tanto amava. Erano così vicini... e sembravano quasi irreali. La lacrima gli rigò una parte della guancia prima di incontrare le fredde dita del moro.
Bill scattò, e poggiò le proprie labbra su quelle del fratello. Le racchiuse in un bacio appassionato, urgente. Tom ricambiò subito, le farfalle in pancia minacciavano di uscire da tutti i pori della sua pelle. Era un bacio che voleva esprimere tutto ciò che c'era da dire. Tom alzò una mano e la posò sull'avambraccio di Bill, gemendo. Sospirò cercando di non fare troppo vento e sorrise. Anche Bill sorrise. Si staccarono e scoppiarono a ridere sommessamente, gli occhi ancora chiusi. Quando li riaprirono si guardarono negli occhi, e dovettero ridere di nuovo. 

«Grazie, non ci fossi te..»
«Per te tutto Tomi..»
Tom si morse un labbro e si riavvicinò a lui, sovrastandolo. Lo baciò di nuovo, stavolta fu un bacio più lento, restarono quasi fermi per molto tempo, assaporando ogni attimo. Poco dopo si staccarono e si sdraiarono accanto.
Mentre erano in silenzio a guardare il soffitto Bill girò la testa verso il fratello. «Tom?»
«Hm?»
«Resti, vero?»
Tom per tutta risposta si girò e lo baciò di nuovo. Poi lo cinse con le braccia e posò la testa sul suo petto.

 
*******************************
 
Heyy♥
Allora vi devo le mie scuse perchè posto ad orari indecenti (lol) e scusate il tanto tempo che ci ho messo..
Avete vistooo è arrivato il bacio \(*^*)/ Yess! Però Tom ha un problema.. :'(♥
Comunque, vorrei fare un ringraziamento per tutti quelli che hanno preferito/seguito/recensito e anche ai lettori fantasma♥
Grazie! Spero di non deludere le vostre aspettative... ;') ♥

...E poi saluto Tali. ;*♥♥♥

  
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