Anime & Manga > Detective Conan
Segui la storia  |       
Autore: Sognatrice_2000    29/08/2014    1 recensioni
Shiho Miyano è una giovane ma bravissima dottoressa che svolge il suo lavoro con passione,guarendo anche le persone che apparentemente non hanno nessuna speranza. Il destino sembra giocarle un crudele scherzo,facendola innamorare di un paziente misterioso e affascinante affetto però da un grave tumore che non riesce a curare in nessun modo.
Egli,inizialmente attratto solo in modo fisico da lei,poco per volta svilupperà un sentimento più profondo nei suoi confronti,ammirato dal coraggio e dalla forza di quella giovane donna così matura e altruista che sembra decisa ad aiutarlo a superare la sua malattia a tutti i costi.
La storia d’amore che nasce tra di loro però comporta per Shiho,poco a poco,la rivelazione di una realtà sempre più assurda e inquietante,nonché la morte di sua sorella,unica testimone di quell’impensabile verità, avvenuta in circostanze misteriose.
Shiho si ritroverà coinvolta in un’incredibile avventura,catapultata in un passato ricco di intrighi,colpi di scena,odio,amore,speranze e sofferenze. Riuscirà ad affrontare i fantasmi di un passato crudo e doloroso, pronti a mettere in discussione tutta la sua vita e le sue convinzioni?
Genere: Drammatico, Erotico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Akemi Miyano, Gin, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dedicato alla mia cara mamma Gabriella,perché per ogni persona che se ne va ce n’è sempre una che ritorna,ed è destinata a restare. Ti voglio bene mamma,cerca sempre di essere forte,perché il cammino del dolore non è mai quello giusto da intraprendere.
 
 
 
 
 
Capitolo 15:
 
 
“Shiho!”Mi volto stanca verso la voce che mi chiama,fermandomi in mezzo al corridoio. Dietro di me c’è il primario dell’ospedale,un uomo dall’aspetto burbero di mezza età,ma che in fondo ha un carattere gentile. “Cosa c’è,signore?”Mi sforzo di sorridergli e di non sembrare scortese anche se sono sfinita.
“Pensavo di dirtelo domani,ma visto che sei qui ascoltami bene.”Lo fisso timorosa, aspettando di sentirlo parlare. “Ho preso una decisione: resterai con noi come responsabile di reparto.”
“La ringrazio,le sono davvero grata di questa opportunità.”Sorrido a fatica,e mi sento strana: fino a qualche mese fa sarei stata felicissima,ho sempre sognato al realizzazione nel lavoro,ma adesso c’è qualcosa di diverso. Mesi fa pensavo soltanto a me stessa,alla mia carriera,non c’era nessuno di veramente importante nella mia vita,tranne mia sorella. Ma non avevamo il tempo per vederci molto spesso, purtroppo,e mi sentivo sempre sola,anche se i miei numerosi impegni mi impedivano di pensarci. Adesso però ho conosciuto una persona speciale,una persona a cui tengo di me stessa,che sarà comunque costretta a sparire dalla mia vita. Chissà,forse era destino che rimanessi sola…
“Mi raccomando,mi aspetto grandi cose da te.”Posandomi una mano sulla spalla mi sorride,e io cerco di dimostrarmi soddisfatta. “Grazie,farò del mio meglio.”
Quando si allontana sospiro di sollievo,avvertendo un’improvvisa tristezza. Era veramente questo quello che volevo dalla vita? No,ora che ho conosciuto l’amore non ho più dubbi. Voglio molto,molto di più. Voglio qualcosa che il lavoro non sarà mai in grado di darmi.
 
 
**
 
 
“Shiho,smettila di ingozzarti,la pausa è appena iniziata!”Ran mi lancia un’occhiata obliqua e sbuffa,addentando senza fretta il suo sandwich,ma io divoro l’ultima foglia d’insalata dalla mia vaschetta di plastica e la ignoro,guardandomi allo specchio e sistemandomi i capelli leggermente arruffati. “Lo so,ma credo che avrò da fare più del solito…”
“Non ti capisco,che vuoi dire?”
“Ho ottenuto la promozione,sono diventata caporeparto.”Rispondo senza entusiasmo. Ran mi abbraccia,le brillano quasi gli occhi. “Ma è fantastico,Shiho! Sono contentissima per te,però vedi di non montarti troppo la testa adesso che sei il mio capo!”
“Grazie.”Non voglio prolungare oltre questa conversazione,non vedo l’ora di uscire da questa stanza e tornare ai miei soliti compiti. “Shiho,ma che hai?”Ran si scosta, scrutandomi preoccupata. “Perché questa faccia scura? Credevo avessi fatto i salti di gioia,so che non vedevi l’ora di avere la promozione…”
“Semplicemente non credo ci sia niente da festeggiare.”Apro la porta per uscire, avvertendo gli occhi pizzicarmi. Devo uscire subito.
“Shiho,sei sicura che sia tutto a posto?”Sentendo quella domanda non resisto più e sbotto,con le lacrime che iniziano a rigarmi il volto. “Niente è a posto,non devo essere contenta di niente. Io non mi merito questa promozione,non sono nemmeno degna di essere considerata un dottore se non riesco a salvare la vita dell’uomo che amo…”Ran mi si avvicina e mi stringe a lei. “Non è vero,Shiho,non è colpa tua,tutti potremmo aver fatto qualcosa,ma non è stato possibile… non siamo maghi,non sempre restituiamo la salute alle persone che ne sono state private,l’importante è provarci.”
“No,non è vero,è solo colpa mia.”Mi stacco e mi asciugo velocemente gli occhi, vergognandomi di apparire così debole. “I tre mesi sono quasi passati,tra poco lui non ci sarà più… e io come farò ad andare avanti?”Respiro profondamente,per cercare di calmarmi. “Scusami,Ran,adesso ho molto da fare. Mi dispiace.”Chiudo la porta alle mie spalle prima che possa aggiungere altro e percorro velocemente il corridoio. Mi sento sciocca per aver fatto questa sfuriata con la mia migliore amica, ma è troppo tempo che mi tengo dentro questo dolore e questa terribile frustrazione,in qualche modo avevo bisogno di sfogarmi.
Scuoto la testa,asciugandomi le ultime lacrime che ancora mi bagnano gli occhi. Non ci devo più pensare,adesso devo tornare a lavorare. Era molto più facile,mesi fa, concentrarmi sul lavoro: non avevo nessun problema a cui pensare,la mia vita era talmente tranquilla che mi piacerebbe far ritornare anche uno solo di quei giorni… ma poi mi rendo conto che era una vita troppo vuota,perché mancava la cosa più importante. L’amore. Qualsiasi emozione,anche il dolore,è meglio di una vita senza sentimenti.
 
 
**
 
 
“Scusami,oggi ho fatto un po’ più tardi,ma ero molto occupata.”Entro nella sua stanza e corro ad abbracciarlo,anche se piano perché mi accorgo che ha gli occhi semichiusi e si sta svegliando lentamente. In questo periodo ho sempre paura che se ne vada quando non ci sono,e se lo vedo dormire mi affretto sempre a scuoterlo delicatamente e ad abbracciarlo sollevata. So che è un comportamento sciocco,ma credo sia normale,quando ami qualcuno,avere così tanta paura di perderlo. “Mi sei mancata tanto…”La sua voce è poco più di un sussurro,e sento la sua mano accarezzarmi delicatamente i capelli.
“Ho avuto una promozione,e ho dovuto lavorare più del solito.”Gli spiego, sentendomi quasi in colpa. Non posso essere felice per questo,se so che tra poco lui morirà…
Lui mi sorride. “Sono fiero di te,te lo sei meritato,il modo in cui accudisci i tuoi pazienti è davvero soddisfacente…”Gli sorrido anch’io,reprimendo le lacrime. “Non tutti hanno questo trattamento speciale. Comunque adesso sono qui,puoi chiedermi quello che vuoi. Se ti va di fare una passeggiata ci penso io ad accompagnarti fuori…”
“Tutto quello che voglio?”Alzo lo sguardo su di lui,arrossendo leggermente quando incrocio i suoi occhi fissi sui miei.
“Quello che vuoi…”Sussurro confusa,avvertendo la stretta delle sue mani attorno alle mie braccia.
“Io so cosa voglio…”
“Cosa?”
“Tutto quello che desidero dalla vita…”Fa una pausa e mi sorride,stringendomi con più forza. “… lo sto stringendo tra le mie mani in questo momento.”Lo abbraccio per evitare che si accorga delle lacrime,che prepotenti e traditrici hanno deciso di tornare. “Anche io desidero qualcosa dalla vita,ma è un desiderio irrealizzabile…”
Ci guardiamo negli occhi per un istante,e non servono parole,i nostri sguardi dicono tutto quello che c’è da dire. In fin dei conti,non è mai troppo tardi per amarsi.
 
 
**
 
 
Allungo una mano verso il comodino e afferro il cellulare che sta squillando,seccata. Mi rigiro tra le coperte portandomi una mano sugli occhi per difendermi da un raggio di sole e schiaccio il tasto verde sbadigliando. Chi mi disturba così presto?
“Pronto?”
“Mi dispiace disturbarti,Shiho,ma avrei un favore da chiederti.”E’ la voce del primario dell’ospedale,forse c’è un’emergenza. “Signore,c’è qualcosa che non va?”
“Volevo chiederti se potevi partecipare tu,come rappresentante del nostro ospedale,alla riunione di aggiornamento sulle nuove apparecchiature mediche e le ricerche più recenti degli scienziati a cui partecipo tutti gli anni. Ho delle pratiche da sbrigare qui e non posso andarci,perciò ho pensato di chiedere a te,sei la dottoressa di cui mi fido di più.”
“D’accordo,non ci sono problemi.”
“Perfetto,allora ti lascio,altrimenti perderai l’aereo.”
“L’aereo?! Scusi,ma la riunione non è a Tokyo?”
“No,credevo sapessi che si tiene ad Osaka,nella sede del nostro ospedale.”
Sospiro e mi decido ad alzarmi dal letto. “Vado subito,allora. Le porterò i miei appunti domani.”Riattacco e corro in bagno a vestirmi,poi riempio velocemente la mia ventiquattrore nera con qualche strumento medico,un taccuino e una penna.
Due ore più tardi,sprofondata nel mio sedile,mi lascio andare ad un sospiro di sollievo,stringendo la mia valigetta sulle ginocchia: ho fatto una corsa pazzesca e sono riuscita ad imbarcarmi appena in tempo.
Poso il mio sguardo sul finestrino,osservando le nuvole bianche e soffici come zucchero filato,che sembrano vicinissime. Sorrido. Mi sembra di essere tornata bambina,quando mi rallegravo e mi stupivo ingenuamente per ogni piccola cosa. Solo adesso, quando mi sono resa conto di come la vita possa essere breve,fuggevole,e terminare in un crudele attimo,in un fugace istante,ho imparato ad apprezzarla davvero.
Mi passo una mano sugli occhi per rimuovere la patina lucida che li ricopre. Sono proprio una sciocca,mi comporto come se fossi io la malata. Ho sempre saputo che lui era più coraggioso di me,lo vedevo dai sorrisi deboli e affaticati che mi riservava ogni volta per rassicurarmi,dal modo in cui mi ascoltava pazientemente e mi consolava quando piangevo,ma non sono mai riuscita a capire se dentro di lui soffrisse. Non ho mai avuto il coraggio di chiederglielo,preferivo avere l’illusione di essere l’unica a racchiudere questo enorme dolore dentro di me.
Sì,lui che è costretto a sopportare quelle tristi e interminabili giornate in un letto d’ospedale,è sempre stato più forte di me,che ho sempre avuto tutta la salute del mondo. Ho sempre creduto di essere coraggiosa,ma adesso mi accorgo di essere solo una piagnucolona,di saper affrontare questa situazione solo con le lacrime e la speranza che sia solo un brutto sogno,di svegliarmi e vederlo sorridere e abbracciarmi,rassicurandomi con dolcezza che non mi lascerà mai,che è accanto a me e sarà così per sempre.
Questa notte ho sognato di correre con lui e il nostro bambino in un prato verde e sconfinato,con il calore del sole,il cinguettio degli uccelli e un dolce profumo di fiori nell’aria,che accompagnava l’eco delle nostre risate felici e spensierate. Lui non era mai stanco,alla fine ero sempre io,con voce implorante,che lo pregavo di fermarci.
Le mie labbra si incurvano in un sorriso amaro e tirato: ho imparato che tutto,anche la felicità,ha un prezzo,e so bene che quel sogno non sarà mai realtà. Perché la vita non è un sogno e un sogno non può essere la vita.
 
 
**
 
 
Sorseggio la mia tazza di caffè,lanciando un’occhiata distratta all’orologio che ho al polso: sono appena le cinque del pomeriggio,e il prossimo volo per Osaka parte solamente alle sette. Sbuffo,appoggiandomi allo schienale della sedia e stiracchiando le braccia. Sono al bar dell’aeroporto e sto cercando di ingannare il tempo prima di partire,ma la verità è che non vedo l’ora di essere a Tokyo. La riunione è stata terribilmente noiosa,non sono riuscita a stare molto attenta. Sorrido appoggiando la guancia alla mano: non vedo l’ora di vedere Gin e di raccontargli di quanto mi sono annoiata,per essere consolata da lui,mi manca da morire.  Se l’aereo parte alle sette dovrei essere all’ospedale in serata,prima di andare a casa passerò da lui,così potrò anche portare i miei appunti sulla riunione al primario.
Chissà perché,avverto una strana preoccupazione,come se stesse succedendo qualcosa di brutto… sicuramente è solo la mia fantasia,tra poco lo vedrò e mi sentirò rassicurata. È tutto come sempre,devo stare tranquilla. Ci abbracceremo e ci ripeteremo ancora una volta quanto sia grande il nostro amore.
 
 
**
 
 
Mi lascio cadere su una poltroncina verde,nella sala d’attesa dell’aeroporto di Tokyo,per riprendere fiato un attimo prima di raggiungere la mia macchina nel parcheggio. Per fortuna l’aereo è atterrato con puntualità,e tra poco dovrei essere all’ospedale. Lo squillo del cellulare mi distrae,e mi affretto ad estrarlo dalla borsetta,premendo seccata il pulsante verde.
“Pronto,chi parla?”
“Shiho…”Non appena sento la voce affannata e preoccupata di Ran la mia tranquillità si spezza in un attimo. Di solito lei non telefona mai a nessuno durante l’orario di lavoro,tranne casi particolarmente gravi… “Sono uscita nel giardino per chiamarti,devi venire subito…”
“Cos’è successo,Ran?”Cerco di mantenere la calma e di far risuonare ferma la mia voce,ma i suoni mi escono spezzati e tremanti. “Shiho,vieni,per favore…”Dal tono capisco che è qualcosa di serio e un orribile presentimento affiora nella mia mente.
“D’accordo,sono all’aeroporto,dammi qualche minuto e sono lì.”Chiudo in un lampo la chiamata e corro nel parcheggio,infilando la chiave nel motore e sgommando in direzione della strada principale.
Non sto attenta ai limiti di velocità e guido più forte che posso districandomi ansiosa nel traffico,passando più volte con il semaforo rosso e rischiando addirittura di investire un paio di passanti.
Giro bruscamente il volante con il cuore che mi batte a mille e gli occhi pieni di lacrime. Non può essere,no… in meno di una ventina di minuti sono nel parcheggio dell’ospedale,e dopo aver spento il motore mi lancio verso l’entrata,guardandomi nervosamente intorno alla ricerca di Ran. Quando la scorgo ad aspettarmi nell’atrio agito la mano per farmi notare e le sorrido sollevata. Lei mi si avvicina in fretta,e in silenzio mi prende la mano e mi conduce davanti alla porta di una camera. Incredula,e con il volto rigato di lacrime,la guardo negli occhi. Ran annuisce appena al mio sguardo carico di disperazione e di tristezza,e mi apre la porta,guardandomi con un sorriso triste ma pieno di dolcezza. “Vai da lui,Shiho…”
Mi precipito dentro,avvertendo una pungente fitta al cuore quando lo vedo disteso sul letto,che respira a fatica. Quando si volta lentamente verso di me scorgo l’ombra di un debole sorriso sul suo volto,e lo ricambio tra le lacrime,avvicinandomi a lui.
“E’ tutto a posto,sono qui”Sussurro con il fiato corto e gli occhi lucidi,cercando invano di trattenere le lacrime. Ignoro i movimenti frenetici dei medici intorno a noi,il rumore delle macchine,e l’odore di disinfettante che mi da alla testa. Ci siamo solo noi due,due cuori che battono insieme,profondamente uniti,ma che inevitabilmente dovranno separarsi.
Scosto una ciocca dei suoi capelli biondi dalla fronte sudata e mi chino su di lui, sfiorando il lenzuolo bianco con tocco impercettibile,fino a toccare la sua mano. La stringo delicatamente,come se avessi paura di fargli male,e miei occhi si fanno sempre più lucidi. Non posso,non posso piangere proprio ora,devo cercare di impedirlo.
“Adesso ci sono io… andrà tutto bene.”Il mio respiro si fa accelerato per la paura, l’ansia mi corrode,ma provo a forzare un sorriso,anche quando sento qualcosa di caldo scivolare sulle guance,e una sensazione di gelo attanagliarmi e impadronirsi senza pietà del mio cuore.
La sua mano si posa sulla mia guancia,asciugandomi con fatica una lacrima. Con mano tremante la tengo premuta sulla mia pelle,con la paura che questa possa essere l’ultima volta che la sento. È così fredda…
“Non piangere,piccola. Sei forte,non devi.”
Cerco di sorridere,ma le lacrime continuano a scendere,silenziose e inesorabili. “Fallo anche per il nostro bambino…”La sua mano si posa sulla mia pancia,e stavolta alzo lo sguardo e sorrido.
“Ti sei mai chiesto… cosa sia l’amore?”Continuo a sorridere tra le lacrime,ricordando la domanda che gli avevo fatto quando avevo scoperto la sua malattia,quando avevo iniziato ad intuire la grandezza del mio sentimento.
“Quello che provo…”Fa una pausa,mi prende di nuovo la mano e la stringe con forza, sorridendo debolmente “… quando penso a te.”
Sento la sua stretta farsi più debole,e un suono assordante mi riempie le orecchie. Terrorizzata mi volto verso l’elettrocardiogramma,che indica solamente una linea verde piatta…
“No! No,ti prego!”Urlo fuori di me,aggrappandomi a lui e piangendo. Lo abbraccio, non voglio separarmene in nessun modo. “Non mi lasciare…”
Ran mi si avvicina silenziosamente,a capo chino,e mi posa delicatamente una mano sulla spalla. “Shiho,ormai non puoi più fare niente…”I miei occhi lacrimanti si sgranano supplichevoli di fronte alla crudeltà di quell’affermazione,ma non posso crederci,non voglio crederci. Le gambe non mi reggono più e scivolo in ginocchio sul pavimento. Non ho mai provato un dolore così forte,così prepotente da dilaniarmi l’animo e perforarmi il cuore,come mille coltelli dalla punta affilata.
“Mi dispiace…”Quando sento le successive parole di Ran,che si è chinata accanto a me e mi ha preso la mano,scoppio in lacrime e la abbraccio lasciandomi consolare.
Non so quanto tempo sia passato,ma dopo un po’ mi alzo asciugandomi le lacrime e imponendomi di smettere e di darmi un contegno.
Lancio un’ultima occhiata al suo corpo coperto da un lenzuolo bianco,e poi mi giro decisa,uscendo da quella stanza,abbandonando una parte della mia anima, rinchiudendo lì dentro la mia gioia e gli ultimi attimi di felicità che ho vissuto con lui.
I nostri ricordi,le emozioni che abbiamo condiviso insieme,il dolore che abbiamo saputo sopportare facendoci forza l’un l’altro,la rara allegria dei nostri occhi,la passione dei nostri corpi,la dolcezza dei nostri abbracci e il suono meraviglioso delle nostre risate,sono sigillati per sempre dentro questa camera,schiacciati dal peso leggero di una vita finita sotto un lenzuolo.
Ignoro le parole di Ran e degli altri,ignoro le persone intorno a me,non sento più i rumori,solo un silenzio ovattato e innaturale che mi opprime il cuore.
Esco dall’ospedale senza voltarmi,con il cuore definitivamente ridotto in pezzi e sanguinante. Alzo lo sguardo verso il cielo azzurro,e vedo una nuvola grigia e gonfia di pioggia coprire i caldi raggi del sole. Un tuono squarcia il silenzio e una pioggia fitta inizia a cadere. Sorrido amaramente,lasciando che le gocce d’acqua si confondano con le mie lacrime,ma so che la loro consistenza è completamente diversa e non potrebbe mai essere confusa con la pioggia. La consistenza del dolore,straziante e dal peso insopportabile,anche se una sola lacrima sotto le dita è sempre leggerissima,quasi inesistente. Ma sono proprio le mille emozioni che racchiude in sé,condensati in minuscole gocce d’acqua,a renderla così pesante.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: Sognatrice_2000