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Autore: Sognatrice_2000    29/08/2014    1 recensioni
Shiho Miyano è una giovane ma bravissima dottoressa che svolge il suo lavoro con passione,guarendo anche le persone che apparentemente non hanno nessuna speranza. Il destino sembra giocarle un crudele scherzo,facendola innamorare di un paziente misterioso e affascinante affetto però da un grave tumore che non riesce a curare in nessun modo.
Egli,inizialmente attratto solo in modo fisico da lei,poco per volta svilupperà un sentimento più profondo nei suoi confronti,ammirato dal coraggio e dalla forza di quella giovane donna così matura e altruista che sembra decisa ad aiutarlo a superare la sua malattia a tutti i costi.
La storia d’amore che nasce tra di loro però comporta per Shiho,poco a poco,la rivelazione di una realtà sempre più assurda e inquietante,nonché la morte di sua sorella,unica testimone di quell’impensabile verità, avvenuta in circostanze misteriose.
Shiho si ritroverà coinvolta in un’incredibile avventura,catapultata in un passato ricco di intrighi,colpi di scena,odio,amore,speranze e sofferenze. Riuscirà ad affrontare i fantasmi di un passato crudo e doloroso, pronti a mettere in discussione tutta la sua vita e le sue convinzioni?
Genere: Drammatico, Erotico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Akemi Miyano, Gin, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
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 -Amare è breve,
dimenticare è lungo-
(P. Neruda)
 

 
 
Capitolo 16:
 
 
È passata quasi una settimana dalla sua morte,ma la sofferenza è sempre vivida allo stesso modo. E’ stato così breve essermi innamorata di lui,adesso invece è così lungo riuscire a rimuoverlo dalla mia mente.
Basterebbe pensare che sia stato un sogno,solo un bel sogno,una dolcissima, effimera illusione,ma è impossibile,perché il bambino che sta crescendo dentro di me giorno dopo giorno mi dice il contrario.
La tristezza,il dolore,la disperazione hanno preso il sopravvento e mi sono chiusa in casa,senza più andare al lavoro,senza più uscire,senza preoccuparmi del mio aspetto,senza più preoccuparmi di niente. Le mie uniche compagne sono le lacrime, fedeli ed eterne.
In questo modo,ho capito che il conforto degli altri non ti serve a niente,non serve cercare di essere allegri a tutti i costi,fingere una serenità che non hai. Devi solo rifugiarti nel dolore e nella tristezza,aspettando il momento giusto,in cui potrai di nuovo aprirti alla gioia di vivere. Ma quanto più profonda è la ferita,tanto più tempo servirà per rimarginarla.
Ho persino staccato il telefono perché non voglio che nessuno mi chiami più,ma nonostante questo la segreteria è piena di messaggi,che io cancello ogni volta senza ascoltare. Non mi importa più di nulla,ora che lui non c’è più. La sua presenza occupava uno spazio enorme dentro di me,e quando se n’è andato quello spazio si è svuotato, e al suo posto c’era solo freddo,tanto freddo.
Avrei voluto odiarlo,ma non ci sono riuscita. Avrei voluto distruggere il suo ricordo, ma lo amavo troppo per renderlo possibile. Avrei voluto cancellarlo completamente dalla mia memoria,fare finta che non fosse mai esistito,ma nel mio cuore c’erano fin troppi segnali della sua presenza.
Alla fine ho capito cosa avrei voluto davvero: avrei voluto passare più tempo con lui, avere più tempo per amarlo,avere più tempo per crescere insieme nostro figlio,per prenderlo in giro,per ridere insieme,per sentire il sapore dei suoi baci e il calore dei suoi abbracci.
Avrei voluto semplicemente riaverlo indietro,per poter rivedere anche soltanto per un breve istante uno dei suoi sorrisi ed essere confortata dalle sue parole. Ma purtroppo,sono ben consapevole che non accadrà mai.
 
 
**
 
 
Oggi,per la prima volta,mi sono decisa a rispondere allo squillo incessante del telefono,forse solo per far ritornare il silenzio nella casa,quel silenzio che qui dentro avvolge ogni cosa come un soffice manto di seta e permette di pensare e di risvegliare vecchi ricordi.
Mi allungo seccata sul divano,afferrando la cornetta e lasciando sprofondare la schiena tra i morbidi cuscini. “Pronto?”
“Ciao,Shiho,sono io. “Come stai?”La voce di Ran trema mentre mi pone questa domanda,ma io riesco solo ad accorgermi del tremolio che ha prodotto il mio cuore,ormai diviso in due pezzi sanguinanti. E l’altra metà se l’è portata via lui. Come può chiedermi una cosa del genere proprio in questo momento? Non si rende conto di quello che ho passato e sto continuando a passare ogni giorno da un anno a questa parte?
“Sono stata meglio in altre occasioni.”
“Shiho,non è il momento di fare del sarcasmo. Te lo chiedo sul serio,come stai?”
Stringo la cornetta del ricevitore,sul punto di esplodere da un momento all’altro. “Vuoi sapere come sto sul serio? Sono a pezzi,sono distrutta,sto soffrendo come non ho mai sofferto in vita mia… sei soddisfatta adesso?”Grido quasi,mentre le lacrime stanno uscendo di nuovo senza più controllo.
“Scusami,io non volevo…”
La sua voce sconcertata e triste mi fa ritornare lucida. Mi sto arrabbiando senza motivo con un’amica che mi è stata sempre vicina,devo avere davvero qualche rotella fuori posto.
“No,scusami tu,Ran,in questo periodo ho sempre i nervi a fior di pelle…”Sospiro, asciugandomi gli occhi. “Davvero,scusami,non so cosa mi sia preso.”
“Non preoccuparti,è tutto a posto.”
Sospiro,sfinita. “Perdonami,ma sto così male… non posso impedirmi di pensare che è stata tutta colpa mia,perché non sono riuscita a trovare una cura in tempo…”
“Cosa ti salta in mente,Shiho? Non è stata colpa tua,assolutamente no… nessun medico è riuscito a trovare una soluzione,tutti si sono arresi,invece tu hai lottato. Devi essere fiera di te.”
“Ma non sono riuscita a fare niente lo stesso.”Le faccio notare. “Ran,è inutile mascherare la verità. Ormai non me la sento più di tornare in ospedale.”
“Cosa,sei impazzita?!”
“Non posso,non sono riuscita a salvarlo e l’idea ti tornare lì dentro mi terrorizza… non posso soffrire ancora,non ne ho la forza.”
“Puoi prenderti qualche giorno di riposo…”
“No,è definitivo. Non voglio tornare più a lavorare in ospedale”Stringo forte la cornetta,sul punto di piangere.
Perché l’amore deve fare così male? Non voglio più amare così tanto,non voglio amare mai più. L’amore rende deboli: la mia debolezza è quella di non riuscire a odiarlo nonostante se ne sia andato così presto,ma di aver bisogno soltanto di sentire la sua presenza accanto a me.
“Che cosa? Shiho,pensaci bene…”
“Non è un capriccio! È impossibile,non posso più vedere il dolore e la sofferenza intorno a me,e poi con che coraggio tornerei lì dentro? Ormai ho deciso,non cambierò idea.”Sbatto la cornetta furiosa,senza darle il tempo di aggiungere altro. Non ho più voglia di parlare né con lei né con altri,è inutile continuare a scavare dentro la mia ferita. Mi raccolgo le ginocchia con entrambe le braccia,accucciandomi a sedere,e nascondo il viso tra le gambe. Il mondo esterno è troppo rumoroso, troppo frenetico,troppo indifferente al dolore degli altri per una persona fragile come me. Io sono chiusa in questa stanza a piangere tutte le mie lacrime senza mai esaurirle,e la vita continua ad andare avanti,come se niente fosse,per tutti. Com’è possibile? Solo io sto soffrendo,solo io porto questo peso nel cuore?
Gli altri non capiscono,nessuno capisce,nessuno si dispiace veramente per me. Questa certezza mi fa ancora più male: mi sento sola,terribilmente sola. Non ce la faccio più,non ne posso più.
Può davvero essere così crudele la vita,donarti un piccolo,irraggiungibile assaggio di amore e felicità,e poi strappartelo via per sempre? Io avevo già la mia risposta.
 
 
**
 
 
“Chi è?”Mi trascino stancamente davanti al citofono,controllando l’ora. Sono le nove di sera,a quest’ora Ran dovrebbe aver finito da poco il suo turno all’ospedale…
“Sono io”Ecco,come previsto. “Entra”Sospiro rassegnata,aprendole la porta e trovandomi davanti la sua faccia preoccupata ma piena di determinazione come al solito.
“Se sei venuta qui per farmi cambiare idea ti riaccompagno all’uscita.”
“Che modi,è questo il modo di trattare la tua migliore amica che era in pensiero per te?”Si guarda intorno e posa la borsa sul divano,rimboccandosi le maniche. “Bene,adesso ci penso io. Per prima cosa metto un po’ d’ordine,sembra che sia passato un uragano qui.”
“Non è necessario”Ran mi lancia un’occhiataccia. “Tu vai subito a farti una doccia,io ti preparo qualcosa da mangiare. Sei molto pallida e mi sembri anche dimagrita.”
“Non ho la forza di buttare giù niente,e il frigo è vuoto.”
“Non c’è problema,ho fatto la spesa prima di passare da te”Gli occhi che brillano di orgoglio solleva una grossa busta e si dirige verso i fornelli. “Forza,cosa aspetti?”
Le sorrido,sbalordita dalla sua gentilezza. “Grazie,Ran.”
“Non dirlo nemmeno,ora vai a farti la doccia,forza.”
Sotto il getto d’acqua tiepida mi sento rigenerata,ma quando mi osservo allo specchio avvolta in un asciugamano mi accorgo di quanto sia tirato il mio viso,e mi trucco un po’ per nascondere le occhiaie fin troppo evidenti.
Scendo qualche minuto dopo,e non appena mi vede Ran scoppia a ridere. “Che cos’è quel coso?”
Alzo un sopracciglio,perplessa. “Quale coso,scusa?”
“Quella maglia enorme che hai addosso!”
“Ce l’avevo anche prima,non l’hai notato?”
“Mi sa che hai sbagliato la taglia quando sei entrata nel negozio di abbigliamento!”
Mi giro di spalle,stringendo le labbra nello sforzo di non piangere. “Era di Gin.”
La risata di Ran si interrompe all’improvviso. “Scusami,io non…”
“Non ha importanza,sul serio”Tiro su col naso,asciugandomi gli occhi,e sorrido impercettibilmente. “L’ho presa dall’armadio della sua stanza,in ospedale. Ho pensato che in questo modo avrei avuto almeno l’illusione di sentire ancora il suo abbraccio.”Mi si stringo a quel morbido tessuto nero,affondando la faccia tra le pieghe della stoffa. “E’ impregnata del suo profumo…”
Ran rimane in silenzio per qualche istante,poi batte le mani. “Molto romantico,ma adesso vieni in cucina,ti ho preparato da mangiare.”
Capisco che sta cercando di strapparmi un sorriso,così mi volto e l’accontento. “D’accordo,vengo subito.”
 
 
**
 
 
“In questi giorni tutti mi chiedono di te,in ospedale c’è il caos. Sei davvero richiestissima,quasi tutti i pazienti mi chiedono tue notizie.”
L’ascolto parlare senza interesse,rigirando la mia forchetta nel piatto di riso,senza avere la forza di ingoiare un solo boccone. “Shiho,va tutto bene?”
“Come? Sì,certo…”
“Non hai toccato cibo,hai bisogno di rimetterti in forze,sei bianca come un lenzuolo…”
L’ultima parola mi fa ritornare in mente quella sera di due mesi fa,quando avevo cambiato la coperta del letto di Gin,ma lui mi diceva che per stare più caldo era sufficiente la mia presenza… è pazzesco come ogni piccola cosa,anche il più banale gesto quotidiano,mi ricordi lui.
Mi alzo da tavola,risoluta. “Scusami Ran,ma sono molto stanca,avrei bisogno di riposare un po’.
“Certo,ma mi raccomando,mangia qualcosa.”Mi sorride dolce e si avvia verso la porta. Quando la sento chiudersi corro in camera mia e mi getto sul letto, affondando la faccia nel cuscino,che inizia subito a bagnarsi di lacrime salate e amare.
 Lo colpisco con un pugno: lui mi manca,mi manca davvero troppo,non riesco a vivere se non è accanto a me. Che senso hanno i giorni senza di lui?
In questo momento,credo di aver capito davvero cosa significhi la parola amore. Quello che provo semplicemente pensandolo.
 
 
**
 
 
Questa mattina mi sento pervasa da un’energia che mi è del tutto estranea. Ho voglia di uscire,di godermi la vita anche per lui,di assaporarla in tutto il suo splendore.
Senza pensarci troppo mi alzo dal letto e mi vesto in fretta,poi esco e mi dirigo a piedi verso l’ospedale. Chiudo gli occhi e mi siedo su una panchina del parco,stando ben attenta a non farmi riconoscere e mettendo un paio di occhiali da sole. Osservo le persone intorno a me: sebbene in questo luogo ci sia molta sofferenza sembrano tutte serene. Un uomo aiuta la moglie a scendere dalla sedia a rotelle e a sedersi sul prato,una mamma culla tra le sue braccia il suo bambino e gli canta una tenera ninnananna,due bambini,forse due fratelli o semplicemente due amici,si divertono a far correre un trenino colorato con sguardo estasiato sotto l’occhio bonario di un’anziana signora.
Si sente il cinguettio degli uccelli propagarsi nell’aria,mai prima di allora il sole mi è sembrato così caldo e giallo… Mi sento finalmente serena,come quel pomeriggio in cui io e Gin eravamo abbracciati sulla panchina nel giardino dell’ospedale… sapevo che non l’avrei avuto per molto tempo accanto a me,eppure la sua presenza bastava a rendermi felice.
È come se sentissi ancora adesso la sua presenza,che mi riporta finalmente alla vita. Che sciocca sono stata finora,ho continuato a vedere solamente quello che avevo perso e non ciò che lui mi aveva lasciato. Ero così presa dal guardare quello che avevo indietro che non mi sono accorta che ci fosse ancora qualcosa davanti a me.
Una speranza,la voglia di vivere,nostro figlio,tutta la gente che sta soffrendo come me,forse anche di più,ma che continua ad andare avanti. Le persone che sono qui hanno tutte dei problemi,gravi o meno,ma sorridono.
L’uomo che ha la moglie invalida le prende la mano e le fa scoprire il mondo,la madre che ha il bambino malato lo culla tra le sue braccia cantandogli la canzone della buonanotte,senza timore di farlo addormentare,la nonna osserva giocare i suoi nipotini e li aiuta a rimontare i pezzi della locomotiva con amore e nostalgia,cercando di rendere serena la loro infanzia: tutti soffrono,eppure si fanno coraggio per vedere sorridere i loro cari anche nel dolore e nella malattia.
Anch’io mi sforzavo di fare così,quando lui era ancora in vita,ma adesso mi sembra ingiusto e insensato sorridere,soprattutto non ne ho più alcuna voglia,mi sono persino dimenticata come si faccia.
È stato questo il mio errore: lui è sempre dentro di me,in ogni persona,in ogni parola,in ogni ricordo,in ogni sorriso,in ogni cielo. Lui è con me e vorrebbe solo che tornassi a sorridere.
Determinata mi alzo ed entro dentro la struttura dell’ospedale,togliendomi gli occhiali da sole. Non appena mi vede Ran mi salta quasi addosso,e tutti gli altri colleghi sorridono. Parlo a lungo con il primario dell’ospedale,spiegando le mie ragioni e assicurando che tornerò a lavorare come prima,e alla fine esco dal suo ufficio soddisfatta,rimettendomi il mio camice bianco e iniziando con una nuova gioia le visite della mattina.
Non posso certo dire di essere felice,ma sorrido ugualmente,con lo sguardo rivolto verso il cielo azzurro,attraverso le ampie vetrate dell’ospedale. Voglio tornare ad aiutare gli altri,voglio di nuovo essere fiera di me stessa e poter contare sulle mie forze,voglio che anche lui,da lassù,mi guardi e sorrida.
Voglio far tornare il sole nei cuori delle persone che si presentano qui,ma per quanto mi sforzi,solamente nel mio il sole non potrà più avere accesso.
 
 
**
 
 
Mi getto sulla poltrona,sfinita ma soddisfatta. È stata una giornata di lavoro davvero faticosa,sono appena tornata a casa ma devo ancora completare le diagnosi di alcuni pazienti. Poso la borsa sul tavolino del soggiorno e ne estraggo una cartellina bianca piena di fogli e un astuccio con una penna. Inizio a scrivere velocemente,ma quando devo firmare l’inchiostro si inceppa.
“Accidenti,è finito l’inchiostro,e ora dove la trovo un’altra penna? Aspetta,forse potrebbe essere in uno dei cassetti del mio comodino…”Corro in camera e apro il primo cassetto frugando,ma non trovo nulla,poi tocca al secondo,e anche lì niente. Quando apro il terzo e sposto un libro,rimango sbalordita. C’è un foglio di carta,con delle parole incomprensibili scritte sopra,e anche una strana pillola bianca e rossa,che mi sembra stranamente familiare…
 
“Sono la numero otto,seguita dalla cinque. Siamo due diciotto,e adesso manca solo la venticinque. Aspetta,abbiamo dimenticato la diciannove. Insieme avremo un senso,ma attenzione,non siamo così semplici: qual è la fine e quale l’inizio? Questo è  il tuo nome.”
 
“Che cos’è?”Sembra un messaggio in codice,un indovinello,ma per me è del tutto incomprensibile. E poi chi e quando l’avrebbe messo qui dentro?
Un orribile dubbio s’insinua nel mio cervello: le mie visioni,la morte di mia sorella,lo strano biglietto che mi ha lasciato… non avevo ancora capito cosa ci fosse dietro a tutto questo. E se il messaggio fosse la chiave giusta per risolverlo?
Senza perdere tempo afferro l’elenco telefonico e compongo un numero.
“Pronto?”Dall’altra parte della cornetta sento uno sbadidigio,decisamente poco professionale. Mi schiarisco la voce,seccata.”Buonasera,sono Shiho Miyano,avrei bisogno di parlare con il detective Kudo.”
“Sono io”Un altro sbadiglio,andiamo bene. “Mi dispiace,ma l’agenzia è chiusa,riprovi domani…”
“Senta,forse non ha capito chi sono… Shiho Miyano non le dice niente? Eppure è un detective così famoso…”
“Shiho… ma certo,sei tu,l’amica musona di Ran! Cioè,volevo dire… sì,mi ricordo bene di te. Mi dispiace,ma sono costretto a ripeterti che l’agenzia è chiusa.”
“D’accordo,allora vieni a casa mia,ho urgente bisogno del tuo aiuto.”
“Cosa?! Non se ne parla nemmeno!”
“Guarda che ti pago,e poi questo è il tuo lavoro se non mi sbaglio.”
“Ma è quasi mezzanotte,e il lavoro dovrà attendere.”
Sospiro esasperata. Non credevo che il fidanzato di Ran fosse così insolente, presuntuoso e soprattutto testardo.
“Ho un mistero da risolvere,e tu sei l’unico che può aiutarmi. Ho trovato un messaggio in codice,forse un indovinello,in uno dei cassetti del mio comodino… qualcuno dev’essere entrato e deve averlo nascosto qui,ma il problema è che non riesco a trovare un senso per quello che c’è scritto…”
La sua voce cambia improvvisamente,sembra quasi entusiasta. “Gli indovinelli e i misteri sono la mia passione,lascia fare a me,arrivo subito. Dammi il tuo indirizzo.”
Sorrido soddisfatta: ho intenzione di scoprire cosa si cela davvero nel mio passato. Ma chissà perché,ho un brutto presentimento: e se quelle rivelazioni sconvolgessero per sempre i sentimenti e le convinzioni che ho nutrito fino ad oggi?
  
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