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Autore: MaryMelody98    29/08/2014    1 recensioni
[Opera Lirica]
Lucia, giovane nobile appartenente ad una famiglia in decadenza, si innamora del nemico mortale della sua famiglia, Edgardo Ravesnwood. Nel momento in cui suo fratello verrà a conoscenza del loro amore, vi saranno mille travagli che porteranno la fanciulla alla pazzia e al delitto.
Amore, inganno, paura, odio, follia... questa è la loro storia
Tratto dal capitolo 2 “Regnava nel silenzio”:
“Avevo giurato vendetta eterna al tuo sangue, alla tua stessa famiglia, in nome del mio povero padre. Lo giurai sula sua tomba… Ma quando un giorno ti vidi, ignaro del tuo nome e della tua esistenza mi innamorai di questo viso e di quest’anima d’angelo. L’ira tacque da allora, ma il mio ingiurioso voto non è stato infranto… Potrei compirlo ancora se volessi!”
“Placa la tua ira! Edgardo, Calma il furore che è dentro di te! Non ti basta la pena che soffro ogni giorno per te?... Vuoi anche che muoia di spavento? Cedi, cedi al sentimento della passione che ci lega inesorabilmente, lascia fuggire ogni risentimento… Ogni tuo e mio giuramento che abbiamo fatto, è amore puro…”
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Un terribile inganno

 
Sei mesi dopo
Gabinetto negli appartamenti di Lord Ashton
 
Era una giornata grigia, una delle tante nel territorio della Scozia, tuttavia quella sembrava portare  qualcosa nel’aria, non qualcosa di piacevole: di terribilmente malsano e doloroso. Lo si poteva sentire dal vento, dalle nubi, dal sole che appariva a tratti e scompariva nell’immensità del cielo, dal silenzio padrone in tutto il Castello Ashton, sarebbe accaduta una catastrofe, ma soltanto gli animi più sensibili potevano percepire tutto ciò. Lord Enrico sedeva chino su un foglio sulla grande scrivania di quercia del suo studio dove era solito controllare i suoi affari, in particolar modo quel pezzo di carta attraeva la sua attenzione più di tutti gli altro, lo faceva sentire felice e pieno di soddisfazione. Peccato che quel semplice foglio giallo scritto con ordine, non era che una recente missiva del potente Lord Arturo Bucklaw, antico e assai ricco parente della famiglia Ashton, in cui confermava con il volere di sposare la bella Lucia quel giorno stesso.  Così diceva…
 

Mio caro cugino,
quanta gioia ha riempito il mio cuore nel sapere che io, semplice e terreno uomo, potevo e dovevo, in un certo qual modo, aspirare alla mano dell’angelica Lucia, una donna superiore a tutte le aspettative che avrei mai potuto avere nella vita. Verrò oggi stesso nella tua antica dimora a celebrare senza indugio le mie future nozze, come deciso da noi stessi sei mesi fa; il contratto nuziale sarà stipulato dal mio notaio che lo porterà da te nel momento in cui anch’io sarò lì con te.
Porgi i miei più sentiti saluti e tutto il mio cuore alla mia futura sposa.
A presto
Arturo Bucklaw
 
 
Nella fioca luce di una candela vicina, Enrico ridacchiava di piacere, piacere puro: finalmente tutti i suoi problemi sarebbero cessati con il matrimonio della sua generosa sorella, ma un ultimo tarlo tormentava la sua mente: Lucia avrebbe accettato, si o no? Aveva scritto a Lord Enrico che la giovane era a conoscenza di tutta la trattativa, temeva che altrimenti si sarebbe ritirato senza alcun dubbio. Nonostante tutto Arturo era un uomo di onore, e non avrebbe agito sapendo che la sorella ignorava la situazione, erano anni che non vedeva quel cugino, ma da quanto si ricordava aveva sempre amato Lucia, e questo lo aveva spinto a richiedere per un’ultima volta un matrimonio ad uno scapolo. Sentì dei passi repentini e secchi approssimarsi verso il gabinetto dal corridoio, alzò il capo aspettando, ed ecco che la porta si spalancò trionfalmente mostrando Normanno in tutta la sua altezzosità.

“Tra poco Lucia verrà da te!” esclamò richiudendo la porta accuratamente da dietro le spalle.

 “Ah! L’aspetto con ansia! Già ho accolto molti dei nostri nobili ospiti di questa sera… Arturo stesso ci raggiungerà tra breve... Ma se ella si opponesse anche a cosa fatta? Se avesse il coraggio di rifiutare nonostante tutto? Non può essere così caparbia: è una sciocca ragazzina!”. Pronunciò quelle ultime parole con amarezza, odiava il fatto che il suo destino si trovasse nelle mani e nella coscienza di una mocciosa con meno della metà dei suoi anni.

“Suvvia Enrico! Non ti scoraggiare in questo modo, vedrai che con le lettere di quel bastardo non ricevute, la fiamma che accendeva quel cuore così innocente si è spenta ormai… Non può avere tanta forza di volontà alla sua età!  Sono sei mesi che non ha più sue notizie, crederà al nostro inganno. Poverina… quando saprà che il suo dolce Edgardo è pazzo per un novello amore e l’ha dimenticata una volta per tutte!”, il tono di Normanno ora era beffardo più che mai.

“La senti? Questa è lei… Presto porgimi quella dannata lettera prima che ci scopra! Esci dalla porta qui dietro, e va’ da Arturo per condurlo con tutti gli onori nella mia casa!” sussurrò il Lord agitato.

In tutto questo tempo, i due amici avevano fatto sì che le dolci lettere d’amore fra i due innamorati non potessero giungere l’uno all’altro; quando Edgardo inviava centinaia di missive dal territorio franco, e Lucia eseguiva la stessa procedura, Enrico e Normanno con qualche infernale stratagemma le intercettavano in un modo o nell’altro, per poi bruciale senza lasciarne traccia. Con questa crudele menzogna la vita di Lucia era andata avanti dal’ultimo incontro con il suo amato, struggendosi per la sua sorte e soffrendo tutte le pene inimmaginabili del suo cuore senza alcun conforto, neanche quello di Alisa a cui non aveva avuto il coraggio di raccontarle le promesse scambiate in quell’ultima notte. Con passi leggeri, quasi impercettibili, l’alta porta della stanza si aprì, non con audacia come era accaduto poco prima, ma con timore, il minimo necessario a far passare l’esile figura della fanciulla.

“Eccomi fratello… Mi hai fatta chiamare?”

Quella debole figura femminile che si arrestò appena  poco superata la soglia, era Lucia. Quanto era cambiata in quei sei mesi, nulla era la sua bellezza in quel momento in confronto al fulgore che vi regnava vivo prima della partenza di Edgardo. La pelle bianca era smorta, i capelli lucenti spenti, le labbra esangui, ma ciò che faceva più orrore erano gli occhi spenti e smarriti nel dolore più mortale, e la voce che pareva più un sussurro in confronto al dolce suono melodioso che era stato. Molto era cambiato in lei, lo stesso Enrico lo comprendeva e lo vedeva con gli occhi, ne conosceva anche la causa, ma ciò non aveva fermato i suoi malevoli intrighi, continuava a contribuire all’orrore che lo spaventava in prima persona e la distruzione di un’anima pura.

“Lucia, mia cara sorella! Speravo vederti nella felicità più immensa in questo giorno: oggi si avvereranno tutti i tuoi desideri, la fortuna ti sorride, e nel migliore dei modi! Ma mi guardi e taci!”, temeva quale sarebbe stata la risposta.

“Conosci la causa del mio sguardo,  del mio mutismo, del mio pallore… Ti possa Dio perdonare un così inumano risentimento ed odio!” lo guardava con occhi truci e senza espressività, gli incuteva una paura infantile, forse per un celato rimorso.

“Dolce Lucia, m feci spietato a cagion di quell’indegno che pose le mire dell’Inferno su di te… dopotutto io sono ancora tuo fratello, l’ira non pervade più l’anima mia. Se io ho potuto questo anche tu puoi fare altrettanto: spegni quell’insano amore che ti pervase tempi or sono”.

“Il tempo della pietà e dell’abbandono è tardo ormai, presto giungerà inesorabile la mia fine!” esclamò girando il capo in segno di sdegno.

“ Potrai vivere di nuovo lieta…”

“Lieta! E come puoi dire a me cose simili?”

“Un nobile sposo…”

“Ah!” il dolore del petto si fece lancinante “Un nobile sposo? Io giurai la mia fedeltà ad un altro…”

“Non potevi compiere un atto simile!”

“Enrico!” gridò con voce straziata da tormento, sembrò che il suo sussurro fece tremare le solide pareti di pietra, quanto era tormentata.

“Ora basta!... Questo foglio ti dirà la verità, qual empio amasti per tutto il tempo, quale demone crudele. Leggi!”

Impaziente della sua ostilità, Lord Ashton porse a Lucia la lettera che gli aveva consegnato poco prima Normanno, il colpo fatale per quel fragile cuore: una falsa lettera del giovane Ravenswood con l’ammissione di un tradimento al suo giuramento di sposo. La fanciulla prese la carta tra le mani tremanti, non poteva essere una lettera del suo sposo, non voleva crederlo… ora, in quel momento avrebbe letto la sua cara calligrafia, lo avrebbe sentito di nuovo con sé.

“È sua? Di Edgardo?” domandò senza respiro e tenendo gli occhi fissi e supplichevoli sulle mani.

“Sì, è sua… Coraggio leggila!”la incoraggiò malignamente.

Lucia iniziò a interpretare i singoli caratteri con sempre più smarrimento. Il testo così diceva…


Cara Lucia,
so quanto piacere possano farti queste parole dopo mesi e mesi della mia assenza da te. Tutto purtroppo non è bello come sembra, e questa lettera non fa eccezione a questo pensiero. So quanto ci siamo amati, so quale sentimento tu provi per me… Ma non posso fare a meno di informarti che il mio pensiero è mutato dal nostro ultimo incontro, sin dal momento in cui viaggiai sulle severe navi verso la Francia. Il mio amore per te è cessato per sempre, in realtà è come se non ti avessi mai amato, perché il rimorso non corrode la mia coscienza. Ho deciso di convolare a nozze con una giovane principessa francese , e proprio grazie a questa che devi le mie ultime parole per te. Vivi la tua vita senza indugio, fa che io non ci sia mai stato per te, è ciò che io stesso ho pensato e messo in atto.
Addio per sempre
Edgardo

 
“O mio dio!” furono le uniche che uscirono dalle labbra morte della ragazza prima di far cadere il foglio ai suoi piedi. Il corpo era diventato instabile, si dondolava lentamente rispecchiando fisicamente i pensieri confusi e febbricitanti che le si stavano ponendo nella realizzazione di quel calvario. Rifiutava di credere a quelle parole, ma la calligrafia era la sua, i pensieri no… Lui non poteva averle fatto questo, non dopo le loro promesse. Ma l’aveva pugnalata al cuore come nessun altro…

“Sorella, tu vacilli!”, e l’uomo accorse in suo soccorso prima che potesse svenire eternamente per non risvegliarsi più. La prese per il busto e la trascinò sul divano di velluto rosso vicino alla loro destra, preoccupato per quel che poteva causare la sua meraviglia, avrebbe potuto far davvero saltare tutto il matrimonio. Aveva pensato a rabbia, a smanie, non ad una fredda e lenta morte dell’anima.

“No! No! No! Soffrii per lui, patii le pene dell’Inferno in attesa del suo ritorno a me, al mio amore… E lui ha giurato ad altra la sua anima… No! Edgardo, perché? Perché?” piangeva e si dimenava disperata mentre il fratello invano tentava di controllare i suoi movimenti folli tanto da ferirlo graffiandolo. 

Le grida d’amore si soffocarono in sommessi gemiti e profondi singhiozzi, Lord Ashton sapeva che quello era il momento di agire, il momento in cui avrebbe plasmato i suoi piani nell’inconscio della sua vittima, il momento in cui avrebbe trionfato finalmente sul suo Destino. Ad aiutarlo con la sua perfidia, vi fu anche il caso e la coincidenza: la festa delle imminenti nozze era cominciata, suoi allegri, danze, pettegolezzi e risate allegre ondeggiavano dal piano di sotto al gabinetto. Lucia fu scossa da tanto clamore, non si era nemmeno accorta dell’arrivo di quegli intrusi nella sua dimora, tanto era l’alienazione di cui si era inesorabilmente circondata. Fu scossa dal suono della musica, spaventata da tutta la gioia che lasciavano trasparire quelle note, così diverso dal malinconico lamento della sua anima.

“Cos’è stato?” chiese spaurita.

“Senti la musica suonare la felicità di tale giorno?”

“Ebbene?” domandò ancor più debole.

“Giunge il tuo futuro sposo!” esclamò il fratello trionfante.

“Cosa? Santo cielo!” gli occhi di Lucia erano terribilmente sbarrati.

“Sempre più vicino è a te il talamo!”

“No! Sempre più vicina mi è la tomba!”, a questo punto la giovane aveva avuto la forza di alzarsi e porgersi una mano sul cuore, quasi come se dentro di lei qualcosa fosse stato per rompersi.

“È un momento fatale questo!  Fa’ quello che ti dico, o crederei a questo punto che mi odi! Guglielmo è ormai morto, a lui succederà Maria, è giunta l’ora che io segua un’altra fazione: quella vincitrice! Soltanto può salvarmi dal precipizio in cui cadremo insieme Lucia!”

“Ed io cosa dovrei fare?” chiese disperata.

“Salvarmi! Salvare l’unico tuo fratello, salvare i ricordi sereni che conservi di queste mura… tutto!”

“Ma…”


“Sei costretta ormai!... Ricorda: rifiuta e sarà come se la scura avesse mozzato la mia testa. Il fantasma del mio rancore verrà a tormentarti nel sonno, senza alcuna pietà… Il sangue che macchierà le tue mani, anche se lo toglierai via migliaia di volte, ritornerà e con esso anche il mio fantasma!”. Lord Ashton si era alzato in piedi, tanto era il suo furore dinanzi a tale cocciutaggine, Lucia dallo sgomento si era buttata in ginocchio ai suoi piedi, tremando, piangendo, imprecando lo sguardo di pietra del suo stesso sangue.

“Ti prego!... Ti prego! Se mai sai cos’è l’amore, ho ne hai una vaga immagine, ti prego non farmi fare una cosa del genere! O Signore…” ora si rivolgeva al cielo e agli angeli “se mai vedrai il mio pianto, fai cessare le mie pene, il mio petto non regge più a simili angosce. Dammi la morte, ora!"

Nulla poteva le preghiere della fanciulla per il cuore malsano di colui che la stava uccidendo per davvero, Enrico sembrava più infastidito a quel pianto, a quella disperazione, non sopportava e né aveva il minimo rimorso a darle il colpo di grazia. Non resistendo più alla scena che si presentava ai suoi piedi, si scansò dalla poverina e con fretta lasciò la stanza con il rimbombo della porta che fece tremare le fredde pareti.

Lucia con lenti e gravi movimenti riuscii a trascinarsi fino ad appoggiarsi sui cuscini del divanetto dove si era seduta con suo fratello.

Arturo… Arturo Bucklaw… No! Non posso farlo! È così diverso da lui, non ha nulla di lui! Il carattere, l’aspetto, la passione… E’ un completo sconosciuto, anche se mi ha sempre trattata con rispetto e cura… Ma sposarlo! Come potrei? Dio aiutami! Dimmi cosa fare nella mia terribile penitenza! Posso solo sperare in un ultimo tentativo, un’ultima rivelazione…”

I pensieri della futura sposina furono interrotti dallo scricchiolio della porta mentre si apriva, pensava che fosse il fratello con un probabile ripensamento, ma le aspettative tacquero quando il vecchio precettore Raimondo fu al suo cospetto. Con un ultimo sforzo si alzò e andò verso  Bibedent tendendogli le mani per sostenersi ad un’altra possibile  gioia o dolore.

“Quindi?” chiese allarmata scrollandosi dal viso le lacrime piante.

“Nulla… Anche l’ultimo raggio di speranza tramontò per te, cara Lucia! Credei anch’io al tuo sospetto, a tuo fratello che chiudeva ogni strada per il tuo amore nel territorio franco… Io stesso gli feci recar una lettera da te scritta ma invano… Lui tace e tacerà per sempre a questo punto, è vivo e il suo silenzio parla per la sua infedeltà!”

“Cosa mi consigli allora?”, stimava realmente la sua opinione.

“Di abbandonarti al destino...”

“Ma… il mio giuramento! Che cosa ne sarà!”

“Non preoccuparti bambina, i voti nuziali non benedetti da un ministro di Dio, non valgono né in Cielo né in Terra! Non hanno alcun valore…”

“Sento la ragione sovrastare il cuore, ma questo è così saldo! Non riesco a liberarmene!” sospirò delusa.

“Deh… Devi vincerlo! Arrenditi, sciagure ancora più grandi vi saranno per te se non lo farai. Ti commuovano le mie cure, i tuoi genitori morti, il pericolo di un fratello… Tua madre tremerebbe d’orrore se contrariassi la fortuna della tua famiglia!”

“Ah!” sembrò arderle la testa “Non sono così sciocca di fronte tutto ciò. Hai vinto, mio fratello ha vinto… “

“Quale gioia tu desti in me, hai placato il mio animo… Non preoccuparti del dolore che avrai, il Cielo ti ripagherà nel’altra vita. Vi è un Dio a questo mondo che asciugherà il tuo pianto!”

“Guidami tu, io da sola non ce la faccio. La vita sarà per me un lungo calviaro a partire da ora in poi!”

I due si abbracciarono solennemente, e ritirandosi nella sua camera da letto, Lucia cominciava a vedere immagini di fuoco che l’avrebbe ferita per tutti i suoi giorni. Il loro tocco era gelido, ma sapeva che dopo quella notte si sarebbe fatto sempre più caldo, fino a bruciare il suo corpo nelle fiamme dell’Inferno.
 
 
 
 
 
   
 
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